Capitolo trentotto
• Strane scoperte e terribili litigi •
Lisa's POV
Che
imbarazzo! Certo che i ragazzi sono davvero cocciuti. Usagi la pensa
allo stesso modo; dopo quell'uscita in quattro è rimasta
sconvolta dalle tante stupidate che Sora e Mamoru hanno tirato fuori
dalle loro bocche. Volgari e sporcaccioni!
Mi trovo a
casa sua stesa sul tappeto, la gatta Luna che ci osserva con un piccolo
sorriso, i peluche che mi cadono addosso ed io, stupida, che li
abbraccio e li stringo forte.
«Ricordami
di non uscire più in quattro, semmai ne organizziamo una di sole
donne» attacca briga Usagi lanciando un cuscino verso l'armadio.
«È
un miracolo che siamo qui tutte intere e non con le lacrime agli occhi
dopo le loro battute squallide sui mammut.»
«Hanno bevuto, tra l'altro» rispondo «e poi il tuo ragazzo è astemio, o sbaglio?»
«Suppongo di sì» dice «in verità, non gliel'ho mai chiesto.»
«Mi sembrava un ragazzo troppo maturo per comportarsi in quella maniera, per questo ti ho fatto questa domanda.»
«Non
ci contare; sa essere dolce e premuroso (anzi, fin troppo), ma alle
feste scatenate diventa una specie di Disco Stu!»
Mi lascio sfuggire una risatina.
«Non oso immaginarlo.»
Mentre
lancio in aria un coniglietto di peluche rosa, il cielo si oscura
improvvisamente; l'intera casa viene avvolta dal buio. Io e Usagi ci
avviciniamo alla finestra osservando le altre luci scomparire; case,
locali notturni, lampioni, la luce del Sole, perfino la Tokyo Tower.
Ora l'intera città è circondata da buio e tenebre.
«Che sta succedendo?» domanda Usagi.
«Non lo so, ma è il caso di avvertire tutti.»
Mentre
scendo le scale, osservo il termometro appeso alla parete: segna meno
cinque gradi, tutta la città è coperta di ghiaccio
fragile, sicuramente tra meno di ventiquattro ore il buio e il vento
gelido che ci avvolge darà inizio ad una nuova era glaciale -
fortunatamente siamo ancora in inverno!
Uso
l'orologio ad ologramma per inviare un messaggio alle mie compagne
sperando che il segnale sia ottimo, visto il buio pesto ora calato su
tutto il Giappone.
«Riuscite a sentirmi? Se si, raggiungete me ed Usagi a casa sua, temo che questo fenomeno sia opera del nemico!»
Intanto, nella piazza principale...
Fulmini e tuoni assordanti, ecco come Death Eye apparì nella piazza centrale della città. La sua tuta rosa e nera aderente al corpo non passava inosservata, così come i suoi occhi: un occhio biologico e uno ipnotico, uno degli occhi artificiali più pericolosi di sempre. Nata da un computer infetto di virus letali, Death Eye era uno dei demoni più temuti dell'universo. Aveva sempre visto qualcosa di incredibile negli esseri umani, ma si considerava superiore a loro.
"Ah, terrestri, creature prive di significato e dignità, siete così ingenui."
Nessuno
conosceva l'esistenza dei cyborg e degli androidi, finché
qualcuno non ne aveva creati due. Due liceali, per l'esattezza. La
strega fece apparire una sfera rosa neon insieme al volto scuro di
Princess Madness, la sua padrona.
«Sei già atterrata sulla Terra?» chiese.
«Sì,
mia signora, ho già oscurato l'intera città e tra meno di
ventiquattro ore tutto il pianeta sarà avvolto dal gelo e dalle
tenebre.»
«Eccellente, mia cara» ghignò malvagia «ora trova le due sorelle androidi e distruggile anzi, giacché ci sei, strappa anche le loro gemme.»
«Lo farò, Mad-sama.»
«Brava la mia bambina» sorrise e il suo volto scomparve assieme alla sfera neon. Era facile manipolare un androide di livello mille e uno, un livello più alto rispetto alle sorelle Kamesuke.
