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Autore: The_stampede    25/09/2019    4 recensioni
La storia prosegue negli anni dopo lo scontro con Safulan e il mancato matrimonio. La situazione non è cambiata molto tra loro, ma sono cambiati loro con l'unica, inevitabile costante della vita: il tempo che trascorre. Mentre Akane è maturata sia in senso fisico che mentale, Ranma ancora si crogiola nella folle quotidianità della loro vita, ma l'inizio del terzo e ultimo anno scolastico finirà per fargli fare un brusco risveglio, peggiore di quelli a cui lo ha abituato la fidanzata.
Ranma 1/2 è il mio manga preferito, lo rileggo spesso e ogni volta non posso fare a meno di scoppiare a ridere per le disavventure, i personaggi e il nonsense, che percorre tutta la storia. Come la maggior parte dei suoi fan, anche a me è rimasto l'amaro in bocca per il finale aperto. Negli anni e nelle varie riletture ho finito per apprezzarlo maggiormente, ma non è passata la voglia di creare qualcosa che soddisfacesse il mio bisogno di una conclusione. Così eccomi qui; spero possiate apprezzare la storia e, come succede a me quando leggo le fanfiction altrui, passiate qualche momento di svago e stacco dal quotidiano nel leggerla.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni passavano tra le strane assenze di Akane e gli assalti dei vari pretendenti a cui si era aggiunta Ukio, tornata dal suo viaggio.
La cuoca, saputo delle lettere indirizzate alla compagna di classe, provò a convincere la nemica-amica ad accettare qualche avances, rimase quindi delusa nell’apprendere che nessuna lettera era più spuntata nell’armadietto della ragazza con il caschetto.
Solo l’ultima missiva, quella che aveva creato il dissidio più grande tra i due fidanzati, era rimasta senza risposta e il suo mittente non intendeva lasciare la questione in sospeso.
La piccola Tendo trovò un giorno, accanto al suo armadietto, il proprietario della bella calligrafia, che, senza nemmeno presentarsi l’apostrofò,
“Non mi hai risposto”
Akane strabuzzò gli occhi un paio di volte, confusa, le venne il dubbio che il ragazzo non stesse parlando con lei e si volse indietro, ma alle sue spalle non c’era nessuno.
“Ehi! Parlo con te!”
“Ci conosciamo?” rispose l’artista marziale guardinga, c’erano conversazioni iniziate meglio che poi erano terminate con proposte di matrimonio assurde oppure con altrettanto assurdi rapimenti, ricordava bene il giorno che Lime le aveva chiesto se era una donna e poi l’aveva presa per la vita portandola al Neko Hanten come un sacco di patate.
Quella era stata una vera avventura per Ranma e lei si era preoccupata molto per il fidanzato.
Il ragazzo si sfregò la nuca con la mano e Akane non poté fare a meno di sorridere per un attimo, quel gesto le ricordava qualcuno.
“Sono Daichi Asuka” disse infine lo studente riprendendo tutta la sua baldanza. “Non ho ricevuto riposta alla mia lettera” e avvicinandosi con fare da conquistatore “Allora ti va di uscire con me?”
Era quel tipo di atteggiamento che ad Akane non era mai piaciuto, tra i suoi coetanei, da Kuno in giù, nessuno si interrogava se lei apprezzasse queste attenzioni e avevano tutti la sicurezza che avrebbe accettato di frequentarli. Il bellimbusto poi risultava ancora più antipatico del Senpai, almeno Kuno era chiaramente senza cervello, ma il ragazzo che aveva di fronte sembrava solo un arrogante abituato a farsi dire sempre di sì.
La studentessa fece un leggero inchino di saluto “Mi spiace non averti risposto, ma non sono interessata, ti ringrazio davvero molto per le tue attenzioni e ti auguro buona giornata”
Fece per andarsene, ma Asuka le chiese “Perché?” “Ccome?” Akane era stupita, gli altri ragazzi avevano accettato di buon grado il suo rifiuto e se ne erano andati con la coda tra le gambe.
La piccola Tendo guardò meglio in viso il pretendente, ma non vi trovò tutta l’arroganza che gli aveva attribuito, né l’ottusità di Kuno nel non accettare la situazione. La domanda sembrava sincera e lui non poteva certo immaginare che per Akane era davvero complicato rispondere.
