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Autore: Btsuga_D    24/09/2019    2 recensioni
[COMPLETA] Nello slang giovanile, "Hook-up" é il famoso rimorchio senza impegno. L'accordo riguarda la possibilità di fare sesso senza che ci sia un sentimento sottostante. Suga, famoso Idol e rapper del gruppo BTS, è conosciuto per le sue "scappatelle di una notte" con le sue fan. La sua regola numero uno: tutto è concesso, tranne i baci sulla bocca. Per delle sfortunate circostanze, Kang Yorin è costretta a dover andare ad un fan-sign dei BTS al posto della sua migliore amica, venendo subito notata dal bel rapper. Yorin accetterà la sua offerta o resterà fedele alla sua regola numero uno, donarsi solo all'uomo che ama?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hook-Up
❖ Courtship




«Prova a ripeterlo se hai il coraggio,» ringhiai con le dita conficcate nei palmi delle mani e gli occhi ridotti a due fessure di puro odio. Mi morsi il labbro inferiore per evitare di maledirlo proprio lì, su quel palco ancora vuoto che per il momento accoglieva soltanto alcuni membri dello staff che correvano a destra e a sinistra.
 
«Mi hai sentito benissimo, Yorin. Ciò che succede sul palco non è affar tuo. Quante volte ancora dovrò ripetertelo prima che ti entri in quella zucca vuota?»
 
Guardai Yoongi con disprezzo e buttai l'aria fuori dal naso per evitare di saltargli al collo e strangolarlo. «Zucca vuota?»
 
«Sì, zucca vuota. O preferisci testa di cazzo?» domandò sprezzante avvicinandosi di un passo. Io feci altrettanto.
 
«Non confonderla con la tua, bastardo puttaniere.»
 
«Se non sbaglio non ti è dispiaciuto stare con questo bastardo puttaniere.»
 
Qualcuno si frappose fra noi prima che potessi cancellargli quel sorrisetto malizioso e soddisfatto dalla faccia. «Ancora?» domandò Namjoon con l'espressione accigliata di uno che sta per essere mandato al patibolo. «Andiamo, ragazzi. Non vi siete ancora stufati di litigare? Questa settimana è già la terza volta.»
 
«Io non c'entro niente. È lei che continua a istigarmi!» esplose Yoongi puntandomi il dito contro. Gli scoppiai a ridere in faccia.
 
«Come al solito scarichi la colpa sugli altri. Sei stato tu a cominciare!»
 
La risatina di Seokjin ci fece voltare tutti nella sua direzione. Il ragazzo dai capelli corvini si avvicinò a noi e si passò una mano tra quelle ciocche scure, guardandoci come se la sola vista del nostro litigio gli avesse rallegrato la giornata.
 
«L'altro ieri stavate litigando perché entrambi volevate offrire il pranzo all'altro. Ieri per Jongin che sembra sia diventato lo stalker di Yorin. Oggi invece che succede?»
 
Puntai il dito contro la faccia del mio sfidante. «Succede che questo tipo non vuole farmi partecipare alle audizioni per i nuovi back-up dancer dei Bangtan,» sibilai tra i denti con una rabbia che riuscì a spaventare persino la sottoscritta. «Perché diavolo non dovrei farlo? Ho imparato prima a ballare che a camminare! E sicuramente ballo meglio di te, Min Yoongi! Che c'è, hai paura che possa rubarti la scena?!»
 
«Lo vedi che non mi ascolti?!» esplose lui facendomi fare un passo indietro. La sua voce profonda rimbombò per tutta la platea. «Non ti voglio sul palco, chiaro?! Non ti voglio sotto i riflettori e soprattutto non ti voglio vicina ai Bangtan. Non in pubblico!»
 
«Ma sotto le coperte invece mi vuoi, non è vero?!» lo spinsi poggiandogli le mani sul petto. Yoongi indietreggiò scioccato. «Per quello non ci sono problemi!»
 
Gli diedi le spalle e scappai via come una furia. Chi diavolo si credeva di essere?
 
Ji Woo non poteva fare l’audizione per diventare la loro coreografa perché non c’erano più posti disponibili, per questo le avevo proposto di fare quella per i back-up dancer. In questo modo avrebbe incontrato comunque Jungkook. Tuttavia mi aveva chiesto un favore: di fare le audizioni con lei. Era troppo nervosa e avere me al suo fianco, almeno da quello che mi aveva detto, l’avrebbe tranquillizzata.
 
Sì, odiavo ancora stare sotto i riflettori, ma mi sentivo troppo in colpa per il pasticcio che avevo combinato. Diciamo che quello sarebbe stato il mio modo per chiederle scusa. Ma ovviamente Mr. Arroganza aveva dovuto mettersi in mezzo.
 
E quando mai non lo faceva?
 
Il signorino si era forse dimenticato che avevo perso il lavoro per colpa sua? Ora ero costretta a piegare o stirare vestiti tutto il giorno per quella promessa che avevo fatto a Bo Young e Lee Ran a causa dell’outfit di V. Cosa c’era di così tanto strano nel voler fare un lavoro che mi piaceva? Sarei sempre rimasta al suo fianco.
 
Afferrai il ferro da stiro e iniziai a stirare la prima camicia che mi capitò sotto mano. Magari avrei potuto fare un buco a quella di Yoongi. Maledetto puttaniere. Un bel buco gigante proprio in mezzo alla schiena. Rimasi lì per un’ora intera finché non udii le urla in platea e decisi di fare una pausa per non perdermi la loro esibizione.
 
