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Autore: Athelye    27/09/2019    0 recensioni
Capelli decolorati, occhi di ghiaccio, aria misteriosa e da delinquente.
Sorriso da mille watt, occhi vispi e allegri, un'ingenuità senza pari.
Un gruppo di amici, una scommessa, e un mese e mezzo per vincerla.
Basta dimostrare che l'apparenza inganna, sarà davvero così?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Leorio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Exactly Another Teen Story

Capitolo XX – Love Me Again


Gon aprì gli occhi a causa della luce, intensa e fastidiosa, della mattina. Accanto a sé, mise a fuoco la figura argentea del suo migliore amico. I suoi occhi erano ridotti a due fessure blu, infastidite dalla luce almeno quanto lui.
Nonostante quello, le sue guance avevano già iniziato a fargli male per il sorriso enorme che aveva dipinto in viso.
Killua non si era mosso di un millimetro da come l’aveva lasciato quando aveva chiuso gli occhi. Aveva mantenuto la sua promessa. Era ancora lì.
Sei qui..” Fu la prima cosa che disse.
Certo che sono qui, sei nel mio letto, sai?
Gon ridacchiò. Era una stupida verità, ma era certo che Killua sarebbe stato capace di lasciarlo a svegliarsi da solo nel suo letto. Si sporse per dargli un bacino sulle labbra. Il ragazzo non si spostò, limitandosi a sorridere chiudendo gli occhi.
Dormito bene?” Chiese, continuando a sorridergli.
Il moro annuì, nascondendosi nell’abbraccio. “Mnh.. Non ho voglia di alzarmi..” Sbuffò, facendo ridere l’altro.
Non alziamoci, allora.
Gon aggrottò un poco le sopracciglia. “E la scuola?
Non sentirà la nostra mancanza per un giorno..” Rispose quello, affondando il viso nel suo collo, schioccandogli tanti piccoli baci che lo fecero ridere piano per la piacevole sensazione di solletico.
Killua..!” Lo chiamò, fra le risate che suonavano così cristalline nelle orecchie dell’altro. “Ho una domanda..
Quello schioccò qualche altro bacio, poi si fermò per guardarlo sorridente. “Mh-mh?
Ma.. Quindi ora..” Iniziò Gon, guardandolo negli occhi. “Se io ti piaccio, e tu mi piaci.. Ora stiamo insieme?
Il cuore di Killua perse un battito. Non di felicità, se è quello a cui stavate pensando.
Perché a me piacerebbe arrivare a scuola e poterti baciare davanti a tutti, o tenerti per mano e..
Gon.” Si sentì improvvisamente molto insicuro di ciò che stava per fare, ma era certo che il peso sul suo cuore non gli avrebbe dato pace e non sarebbe svanito magicamente col tempo. “Devo dirti una cosa..
Il moro, interrotto nella sua lista di cose che voleva fare con lui, lo osservò perplesso. La sua espressione non era rassicurante. “Dimmi?
Killua schiuse la bocca per parlare, sentendo bruciare la gola in anticipo. “Sono andato a letto con Palm.
Gon aprì di più gli occhi, elaborando quello che Killua aveva appena detto, assumendo un’espressione indecifrabile.
L’altro ragazzo distolse lo sguardo dalle due fiamme ambrate che aveva a un soffio di distanza, non riuscendo a sostenerlo, poi si sdraiò sulla schiena e si passò una mano fra i capelli argentati, guardando il soffitto.
Non poteva credere di aver aspettato quella domanda per almeno un mese, desiderando con tutto se stesso di sentirla uscire dalla bocca di Gon, e che, ora che il moro gliel’aveva fatta, lui avrebbe risposto negativamente. Dire che si era pentito di quel pomeriggio era un eufemismo.
Seguì qualche secondo di silenzio prima che la voce del moro lo spezzasse. “Ok.”
Killua girò la testa verso di lui, spalancando gli occhi. “Eh?”
