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Autore: _Cthylla_    28/09/2019    0 recensioni
Ovvero: come NON comportarsi in caso di contatto alieno, per quanto si possa aver ragione.
||Come si evince dal titolo, il contesto di questa storia è Transformers Armada. Lo inserirò correttamente qualora il giusto contesto diventi disponibile.||
''Lincoln è l' esempio di una tipica cittadina americana costruita a poca distanza da una montagna, ottimo posto per condurre una vita tranquilla e occuparsi di Billy, il cugino tredicenne che vive in casa con me da circa un anno.''
Questo è il pensiero di Rain O'Connell, donna neppure trentenne dal carattere piuttosto duro nonostante la vita agiata.
Cosa succederà quando scoprirà che a poca distanza da Lincoln vivono dei robot giganti alieni che, per trovare i cosiddetti ''Minicon'', hanno esportato la propria guerra sul pianeta Terra? Riuscirà a far sì che lei e Billy non vengano coinvolti o il suo piccolo mondo fatto di candele e sottobicchieri finirà per intrecciarsi con quello dei Transformers?
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Autobot, Decepticon, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers Animated
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PIOGGIA SUL LATTE MACCHIATO







Alexis andava abbastanza spesso in quel bar al centro della cittadina, dall’aria moderna e pulita. Negli ultimi tempi si era recata lì un po’meno spesso -“colpa” della sua amicizia con gli Autorobot-  ma restava un posto tranquillo in cui si trovava a proprio agio, soprattutto quando si trattava di scrivere al pc gli elaborati da dover consegnare a scuola.

Quella infatti era la ragione per cui si trovava lì, con una differenza: non riusciva a scrivere una riga in più di quelle già fatte, perché la sua attenzione era attirata da qualcos’altro.

Anzi, da “qualcun’altra”.

Facendo mente locale si era resa conto che quella non era stata la prima volta in cui aveva visto lì la cugina di Billy, solo che in precedenza non aveva mai prestato attenzione alla cosa. In fin dei conti perché avrebbe dovuto? Era una cliente come un’altra e lei andava lì per fare i compiti quando non aveva voglia di farli in casa, non per badare alla gente che entrava e usciva.

Le cose però erano cambiate: precisamente da quando Billy, un paio di giorni prima, era venuto a scuola per l’ultima volta.


“Tra due giorni andrò via, andrò a stare in Europa… no, non è per una vacanza. Non so quando tornerò. Non so neppure se io e mia cugina torneremo mai qui. Questo è l’ultimo giorno che passerò in questa scuola e l’unica occasione che ho per salutare molti di voi”.



Di norma Alexis non sarebbe stata a crucciarsi troppo sulla questione, in fin dei conti Billy sarebbe andato in Europa, non in guerra, e comunque lei non lo considerava altro se non un semplice conoscente un po’rompiscatole. Tuttavia il tempismo perfetto di quel trasferimento improvviso, annunciato il giorno immediatamente successivo a quello in cui Billy e Fred avevano scoperto il loro segreto, le era sembrato molto strano.
Se a Rad e Carlos il pensiero non aveva sfiorato il cervello, la sua prima ipotesi invece era stata che Billy avesse dato fiato alla bocca e avesse raccontato tutto quanto a Rain, con le possibili conseguenze del caso.
Per tale motivo, nel tentativo di scoprire informazioni su un possibile “nemico”, aveva ritenuto opportuno fare un paio di ricerche in rete.
Non era servito spingersi oltre i social network per sapere qualcosa in più. Il profilo di quella donna non era pubblico ma non era nemmeno troppo blindato, dunque Alexis aveva potuto risalire subito alle parentele di Rain -certune con un profilo non solo pubblico, di più- scoprendone un paio che avevano un certo peso, abbastanza da poter essere prese sul serio anche parlando di alieni.
Alexis sapeva di essere solo una ragazzina a cui, sentendola parlare dei Transformers, nessuno avrebbe mai badato… ma ciò non era applicabile alla donna che aveva bellamente ignorato il cuore di cacao che il barista aveva fatto sul suo latte macchiato.

“A me il cuore di cacao non lo ha mai fatto” pensò Alexis. Dal suo tavolo, a ben poca distanza da quello di Rain, poteva vederlo bene.