Scelse la via più breve e indolore “Sono findanzata” Disse con tono neutro, sapeva che giravano già abbastanza voci sul conto suo e di Ranma. “Quindi è vero che stai con quel Saotome” “Siamo fidanzati, lo sa tutta la scuola” “Si, me l’avevano detto, un tipo qualche settimana fa ha girato per le classi dicendo che, se qualcuno ci provava con te, Saotome gli avrebbe spezzato tutte le ossa. Ma non mi piace dar credito alle voci preferisco verificare di persona”
La ragazza stava per ribattere: dubitava che Ranma si sarebbe mai preso questo disturbo, ma ripensandoci decise di stare zitta, andava tutto a vantaggio di lei se il compagno di scuola credeva ad una ritorsione da parte del codinato.
Akane pensò che la cosa finisse lì, ma Daichi Asuka era troppo abituato ad esprimere la propria opinione e che questa fosse ascoltata.
“Non capisco cosa ci trovi, sembra un energumeno senza cervello e anche un po’ farfallone” disse guardando verso il cancello dove si potevano scorgere tre macchie di colore, una rosso scuro, una blu e una violetta, avvinghiate non si capiva bene a fare che cosa.
Mentre Asuka guardava si aggiunse un'altra macchia allungata bianca e nera che sembrava avercela con quella rosso scuro. Anche Akane guardò nella stessa direzione e sorrise quando capì che mousse stava abbracciando la statua del preside Kuno posta all’ingresso, mentre inveiva contro Ranma, il quale aveva ancora Shampoo e Ukio attaccate al collo, a corollare il bucolico quadro dei petali neri si librarono nell’aria insieme ad una risata isterica e ad Akane scese un enorme goccia di sudore dalla fronte.
“Mi sembra un fidanzamento piuttosto affollato” commentò lo studente, poi volgendosi verso la ragazza e abbassandosi per guardarla meglio in viso le disse con voce suadente “Se vuoi possiamo renderlo ancora più affollato”
Il rumore secco di uno schiaffo risuonò nell’aria, Akane con ancora la mano sollevata e il volto livido di rabbia disse
“Non so che idea tu ti sia fatto di me, o di Ranma, ma non hai nessun diritto di parlarmi così. Stai lontano da me!”
Lui la guardò interdetto per un secondo e massaggiandosi la guancia scoppiò a ridere
“Lo sapevo che non eri quella dolce ragazza che tutti dicono, se fossi così mite sarebbe impossibile sopravvivere al casino quotidiano in cui ti ritrovi, sei davvero un peperino!” e continuò a ridere, Akane era rossa come un pomodoro e si sentiva trattata da stupida.
Stava per controbattere quando Ranma, lasciando le tre pretendenti ad azzuffarsi tra loro e dopo aver dato un pugno in testa a Mousse, riuscì finalmente ad entrare “Che sta succedendo?” disse il codinato
“Niente, niente, me ne stavo andando! Ti invidio sai?” e così dicendo Asuka Daichi uscì di scena incrociando le mani dietro la nuca, con la cartella penzoloni su una spalla e fischiettando.
“Ma chi è?” chiese Ranma alla fidanzata, Akane, che stava guardando nella direzione da cui si era allontanato Daichi, scrollò le spalle e rispose “Nessuno”.

Ranma aveva provato a rispettare la sua promessa, ma non era riuscito a trattenersi dal seguire Akane nei suoi impegni pomeridiani, la ragazza non si dirigeva sempre per la stessa strada e un paio di volte lo aveva beccato, o meglio beccata, a spiarla. Il fidanzato, per pedinarla, aveva tentato il suo travestimento con trench e occhialoni tondi, mentre era in versione femminile, spuntando dai posti più improbabili e terrorizzando i passanti. Quando la fidanzata l’aveva trovata, per tutta risposta le aveva strizzato un seno e poi con occhi da cucciolo ferito e il broncio le aveva detto “Ranma hai promesso!”.
Fu solo quando un giorno capì che Akane si stava incontrando assiduamente con il Dott Tofu che Ranma si pentì di pedinare la ragazza.
Il medico aveva accolto la piccola Tendo come al solito, salutandola calorosamente, ma il seme della gelosia aveva fatto cogliere a Ranma ben altro e il dubbio che la fidanzata fosse nuovamente innamorata dell’uomo si insinuò nella sua mente.
Tornò a casa scoraggiato, c’erano poche persone per cui lui avrebbe accettato di lasciar libera Akane e Tofu era senza dubbio una di quelle.
Dopo aver rimuginato un po’, aver fatto e disfatto lo zaino indeciso se partire per dimenticare, il fuoco della sfida infiammò il suo cuore di artista marziale assolutamente imbranato in amore, e decise di riconquistare la fidanzata, Ranma Saotome non accetta la sconfitta!
Quella sera, non appena Akane rientrò, il ragazzo sfoderò tutto il suo fascino e, con quella che bonariamente si potrebbe definire una faccia da schiaffi, si avvicinò alla fidanzata.
