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Autore: Deienira    25/09/2019    0 recensioni
Le armature hanno scelto: toccherà a te tramandare la loro gloriosa storia
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Mu, Aries Shion, Balrog Rune
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Avevo perso la via: non era più Atena a guidarmi ma la mia ingordigia di sapere; sapere tutto di tutti. Vedevo le mie abilità pari quasi a quelle degli Dei: conoscevo ogni singolo momento della vita di tutti i Cavalieri che mi affidavano la loro armatura ignari e dei loro precedenti possessori; li avevo in scacco per ogni evenienza e ciò mi faceva sentire incredibilmente forte. Non mi importava nulla delle cloth, se non della loro storia.

Tutti questi pensieri crebbero segretamente di giorno in giorno nel mio essere tanto da essere notati dal legislatore per eccellenza: Rune di Balrog.

Il solo pensiero di ciò che mi aveva offerto mi faceva fremere: controllare e comprendere ogni singolo istante della vita di ogni singolo uomo esistente sulla terra, sapere tutto del suo passato e del suo presente, poter decidere la fine prematura di questo o allungargli la vita. E' qualcosa che ti dà alla testa.

Fare tutto ciò che i miei desideri più nascosti bramavano mi accecò al punto di consumare senza esitazione l'unica azione che mi aveva imposto come pegno: la completa distruzione delle armature presenti che dovevo riparare per la Guerra Sacra che sarebbe avvenuta di lì a pochi anni.

Il mio IO non esisteva più. Era l'ES a guidare le mie mani.

Cominciai dunque da quelle di bronzo, incurante delle immagini che mi mostravano. Le feci a pezzi senza remore e con una forza che non credevo mia, il tutto al solo pensiero del potere che avrei acquistato al compimento finale del mio atto.

Passai poi a quelle di Argento compiendo lo stesso rituale, ma quando toccai la cloth dell'Altare mi bloccai di colpo: mi comparve davanti agli occhi colui che ne era il protettore e lo riconobbi subito: seppur fosse più giovane rispetto a come si presentava in quell'epoca, quella era l'armatura di Hakurei, il mio Maestro.

Vidi i suoi momenti felici col fratello gemello, colui che era Grande Sacerdote, i suoi compagni di battaglia di due secoli prima, la forza con cui cercava di estirpare quello che il mio inconscio anelava: il male. Vidi tutto ciò  e una profonda vergogna mi pervase: stavo buttando anni di precetti che non erano solo la sua verità, ma anche la mia.

Allora mi fermai; quell'armatura non avrei mai avuto il coraggio di farla a pezzi e ciò non passò inosservato all'occhio attento del rappresentanto della Stella dell'Eccellenza Celeste che, sentendo la mia esitazione, decise di mettere fine alla vita di colui che, sapeva, non solo sarebbe diventato il nuovo Cavaliere dell'Ariete, ma anche un papabile futuro Grande Sacerdote grazie alle sue doti innate di comandante, ancora sopite dalla giovane età.

Mi colpì con forza il collo nella zona carotidea con la sua frusta, dono di Minosse, aprendomi una grossa ferita da cui zampillava un'enorme quantità di sangue. Quasi d'istinto allungai la mano in cerca di un appiglio, ma lui se ne andò, lasciandomi cosciente ad aspettare la mia lenta e sofferente fine.

Non potevo fare altro che osservare il cielo e le armature posizionate in cerchio attorno a me, piangendo come un neonato per l'odio che, ero sicuro, stessero provando nei miei confronti: il loro salvatore che si era tramutato in aguzzino.

La mia linfa vitale era allo stremo, ma un dolore al braccio seguito da un forte calore mi sorprese nel mio commiato di addio.
Due braccia mi sollevarono preoccupate ed un'espressione spaventata e addolorata mi si palesò davanti agli occhi: il Maestro era lì, lì per salvarmi non consapevole di quello che avevo combinato.

Con un gesto che doveva essere brusco, ma che in realtà risultò debole a causa della situazione estrema in cui mi trovavo, mi allontanai dal petto dell'uomo che mi prese con sè quando ero solo un neonato, crescendomi con l'affetto di un padre e il giusto rigore di un maestro.

Piangendo gli dissi che meritavo la morte per il modo in cui avevo dissacrato quelle cloth, o meglio, per il motivo per cui le avevo dissacrate. Non ascoltai nemmeno i tentativi di interrompermi di Hakurei: dovevo spiegargli la ragione per il quale il suo sangue nelle mie vene era un peccato.

Lui sorrise lievemente e docilmente come non lo avevo mai visto. Sono gli stessi sorrisi che dedico solo a te. Si chinò e mi rivelò che così non era: le armature disponendosi in quel modo attorno a me hanno evitato che il sangue si spargesse troppo in fretta, proteggendomi.

Nonostante il mio smarrimento avevano scelto me come loro testimone dei gloriosi giorni sui campi di battaglia. Avevano scelto me per tramandare la loro Storia e adesso pensano che tu sia pronto."

 


Il bambino pendeva dalle labbra del Maestro.

"Io non ci credo che tu in passato abbia intrapreso in piccola parte la via del male" disse il piccolo Mu dubbioso in braccio a Shion il quale rise di cuore.

"Anche Dohko ci credette poco la prima volta che glielo raccontai, dai su, ora che hai avuto il tuo racconto è il momento di allenarsi".

Poggiò delicatamente il bambino a terra e si mosse per andare a prendere  gli attrezzi di riparazione. Nell'abbassare la testa in cerca del piccolo e amato allievo, però, si accorse che non era al suo fianco e, girandosi, notò questo ancora fermo ai piedi dello scranno sacerdotale.

"Mu?" Domandò perplesso notando il piccolo pensieroso.

Il futuro reggente della cloth dell'Ariete alzò la testa di scatto e fissò negli occhi l'insegnante.

"Se anche io dovessi anelare per un motivo o per un altro l'oscurità, lei sarebbe lì a ricondurmi sulla retta via? Non mi abbandonerebbe vero? Mi proteggerebbe come il vostro Maestro ha fatto prima con voi?"

Shion si avvicinò e si abbassò alla sua altezza accarezzandogli lievemente la guanciotta rosata per il lieve imbarazzo della domanda. Tenne gli occhi nei suoi come a dimostrargli la sincerità e veridicità delle sue parole.

"Io non ti abbandonerei mai, Mu. Darei la vita per te e se dovesse succedermi mai qualcosa, puoi star certo che troverei ugualmente un modo per metterti in salvo. La mia è una promessa"

Gli porse il mignolo e il bimbo glielo strinse felice, a sancire quella promessa che qualche anno più tardi si sarebbe concretizzata con quello "scappa" urlato telepaticamente pochi attimi primi del totale spegnimento del cosmo Maestro.

"Bene, se me lo promette io mi fido. Ora cominciamo a riparare qualcosa che il compito per cui le armature mi hanno prescelto è pesante e gravoso ma, in fin dei conti, se non raccontassi io la loro storia, chi altro lo farebbe?"

Detto ciò, Mu prese gli attrezzi dalle mani di Shion e corse a riparare una determinata cloth: quella dell'Altare.

 

 

   
 
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