Forse doveva avvicinarsi, cercare di capire cosa sapeva e, nel caso avesse scoperto di avere ragione, avrebbe potuto cercare di farle capire che i robot giganti presenti sulla Terra erano buoni. Magari avrebbe anche potuto mostrarle il simbolo degli Autorobot per essere ancor più precisa. Gli Autorobot non erano gente cui sparare a vista... ma per i Decepticon era valido il discorso contrario.

«I tuoi genitori avrebbero dovuto insegnarti che in generale è meglio evitare di fissare le persone. Non che questa sia la lacuna peggiore».

Vedendosi scoperta da Rain e sentendo quelle parole abbastanza dure, la ragazzina arrossì violentemente. Di solito gli adulti avevano sempre una certa considerazione di lei ma quello sembrava un caso perso in partenza. «N-non la stavo fissando! E comunque nella mia educazione non ci sono lacune!»

«Dunque mantenere lo sguardo puntato su una persona dal momento in cui questa entra in un locale, senza distoglierlo in nessun caso, non sarebbe “fissare”. Strana teoria».

Così come Alexis aveva riconosciuto Rain, anche quest’ultima aveva riconosciuto Alexis.
Erano entrambe clienti abituali e lei lo sapeva benissimo, solo che ovviamente non si erano mai rivolte parola prima di allora. Nessuna delle due ne avrebbe avuto motivo e Rain, anche in quel frangente, lo avrebbe evitato volentieri… ma si era rassegnata all’idea che, se non lo avesse fatto, la ragazzina sarebbe comunque venuta a romperle le scatole.
Era ufficiale: solo Icy Blue Spruce, le macchie sui vestiti e gli alieni che non se ne stavano a casa propria erano peggio dei minorenni non imparentati con lei.

«Va bene. Va bene» Alexis alzò le mani in segno di resa «Ammetto che la stavo guardando ma era solo perché volevo parlarle e che non sapevo bene come e quando avvicinarmi. Il mio nome è Alexis…»

«La compagna di classe di Billy, la stessa che tempo fa lo ha aiutato con letteratura. Io so benissimo chi sei tu e viceversa. Vieni al dunque» sospirò Rain.

«Vorrei sapere perché vuole portare Billy in Europa» disse Alexis «La notizia del trasferimento mi ha stupita».

«Visto e considerato che tu e Billy non siete neanche amici, sai darmi almeno una valida ragione per cui dovrei risponderti?»

“Non avrei mai detto che qualcuno avrebbe potuto farmi rimpiangere i momenti in cui io e gli altri ci troviamo in mezzo tra Autorobot e Decepticon che si sparano laser in faccia” pensò la ragazzina. «Io e Billy siamo amici, invece» mentì.

«Il solo amico di mio cugino si chiama Fred, dunque a meno che tu da ieri a oggi abbia cambiato nome, sesso, peso, colore di capelli e colore di occhi, direi che non siate amici» concluse Rain «Non è di Billy che ti importa» continuò, per poi dimezzare il latte macchiato in un sorso «Invece il suo benessere è la sola cosa che importi a me al momento».

«Non c’è niente qui che minacci il suo benessere» ribatté Alexis.

Rain sollevò un sopracciglio. «Sei troppo giovane per dire qualcosa di diverso da questo».

«Il fatto che sia giovane non vuol dire che sia stupida!»

«Difatti non ti ho dato della stupida, stai facendo tutto da sola. Vorrei finire il mio latte macchiato senza essere fissata o infastidita, dunque torna al tuo posto, o vai dove vuoi, e non tediarmi oltre».

“Ma chi si crede di essere questa qui?! Solo perché è ricca!...” pensò Alexis. «Non è affatto gentile, lo sa?!»

Rain non si curò neppure di risponderle, limitandosi a congedarla con un elegante cenno della mano, e quando Alexis -più che innervosita- si allontanò col portatile e tutto, andando a sedersi dalla parte opposta della sala, tornò a concentrarsi sul latte macchiato.

“Che una persona non possa neanche bere qualcosa in pace senza che arrivino ragazzetti pro-invasione aliena a rompere le scatole, e finisca anche per passare come la cattiva di turno, è proprio il colmo”.

Aveva capito il vero motivo per cui la ragazzina si era avvicinata, ossia per capire se Billy aveva parlato o meno e, in tal caso, cercare di convincerla del fatto che non ci fosse nulla di male nella presenza di grossi alieni metallici sulla Terra, in modo da evitare loro problemi.
Probabilmente aveva fatto qualche ricerca sui social e aveva notato certi suoi agganci poco nascosti, come quel suo zio Howard- che lei non apprezzava troppo ma che faceva molto comodo.
Mantenere legami di comodità era qualcosa che le era stato insegnato presto.