Cercavo di essere sempre presente perché mi piaceva vedere i loro sforzi ripagati. Tutte quelle ore passate nella sala prove… Tutte quelle lacrime che si mischiavano al sudore delle loro fronti… Tutto veniva ripagato quando salivano sul palco. Ed era così bello vederli pieni di energia, concentrati solamente sul loro sogno che era finalmente diventato realtà.
 
Li conoscevo da un po’ di tempo e ormai mi ero resa conto di essermi avvicinata a loro più di quanto volessi. Ecco perché ora riuscivo anche a comprenderli.
 
Il telefono vibrò nella mia tasca proprio mentre l’esibizione era al suo culmine nella parte di Mic Drop. Lo tirai fuori dalla tasca e lessi sullo schermo il nome di Jongin. Visualizzai i tre messaggi con il cuore in gola.
 
«Jongin
Non ignorarmi, Yorinie
Ho bisogno di parlarti faccia a faccia
Devo dirti alcune cose
 
Evitavo le sue chiamate da quando eravamo tornati in Corea. Non so perché, ma avevo la brutta sensazione che volesse parlarmi male di Yoongi… o convincermi a lasciarlo perdere. Non l’aveva presa tanto bene quando gli avevo detto di aver dormito nella sua stessa stanza. Come avrebbe reagito se gli avessi rivelato che stavamo insieme?
 
Già, io e Min Yoongi stavamo veramente insieme, anche se la maggior parte del tempo la passavamo a litigare o a urlarci contro. Lui faceva imbestialire me e io facevo imbestialire lui. Come facevamo a fare pace? Beh…
 
Qualcuno mi afferrò per il polso e mi prese completamente alla sprovvista visto che ero sovrappensiero. Non feci in tempo a sollevare lo sguardo che mi ritrovai dietro la tenda nera del dietro le quinte, con la schiena premuta contro il muro e le labbra di Yoongi attaccate in modo famelico alle mie. Cercai di ribellarmi, ma l’attimo dopo ero lì che lo spingevo sempre più contro di me, contro le mie labbra.
 
Le sue mani scivolarono lungo il mio corpo, accarezzando ogni centimetro della mia pelle coperta dai vestiti, come se volesse sbarazzarsi di ogni singolo indumento che avevo addosso. I nostri respiri, ovattati a causa delle nostre labbra premute le une contro le altre, riuscirono ad eccitarmi più del dovuto.
 
Non mi ero accorta che i ragazzi avessero terminato l’esibizione e fossero tornati dietro le quinte per togliersi i microfoni. Sentivo la gente parlare dietro la tenda, proprio ad un passo da noi, che tra poco ci strappavamo i vestiti di dosso. Ma avevo appena scoperto che Kang Yorin aveva un’insana passione per il proibito.
 
Agguantai con una mano il retro del collo di Yoongi, sfiorando con le dita il nodo della bandana nera che teneva sollevato il ciuffo dei suoi capelli da poco ossigenati. Lo spinsi contro di me e il biondo dovette appoggiarsi con entrambe le mani al muro, finendo per intrappolarmi con il suo corpo.
 
Ci stavamo baciando come se fosse l’ultima volta. Ci stavamo baciando in un modo tanto disperato e bisognoso che mi domandai come potesse esistere un’attrazione talmente forte tra due persone. La sua lingua s’intrecciò alla mia, obbligandola ad unirsi a quella danza in cui era stata completamente risucchiata. Mi mancava il respiro.
 
Si staccò dalla mia bocca per concentrarsi sulla pelle morbida del mio collo mentre io mi aggrappavo con le mani ai suoi bicipiti in tensione. Quei leggeri morsi mi fecero dischiudere la bocca e buttare la testa all’indietro con gli occhi socchiusi. Trattenni il fiato per bloccare un ansimo e Yoongi avvolse la mia vita con un braccio, schiacciandomi contro il suo petto. Gli tolsi il giubbotto rosso e questo scivolò a terra con un tonfo sordo, lasciandolo in canottiera.
 
«Ti voglio sotto le coperte…» mi sussurrò all’orecchio facendomi venire i brividi, «…e anche fuori.»
 
Riaprii gli occhi e la sua bocca incontrò di nuovo la mia. Lo assecondai, infilandogli una mano tra i capelli fasciati dalla bandana. I nostri respiri pesanti andavano di pari passo con le nostre mani che cercavano in ogni modo possibile un contatto con l’altro. Passai le dita sopra la stoffa della sua canottiera bianca e poi mi spostai sulle sue braccia nude, scendendo fino al polso pieno di braccialetti. Gli venne la pelle d’oca.
 
«BTS! Ci spostiamo verso la location per il servizio fotografico! Preparatevi!» urlò qualcuno dello Staff dall’altra parte della tenda. I baci di Yoongi si fecero meno irruenti finché non si staccò con un movimento tenero delle labbra. Riaprimmo gli occhi nello stesso momento e ci osservammo nel buio.
 
«Non rinuncerai a quel provino solo perché te lo dico io, vero?» mi domandò cominciando a sfregare il naso contro il mio. Non sembrava più arrabbiato, ma rassegnato.
 
Annuii. «Già. Lo farò comunque.»
 
«Dio se sei testarda,» sussurrò mentre scuoteva la testa. Posò la fronte contro la mia e chiuse gli occhi. «Ma ti amo anche per questo.»
 
Il mio cuore perse un battito. Mi sporsi in avanti per ritrovare le sue labbra e lui mi accolse più che volentieri, sollevando una mano per accarezzarmi gentilmente la guancia. Avrei voluto rimanere dietro quella tenda per sempre. Solo io e lui. Nessun altro.
 
«Esco prima io. Aspetta qualche minuto e poi raggiungici,» mi ordinò raccogliendo il giubbotto rosso dal pavimento. Lo indossò con un movimento fluido e preciso che gli fece contrarre i muscoli delle spalle. Annuii quando si voltò nuovamente verso di me. «E cerca di non litigare più con le stylist.»
 