Nessuno della famiglia era in giro e, atteggiandosi a damerino navigato, chiamò la ragazza.
“Dimmi Ranma” Lei lo guardò con sguardo limpido e sincero, sorridendogli.
I pochi neuroni del Baka si scollegarono, l’aria da Don Giovanni si sciolse come neve al sole e il codinato iniziò a balbettare parole incoerenti. In mezzo alla balbuzie e alle frasi spezzate Akane riuscì a cogliere quello che Ranma voleva chiederle
“Domani vengo volentieri dopo la scuola a fare due passi con te” e gli sorrise di nuovo.
Fu il colpo di grazia, rispondendo solo un enigmatico “Glip”, il fidanzato si girò come un automa su se stesso e si avviò verso la palestra per allenarsi.

Akane era davvero felice, aveva avvertito il Dottor Tofu che non si sarebbero allenati quel pomeriggio e attendeva pazientemente fuori da scuola che il codinato si liberasse delle altre tre fidanzate.
Il nastro di Kodachi lo stava strozzando, mentre Ukio lo teneva a terra standogli sulla schiena e litigandoselo con Shampoo.
Accadde tutto in un secondo, la cinese balzò di fronte a Ranma e approfittando dell’immobilità di lui, gli schioccò un bacio sulla bocca.
Per Akane il tempo si fermò, tutto iniziò a liquefarsi intorno a lei, mentre i colori brillanti di quella giornata autunnale virarono al viola e al nero.
Non sentiva più nulla, non riusciva a muoversi, le voci delle rivali in amore che inveivano contro la cinese le arrivavano ovattate, mentre il fidanzato interdetto non proferiva parola.
Lo sguardo di tutti gli studenti era puntato su di lei, poteva sentire in maniera quasi tangibile i sentimenti di pena che le erano rivolti.
Stava per iniziare a piangere quando qualcuno la prese delicatamente per le spalle e iniziò ad allontanarla dalla scena, lei si lasciò guidare.
Fu solo mentre erano sulla linea Ōedo, diretti verso il centro, che si riscosse.
Guardò il suo accompagnatore, un po’ distante da lei che rimirava il paesaggio fuori dal finestrino.
Si vergognò di essersi lasciata condurre, diamine, lo faceva sempre, Ranma la faceva ingelosire e lei accettava di uscire con Rioga.
Ma quello non era Rioga e la situazione non avrebbe potuto essere più complicata di così.
Asuka si sentiva osservato, smise di guardare il panorama e si accorse che Akane era tornata nel mondo dei vivi. “Ne vuoi parlare?” le chiese
“No” rispose lei scostando lo sguardo.
Passarono il resto del viaggio in silenzio. Quando scesero dal metrò Akane prese una boccata d’aria e si sentì meglio.
Le sembrava quasi di essere in vacanza. Per arrivare in quella zona di Tokio ci volevano cinquanta minuti di treno e raramente con Ranma potevano permettersi un pomeriggio da quelle parti.
Il pensiero del fidanzato le fece pungere gli occhi e si morsicò il labbro *Dovevamo essere al nostro appuntamento! Appuntamento! Accidenti!*
Si volse di scatto verso Asuka ed esclamò “Questo non è un appuntamento!” il tono di voce era talmente alto che alcuni passanti la sentirono e ridacchiarono vedendo la faccia rossa di lui.
“Lo so, calmati!” Disse il ragazzo alzando le mani per tranquillizzarla.
Akane arrossì a sua volta, difficilmente era sgarbata con il prossimo, ma Asuka aveva quel non so che per destabilizzarla.
“Perché…Perché mi hai portato qui allora?” chiese al culmine dell’imbarazzo
“Mi sei sembrata in difficoltà” rispose il compagno di scuola con noncuranza.
Si incamminarono per una meta non ben definita, la ragazza si agitò quando vide che si stavano dirigendo alla Tokio Tower, luogo di incontri romantici per antonomasia. Era pronta a reiterare il concetto del non-appuntamento, quanto notò con sollievo che il suo accompagnatore stava deviando per una zona piena di caffè e localini per uno spuntino.
“Ti va?” disse indicando un locale
“Prendiamolo da portar via”
“Akane ho capito che non è un appuntamento, non c’è niente di male se ci sediamo”
“Non è per quello, ho voglia di camminare un po’” era una mezza verità, decisa a non dare nessuna idea di incontro romantico, stava cercando di evitare situazioni compromettenti, come lo stare seduti ad un tavolo, in mezzo ad altre coppiette, guardandosi negli occhi.
