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Autore: Loop    29/07/2009    2 recensioni
“New Orleans è una sirena tentatrice, un posto da favola, un'illusione”. Una raccolta di storie a più capitoli, tutte ambientate nella città degli incubi sensuali, della musica e della notte.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP2
Chapter 2


Gabriel ha paura del buio.
Anche Isabèl ha paura del buio, e ha passato gli ultimi quindici anni della sua vita a litigare per avere una lucina accesa tutta la notte.
E Carlos se n'è sempre sentito offeso. Perchè non riesce a non chiedersi perchè lei - dormendo al suo fianco - abbia ancora paura.
Neanche Jaime e Federico sopportano luci di notte: Gabriel dorme con Remedios.
Lui nel suo lettino e lei accanto a lui, in un letto più grande.
Remedios ha quasi dieci anni, eppure a volte sembra ne abbia molti di più; per quel modo che ha di parlare, di guardare il mondo, e per l'infinita dolcezza che c'è nei suoi occhi gialli.
A volte Isabèl si chiede cosa accadrà durante l'adolescenza, e se resterà cosi; a volte capita che dica le stesse frasi che diceva sua madre; altre che la guardi, che la tocchi in un modo che le riporta alla mente la luce della sua camera in un paese lontano.
"La luna es un pozo chico. Las flores no valen nada."
"Cosa?"
Santiago guarda Gabriel; sono seduti sulla sabbia, e il bambino guarda l'orizzonte.
"E' una poesia. Me l'ha insegnata Meme."
"Ah si? Mi sembra d'averla già sentita. Come continua?"
"E' sdolcinata. A me piace solo questo pezzo."
Santiago sorride, e accarezza la testa del bambino; le dita s'impigliano nei suoi ricci scuri, folti ed elastici come quelli di Carlos.
"Ti piaccono le poesie?"
"Alcune."
"Isabèl mi ha detto che ti piace la musica."
Non riesce a chiamarla la mamma. Sa che sarebbe più facile per Gabriel: indubbiamente, riferirsi a lei come Isabè deve suonargli strano. Però Santiago non riesce ancora a focalizzare l'idea della sua Isabèl come mamma.
Abitudine, probabilmente.
"Si. Suono la chitarra sai?"
"Si, me lo ha detto. E mi ha detto che ti piacerebbe imparare a suonare il violoncello."
"Se hai tempo, si."
Gabriel si alza e corre verso l'acqua, a raggiungere i suoi fratelli. E vederli così, insieme, è strano: Carlos sembra soltanto il fratello maggiore.
Da lontano sembra ancora così incredibilmente giovane che non riusciresti ad immaginare che quelli sono davvero suoi figli. Gabriel magari, ma non Jaime. O Federico.
Ed è in quel momento, mentre guarda Carlos e i ragazzi e pensa che sta invecchiando, che arriva.
Arriva col vento, o questa è l'impressione che ricorderà Santiago.
Arriva col vento correndo, come una macchia indistinta sullo sfondo.
Ha le gambe lunghe, pallide. Corre con metodo, senza eccedere. Un po' come una donna, a dirla tutta.
Non ha i capelli lunghi e contemporaneamente non li ha corti, e sono ordinati in un taglio antiquato, ma particolarmente equilibrato.
Ha il viso teso per lo sforzo senza avere un'aria buffa. Forse avrà trent'anni. Ed è davvero troppo bianco per essere di New Orleans.
"Aspetta. Tu sei riuscito a notare tutto questo mentre lui correva?"
"Si, e non guardarmi  con quella faccia. E' stato strano. Ti ricorda nessuno che conosci?"
"No, ma se ho capito di chi parli, passa quasi tutti i giorni alla stessa ora."
"Oh. Bene. Però, Isabèl, potresti smetterla di guardarmi come se avessi preso una botta in testa?"
"Santi. Hai passato l'ultima mezz'ora a descrivermi un tipo che hai visto in spiaggia. Per qualche secondo. Un tipo."
"E' così strano?"
"Beh no. Da ragazzino facevi di peggio."
"E' un modo velato per dire che non ci sto con la testa?"
"No tesoro."
"Grazie."
"Io non uso modi velati per dire le cose."
"Ecco."
"..."
"Questa sera c'è un concerto. Vieni con me?"
"E i ragazzi li lascio allo spirito santo?"
"Sono grandicelli."
"Si, i loro dati anagrafici sembrano dire così."
"Dai, Jaime mi sembra che abbia la testa sulle spalle."
"Oh, la testa comincia a scivolargli in zone più periferiche.. Comunque abbi pazienza, Carlos tornerà tardi stasera."
"Che brava donnina di casa."
"Vai comunque?"
"Certo. Mi manca questa città."
"Stai attento. Perchè tu sicuramente sei mancato ai borseggiatori."