M’imbronciai. «Sono loro che mi trattano peggio di Cenerentola. E il principe non fa nulla per tirarmi fuori dai guai.» Sollevai un sopracciglio facendogli capire che mi stavo riferendo proprio a lui. Yoongi trattenne una risata.
 
«Non mi sembra che tu sia una damigella in pericolo. Devo davvero intervenire?»
 
«Bene. Allora non lamentarti se la prossima notizia di cronaca nera sarà l’omicidio di due stylist dei BTS,» lo provocai incrociando le braccia al petto. «Dopo potrai venire a trovarmi in galera.»
 
«Verrei a trovarti anche all’inferno.»
 
Lo disse in un modo talmente serio da farmi venire i brividi lungo la schiena. Mi diede le spalle e controllò che non ci fosse nessuno prima di uscire e riunirsi al resto del suo gruppo. Rimasi nel buio, persa nei pensieri mentre dall’altra parte della tenda un centinaio di voci si confondevano tra loro.
 
Era davvero questo ciò che volevo? Una relazione segreta in cui non potevo mostrare pubblicamente l’affetto per il mio ragazzo? Un rapporto in cui dovevo far finta di non conoscerlo quando un minuto prima c’eravamo quasi strappati i vestiti di dosso, nascosti nell’oscurità?
 
In più avevo sempre il brutto presentimento che potesse cambiare da un momento all’altro e ritornare il puttaniere di sempre. Ad ogni concerto, avevo il terrore che potesse notare qualche ragazza che gli interessava, e per questo mi ritrovavo ad osservare la folla quasi con il terrore negli occhi.
 
Perché? Perché avevo troppa paura di perderlo.
 
 
«Okay. Mano sul volto. Testa leggermente inclinata. Sguardo nell’obiettivo.»
 
Seguii minuziosamente tutte le dritte che mi stava dando il fotografo e piegai leggermente la testa per mostrare una porzione del mio occhio attraverso le dita spalancate. Ero seduto in mezzo ad un prato verde e ad un certo punto dovetti persino sdraiarmi e piegare la gamba destra mentre mi sfioravo il labbro inferiore con il pollice.
 
«Facevi paura, Yoongi-hyung,» mi disse Hoseok una volta finito il mio photoshoot. «Avevi uno sguardo talmente intimidatorio che avresti potuto far saltare in aria la fotocamera.»
 
«Dovresti litigare più spesso con Yorin,» s’intromise Jimin arrivando alle nostre spalle. Il suo sorriso era più luminoso del tramonto. «Almeno ci guadagneresti con i photoshoot.»
 
Trattenni uno sbuffo. «Non sono arrabbiato con Yorin. Abbiamo già fatto pace,» li avvertii sistemandomi meglio la bandana. «A proposito… Dov’è?»
 
Jimin m’indicò un albero in lontananza. «Si è addormentata lì sotto. Beata lei. Vorrei farlo anch’io,» ammise mettendo il broncio. «Doveva essere davvero stanca. Bo Young non le dà tregua.»
 
«Non dovresti fare qualcosa?» domandò Hoseok riferendosi al sottoscritto. Aveva una faccia dispiaciuta. «Non so… Magari dirle di lasciarla in pace.»
 
«Ha fatto una promessa. Non posso fare niente per aiutarla,» risposi socchiudendo gli occhi a causa di una leggera brezza. «E poi sa cavarsela benissimo da sola. Non è una di quelle ragazzette indifese che ha bisogno della protezione del suo ragazzo.»
 
«Wow, è così strano sentirtelo dire,» disse Jimin in modo divertito. «Ancora non riesco a crederci che state insieme. Hai persino smesso di portare tutte quelle ragazze nella tua camera da letto. E quello che mi sorprende di più è che non ci hai portato nemmeno Yorin.»
 
«Park Jimin. Che cazzo fai, mi spii?»
 
Hoseok scoppiò a ridere. «Se vuoi sapere qualcosa, chiedi a lui e ti dirà per filo e per segno quello che succede fuori e dentro casa nostra. È peggio di una pettegola.»
 
«Alla fine però venite sempre a cercare questa pettegola per sapere le ultime notizie, quindi non mi sembra che vi dia così tanto fastidio,» rispose Jimin, piuttosto sicuro di sé.
 
«Bene, pettegola. Allora dimmi come sta Jungkook,» gli domandai osservando il ragazzino che stava posando per il fotografo. «È ancora arrabbiato con me?»
 
L’atmosfera si raggelò all’istante. «Beh… Ecco…» farfugliò Jimin grattandosi il retro della testa. «È ancora di cattivo umore, e non penso gli passerà tanto presto. Dopotutto Yorin ha preferito te a lui.»
 
«Già, sai com’è fatto il nostro piccolo maknae,» intervenne Hoseok. «Dagli un altro po’ di tempo. Vedrai che tornerà quello di prima.»
 
Speravo davvero che fargli incontrare Ji Woo sarebbe servito a qualcosa. Non sopportavo più di vederlo sempre così imbronciato. Ero il primo a dire che Yorin aveva fatto una cazzata, ma non riuscivo proprio a rimanere arrabbiato con lei anche se si trattava di Jungkook. Ogni volta che la guardavo negli occhi mi veniva solo una gran voglia di baciarla.
 
«Vado da Yorin,» dissi guardandomi intorno con circospezione. Il photoshoot era terminato ed era rimasto solo qualcuno appartenente al nostro staff. Hoseok mi posò una mano sulla spalla.
 
«Tranquillo. Ti avvertiamo noi se arriva qualcuno.»
 