“Di certi parenti più o meno megalomani si farebbe volentieri a meno, garinίon, ma dato che invece ci sono tanto vale tenerseli buoni, finché torneranno utili… e abbiamo usato la scusa dell’influenza per evitare il compleanno di tuo zio già l’anno scorso, dunque stavolta non abbiamo scampo”.


Suo nonno materno Dermot Lancaster era morto da sei anni, ma c’erano dei momenti in cui la sua mancanza si faceva ancora sentire piuttosto forte.
Lui continuava a vivere nei suoi ricordi, in ogni atteggiamento che Rain aveva assimilato e fatto suo, in tutti gli insegnamenti che le aveva dato e -bando all’ipocrisia- anche in tutto ciò che le aveva lasciato in eredità sistemandola vita natural durante, ma avrebbe preferito di gran lunga che fosse stato ancora in vita, in quel momento più che mai. Si era offerta come figura di riferimento per Billy ma anche lei, in quel periodo, avrebbe voluto poter contare sulla propria.

“A proposito di Billy, spero per lui che abbia fatto usare i sottobicchieri al suo amico. Meglio che torni a casa a controllare di persona”.





***


 



«Non c’è proprio modo di convincerla a restare?»

Billy scosse il capo, sconsolato. «No, Fred, e oltre a questo preferisce anche che io esca di casa il meno possibile. Infatti oggi non mi ha mandato a scuola e, considerando che hai anche dormito qui, sei in casa nostra da quasi un giorno e mezzo. Una cosa del genere in condizioni normali non esisterebbe proprio, un “minorenne non imparentato con lei” in casa sua per tutto questo tempo!...»

«Ma perché ce l’ha con i minorenni non imparentati con lei?» chiese Fred, stiracchiandosi un po’ mentre si rilassava nell’idromassaggio.

«So che c’è un motivo preciso ma non so quale sia, quindi non ti posso rispondere».

Entrambi bevvero dei sorsi di Pepsi direttamente dalle rispettive lattine, poi Billy si voltò di lato a osservare il cielo attraverso la finestra.

«Se fossi riuscito a mantenere il segreto non dovrei andarmene».

«Potresti sempre scappare di casa» disse Fred «Ci hai pensato?»

«Lì per lì sì, ci ho pensato» ammise Billy «Però anche un eejit come me può arrivare a capire che Rain non merita una cosa del genere, se vuole portarmi via non è perché è brutta e cattiva».

«Brutta non è di sicur- EHI!» protestò Fred, quando l’altro gli schizzò l’acqua sul viso.

«È mia cugina, attento a quello che dici!»

«Non è colpa mia se è bella come le lasagne di mia madre! Peccato solo che sia tremend-»

«Un’altra parola e ti annego, Fred, sei avvisato» lo minacciò Billy «… non posso credere che tu l’abbia paragonata a una lasagna, è una delle cose più sceme che abbia mai sentito!»

«Ma era un complimento!»

«Non insistere oltre, se no apro la porta e lascio entrare il pappagallo!»

Fred si zittì immediatamente, memore dell’esperienza della notte passata che gli era bastata e avanzata.

Non si era ancora capito come Dagon fosse riuscito a entrare in una stanza chiusa, ma stava di fatto che alle tre e mezza di notte era volato sul comodino e si era messo a strillare insulti irripetibili all’orecchio di Fred, il quale ovviamente si era svegliato urlando, spaventato a morte.
Gli strilli di Fred avevano svegliato Billy, il quale si era messo a urlare a sua volta, ed era stato allora che la situazione aveva raggiunto l’apice dell’assurdità: Rain, col suo pigiama da unicorno viola, era piombata nella stanza armata di bazooka, pensando di essere sotto attacco da parte degli alieni.
La faccenda era stata rapidamente chiarita e chiusa con una sequela di improperi irlandesi, borbottati da Rain uno di fila all’altro mentre tornava nella propria stanza.

«Basta che poi non entri anche lei col bazooka» disse Fred «Ma quale persona normale ha un bazooka in casa?!»

«So che per la sua famiglia in Europa possedere armi da fuoco di vario genere è una cosa molto comune. Mi ha detto che iniziano presto a imparare a usarle. Dovrebbe essere una specie di tradizione» spiegò Billy «È una stramberia, lo so».

