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Autore: Laviestar    28/09/2019    4 recensioni
Ma come diavolo si prendeva in braccio un bambino?
Era passato troppo tempo dall’ultima volta in cui Gabriel Agreste aveva messo mano su un esserino così piccolo e probabilmente non ne era più capace.
L’ultima volta che aveva preso in braccio un neonato si era trattato di Adrien, ed erano passati esattamente venticinque anni da quell’ultima volta.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Begin Again
(05- Marinette + Gabriel + Nuovo arrivo. #Miraculouswritober2019)


 

Nel corso della sua vita, Marinette aveva affrontato molte sfide, alcune volte aveva vinto e altre volte aveva perso clamorosamente.
La sua vita vista nell’insieme era stata una specie di faticosa salita senza fine, in cui si era chiesta più volte chiesta come ne sarebbe uscita alla fine di tutto.
Era Ladybug e questo non glielo avrebbe mai tolto nessuno, ma oltre all’essere la supereroina più famosa di Parigi, era semplicemente Marinette, una sognatrice con un cassetto pieno di sogni da realizzare.

Sorrise pensando a ciò che era diventata negli ultimi anni, si vedeva finalmente realizzata e raggiante, era esattamente dove voleva essere: aveva finalmente raggiunto la vetta.
Era diventata una splendida donna di venticinque anni che aveva realizzato i suoi sogni in ogni ambito, aveva il lavoro che aveva sempre sognato e al suo fianco aveva l’uomo che aveva sempre desiderato sin da quando era una stupida adolescente balbettante.
Già, la vista da quella vetta era decisamente grandiosa.

Nel turbinio di tutti quei pensieri si lasciò cadere sul divano come se quel pomeriggio avesse combattuto la peggiore delle battaglie e si ritrovò a fare un altro sorriso al pensiero che Papillon non avesse più nulla a che fare con quella che era la sua stanchezza.

Doveva ammettere che nell’ultimo periodo era così stanca tanto da chiedersi come riuscisse ancora a stare in piedi senza collassare da un momento all’altro, ma allo stesso modo si rendeva conto di essere felice come non lo era mai stata, e questa per Marinette era la cosa che contava di più.
La sua felicità andava oltre alla stanchezza e a qualsiasi altra cosa.
Anziché spegnere il cervello e cercare in qualche modo di resettarsi e recuperare le forze, in quel momento di pace tanto desiderato, inaspettatamente, si era ritrovata a pensare a quanto fosse davvero cambiata la sua vita negli ultimi anni che erano stati un susseguirsi di rivelazioni scottanti e nuove scoperte.
In particolar modo, si mise a pensare a quanto scoprire l’identità di Chat Noir l’avesse quasi fatta impazzire, tanto da non riuscire nemmeno più a guardare Adrien nonostante l’amore che aveva sempre provato nei suoi confronti.
Quello si che era stato un periodo tutto in salita, uno di quei periodi in cui più sperava di raggiungere un punto fermo e più la salita da percorrere si faceva impervia e sconvolgente.Quello che poi li aveva riavvicinati, nonostante il colpo di grazia emotivo per il gatto nero, era stata la scoperta dell’identità di Papillon.
In quel periodo Marinette, mettendo da parte qualsiasi altro suo problema, aveva raccolto Adrien come un cucchiaino e lo aveva aiutato a rimettersi in piedi. Lo aveva aiutato a guardare la situazione da una prospettiva diversa, da una prospettiva totalmente nuova e alla fine, Adrien ne era uscito fuori più forte di prima.
Da quel momento non si erano più lasciati nonostante gli alti e i bassi che avevano come ogni coppia.

Un pianto poi, squarciò il silenzio.

“Emma, no, ti prego...no” disse esternando ad alta voce quello che doveva essere solo un pensiero.

Esternarlo ad alta voce la faceva sentire una pessima madre, ma com’era possibile che quella bambina dormisse così poco?
Le avevano detto che i bambini, a pochi mesi non facevano altro che mangiare e dormire, perchè sua figlia non lo faceva?
O meglio mangiava ma non dormiva, quasi per niente.
Le sue occhiaie ormai toccavano il pavimento, in quei giorni sentiva particolarmente la mancanza di Adrien, che nonostante la giovane età aveva preso in mano le redini dell’azienda di famiglia.