Odiavo il fatto di non poterle stare accanto in pubblico, e mi ero reso conto che non doveva essere facile neanche per lei. A volte la sorprendevo a fissare il vuoto con uno sguardo pensieroso e non potevo fare altro che domandarmi se fossi io la causa di quella tristezza che le leggevo negli occhi. Forse non si fidava ancora di me?
 
Sapevamo entrambi che questa relazione non sarebbe stata facile. Lei non si fidava di me mentre io avevo paura di soffrire di nuovo. Cercavo di tirarmi indietro ogni qualvolta mi accorgevo che mi stavo attaccando troppo a Yorin, ma alla fine finivo sempre per dirle che l’amavo, ogni giorno sempre di più. Mi stavo forse infilando in un vicolo cieco?
 
Mi avvicinai a lei e osservai il suo volto addormentato sotto la tenue ombra dell’albero. Non c’impiegai molto a sedermi al suo fianco, poggiando la schiena contro il tronco dell’albero e la sua testa contro la mia spalla. Le osservai le lunghe ciglia nere e il petto che andava su e giù a causa del suo respiro rilassato. Nel sonno, si lasciò cadere verso il basso e l’accolsi tra le mie braccia quando scivolò con il capo sul mio grembo. Le spostai i capelli da davanti al viso mentre chiudeva le mani a pugno intorno alla stoffa della mia canottiera. Sorrisi intenerito mentre una leggera brezza ci scompigliava i capelli.
 
Il mio cuore stava fluttuando.
 
«Sei così bella che mi viene quasi voglia di corteggiarti,» le sussurrai prima di rendermi conto di ciò che avevo detto.
 
Nella mia vita avevo corteggiato solo una ragazza: Yoona. Ci avevo provato disperatamente ma i miei sforzi non erano bastati a farla mia. Adesso sentivo il bisogno di provarci con Yorin. Volevo farlo anche se era già mia. Volevo corteggiarla per farle capire che la desideravo non solo in quel senso. Ma in tutti i sensi.
 
La mora si mosse nel mio abbraccio e i nostri occhi s’incontrarono quando sollevò lentamente le palpebre. «Buongiorno bell’addormentata,» le dissi inclinando la testa contro il tronco dell’albero per osservarla meglio. «Dormito bene?»
 
Yorin sollevò la schiena e si guardò intorno preoccupata mentre si strofinava gli occhi con il pugno. «Sei matto? Qualcuno potrebbe scattarci una foto come l’ultima volta.»
 
«Vieni a cena con me.»
 
La mora si voltò di scatto e mi guardò confusa. «Cosa…?»
 
«Stasera. Vieni a cena con me.»
 
«Io e te…?» sussurrò incredula. «Da soli? Senza gli altri?»
 
Annuii. «Soltanto io e te. Passo a prenderti alle 8.»
 
«Min Yoongi mi stai-» Si bloccò. «Mi stai chiedendo di uscire?»
 
Distesi la gamba che tenevo piegata contro il mio stomaco. Il drappo della bandana mi solleticò il collo mentre incatenavo i miei occhi ai suoi. «Perché? Non posso?»
 
«No, non è questo…» sussurrò incerta. «È che non è da te. Pensavo avessi detto che gli appuntamenti sono inutili.»
 
«Niente è inutile quando si tratta di te.»
 
Capii dal suo sguardo che era rimasta sorpresa da ciò che le avevo appena detto. Tesi verso di lei la mano piena di anelli e la mora l’afferrò senza esitazione. Intrecciai le dita con le sue.
 
«Alle otto, hai detto?» mi domandò con un leggero rossore sulle guance e lo sguardo basso. Sorrisi per il suo imbarazzo mentre le massaggiavo il dorso con il pollice.
 
«Sì. Alle otto.»
 
 
«Mi stai seriamente abbandonando la sera prima del provino?!» mi urlò dietro Ji Woo mentre ero letteralmente sepolta nell’armadio per cercare un vestito decente. «E io adesso con chi sclero?»
 
Sbuffai per contenere una risata. «Perché dovresti sclerare?»
 
«E me lo chiedi?!»
 
Riemersi dall’armadio e la guardai rassegnata. «Ji Woo… Ti ho detto che domani mi esibirò insieme a te. Non ti basta?»
 
«Sì ma sono troppo nervosa.» Cominciò a mangiucchiarsi le unghie. «Che faccio se inciampo e cado per terra? Secondo te se ne accorgono?»
 
Sollevai gli occhi al cielo. Che idiozie stava dicendo? «No se lo fai sembrare parte della coreografia. E poi perché diavolo dovresti inciampare? Al massimo ti prendo al volo e facciamo un bel casquè. Vedrai quanti applausi.»
 
Finalmente riuscii a farla ridere. Mi alzai in piedi e mi diressi verso il bagno. Forse con il trucco sarebbe andata meglio.
 
«Ti serve aiuto?» mi domandò Ji Woo seguendomi in bagno. Si appoggiò allo stipite della porta e mi osservò mentre recuperavo la trousse dei trucchi. «Sai che sono una vera esperta in fatto di appuntamenti anche se non ne ho mai avuto uno. Vado a cercare qualcosa di bello da farti mettere.»
 
«Non esagerare con le scollature,» le dissi mentre mi passavo un po’ di fard sulle guance. «Min Yoongi non ha certo bisogno delle lusinghe per saltarmi addosso.»
 
Ji Woo fece nuovamente capolino dalla porta. «Beh, mi sembra ovvio che stasera abbia tutta l’intenzione di farlo. Con o senza scollatura.»
 
Il fard mi cadde dalle mani con un tonfo. La guardai preoccupata. «Lo… Lo credi sul serio?»
 