Non stava mentendo del tutto, aveva bisogno di muoversi, il nervoso per l’accaduto le faceva venir voglia di spaccare qualcosa e in mancanza del manichino da allenamento, che aveva stranamente le fattezze del codinato, una passeggiata sarebbe stata d’aiuto.
Dopo aver sorseggiato un po’ del suo tè Asuka chiese “E’ davvero così grave?” “Che cosa?” “Che quella ragazzina cinese abbia baciato il tuo fidanzato”
Akane sputò il tè che stava sorseggiando e iniziò a tossire convulsamente, le era andato di traverso
“E ti sembra poco!?” chiese rossa in volto, sia per essersi quasi strozzata che per la natura dell’argomento
“E’ solo un bacio” disse lui facendo spallucce
“Ma…ma… un bacio ha un sacco di significato invece, dice che rapporto c’è fra due persone, esprime i loro reciproci sentimenti!”
“Non è un po’ infantile come visione?”
Akane lo fissò interdetta “Mi stai dando della bambina?”
“No, dico solo che su questo argomento mi sembri un po’ ingenua, legata ad un’idea molto romantica”
La ragazza stava per ribattere, ma in effetti si rese conto di non sapere davvero cos’era un bacio. Non aveva ancora baciato nessuno, eccetto Ranma mentre era gattizzato, ma non era un ricordo piacevole. Lui non se ne era reso conto, tutti i loro compagni avevano assistito e commentato la scena e ultima, ma non ultima, Nabiki aveva scattato delle foto, che avevano avuto il misero risultato di creare ancora più trambusto.
Le riflessioni l’avevano bloccata sul posto, Asuka voltandosi verso di lei le chiese se andasse tutto bene
“Non ho mai baciato nessuno” fu la risposta, quasi sussurrata, un ammissione più per se stessa che per il suo accompagnatore.
Il compagno di scuola la fissò per qualche secondo e poi iniziò a ridere sguaiatamente con il risultato di far scaturire da Akane un’aura azzurrina, segno che la sua pazienza era ormai al limite.
“Cosa diavolo hai da ridere!?!” “Sscusa…scusami… adesso smetto giuro!” Farfugliò tra le risate, asciugandosi le lacrime “E’ che non me l’aspettavo, credevo rifiutassi tutti perché non ci ritenevi alla tua altezza, che con Saotome, bhe, diciamo che alcuni a scuola ti ritengono un’esperta”
“Esperta in cos..Ehhhhhh!!!” ci aveva impiegato un attimo, ma Akane aveva capito in cosa la ritenessero navigata.
Diventò viola per l’imbarazzo, avrebbe voluto sotterrarsi e non frequentare più le lezioni
“Avevi detto che non ascoltavi i pettegolezzi” “Infatti è così, per questo ho voluto conoscerti di persona” “Quindi io non ti piaccio davvero?” lui fece nuovamente spallucce “Ero curioso di sapere perché piacevi a così tanti ragazzi” e poi aggiunse “Siamo giovani per trovare il grande amore, no? Questo è il momento dei baci, delle esperienze, la persona giusta arriverà, se mai esiste”
“Per me non è così” lui si voltò a guardarla in viso catturato dal tono dell’affermazione
“Per me non è affatto così! Non ho bisogno di esperienze, di baci o…”
“Quindi hai già trovato il grande amore? Saotome!? Davvero!?!” chiese lui stupito, interrompendola.
*Il grande amore? Ranma…* Akane emise un sospiro di rassegnazione e fece solo un lievissimo cenno di assenso, creando con la colorazione del viso una nuova tonalità nella scala dei rossi, dichiarata da Pantone colore dell’anno.
“Oh, capisco” disse Asuka “E lui lo sa?”
“Non ti riguarda” rispose la moretta, ma nel suo tono non c’era risentimento, solo aveva già detto troppo, più di quanto avesse mai ammesso con Ranma.
Il compagno di scuola la fissò intensamente per qualche secondo, poi si avvicinò a lei e la baciò sulla bocca.
Una cartellata in testa lo stese a terra “Che diavolo ti salta in mente?” urlò Akane con il braccio sollevato pronta a dare un’altra lezione al Don Giovanni
“Che cos’hai provato?” Le chiese lui massaggiandosi il bernoccolo che già stava crescendo sulla nuca
“Niente non ho provato!!! Capito!? Niente di niente” gli urlò di rimando
“Quindi ho ragione io” le disse sorridendo
“Cosa?!” Chiese lei interdetta
“Sono sicuro che anche Saotome non prova niente quando lo bacia quella cinese”
“Perché?” Chiese infine Akane che si era calmata un po’
“Perché cosa?”