Death Eye
aveva una chance in più per vincere e aiutare la sua principessa
oscura nella sua missione: distruggere il nucleo del pianeta Terra
usando il potere dell'eclissi solare e lunare, portando il pianeta in
una nuova era glaciale. Lo scettro del Pi Greco avrebbe ridotto o aumentato il diametro del pianeta, lo avrebbe trasformato completamente.
La strega
robot sapeva chi si nascondeva dietro la maschera di Madness; non solo
l'amava, ma ne aveva paura. Si chiese perché la regina dei
demoni avesse affidato un compito così pericoloso ad una gemma.
Sì. Madness era una gemma, ma nessuno sapeva chi fosse in
realtà, neanche lei.
Alzò
gli occhi e vide un'ombra; un ragazzo alto dagli occhi blu cobalto. La
strega robot rimase affascinata e si alzò in volo per osservarlo
da lontano; era uno studente della vecchia Mugen Academy, un tempo
scomparsa. Esisteva ancora? Com'era possibile?
Si
avvicinò di poco e notò qualcosa di strano: mentre lui
tirava fuori il cellulare dalle tasche della sua giacca rossa scura,
qualcosa sotto la manica uscì allo scoperto. Era scuro, forse
era un braccialetto, un tatuaggio... non lo sapeva di preciso.
Osservò
la rubrica del suo cellulare e vide un nome circondato da due cuori
rossi, probabilmente la sua fidanzata. Non disse niente, rimase sospesa
per aria ad osservare i suoi movimenti.
«Cucciola, sei ancora a casa?»
La sua voce
non era profonda, era dolce, armoniosa e sensuale. Death Eye si rese
conto che non stava tenendo d'occhio un ragazzo sui diciassette anni,
come inizialmente credeva, ma una ragazza al secondo anno di liceo.
Quella voce era inconfondibile, la stessa di una persona che già
conosceva e che, quindici anni prima, era tornata in vita.
Continuò a tenerla d'occhio ancora per qualche minuto sperando
di ricavare qualche informazione utile per la sua missione.
«Sì, ma cos'è successo? Perché è tutto buio?»
«Sto
indagando con mia sorella e le altre ragazze, spero sia solo un
blackout e non un piano diabolico di qualche nemico.»
«Un altro nemico?»
«Non ne siamo ancora sicure.»
Death Eye
ridacchiò di gusto pensando all'ingenuità di quella
ragazza, ma non poteva trarre conclusioni affrettate. Conosceva bene
Mahori e sapeva che la sua furia era una delle più potenti,
senza contare quella della piccola Camille - la principessa custode del
rubino rinata con il nome di Elvira Sowashi.
«Ce la fai a raggiungermi?»
«Sì, tra qualche minuto sarò lì da te.»
«Ti aspetto, amore mio.»
«Va bene, a dopo» e riattaccò.
Death Eye era circondata da tante domande: chi era la ragazza dell'altro capo del telefono? Era davvero la sua fidanzata? Era realmente lesbica? Non c'era da stupirsi, poiché sapeva già che una delle sorelle androidi era omosessuale.
Gli occhi
della ragazza erano più luminosi del solito, uno era rosso.
Death Eye non aveva più dubbi: quella ragazza era la sua preda.
Non appena
la ragazza robot sotto di lei scoprì il suo occhio bionico
scostandosi il ciuffo colorato di blu dietro l'orecchio, la strega
apparì davanti ai suoi occhi. Vicky non la riconobbe, eppure
sembrava di aver già visto quegli occhi; l'esatto opposto dei
suoi, molto pericolosi per gli esseri viventi di ogni genere,
così magnetici. Il tipico sguardo da demone, in poche parole.
«Non ci vediamo da tanto tempo, Mahori.»
Death Eye
l'aveva già riconosciuta; era proprio colei che conosceva il
passato della ex principessa oscura Mahori, la gemma demoniaca
più forte e tenace di Andromeda di cui tutti avevano timore.
Vicky non alzò lo sguardo, rimase ferma a fissare le gambe
lunghe e ossute della demone - non era affatto un bello spettacolo,
avrebbe voluto distogliere gli occhi e guardare altrove.