«Dio, Yorin. Sei proprio negata per queste cose,» mi ammonì sollevando gli occhi al cielo. «Mi hai detto che non siete ancora arrivati al sodo, giusto?» Annuii. «E lui se ne esce così dal nulla con un appuntamento. Giusto?» Annuii ancora. «Vuole portarti a letto, scema. Mi sembra palese.»
 
Sbiancai. In realtà ci avevo pensato anch’io, ma sentirmelo dire da Ji Woo era stata una sorta di conferma ai dubbi che mi stavano attanagliando il cervello. L’ansia mi riempì il petto e poggiai entrambe le mani sul marmo del lavandino, guardandomi allo specchio.
 
Non avevamo più fatto niente da quella notte in cui eravamo finiti ubriachi nel letto dell’hotel, avvinghiati l’uno all’altra come due sanguisughe. C’erano stati tanti baci, molte palpatine, ma niente che fosse andato oltre quel limite. In fondo era passata a malapena una settimana.
 
«E quindi cosa devo fare…?» domandai confusa. «Che faccio se ci prova in quel senso?»
 
Ji Woo storse le labbra. «E lo chiedi a me, scusa? Sei pronta oppure no?»
 
«Non lo so.»
 
Silenzio.
 
«Beh, tu sì che hai le idee chiare, amica mia,» disse ironicamente. «Vado di là a sceglierti qualche vestito carino. Datti una mossa. È già tardi.»
 
Quando tornai in camera, vidi distese sul letto le gonne più disparate, top striminziti, vestitini soffocanti e tacchi vertiginosi che sicuramente dovevano essere di Ji Woo perché io non ricordavo di possedere simili strumenti di tortura.
 
«Devo davvero mettermi questa roba?» dissi guardando i vestiti disposti in fila come se fossero animali scuoiati. Mi ritornò in mente l’appuntamento con Jongin e il mal di piedi che mi era rimasto per due giorni. «Mi sa che stavolta passo.»
 
Ji Woo mi guardò scioccata. «Ma Yorin… Stiamo parlando di Yoongi,» mi ricordò. «Ti sei fatta bella per Jongin e per lui niente?»
 
Afferrai un paio di jeans neri aderenti, una maglietta bianca con un leggero scollo a V e le mie adorate converse. Indossai tutto e poi andai a prendere il mio giacchetto di jeans.
 
«Yoongi mi apprezza per quello che sono. Con lui non devo far finta di essere qualcun altro.»
 
La lasciai senza parole. Qualcuno suonò il campanello e il mio cuore prese a battere all’impazzata mentre afferravo la borsetta e mi precipitavo verso la porta. «Non aspettarmi alzata!» urlai a Ji Woo. «Riposati per bene. Domani è un giorno importante.»
 
«Sì! Basta che al ritorno non mi svegliate con i vostri gemiti!»
 
Le intimai di fare silenzio, rossa come un peperone. Spalancai la porta e mi ritrovai davanti il volto coperto di Yoongi. Indossava una felpa nera con cappuccio sopra una maglietta bianca e dei semplici pantaloni di jeans. Sorrisi quando mi resi conto che entrambi avevamo optato per un look casual senza troppi fronzoli.
 
«Meno male,» disse con la voce ovattata a causa della mascherina. Indossava anche gli occhiali da sole nonostante fosse sera. «Credevo di dover stare qui fuori ad aspettarti visto quanto sei ritardataria.»
 
Lo colpii dritto sul petto con un pugno. «Sono stata velocissima. Più puntuale di un orologio svizzero.» Gli mostrai l’orario sul mio polso. «Vedi? Le otto in punto.»
 
Yoongi sorrise dolcemente sotto la mascherina. Lo capii dalla luce che gli illuminò gli occhi quando si sporse verso di me per intrecciare le dita con le mie. Sollevò lo sguardo e lo posò su Ji Woo che si trovava alle nostre spalle. «Buona fortuna per domani,» le disse sollevando il pollice della mano libera. «Jungkook, Jimin e Hoseok assisteranno alle audizioni. Fatti valere.»
 
Cazzo.
 
Chiuse la porta e mi trascinò giù dal pianerottolo. Si fermò di fronte alla portiera della sua Aston Martin e l’aprì per farmi entrare, guidandomi gentilmente verso il mio posto e sistemandomi persino la cintura di sicurezza. Richiuse la portiera e fece il giro per sedersi al posto del guidatore. Sistemò anche la sua cintura e partì.
 
«Non avresti dovuto dirglielo,» cominciai posando la borsetta sul cruscotto. «Adesso andrà in paranoia.»
 
«L’ho fatto per spronarla. Vedrai che le tornerà utile.»
 
«Speriamo,» sospirai passandomi una mano tra i capelli. Yoongi si tolse la mascherina e mi afferrò nuovamente la mano dopo aver cambiato marcia. Era incredibile come riuscisse a farmi battere il cuore con gesti tanto semplici. E pensare che avevamo fatto molto di peggio.
 
Ma non ero abituata a vedere Yoongi comportarsi in modo così dolce.
 
«I pantaloni ti stanno davvero bene,» si complimentò continuando a guardare la strada. «Ma a te sta bene tutto. Non dovrei neanche sorprendermi.»
 
Arrossii. «Anche tu stai bene...» dissi in un sussurro facendolo nuovamente sorridere. «Dove stiamo andando di bello?» domandai per togliermi da quella situazione imbarazzante. Non so come, mi erano venute in mente le sue parole di quella volta.
 
«Ho appena comprato questa macchina e devo ancora inaugurarla, e ammetto che non mi dispiacerebbe farlo proprio con te. Non so se mi spiego.»
 