“Perché fai tutto questo?”
“Perché mi piaci”
“Ma prima avevi detto che non ti piacevo”
“Ti sbagli, io ho solo detto che ero incuriosito dal perché piacevi a tanti, ma ho capito che si sbagliano tutti”
La ragazza lo guardò con aria sempre più confusa “I ragazzi ti dipingono come una fanciulla dolce e disponibile, vai bene a scuola e sembri perfetta, immolata alla causa di sopportare Saotome e le sue stramberie sembri la principessa da salvare. In realtà sei manesca, imbranata e un sacco preda delle tue emozioni”
“Ah si? E tu sei un arrogante, convinto che chiunque non veda l’ora di uscire con te, sei un farfallone che bacia tutte e parli a sproposito”
I due si guardarono in cagnesco per un attimo e poi scoppiarono entrambi a ridere. Akane gli tese la mano per aiutarlo a rialzarsi avvertendolo di non osare baciarla un’altra volta.
“Volevo solo farti capire che un bacio è un solo una bacio “disse lui, una volta in piedi, con le mani in segno di resa “E avere ragione, adoro avere ragione su tutto” aggiunse mettendosi in posa per darsi delle arie
“Hai davvero un pessimo carattere” gli disse lei “Anche tu” e si sorrisero di nuovo.
“Allora? Qual è il piano adesso?”
“Ma quale piano?”
“Del bacio ti sei vendicata, come ci si libera della cinese adesso?” Akane emise un sospiro “Non ci si libera, la situazione è davvero complicata" “Capisco” rispose Asuka, grattandosi la nuca con la mano destra.
Il gesto fece nuovamente pensare ad Akane al proprio fidanzato *Voglio vedere Ranma*.
Nonostante tutte le loro disavventure e la compagnia di Asuka, che si era rivelata insolitamente piacevole, la piccola Tendo voleva tornare a casa, picchiare un po’ il fidanzato, fare la sostenuta mentre lui tentava di giustificarsi e fare pace durante la notte, in cucina, davanti ad un bicchiere di latte bruciacchiato.
“Torniamo a casa” disse al suo accompagnatore e si avviarono verso la stazione discutendo sui temi degli esami di fine anno scolastico e di alcuni libri che Akane non riusciva a trovare per prepararsi al meglio.

Un agitatissimo Ranma saltava di tetto in tetto per tutta Nerima, chiamando a gran voce la fidanzata. Era sparita nel nulla, qualcuno gli aveva detto di averla vista con un compagno di scuola, un certo Asuka, camminare verso la stazione. Il codinato si era diretto immediatamente li, ma non li aveva trovati ed era impossibile capire quale treno avessero preso. L’ansia di non sapere come stava e dov’era lo rendeva isterico.
*Maledetta Shampoo, cosa diavolo ha per la testa?* ma sotto sotto ce l’aveva anche con se stesso *Perché non riesco ad evitare certe situazioni?* Fu in quel momento che la vide, seduta su un’altalena del parco, che si dondolava pigramente. Le piombò davanti, lei fece appena in tempo ad alzarsi e a chiamarlo per nome che lui la stava già abbracciando
“Dove diavolo ti eri cacciata, stupida!?”
Un pugno ben assestato sulla testa mise fine al romantico siparietto
“A chi stai dando della stupida, brutto farfallone invertebrato?”
“Io mi stavo preoccupando a morte per te e tu mi picchi?”
“Perché, non te lo meriti dopo aver baciato Shampoo?” chiese lei guardandolo dall’alto in basso con un sopracciglio alzato.
“Per quel che me ne importa!” disse lui sbuffando
“Davvero?” lui si volse a guardarla con aria interrogativa “Davvero non ti importa niente se Shampoo ti bacia?”
“Sono più terrorizzato da quello che mi farai tu dopo, rozza e violenta che non sei altro!” le rispose tirandosi in piedi e facendole la linguaccia
“Bbrutto idiota!” iniziò a rincorrerlo lei, brandendo la cartella e cercando di colpirlo, lo sfiorò un paio di volte e Ranma se ne stupì, Akane stava migliorando. All’ultimo tentativo di colpirlo, il codinato fece un carpiato all’indietro, atterrando alle spalle di lei, la sollevò come suo solito prendendola in braccio e iniziò ad avviarsi verso casa. Lei si acquietò immediatamente nelle braccia di lui, il quale, rosso in volto e guardando avanti a se, disse serio
“Non me ne frega un fico secco di Shampoo, ma non sparire più così, non sapevo più cosa fare”.
Lei fece solo un cenno di assenso e si accomodò ancora meglio nel suo abbraccio.
   
 
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