“Ho detto ok. Va bene.” Ripeté quello, seriamente. “Cioè, no, non va bene, però in questo caso va bene.”
Killua sbatté le palpebre qualche volta. Non poteva aver capito bene, anche se l’altro aveva smesso di sussurrare, non poteva aver sentito bene. “Come?”
Gon rispose con una leggera scrollata di spalle. “Non mi interessa.”
L’altro era confuso. Aggrottò le sopracciglia. “Non ti interessa?”
“No. È successo prima di stanotte, no? Quindi non mi interessa.”
“Ti ho appena detto che sono andato a letto con qualcun altro dopo che abbiamo litigato, e a te non interessa?”
Quello scosse la testa. “Non mi fa certo piacere saperlo, se è quello che ti stavi chiedendo. Ma non stavamo insieme, no? Quindi non avrei comunque voce in capitolo.”
Killua lo osservò in silenzio. Per lui Gon era un enigma. Un difficilissimo e incomprensibile enigma. Era più facile giocare alla roulette russa che cercare di prevedere i suoi ragionamenti. E Killua ci aveva giocato.
“Però.. Posso chiederti perché l’hai fatto?” Chiese il moro.
Si morse il labbro prima di rispondere. “Ero incazzato, e mi sentivo ferito per quello che mi hai detto.. Quindi ho cercato l’unica persona che credevo potesse non farmi pensare a te almeno per un po’.”
Gon annuì, come se capisse. “E perché hai deciso di dirmelo? Palm non mi aveva detto niente.”
“Perché tu vuoi iniziare qualcosa con me, e non sarebbe giusto farlo senza sapere quello che ho fatto ieri. Non dopo quello che hai detto stanotte..” Killua fece una piccola pausa, scuotendo la testa con un sorriso amaro. “Non sono questa gran persona che credi di aver trovato, Gon..”
“Questo lascialo decidere a me.” Rispose secco. “Anche perché, come ho detto, non ho alcun diritto su di te, come tu non ce l’hai su di me. Non se non siamo entrambi d’accordo.”
“Quindi vuoi ancora stare con me? Anche dopo quello che ho detto?” La sua espressione era sempre più incredula.
“Sì, basta che tu non vada a letto con lei ogni volta che litighiamo, o con chiunque in generale. Quello potrebbe essere un problema.”
Killua rise piano con lui. I ragionamenti di Gon non avevano una logica, o meglio, non una a lui comprensibile. Scosse la testa. “Non accadrà.”
“Allora è deciso, stiamo insieme.” Decretò Gon, tirandosi un po’ su, tutto sorridente.
“Grazie di avermi reso partecipe della decisione.” Ridacchiò ancora. “Allora, quale sarà la tua prima azione da mio ragazzo?”
Il moro si abbassò a dargli un bacio a fior di labbra, poi sull’angolo della bocca, sulla guancia, e così via disegnando una scia di baci verso il suo collo. Lì, succhiò la sua pelle, sentendo sussultare l’altro per la sorpresa. Quando si tirò su, osservò il segno violaceo con soddisfazione. Voleva farlo da giorni. “Chiarire che non sei più sulla piazza.”
Killua inarcò il sopracciglio con un sorrisetto, poi si tese verso di lui per un altro bacio. Anche se non era nelle intenzioni di Gon salare, Killua non poteva certo sprecare così la loro prima mattina insieme.
Alluka stava trotterellando per il corridoio, svolazzando fra i quadri e il ricco arredo che decorava casa con il suo vestito dalla sfumatura color pesca. Vedendo la porta di Killua stranamente ancora chiusa, pensò che stesse ancora dormendo, così si avvicinò per bussare e svegliarlo. Un secondo prima che il suo pugno chiuso partisse, sentì la voce del fratello, spezzata dagli ansiti, che chiamava un nome che conosceva bene.
Aprì di più gli occhi e sbatté le palpebre qualche volta, osservando la porta con un mezzo sorriso sulle labbra. Abbassò la mano e si allontanò ridacchiando fra sé e sé.
 