«Mi riconosci? Eravamo alleate» continuò la demone robot.
«Noi due?» sogghignò Vicky. «Credo che tu mi abbia confusa con un'altra ragazza.»
«Invece
no, perché so che il tuo occhio sinistro è bionico»
ribatté sorridendo malvagia «hai solo tre punti deboli di
cui uno... è dove meno te lo aspetti.»
«Come ti vengono in mente queste assurdità? Non sono colei che stai cercando!»
Non appena
la ragazza robot alzò improvvisamente gli occhi, mentre il
ciuffo le coprì metà del suo occhio bionico, Death Eye
era proprio davanti a lei a qualche centimetro di distanza.
«Riconoscerei
quel tatuaggio tra mille» sussurra alzandole la manica destra,
dove Vicky teneva nascosto un vecchio tatuaggio demoniaco - ora senza
alcun valore: tre lettere che componevano la parola "lussuria", una
delle tanti ragioni per cui Mahori, in passato, era anche odiata dagli
angeli della galassia.
Erano
sette demoni, ognuno di loro aveva uno dei sette peccati capitali
incisi sulla loro pelle; quello che gli angeli avevano deciso di
chiamare "Il Dono di Lucifero", proprio perché egli stesso aveva
regalato ai suoi fedeli il potere di dominare e vivere peccando. Mahori
aveva sempre ripudiato quel dono, ma nessuno poteva toglierglielo.
«Una sola parola per farti odiare.»
«Chi...
chi sei?» mormorò la giovane robot mentre la strega si
avvicinava alle sue labbra sfiorandole di poco. Avrebbe voluto
baciarla, ma non le era permesso.
«Colei
che ti ha insegnato ad odiare il mondo» concluse sparendo in una
scia di nebbia oscura. Vicky era ancora ignara dei suoi ricordi, eppure
le sembrava di aver già visto una donna dal cuore di ferro e la
tuta aderente. Che fosse il nemico di cui aveva parlato Lisa qualche
momento prima?
La ragazza robot ricordava solo un nome: Death Eye. Forse era proprio lei.
*
Elvira's POV
La cosa mi
ha lasciata di stucco; Lisa crede davvero che la causa di questo buio
pesto sia opera di un nemico. Guardo la finestra e noto che il sole
è coperto dalla luna, ma attorno a quest'ultima brilla una luce
rosa neon. È evidente che qualcosa l'ha costretta a muoversi e a
bloccare la sua rotazione attorno alla Terra, ciò non è
sicuro. Il ghiaccio, intanto, si è già formato sulle
strade, resta poco tempo e tutto verrà coperto di cristallo di
ghiaccio e un vento gelido.
Riesco a
raggiungere la casa di Usagi e con me arrivano anche le altre ragazze,
Vicky e Regiela sono le ultime del gruppo ad arrivare. Ci ritroviamo in
salotto e discutiamo della probabile minaccia, dopo un po' ci
raggiungono anche le piccole Chibiusa e Haiyuki.
«Sono
certa che il nemico è alla ricerca delle gemme» intuisce
Minako «esattamente come Poison Lily qualche settimana fa.»
«Comunque
sia, dobbiamo stare in allerta» aggiungo «il nemico
potrebbe farsi vivo da un momento all'altro e puntare soprattutto alle
sorelle robot, dal momento che il loro potere è abbastanza forte
da sconfiggerlo.»
«Come farebbero due diciassettenni androidi a sconfiggere un altro androide?» domanda Rei dubbiosa.
«Diciassettenni?» interviene Lunaris facendo la sua entrata in scena improvvisa con sua cugina: la gatta Luna.
«Loro appaiono come due adolescenti, ma in realtà hanno milleduecento anni.»Tutte le ragazze spalancano gli occhi scioccate.
«Milleduecento???»
«Più di me e Haiyuki!» commenta Chibiusa sconvolta.
«Volete sapere anche la vera età di nostro padre?» sorride maliziosa Jackie.
