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Autore: Evola Who    26/09/2019    1 recensioni
“E in che anno siamo?”
“Vediamo…” Iniziò ad annusare l’aria: “Siamo negli anni ’30. Più di preciso il 22 ottobre 1938.”
“1938?”
“Già! In pieno autunno. Te lo immagini, Denny? Oramai siamo alla fine di un grande decennio: nuove emozioni, la nascita e il successo del jazz e del blues, i primi film con audio, le grande invenzioni...”
“La segregazione razziale, il protezionismo, il voto alle donne concesso solo
dieci anni fa, la violenza, i poliziotti corrotti e l’inizio di un confitto mondiale”
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“Dottore…” iniziò a dire lei, intimorita e preoccupata: “Dove è andato a finire?”
“Rapito!” rispose lui con tono fermo. “Il TARDIS è stato rubato!”
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
The Big Blue Box

 

Quando arrivarono allo studio del professor Jones, sia Denny sia il Dottore si guardarono intorno con curiosità.

Era uno ufficio molto elegante, arredato con scaffali pieni di libri e di oggetti antichi, una bellissima scrivania di legno lucido ed una finestra molto larga che offriva una bella vista su tutto il campus.

“Allora, che genere di spedizione si tratta, dottor Smith?” chiese il docente, sedendosi sulla sua elegante sedia dietro alla scrivana e invitando i suoi ospiti ad accomodarsi di fronte a lui.

“Oh, suvvia, bando alle formalità! Chiamami semplicemente Dottore” rispose lui, prendendo posto insieme a Denny.

“Dottore?” chiese Jones, confuso.

“Esatto. O Il Dottore” e rise divertito.

“A lui piace essere chiamato così” spiegò Denny, con un mezzo sorriso.

Jones li guardò stranito, prima di abbandonarsi ad una risata divertita a bocca chiusa.

E, questa volta, fu il turno dei due viaggiatori di rimanere confusi.

“C’è qualche problema?” chiese il Signore del Tempo.

“No, no. È solo che, una volta, mio padre mi raccontò un'assurda storia…” rispose l'archeologo con un ghigno divertito e continuò a spiegare.

Quando era giovane, a suo padre accadde un fatto singolare. Era appena uscito dalla biblioteca, a tarda sera, quando vide tre uomini dall'aria losca in un vicolo, con in mano una grande oggetto antico e luminoso; nel vederli, aveva pensato che fosse stato rubato.

Allora, volendo scoprire le loro intenzioni, si nascose in un cespuglio per origliare i loro discorsi. Purtroppo per lui, però, uno di quei tre gangster lo scoprì e lo portò dai suoi complici, che presero la decisione di ucciderlo. A quel punto, però, arrivò un tizio strano.

Era alto, con il cappotto, una lunga sciarpa colorata, grandi occhi, capelli scuri e un capello con la fodera. Senza scomporsi, il tizio trasformò i gangster in “esseri non identificati”, dicendo che quella era la loro forma; lo fece in apparenza senza utilizzare nessun tipo di arma e, dopo, gli offrì un pacchetto di caramelle per fargli passare la paura.

Esseri non bene identificati?” ripeté Denny perplessa, pur avendo già capito di che storia si trattasse.

“Ovvero extraterrestri. Alieni di un altro mondo. Diceva che erano grandi, simili a grosse vesciche nude, con le ventose sul corpo” rispose Jones con un sorriso malinconico, mentre fissava il ripiano della scrivania.

Ma sia Denny sia il Dottore conoscevano molto bene quella descrizione, perché avevano dovuto affrontare esseri simili ben più di una volta. Denny comprese al volo che, quel tizio strano, era proprio il Dottore.

“Dopodiché, quell'uomo riportò a casa mio padre facendolo viaggiare dentro ad una scatola blu che, al suo interno, sembrava molto più grande che da fuori.”

A quel punto, i due amici si scambiarono un'occhiata piena di preoccupazione, dato che erano venuti da lui proprio per chiedergli di aiutarli a cercare quella “grande scatola blu”.

“Da bambino adoravo quella storia. Ma il problema è che me la ripeteva ancora convinto anche dopo l’infanzia” finì Jones, con gli occhi bassi e l'aria inespressiva.

Denny comprese che parlare di suo padre era un enorme sforzo per lui. E lo capiva.

“Beh, può essere anche una storia reale” concluse il Dottore, cercando di allievare la tensione.

Jones alzò lo sguardo per guardarlo con aria inespressiva, ma con gli occhi parve fulminarlo dalla rabbia.

“Perché, lo si sa, ogni leggenda contiene un fondo di verità. Magari, il racconto di suo padre potrebbe essere vero, in parte.” E fece un sorriso a labbra chiuse.

Ma Jones non ricambiò il suo sorriso, anzi, questa volta gli lanciò un'occhiata visibilmente irritata.

Denny alzò gli occhi al cielo, lasciandosi andare ad un lungo sospiro. Si sentiva in imbarazzo per il suo amico e per il suo maldestro tentativo di far ridere l'archeologo – e, questo era quello che aveva capito lei - per averlo messo a disagio.

Il Dottore, notando la tensione ancora palpabile nell'aria, mantenne il suo sorriso, dicendo: “E, poi, suo padre è un grande ricercatore, noto e rispettato da tutta la comunità scientifica. A proposito, come sta?”

“Bene, credo. Sa una cosa? È sempre così occupato con le sue ricerche da non pensare che a quello, finendo per dimenticarsi di tutto il testo” rispose l’archeologo, con occhi bassi e con tono freddo.

A quel punto, Denny e l’alieno si scambiarono occhiate tese, capendo da quelle frasi distaccate e gelidi che non solo il professore non parlava più con suo padre da tanto tempo, ma non aveva nemmeno più con lui buon rapporto.

“Comunque” disse Jones, alzando lo sguardo verso di loro e cambiando rapidamente argomento, “avete detto che volete parlami di una ricerca?” e lì guardò incuriosito.

“Beh, è un argomento un po’ complicato da spiegare…” rispose il Dottore

   
 
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