«Puoi dirlo forte. Già! Non potrebbe usare quell’affare per sparare agli alieni, se mai venissero a cercarci?»

«Beh… immagino di sì… ma penso anche che preferisca evitare di mettersi in prima linea contro dei robot giganti, Fred».

«Immagini bene».

Entrambi i ragazzini sobbalzarono, non essendosi accorti né della porta che si era aperta né di Rain che era entrata. A giudicare dal costume intero che indossava sembrava aver voglia di unirsi a loro, cosa che spinse Fred ad arrossire e abbassarsi, finendo a nascondere mezza faccia sotto l’acqua.
Quando poi vide entrare anche il pappagallo, scomparve direttamente sotto la superficie.

«Non ha ancora capito che Dagon non ha voglia di ucciderlo» disse Billy, facendo spallucce.

«Su questo in realtà non garantisco» replicò Rain, indicando il cacatua che, col suo grosso becco, stava riuscendo a raggiungere la testa di Fred anche sotto il pelo dell’acqua «Comunque, ho incontrato la tua compagna di classe asiatica per metà ed educata per un quarto».

«L’hai vista al bar? So che ci va spesso… o meglio, ci andava spesso prima di iniziare ad andare in montagna».

«LASCIAMI IN PACEEEEEE!» strillò Fred al pappagallo, nel riemergere «Cosa ti ho fatto?!»

«Già. Purtroppo stavolta era seduta poco lontana dal mio tavolino e ha avuto la brillante pensata di disturbarmi» rispose Rain, ignorando Fred e la sua discussione con Dagon «Mi sono persa qualcosa e siete diventati amiconi e/o si è innamorata di te?»

«N-non mi risulta» bofonchiò Billy «Perché?»

«Allora è come immaginavo, voleva capire se mi avessi parlato o meno degli alieni. Mi ha chiesto i motivi del trasferimento con un po’troppa insistenza per i miei gusti. Tutto questo interesse improvviso proprio in questo momento mi sembrava strano. In ogni caso la conversazione è durata poco» concluse Rain, entrando nell’idromassaggio «Anche se in certi casi il “poco” non è mai abbastanza».

«Gobshite! Ya maggot!» esclamò Dagon, schiaffeggiando Fred con le ali per poi fischiare «Aaaag fuck-thù! Maggot!»

«Mi pare che tu abbia fatto già abbastanza stanotte, Dagon, quindi smetti di dargli del moccioso rompiscatole, appollaiati sul davanzale della finestra e piantala di fare chiasso. Il tuo biscottino l’hai preso».

Forse perché aveva compreso l’ordine di Rain, forse semplicemente perché si era stufato, Dagon volò ad appollaiarsi sul davanzale senza infastidire più nessuno.

«Grazie…» sospirò Fred «Non capisco proprio perché ce l’abbia con me. Ehm… i-io comunque tra un paio d’ore torno a casa. Mezz’ora fa ha chiamato mia madre».

«Allora tu e Billy avete ancora un paio d’ore per salutarvi».

«Eeeh… a proposito, Rain, io so che domani abbiamo il battesimo» disse Billy «E so che bisogna andarci, però stavo pensando una cosa: visto che è di pomeriggio, domani io e Fred non potremmo fare un ultimo giro nel parco qui vicino? Se vedessimo Rad e compagnia, una macchina gialla o il camion lento-»

«Scoppiasse, almeno» borbottò la donna.

«Ci allontaneremmo subito, giuro» continuò il ragazzino «Visto quel che ha comportato non andremmo a cercare guai di nuovo. Un ultimo giro» la supplicò «Solo un’ultima volta! Tanto è qui vicino e quando sarà ora di iniziare a prepararmi per il battesimo tornerò a casa…»

«Ti verrò a prendere io, così risparmieremo tempo» cedette Rain.

Non era troppo contenta all’idea di far uscire di casa Billy, ma la compassione verso di lui l’aveva spinta a concedergli almeno un’ora d’aria.

«Quindi posso? Grazie!» esultò Billy «Vedrai che non te ne farò pentire! Non faremo gli scemi e non succederà niente, vero Fred?»

«Sicuramente!»

Erano sinceri, avrebbero impiegato tutta la buona volontà che possedevano per non andare in cerca di guai.
Restava solo da vedere se i guai avrebbero impiegato altrettanta buona volontà per non andare a cercare loro.

   
 
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