«No, no, grazie» rispondo subito «non c'interessa.»
«Un
momento» interviene Ami nella conversazione - non è da lei
immischiarsi in ciò ma, dopotutto, riguarda tutte noi
«questo significa che nessuno di noi ha l'età che pensiamo
di avere?»
«Vi
dico solo questo, ragazze» aggiunge Lucrezia «dovremmo
avere diciotto anni, ma ne abbiamo quattordici; qualcuno ha manomesso
il tempo.»
Tutte la osservano confuse e lei, sistemando il cuscino sotto di lei, spiega.
«L'Avantitempo
che avevamo distrutto qualche mese fa, durante lo scontro con Queen
Black, non era l'unico talismano rimasto in mano ai demoni»
sospira, poi «ne esiste un altro, probabilmente lo ha in mano
Madness, di questo non ne sono sicura ma quello di cui sono davvero
certa, è che noi adesso siamo prigioniere del continuum
spazio-temporale»
«Questo spiega anche la ragione per cui i vostri Crystal Power sono scomparsi improvvisamente, così come i nostri Super Galaxy Power.»
«Significa che nessuno ce li ha rubati, vero?» chiede Chibiusa curiosa.
«Esatto.»
«Ma se
siamo tornati indietro nel tempo, allora perché non sono tornati
in vita anche i nostri vecchi nemici?»
«L'Avantitempo
non permette di far resuscitare i defunti» risponde subito Anne
Marie «neanche cancellare le maledizioni, può solo
ripristinare ciò che prima era stato distrutto.»
«Quindi, se ho capito bene, la Mugen Academy non dovrebbe esistere?» domanda Makoto.
«Giusto»
risponde Lucrezia un po' rammarica «e so anche che, adesso,
quella scuola è gestita da qualcun altro. Nessuno ricorda i
Death Busters, le Witches Five non sono mai esistite, neanche Mistress
9.»
«Aspettate...» interviene Usagi «come fate a sapere chi erano i Death Busters?»
«Vi
hanno viste da lontano, ragazze» risponde Luna «all'inizio
io e Artemis pensavamo fossero nemici, invece abbiamo scoperto che
provengono da una galassia lontana dalla nostra, quasi ad un passo
dalla collisione.»
Le ragazze non dicono altro, si limitano a sorridere. Okay, la situazione si sta facendo piuttosto imbarazzante.
«Il
nostro nemico ora è Death Eye, un demone androide nato da un
computer distrutto da virus letali» continua Ami osservando il
suo piccolo monitor «è l'ultima strega oscura al servizio
di Madness, il suo aspetto umano è quello di Korinne Gahaski,
una studentessa della Mugen Academy»
«Ha
precedenti penali tra cui furto con scasso, violazione di domicilio e
resistenza al pubblico ufficiale; è la ragazza più temuta
del quartiere, oltre che la più curiosa e perversa.»
«Io
l'ho vista» sussurra Vicky attirando l'attenzione di tutte. Che
orecchie acute, ed io che ho sentito solo la metà di quello che
ha detto.
«Vuoi dire che sei entrata in contatto con un demone?» chiede Lucrezia sorpresa.
«Non
è stato un contatto fisico, l'ho solo guardata negli
occhi» si limita a rispondere con aria gelida. Haruka sembra
scossa, come se la gelosia di Regiela si fosse reincarnata in lei.
«Non ti ha fatto nient'altro?» chiede lei.
«Mi ha
chiamata con il mio nome demoniaco... per la verità è il
mio nome da principessa, non so neanche come facesse a saperlo.»
«Nient'altro?» insiste Haruka.
«Sa che ho inciso sulla pelle uno dei sette peccati capitali, conosce la mia identità da guerriera e...»
Haruka si
alza e le va vicino un po' scocciata sapendo che Vicky stava
nascondendo qualcosa, ma lei non è intimorita anzi, quel suo
comportamento la sta facendo innervosire. «Vai a fondo: cos'altro
è successo?»
Vicky sembra
scossa, probabilmente sta pensando a quello strano incontro con la
strega androide, ma trova il coraggio di parlare.