Arrossii fino alla punta delle orecchie. Quando ci decidevamo a scendere da quella maledetta macchina? Ah, però eravamo appena partiti… Ma non poteva fare nulla se stava guidando. Giusto…? Giusto.
 
«Aspetta e vedrai.»
 
Ok, ora sì che ero preoccupata. Per tutta la durata del viaggio continuai a bacchettarlo sul suo modo di guidare mentre lui mi faceva la ramanzina per i piedi sul cruscotto. In tutto questo, non ci lasciammo la mano neanche una volta, ad eccezione di quando doveva cambiare marcia. L’attimo dopo era tutto come prima.
 
Mi prese un colpo quando mi resi conto che ci stavamo allontanando sempre più dal centro di Seoul. Guardai fuori dal finestrino e le luci dell’enorme palazzo di Gyeongbokgung, costruito durante la Dinastia Joseon, quasi mi accecarono per quanto risplendevano nella notte. Fissai Yoongi incredula mentre imboccava la strada che ci avrebbe portato proprio in quel maestoso palazzo, stranamente deserto.

Si fermò nel parcheggio e mi lasciò la mano prima di slacciarsi la cintura, aprire la portiera e scendere dall’auto. Io non mossi un muscolo, troppo impegnata a non farmi cadere la mascella a terra.
 
«Chiudi la bocca. Ci entrano le mosche,» mi prese in giro Yoongi quando aprì la mia portiera per farmi scendere dalla macchina. Posai un piede a terra e mi alzai in piedi.
 
«Perché siamo venuti qui?» gli domandai cominciando a girare su me stessa per guardarmi intorno. Yoongi mi afferrò nuovamente la mano e solo allora mi accorsi che non indossava né la mascherina né gli occhiali da sole.
 
«Perché qui è soltanto nostro.»
 
Strabuzzai gli occhi. «Hai…» Mi mancò il fiato in gola. «Hai affittato l’intero Palazzo?»
 
«Anche i giardini.»
 
Non feci in tempo a svenire che mi trascinò con lui verso il bellissimo ponte di legno con le balaustre rosse e verdi, illuminato da alcune luci che fuoriuscivano dal laghetto sotto di noi, talmente limpido che il riflesso delle stelle creava un bellissimo gioco di luce sulla superficie dell’acqua, accarezzata da una moltitudine di lucciole che illuminavano i luoghi ancora in penombra.
 
Mi guardai intorno come una bambina a causa di quell’atmosfera magica, resa tale dai fiori di ciliegio che costeggiavano la via in direzione del palazzo illuminato. Era tutto così bello che mi venne quasi da piangere.
 
«Ti piace?» mi domandò Yoongi osservandomi con un sorriso sul volto. Annuii con gli occhi ancora lucidi.
 
«È bellissimo.»
 
Si avvicinò e mi avvolse un braccio intorno alle spalle per farmi avvicinare a lui, poi riprese a camminare lungo la strada alberata finché non arrivammo al palazzo che si stagliava su un bellissimo lago. Salimmo i gradini di pietra e per un attimo mi sembrò di essere finita in qualche drama storico alla Moon Lovers. Aveva davvero affittato quel posto solo per noi due? Chissà quanti soldi aveva speso…
 
Una volta arrivati in cima, Yoongi mi lasciò andare la mano e mi fece strada verso il piccolo pontile che si affacciava sul lago. Proprio lì, vicino alla balaustra bianca che impediva alle persone di cadere nell’acqua, c’era un futon gigantesco sui toni dell’arancione e un tavolino basso nel mezzo, pieno di roba da mangiare e con delle candele accese. Mi bloccai nel bel mezzo della strada quando vidi tre camerieri darci il benvenuto.
 
«Chiamateci per qualsiasi bisogno,» disse uno di loro rivolgendosi a me e Yoongi. Quest’ultimo gli sorrise, poggiandogli una mano sulla spalla per ringraziarlo. Poi si voltò nuovamente verso di me, facendo un cenno con la testa verso la piccola tavola imbandita per farmi capire di seguirlo. Mi aiutò ad accomodarmi sul futon e quasi ci sprofondai dentro a causa della sua morbidezza.
 
Sollevai gli occhi al cielo e la mia bocca si spalancò di nuovo di fronte a quel bellissimo cielo stellato. Mi sembrava di essere in un sogno.
 
«Yoongi, io…» Lo guardai negli occhi visto che si era seduto di fianco a me. «Io non merito tutto questo. Dico sul serio…» Mi passò una mano sul viso e con il pollice mi asciugò una lacrima che mi era sfuggita dall’angolo esterno dell’occhio. «È troppo.»
 
«Già, è troppo poco,» sussurrò avvicinandosi alle mie labbra. «Tutto questo non dimostra neanche la metà di quanto ti amo.»
 
Il cuore mi fece male da morire e le nostre labbra si unirono in un bacio dolce come lo zucchero. Sorrisi quando mi resi conto che non avevano per niente sbagliato a chiamarlo Suga. In realtà, quel nome rappresentava chi era davvero. Gli passai le braccia intorno al collo mentre il bacio si faceva sempre più irruento e bisognoso, ma Yoongi si fermò quando si rese conto che la cosa stava andando un po’ troppo oltre.
 
«Mangiamo?» domandò, schiarendosi la voce che era diventata fin troppo roca. Mi sistemò una fetta di salmone nel piatto. «Ho ordinato il buffet migliore dei dintorni.»
 
Afferrai le bacchette. «Yoongi, sul serio… Avresti potuto portarmi in un ristorante qualsiasi. Mi sarebbe bastato.»
 
«A me no. Mangia.»
 