“Starete da mio padre in mia assenza, lui e Nathalie potranno esservi d’aiuto più di quanto immagini”

Era solita andare dai suoi genitori quando Adrien partiva per qualche viaggio di lavoro, ma questa riunione oltreoceano era giunta inaspettatamente e i genitori di Marinette erano in vacanza, in Italia.
Così era finita a Villa Agreste, in quella che era la vecchia stanza di Adrien prima che andassero a vivere insieme.

Vide la figura di Gabriel Agreste far capolino all’interno della stanza, come se il pianto infernale di Emma fosse stato una specie di richiamo per suo nonno.
“Hai bisogno di aiuto?” Chiese entrando nella stanza cercando di mantenere la sua figura impostata come uomo tutto d’un pezzo, quando in realtà non era che un nonno che si preoccupava per aver sentito piangere sua nipote.
Marinette prese in braccio quella bimbetta dalla tutina rosa, porgendola a braccia tese verso quello che era suo nonno. Amava Emma, ma un aiuto in quel momento poteva semplicemente considerarlo come una manna scesa dal cielo.

“Cosa dovrei fare?” Chiese l’uomo rivolto verso Marinette.

La scena aveva dell’incredibile, c’era Gabriel Agreste con un sopracciglio alzato che se ne stava li a fissare con espressione quasi corrucciata il viso di quella bambina sorridente che lo stava guardando in modo intenso e gioioso.
Marinette avrebbe voluto ridere davanti alla reazione del signor Agreste, ma era consapevole del fatto che non sarebbe stato molto carino.

“Direi prenderla in braccio”

“Non credo…”

Non che non volesse farlo, ma non aveva idea da che parte dover mettere le mani per poterla prendere in braccio in modo da non farle male o qualcosa del genere. Come diavolo si prendeva in braccio un bambino?
Era passato troppo tempo dall’ultima volta in cui Gabriel Agreste aveva messo mano su un esserino così piccolo e probabilmente non ne era più capace.
L’ultima volta che aveva preso in braccio un neonato si era trattato di Adrien, ed erano passati esattamente venticinque anni da quell’ultima volta, che poi, pensandoci, si sentiva anche in colpa per averlo fatto troppe poche volte.
Gabriel, aveva sbagliato più di qualsiasi altro genitore presente sulla faccia della terra e sin da quando Adrien era un bambino non si era mai contraddistinto per essere un padre modello.
Il suo essere un genitore iperprotettivo ma poco presente, lo avevano portato a commettere parecchie scelte sbagliate.

“Signor Agreste, sarà perfettamente in grado di farcela” lo incoraggiò la ragazza

“Gabriel, chiamami Gabriel” 

Marinette sorrise e senza pensarci troppo gli mise la piccola Emma tra le braccia;
La corvina in quel momento avrebbe tanto voluto avere lo smartphone a portata di mano per poter scattare una foto da mandare ad Adrien, ma purtroppo non poteva farlo, il telefono era lontano e quella scena era decisamente troppo divertente per andarsene e non godersela fino alla fine, quindi decise di starsene li, sperando solo di non dover raccogliere sua figlia dal pavimento alla fine del tutto.
Gabriel Agreste teneva la nipote con le braccia tese in avanti e sembrava essere addirittura incerto su cosa fare con lei. Rimase sconcertato nel sentirsi l’obiettivo di quella bambina di pochi mesi che gli stava sorridendo beatamente mostrandogli addirittura un accenno di quello che poteva essere il suo primo dentino.

Emma inoltre, era fotocopia vivente di Adrien e a tratti nella mente dello stilista riusciva persino a ricordargli la sua Emilie.
Marinette aveva fatto tutta la fatica, patendo le pene dell’inferno, per metterla al mondo e il risultato era che quella bambina era la piccola versione al femminile di Adrien Agreste, insomma, da madre non poteva nemmeno prendersi il merito di dire che sua figlia le somigliasse.

“Comunque non morde” disse Marinette di proposito mentre sogghignava fra se e se.
Quella scena esilarante l’avrebbe ricordata per anni, come un ricordo indelebile impresso nella sua memoria.