«Mi ha
sfiorato le labbra, ma non c'è stato altro. Se n'è andata
dopo avermi rivelato chi fosse, ma qualcosa mi era sfuggito»
racconta «mi ha detto è che un tempo eravamo alleate, solo
che... non ricordo il motivo.»
È
seduta con le ginocchia in gola, gli occhi lucidi e un'aria
malinconica. Sicuramente non ricorda le sue origini, neanche il motivo
per cui è rinata. Io, invece, lo ricordo eccome.
Osservo il
polso sinistro, lo giro lentamente adocchiando un'incisione: ira. La
ragione per cui sono l'esatto opposto di Sailor Mercury è
proprio questo tatuaggio, il Dono che mi fu recapitato alla nascita e
che gli angeli non potevano portarmi via. Avrei vissuto per sempre con
la rabbia sotto i baffi. Vicky è la lussuria, Lucrezia la
superbia. Non pensavo che un tatuaggio fosse un regalo del diavolo in
persona.
«Due
creature demoniache, che avevano il dono della gola e dell'accidia, non
sono tornate in vita» racconta Anne Marie «anche Elvira in
passato, era un demone, ma è riuscita ad avere la benedizione di
Lunaris»
«Nel
mio caso, io sono vittima di un sortilegio da parte di Queen Black, una
delle ambasciatrici dell'ossidiana. Non potevano curarmi, ma potevo
vivere senza gli occhi per duecento anni, poi avrei riacquistato la
vista»
«L'unica magia in grado di cancellare ogni maledizione, qualunque essa sia, è l'Incantesimo dei Dieci Colori.»
«Un'altra teoria? Uffa!» commenta Lisa scocciata.
«So
che ogni nostro potere è appoggiato da una teoria, ma non siamo
state noi a deciderlo» commenta Jackie «dopo il patto con
la Trinità, abbiamo giurato fedeltà eterna per vivere ben
duemila anni senza invecchiare»
«In
confronto a voi tutte - riferendosi alla squadra di Usagi - che potete
vivere per mille anni senza l'aiuto di Dio, ma con il potere del tanto
nominato Cristallo d'Argento Leggendario, noi siamo appoggiate da un
dio cui abbiamo promesso onestà e fedeltà per cancellare
l'omertà dall'universo.»
«I demoni possono vivere in eterno solo grazie al Dono di Lucifero» aggiunge Haiyuki «e soltanto chi gliel'ha donato può strapparglielo; se sparisce il tatuaggio sparisce anche il corpo del demone.»
Le ragazze
sono rimaste di stucco. A quanto pare, non avevano la minima idea di
come fosse complicato vivere con maledizioni e tante regole da seguire.
È vero che siamo più forti di loro, ma abbiamo limiti ed
emendamenti molto rigidi.
«Quindi, voi quattro vivrete con un peccato nonostante la vostra conversione?» domanda Usagi.
«Esatto»,
risponde Lucrezia «ma se abbiamo giurato fedeltà alla
Trinità Divina, quando commettiamo un peccato, dobbiamo sempre
ripulirci la coscienza facendo lavori domestici o aiutare
persone.»
Osservo le
mani di Regiela e Vicky unirsi, poi il mio sguardo cade sulla ragazza
corvina. Sembra essere gelosa della loro relazione, ma non può
fare altro se non guardarle coccolarsi o fare altro. L'unica cosa che
non ho mai sopportato di lei è il suo carattere strano anzi,
bipolare, ed ora capisco il motivo per cui prende strane pillole.
«Se lo zircone non era una gemma sacra, allora, tra le due sorelle cos'è successo esattamente?»
Le due cugine gatto saltano insieme sul tavolino davanti alla stanza e cominciano a raccontare.
-**-
Lo smeraldo e lo zircone, in passato, erano rivali. Col passare degli anni, la Prima Guerra Cosmica aveva portato distruzione su Sepharia - il pianeta della felicità - e Mechanitron grazie al potere di quelle due gemme: il verde degli angeli e il blu cobalto dei demoni. Le gemme erano custodite da due guardiane della Via Lattea, il loro potere era così devastante da aver attirato l'attenzione dei nemici.