Più tardi i due scesero per fare colazione. Killua entrò in sala, passandosi una mano fra i capelli arruffati e andando a passo sicuro verso il suo solito posto a tavola. Gon, al contrario, lo seguì imbarazzato, non sapendo bene dove avrebbe dovuto sedersi.
Si guardò un secondo intorno. La sala era molto grande ed elegante, con un tavolo di vetro al centro che contava almeno sedici posti. Ai lati della porta c’erano due figure in completo, specularmente ce n’erano altre due sull’altro lato della sala. Erano tre uomini e una donna piuttosto anziana dall’aspetto molto severo.
“Vieni, puoi sederti accanto a me.” Lo invitò Killua, vedendolo in difficoltà.
Il moro fece come aveva detto l’altro e appena si mise a sedere uno degli uomini si avvicinò a loro, facendolo sobbalzare.
“Gradite qualcosa?” Chiese quello con tono estremamente cordiale.
“Per me solo un po’ di caffè, Gotoh.” Rispose, continuando a giocare con i riccioli argentati.
L’uomo annuì, poi si rivolse a Gon. “E per lei, signore?”
“U-Uhm.. Anche per me per favore.. E grazie mille.” Mormorò timidamente.
“Porta anche dei biscotti.” Aggiunse l’altro. Gon la mattina aveva fame, quindi era certo non avesse chiesto altro solo per imbarazzo.
Killua sorrise, osservandolo. Era così teneramente impacciato: teneva le mani sulle gambe, cercando di tenere la schiena il più dritta possibile, cosa che lo faceva sembrare più una rigida statuetta colorata che una persona vera. Allungò una mano, posandola piano su quella chiusa a pugno dell’altro e accarezzandola dolcemente con il pollice.
“Rilassati, non sei mica sotto esame.”
“Sì, uhm, lo so. È solo.. Strano. In genere prendo da solo il caffè e i biscotti, o comunque quello con cui faccio colazione.”
Killua ridacchiò alla sua espressione imbarazzata. Sentirono dei passi alle loro spalle e Gon, se possibile, si irrigidì ancora di più.
Una figura esile attraversò la sala, silenziosa come un’ombra, andando a sedersi davanti ai due ragazzi. Inarcò le sopracciglia in sorpresa quando il suo sguardo scuro si agganciò a quello blu del fratello minore, come se entrando non l’avesse notato. “Non sei a scuola stamani?”
“Oh sì, in realtà sono in classe. Questo è solo un ologramma.” Rispose quello, con un sorriso sarcastico.
Dopo aver notato il livido sul collo del fratello, Illumi spostò la sua attenzione sul ragazzo dalla carnagione olivastra accanto a lui, come se avesse notato anche lui solo in quell’istante. Lo studiò qualche secondo con un’espressione indecifrabile.
Gon pensò che dovesse essere una cosa di famiglia, quella di analizzare gli estranei come degli scanner. Si sentì attraversare quasi fisicamente dagli occhi di quello che doveva essere il fratello maggiore di Killua. Non l’aveva mai visto, solo immaginato dalle descrizioni del ragazzo, ma nella realtà era ancora più inquietante. Sembrava quasi scolpito nel legno.
La carnagione era ancora più chiara di quella di Killua, aveva quasi una sfumatura cenere, e anche la sua figura era molto più sottile rispetto all’altro. Gli occhi avevano lo stesso taglio di quelli di Killua e Alluka ma non il colore, incredibilmente scuro. I capelli erano lunghi e lisci, di un nero intenso. Gon si ricordò che una volta Killua gli aveva detto di essere l’unico dei suoi fratelli a non aver preso i capelli neri dalla madre, cosa che avrebbe potuto capire comunque dalle sue sopracciglia in effetti, scure ma non nere.
Gon si sentiva decisamente molto in soggezione adesso.
Una scintilla brillò negli occhi di Killua, mentre sulle sue labbra compariva un sorriso di sfida. “Di più.”
“Mh?” Gon si voltò verso il ragazzo. Non gli era sembrato che l’altro avesse detto qualcosa.
“Cosa te lo fa pensare, Killu?” Chiese quello, con un tono inquietantemente piatto.
“Perché non hai calcolato me.”
Un sorriso a malapena accennato aleggiò sulle labbra sottili del giovane. “Allora suppongo tu abbia ragione.”
Un altro domestico in completo si avvicinò, per porre la stessa domanda al nuovo arrivato, che lo congedò con un elegante gesto della mano. Gotoh intanto era tornato con i caffè, un bricchetto di latte e un vassoio di biscotti. Gon ringraziò ancora l’uomo, sorridendogli contento.
“Comunque, Gon, questo è mio fratello Illumi. Fratello, questo è Gon, il mio ragazzo.” Killua li presentò, indicandoli a turno con un biscotto che aveva preso più per gola che per fame.
Gon sentì un tuffo al cuore a quelle parole. Era molto strano in modo molto bello sentirsi chiamare così dall’altro. Allungò una mano con un sorriso. “Piacere!”
Illumi si limitò a fare un cenno con la testa per dire che aveva capito, poi si girò di nuovo verso Killua, ignorando l’espressione dispiaciuta del moro mentre ritraeva la mano. “Killu, questo fine settimana tieniti libero.” Disse con il solito tono piatto, mentre il domestico di poco prima posava una tazzina fumante davanti a lui. “Dobbiamo accompagnare nostro padre a una cena per lavoro. L’ho già detto ad Alluka e Kalluto.”
Il ragazzo sbuffò, ma annuì prima di bere un sorso di caffè. Il giovane si alzò dopo aver bevuto d’un fiato la propria bevanda e uscì in silenzio, esattamente come era entrato.
Gon si voltò verso Killua, prendendo a sua volta un biscotto. “A cosa ti riferivi prima?”
“Mh?”
“Quando hai detto ‘di più’ a tuo fratello.”
“Oh, niente di che, è un.. gioco stupido, che facciamo in famiglia da quando siamo piccoli.” Rispose con nonchalance, prendendo un altro sorso di caffè. “Abbiamo strane abitudini, non farci caso.”
“Uh, ok.”
In quel momento arrivò Mike, trotterellando, che appoggiò immediatamente il muso sulle cosce di Gon, iniziando a sbavare per il biscotto che il ragazzo aveva in mano.
Killua ridacchiò, accarezzando il pelo folto dell’animale, seduto fra loro. “Cosa vuoi fare dopo?”
Gon diede un pezzettino di biscotto a Mike, che lo trangugiò avidamente, chiedendone ancora mugolando. “Uhm.. Io in realtà domani avrei una verifica di recupero. Matematica.” Sbuffò, spezzando un altro pezzo di biscotto.
“Mh.. Vuoi una mano?”
Il moro lo guardò con un sorriso scettico. “Mi lasceresti studiare?”
“Posso impegnarmi.” Gli fece l’occhiolino. “Poi, posso sempre concederti una ricompensa.”