E' bella la notte a New Orleans.
Bella come può esserlo una fotografia buia in bianco e nero.
Puoi quasi sentirne il respiro, di notte.
E ricordarsi del perché continuerà ad amarla per sempre, quella città, è fin troppo facile quando il sottofondo è quello del suo canto di sirena.
Una voce blues, una vecchia canzone riveduta da Janis Joplin, una chitarra acustica.
Un'incantesimo eterno, una malia che filtra nelle ossa.
Ci sono due donne vestite di rosso che camminano sulla strada. Parlano ad alta voce, ridono, cantano canzoni in francese. Hanno entrambe l'aspetto delle mulatte, scure di pelle e di occhi, e i capelli stretti in piccolissimi ricci.
Santiago le guarda per un momento. Loro si voltano e lo salutano con naturalezza.
Lui ricambia i sorrisi dolci che le due donne gli regalano. Chiede se vogliono posare. Una butta la testa all'indietro e ride, mostrando i denti bianchissimi.
Non odorano d'alcol, non odorano nemmeno di tabacco. E ogni volta che scuotono i capelli si alza un profumo dolce e fresco di gelsomini e ambra grigia.
Sono belle le due donne, bellissime. Belle come fuoco, come musica, come due corde di una chitarra. Sorridono, posano, scherzano con dolcezza. Parlano della musica, dei locali, delle feste. C'è solo la notte intorno a loro, perchè preoccuparsi del resto?
Una ha una bella voce, roca e profonda, e mentre posano canta vecchie canzoni tristi.
L'altra ha la pelle che sembra oro fuso, che si scioglie amorevolmente sotto le luci dei lampioni, mentre guarda l'obbiettivo della macchina fotografica.
"Passa la notte da solo?"
"Credo proprio di si."
"Non sta bene."
"Ah, no?"
"No. Venga con noi."
Le mulatte lo prendono per mano, e lo conducono nel ventre della città.
Quella con la voce dolce si chiama Hortensia.
Quella con la pelle d'oro è Justine.
Ed il bar dove lo portano è buio, fumoso, asfissiante.
Ha l'odore dei locali bui in asia dove si fumava oppio e non c'erano donne.
Si bevono alcolici pesanti di colore scuro, tutti ispanici e francesi.
E la stanza dove lo portano dopo è umida, silenziosa, accogliente. Temperata solo da un ventilatore di legno.
E le labbra di Justine sono dolci e calde, e si sciolgono come la sua pelle d'oro.
E quando Hortensia geme, la sua voce è la stessa di quando canta, onesta, pura.
E più spinge verso i loro corpi più il letto affonda, più il viluppo di lenzuola consumate dai lavaggi si fa denso, liquido, fino a diventare colloso.
Ridono ancora, Justine e Hortensia, ridono con dolcezza quando lui passa le dita sulla pelle, e respira affannato sui fianchi dell'una per spegnere la testa fra le cosce dell'altra, in un tumulto che porta solo all'oblio e alla catarsi.
Una donna può penetrari con la stessa forza e la stessa fisicità con cui puoi farlo tu.
Solo che lei affonderà le dita nei tuoi nervi e ci conficcherà le unghie fino a quando non ti sentirà urlare.
E mentre stringe i denti, è contento di aver lasciato la finestra aperta: le luci delle insegne non lasciano la stanza nel buio.
Anche Santiago ha paura del buio. E sa che non riuscirà ad addormentarsi prima di Hortensia e Justine.
E per questo guarda fuori dalla finestra.
E l'ultima cosa che vede prima di addormentarsi sono lunghe gambe pallide e degli occhi chiari.









Note dell'autrice
Bene bene bene.
Miei cari diciannove lettori.
Che ne pensate, dunque, di questa storia? Mi farebbe *tanto* piacere sapere la vostra opinione, sapete ? *_*
Ad ogni modo, care amiche e compagne peroratrici della causa pro gay, che avete aperto questa pagina solo perchè avete trovato la piccola clausola sotto che diceva "slash", non spaventatevi: una storia a tema omosessuale *c'è*.
Solo che mi dovete dare tempo.
Ed ecco, Santiago, per dirla in parole povere, un corpo caldo per la notte non lo rifiuta mai. Non si fa particolari problemi sul sesso del corpo in questione. E, per dirla tutta, non è che sia gay. Ma neanche etero, eh ò_ò. Non ha ancora deciso, e non deciderà semplicemente mai. Le persone sono persone, e bisogna innamorarsi di loro a prescindere da quello che hanno fra le gambe.
Questa, ovviamente, è la mia visione molto hippie e liberale, quindi vi prego di pensarla come meglio credete.
A questo punto, un ringraziamento caloroso alla mia cara Mitsu che non mi tradisce mai ed è stata la prima (e l'unica ç_ç) a mettere questa storia tra i preferiti.
Ti ringrazio di cuore, mia cara T_T
Hasta luego chicos, alla prossima!







  
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