Fu
l'incontro tra il principe Zyrco e la principessa Esmeralda a porre
fine a quel piccolo conflitto tra i due pianeti, che dopo cinque anni,
i due poteri dominarono sul pianeta futuristico. Il nuovo sovrano
teneva sigillati i piani di progetto del Mecha-Senshi Project: due
androidi di livello mille devastanti che, per i demoni, erano diventati
l'arma invincibile per poter avere la meglio nella guerra che si stava
combattendo. I due nuovi sovrani del pianeta futuristico decisero di
creare la prima guerriera robot: Mahori (nome intero: MAH-ORI-666-1).
Sua sorella venne costruita un anno dopo.
I demoni volevano avere la meglio sugli angeli e tenere il potere tutto per loro. Mechanitron era appoggiata dalla Trinità Demoniaca, egli aveva promesso il potere eterno in cambio della morte e della distruzione degli angeli e gli abitanti, entusiasti, stipularono un patto col diavolo in cambio della loro anima.
I demoni volevano avere la meglio sugli angeli e tenere il potere tutto per loro. Mechanitron era appoggiata dalla Trinità Demoniaca, egli aveva promesso il potere eterno in cambio della morte e della distruzione degli angeli e gli abitanti, entusiasti, stipularono un patto col diavolo in cambio della loro anima.
La
principessa, dopo la sua nascita e non appena fu coinvolta in
ciò, non accettò. Si rese conto che il potere supremo
della gemma non doveva essere usato per scopi malvagi, ma nessuno le
diede retta. Fuggì dal suo pianeta in cerca della gemma
atterrando così su un pianeta gassoso blu, molto freddo e
semi-deserto: Urano.
Sapeva
che era una pessima idea, ma non aveva intenzione di vedere delle vite
distrutte solo per avere l'immortalità, la fama o il sesso senza
fine. Anche se la Trinità Demoniaca le aveva donato la lussuria,
Mahori non era affatto felice. Dopotutto, non aveva mai avuto una vera
famiglia. Era proprio quello che le mancava: una famiglia completa. Lei
aveva solo un padre, ma non una madre o una sorella - perché la
guerra gliele aveva appena portate via.
Dopo
essersi scontrata con la guardiana della gemma, riuscì a rubarla
e a fuggire ma venne subito fermata. Ci fu un altro scontro, la
principessa non combatteva con una spada ma con le sue stesse braccia.
La guardiana capì che non era un essere umano, ma una macchina
da guerra sfruttata dal diavolo. Ella si rese conto che era venuta fin
lì per una ragione, e la principessa lo confessò.
«Io
non voglio la guerra, non voglio che nessuna vita cada nelle mani del
demonio... voglio solo che tutti vadano d'accordo e che vivano felici
nelle loro case.»
Mahori era fin troppo buona, espiò la sua colpa restituendo la gemma rubata alla sua guardiana e promise di ritornare nei panni di una guerriera per riprenderla e portare la pace tra i pianeti del sistema Ypsilon Andromeda. La guardiana sorrise e accettò con una stretta di mano. Erano così simili e un giorno, si sarebbero rincontrate mantenendo la loro promessa.
La
guerra era devastante, Mahori non poteva combattere a fianco suo padre
ed era costretta a guardarlo combattere da lontano con uno strano senso
di colpa, come se la guerra fosse nata per causa sua. Ed era stato
così, fin quando non vide lei: la principessa angelo futura
erede di Oblivion, Riûka.
Una
visione divina, solenne e splendente agli occhi della demone, ma sapeva
che andarle incontro le avrebbe costato la vita. Da allora,
cominciò ad osservarla e ad ammirarla nella speranza di poterla
conoscere, un giorno.
-**-
Riesco a leggere gli occhi di Vicky, non ricordava affatto il momento e la ragione per cui era innamorata della principessa angelo, ora rinata come una ragazza vanitosa e bipolare. Per colpa sua, la ferita nel suo cuore le ha creato solo disagi. Stupida corvina.
«Che storia noiosa.»