Sbuffai. Avrei voluto tirargli le bacchette in testa ma non lo feci perché gli ero fin troppo grata. «Sei sempre il solito testardo.»
 
«Mai quanto te, tesoro.»
 
Gli diedi un leggero spintone con la spalla e ridacchiammo entrambi quando mi restituì il colpo, facendomi finire quasi fuori dal futon. «Non dichiararmi guerra, Min Yoongi. Non ti conviene.»
 
«Zitta e mangia,» mi ordinò imboccandomi un secondo pezzo di salmone. Lo masticai con rabbia e mi andò di traverso quando aggiunse, «Altrimenti ti ritroverai con un altro tipo di pesce in bocca.»
 
«YAH! MIN YOONGI!»
 
Lanciai le bacchette sul tavolo e lo spinsi a terra con tutta la mia forza. Le sue risate mi riempirono le orecchie mentre mi sistemavo sopra di lui e gli bloccavo istintivamente i polsi sopra la testa. Solo dopo qualche secondo, mi resi conto che forse era una posizione fin troppo compromettente. La sua occhiata maliziosa me ne diede la conferma.
 
«Andiamo, Yorin. Non puoi farmi eccitare anche mentre sto mangiando.»
 
Arrossii. «È colpa tua che non tieni a freno la lingua.»
 
«Lei non si ferma mai.»
 
Si sporse verso di me e riuscì a catturarmi le labbra nonostante i polsi bloccati. Mi colse alla sprovvista e ribaltò le posizioni senza far fare lo stesso al tavolo di fianco a noi. Mi stavo rendendo conto che quando si trattava della nostra passione, diventavamo dei veri e propri distruttori. Ma l’ultima cosa che volevo era fargli sborsare altri soldi per i danni che sicuramente avremmo combinato se non ci fossimo dati una calmata. Cercai di spingerlo via e lui si staccò quasi subito.
 
«Niente più assegni come quella volta in albergo. Mangiamo,» gli ordinai togliendomelo di dosso. Yoongi sorrise sotto i baffi mentre si rimetteva seduto e mi sistemava i capelli in disordine. Il suo tocco mi provocò dei brividi lungo la schiena.
 
La serata passò nel migliore dei modi. Mangiammo quasi tutto e la maggior parte delle volte fu Yoongi ad imboccarmi le cose. Continuammo a baciarci e a stuzzicarci sotto la luce della luna finché non si alzò all’improvviso, dirigendosi verso uno dei ciliegi in fiore sulla riva del lago. Lo seguii con lo sguardo finché non ritornò e si sedette nuovamente di fianco a me. Avvicinò la mano al mio orecchio e l’allontanò subito dopo. Un profumo dolce e delicato mi pizzicò le narici e toccai con le dita ciò che Yoongi mi aveva appena infilato tra i capelli. Un fiore di ciliegio.
 
Arrossii e dovetti distogliere lo sguardo perché mi sentivo troppo in imbarazzo. Quello era davvero un lato di Yoongi che non avevo mai visto. Come poteva una persona cambiare così tanto e aprire nuovamente il suo cuore ferito a qualcuno? Stava cercando in tutti i modi di farmi capire che di lui potevo fidarmi. Che non sarebbe più stato il puttaniere di prima. E io vacillavo ad ogni suo gesto galante, sguardo innamorato o carezza delicata.
 
Ero senza speranza.
 
«Yorin?» La voce di Yoongi mi riportò alla realtà. «Tutto bene?»
 
Annuii. «Stavo solo pensando all’audizione di domani,» mentii. «Perché stamattina hai detto di non volermi sotto i riflettori?» La sua espressione si fece nuovamente seria. «È per mia sorella?»
 
«Perché chiedi se già lo sai?»
 
«Io non sono come lei, Yoongi,» affermai con convinzione. «Mi sembra di avertelo già dimostrato.»
 
Il ragazzo dai capelli biondi si sporse verso di me e mi agguantò dolcemente il viso. «Tu devi capire una cosa, Yorin. Il mondo dello spettacolo è subdolo. Ha un sacco di vantaggi, ma altrettanti e forse più svantaggi. Non puoi uscire di casa liberamente. Non puoi fare un giro in centro senza essere assalito da una folla di persone impazzite. La tua vita privata diventa di dominio pubblico… e tu non puoi farci niente. Assolutamente niente. Un singolo pettegolezzo può rovinarti la vita e farti passare per la peggiore persona di questo mondo. Ecco perché devi stare attenta ad ogni tua minima azione, parola o pensiero. Ecco perché alcune persone cadono in un abisso dal quale non riescono più ad uscire… proprio come tua sorella.»
 
Una lacrima mi scivolò lungo la guancia. «Lo so…»
 
«Io non voglio perderti, Yorin,» sussurrò poggiando la fronte contro la mia. Chiusi gli occhi quando il suo naso sfiorò il profilo del mio zigomo. «Non voglio perdere anche te. Non posso.»
 
 
L’accompagnai sui gradini di casa sua e aspettai che aprisse la porta di casa con il mazzo di chiavi che aveva tirato fuori dalla borsa. Durante il viaggio di ritorno non avevamo detto una parola, troppo impegnati con i nostri pensieri, ma ora che era arrivato il momento di salutarci, uno di noi due avrebbe dovuto per forza interrompere quel gioco del silenzio.
 
Fu Yorin a farlo.
 
«Grazie per la serata,» disse voltandosi verso di me. I suoi occhi scuri incontrarono i miei. «Sono stata bene.»
 
«Quindi domani parteciperai al provino?» le domandai ignorando completamente il suo commento. La mascherina che portavo sul volto rendeva ovattate le mie parole. Yorin annuì.
 