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Note dell'Autrice
Buondì, buona sera o buona notte! Non so a che ora leggerete questo capitolo ahahah
Dunque, siamo arrivati al penultimo capitolo e, dio, ho i brividi. AHAHAH
Comunque, a questo giro cercherò di essere brevissima.
 
Questo è palesemente un capitolo corridoio, scritto solo per farvi vedere che Illumi, nonostante il suo disprezzo per Gon in quanto plebeo e servo della gleba, non disapprova troppissimo.
Avrei potuto incorporarlo all’ultimo capitolo? Ovvio, ma forse volevo allontanare ancora un po’ la fine, alleggerendo la tensione del capitolo precedente.
Ah, nello scorso mi sono dimenticata che potevate insultare liberamente Killua per essere stato un infame bastardo perché è andato a letto con Palm e poi ha fatto tutto il carino con Gon. Siete autorizzatissimi a dirgliene di tutti i colori.
                                  
Inizialmente per questo capitolo avevo pensato a “29 Settembre” di Lucio Battisti, ma l’ultima strofa avrebbe cozzato con il capitolo, dato che Killua ammette le sue azioni mentre Battisti no, lol. Alla fine ho optato per “Love me again” di John Newman (di cui adoro follemente la voce, cioè raga è stupenda).
 
Passiamo immediatamente ai saluti, così vi lascio in pace.
Grazie alla mia beta, che legge e corregge, e soprattutto sopporta. E grazie a chi legge, chi in silenzio e chi ne parla con i propri amici; e grazie anche alla pazienza degli amici, direi che si meritano un ringraziamento!
 
Stavolta l’appuntamento, dato che il prossimo capitolo è l’ultimo, sarà fra due venerdì (ergo, il *data*), con “Take it off”. Ci si legge, un mega abbraccio esagitato, perché sono tanto emozionata!

Athelyè ~
   
 
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