Il signor Agreste era sempre stato quel tipo di uomo in grado di incutere timore con un solo sguardo, ma Emma doveva esserne sicuramente immune, perché nonostante Gabriel avesse il suo solito modo di fare, quella bambina continuava a guardarlo tutta sorridente facendogli pure un sacco di strani versetti tendendo le sue piccole manine verso il suo volto.
Lo stilista, non si era mai sentito così minacciato neppure quando era stato il super cattivo di Parigi.
Quella bimbetta invece, riusciva a incutergli più timore di quanto avessero fatto Ladybug e Chat Noir ostacolando i suoi piani del passato.
Quei tempi però, erano ormai svaniti e di quel Gabriel Agreste così egoista non c’era più nessuna traccia in quel presente. Aveva sbagliato, ma alla scoperta dell’identità dei due supereroi, si era ritrovato inghiottito in un turbinio di emozioni sconosciute che lo avevano portato a chiedersi come avesse potuto essere così avaro, non vedendo inoltre che per tutto quel tempo aveva combattuto contro suo figlio.
Aveva dunque avuto una sorta di redenzione naturale, acquisendo un nuovo stato morale attraverso la liberazione dalle sue colpe e dai motivi d’infelicità che lo avevano portato ad essere Papillon.

“Ricordate quello che ho detto a te e ad Adrien quando è nata Emma?” Domandò improvvisamente rivolto a Marinette che si ritrovò ad annuire in risposta. Certe frasi dette da una persona come lui erano impossibili da dimenticare. “Parlavo sul serio quando dicevo che intendo far parte della vita di questa bambina” continuò.

A quelle parole Gabriel abbassò lo sguardo verso la piccola nipotina che col viso concentrato giocava con uno dei bottoni della sua giacca.
Per quanto possibile voleva davvero avere la possibilità di essere un buon nonno per quella bambina.
Nel suo piccolo, lo stilista, stava solo cercando la possibilità di redimersi dal pessimo esempio di padre che era sempre stato.

Con Marinette i rapporti non erano stati facili inizialmente, la faccenda legata a Papillon ci aveva messo del suo a complicare quel rapporto, ma la cosa che inizialmente non era riuscita a perdonargli era proprio stata quella di essere stato un pessimo padre per Adrien.
Ma, nonostante tutto, la ragazza era sempre stata comunque consapevole di quanto quella figura fosse indispensabile nella vita del ragazzo e a dispetto di tutto ciò che Gabriel era stato, Adrien era cresciuto come un uomo educato, dolce, affidabile e pieno d’amore per le persone a cui teneva.
In pratica l’uomo che Marinette amava profondamente.
Adrien era riuscito a trarre il meglio da tutto quello che lui gli aveva offerto come padre e lo stilista era stato un uomo davvero fortunato sotto quel punto di vista.

“Lo so” accennò Marinette “E sono sicura che sarai un buon nonno per Emma” continuò dando la risposta che l’uomo difronte a lei voleva sentirsi dire ad alta voce.

Improvvisamente l’espressione sul volto di Gabriel cambiò e iniziò a tirar su col naso, come se avesse sentito una strana fragranza nell’aria.
Marinette sorrise diabolicamente e intuendo quello che era successo, disse: “Direi che puoi dimostrarlo facendo il cambio del pannolino”

L’espressione serena di Gabriel Agreste si tramutò ben presto in un’espressione di terrore. Staccò leggermente la bambina dalla sua giacca in modo da poterla guardare in viso e tenendo le braccia tese iniziò ad inclinarla prima a destra e poi a sinistra, come se quel movimento potesse inconsciamente dargli la risposta che stava cercando.
Ma il sorriso di Emma non poteva certo considerarlo come una risposta esaustiva.
Gabriel Agreste in quel momento era un uomo perso e incerto di quello che sarebbe stato il suo futuro più prossimo.

“Ok” disse senza scomporsi nonostante il terrore che provava.

“Trovi tutto in bagno, dai pannolini alla crema per il cambio” spiegò brevemente la ragazza “Sono certa che te la caverai” lo rassicurò mentre usciva dalla stanza sogghignando.

Lui non ne era così sicuro a dire il vero, ma sarebbe sicuramente sopravvissuto. Forse.

*** 


Ammetto che ho adorato scrivere questa One Shot per il Miraculous Writober, spero quindi che a voi sia piaciuto leggerla almeno la metà di quanto a me sia piaciuto scriverla. Sarebbe davvero già tantissimo per me.
A dire il vero poi, ci sono parecchi giorni di questa challenge che mi hanno fatto dire: Ok devo scrivere per forza qualcosa.
Ma so già che non ce la farò a scrivere tutto quello che ho in mente di scrivere, perchè ho ancora in ballo Breathe in Breathe Out e il lavoro ultimamente mi uccide, ma questa OS è pur sempre un inizio.
Lavie

 
   
 
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