"Ecco, parlando del diavolo."
«Se proprio ti annoi, vattene!» ringhia nervosa Vicky.
«Ti ho interpellata, forse?» ribatte l'altra.
«No,
ma non sopporto le tue lamentele» alza la voce alzandosi poi da
terra «non fai altro che dire "non mi va bene quello e
quell'altro"»
Seguono una
serie di altre parole, Usagi e Haruka cercano di separare le due
ragazze, ma ciò sembra inutile. Il loro linguaggio diventa
ancora più forte, fino a tirar fuori insulti tremendamente
volgari.
«Troia» grugnisce Vicky e a giudicare dalla sua espressione, sembra abbia intenzione di alzarle le mani.
«Vallo
a dire a tua madre, non a me» non appena pronuncia la parola
"madre", la ragazza robot si accanisce contro di lei aggredendola con
violenza, quasi strangolandola con le mani. Alla fine, Usagi e Haruka
riescono a separarle. Non avrei mai pensato che Vicky sarebbe arrivata
al punto di usare la violenza con Gwen, soprattutto quando viene
interpellata sua madre senza una ragione.
Si ritrova
ad abbracciare la sua nemesi con le lacrime agli occhi e la corvina,
con la rabbia in volto, lascia la stanza. Lo stesso anche Vicky,
scavalcando la finestra e sparendo nel buio e nel gelo. Regiela la
segue cercando di catturare la sua attenzione.
«Per poco Vicky non la uccideva» sussurra Usagi «non l'ho mai vista così furiosa.»
Nessun'altra osa commentare la scena, ma si concentrano su come aggirare il nemico.
*
La stanza è avvolta da un silenzio tombale. Vicky e Gwen hanno litigato di nuovo, questa volta c'è stata la violenza. Nessuno ha osato nominarle, hanno preferito immergersi nel silenzio più assoluto. Tiro fuori dalle mie tasche il ciondolo Butterfly che avrei dovuto dare a Vicky, ma ora mi rendo conto che quelle due ragazze ormai, hanno eliminato ogni goccia d'amore del passato. Sarebbe inutile provare a riappacificarsi, vista la scena di prima.
«Che cos'è quel ciondolo?»
Sobbalzo non
appena Jackie si avvicina e osserva la mia tasca sinistra, cerco di
nascondere il talismano ma questa scelta non mi convince. Meglio dirle
tutto.
«È
un regalo per Vicky», rispondo mentendo «un ciondolo
portafortuna che ho comprato da una veggente.»
«Ne hai uno anche per me, vero?» sorride e si colpo mi blocco. Cosa le dico?
«Ho speso tutta la paghetta settimanale, pensavo di aver risparmiato un po'» oppure «per te avevo in mente qualcosa di meglio» - il che potrebbe essere fraintendibile, ora che ci penso.
«Non mi hai proprio pensata?»
«Certo che si, ma...»
«"Ma"
cosa?» alza di poco la voce guardandomi negli occhi
«preferisci la compagnia di mia sorella che la mia?»
«Non la conosco bene e poi, mi hanno detto che lei è destinata a cambiare l'universo...»
«Ma
che cavolo stai dicendo?» inarca un sopracciglio. «Quindi,
vorresti farmi credere che lei è il "messia" che dovrebbe
portare al cambiamento?»
«Non
solo lei, però...» alza subito l'indice ammutolendomi
davanti alle altre. Non è possibile, sto litigando con la mia
migliore amica.
«Non aggiungere altro» la sua voce s'incrina e senza dire altro scompare dalla vista di tutte le presenti.
«Non posso crederci!» ringhio gettando un cuscino trovato per caso contro una libreria.
«E voi
due», mi alzo puntando gli occhi contro le bambine
«riprendetevi questo arnese, consegnateglielo voi visto che la
conoscete bene!» infine mi allontano dalla stanza ed esco dalla
casa. Perché non mi ha creduta? Per quale motivo si è
offesa? Perché deve essere tutto così difficile?
Non le ho dato abbastanza attenzioni da quando ha cambiato scuola. Siamo state troppo lontane. Jackie... perdonami.