«Devo solo ballare con Ji Woo. Non diventerò mica un Idol,» ridacchiò poggiandosi contro lo stipite della porta. «E poi non è detto che mi prenderann-»
 
«Ti prenderanno,» la bloccai prima che potesse finire. «So che lo faranno. Hoseok e Jimin erano già interessati a te. Forse Jungkook sarà l’unico che si opporrà, per ovvi motivi.»
 
Il suo sorriso scomparve. «E se mi prendono cosa facciamo con il nostro contratto?»  domandò. «Sarà ancora valido?»
 
Feci un passo in avanti e mi avvicinai a lei. Posai la mano sullo stipite dove teneva appoggiate le spalle e mi chinai sul suo viso. «Il contratto tra me e te sarà sempre valido,» le sussurrai. «Ti sei forse dimenticata che non puoi allontanarti da me per nessuna ragione al mondo, Kang Yorin?»
 
«Ti amo anch’io.»
 
Fu totalmente inaspettato. Così tanto che mi si bloccò il respiro in gola. Continuai a muovere lo sguardo sul suo viso, passando da una pupilla all’altra per leggervi quelle parole appena pronunciate dalla sua bocca. Quelle parole che mi riempirono il cuore di un amore incontrollato. Mi gettai un’occhiata alle spalle prima di afferrarla per entrambe le braccia e spingerla dentro casa. Chiusi la porta e mi abbassai la mascherina sul mento per lanciarmi contro le sue labbra con un bisogno che non riuscii più a trattenere.
 
Mancò ad entrambi il respiro. La baciai come se non avessi più potuto farlo. La baciai nel buio e nel silenzio di quella casa in cui si udivano solo i nostri sospiri scomposti e gemiti trattenuti. La strinsi contro il mio corpo come se non avessi più voluto separarmene, desideroso di unirmi a lei e diventare finalmente una cosa sola.
 
La sollevai tra le mie braccia e le avvolsi le gambe intorno alla mia vita, e fu in quel momento che Yorin mi sussurrò all’orecchio, «Resta.» Mi bloccai sul posto con il respiro affannato per i troppi baci. Le sue labbra mi solleticarono il lobo. «Stanotte resta con me.»
 
Chiusi gli occhi e ridisegnai il profilo del suo naso con il mio. Scesi fino alla sua bocca e le succhiai teneramente il labbro inferiore per poi accarezzarlo con la lingua. La posai nuovamente a terra e nella penombra di quel salotto riuscii a intravedere lo sguardo confuso di Yorin. «Meglio di no. Devi essere stanca.»
 
Sgranò gli occhi.
 
«Min Yoongi,» mi chiamò con un sopracciglio sollevato dopo avermi studiato il volto. «Stai per caso cercando di fare il gentiluomo?»
 
Trattenni una risata. «Io sono sempre un gentiluomo.»
 
«E da quando?»
 
«Da quando preferisco corteggiare una donna piuttosto che portarmela a letto al primo appuntamento.»
 
Il suo sguardo stupito non mi sorprese. «Devo forse andare a ripescare il messaggio in cui mi scrivi: “Questo Jongin deve essere proprio uno sfigato. Non sa che al primo appuntamento si scopa e basta?”»
 
Storsi il naso al nome di quel bastardo. «A causa tua sto cominciando a mettere in dubbio tutto ciò in cui credo.» Rimase in silenzio e mi avvicinai per lasciarle un ultimo bacio sulla fronte prima di rimettermi la mascherina e sgusciare come un ladro fuori da casa sua. «Buonanotte, tesoro.»
 
Quando ritornai in macchina, il mio telefono squillò prima che potessi chiudere la portiera. Guardai il nome impresso sullo schermo e risposi parecchio infastidito.
 
«Soo Jin. Ti ho già detto che devi lasciarmi in pace.»
 
“Yorin? Ti ricordi quando ti ho lasciata da sola nel bel mezzo della notte, dopo averti detto che non ti saresti mai dovuta allontanare da me? In quel momento avevo così tanta paura. Paura di me stesso e di quello che avrei provato una volta soddisfatta la mia voglia. Dopo… ti avrei desiderata ancora?” –Min Yoongi

ᗩngolo.ᗩutore

Bene, ci ho messo una vita ad aggiornare e mi scuso davvero 😩 Per chi non lo sapesse, ero troppo impegnata con CYSM, l'altra mia storia che finalmente ho portato ad una "conclusione".

Yoongi e Yorin stanno finalmente insieme ma il loro non si può definire un rapporto normale. Litigano dalla mattina alla sera eppure non mancano i momenti infuocati e passionali. Ma cosa ci potevamo aspettare da loro due? 😂 In questo capitolo Yoongi cerca di dimostrare a Yorin che non è più quello di prima. Anzi, sembra proprio che stia ritornando ad essere se stesso, quel dolce ragazzo che Yoona aveva fatto sparire nel nulla ma che non ha perso nè la sua vena ironica nè il vizio delle battutine a sfondo sessuale (e meno male aggiungerei 😂)

Ha persino affittato un intero palazzo per il suo appuntamento. Yoongi fa le cose in grande, altro che Jongin 😂😂

Ma i problemi sono ancora dietro l'angolo. Jongin continua a scrivere a Yorin e Soo Jin tempesta di chiamate Yoongi. Sì, avete letto bene. Tempesta. Perché quello non è stato un caso isolato, ma ne parlerò meglio nei prossimi capitoli.

Spero che questo vi sia piaciuto e non dimenticatevi di farmelo sapere con commento! Un bacione e alla prossima 😘

P.S: Ricaricherò tutte le targhette e le immagini con i messaggi visto che tinypic mi ha abbandonato 😩

Instagram: btsuga_d

   
 
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