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Autore: Sinden    29/09/2019    0 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Thranduil ebbe finito con tutte le spiegazioni, Haldir era sconvolto. Teneva tra le mani la stella del vespro, il ciondolo appartenuto a Roswehn, che il Re aveva tolto dal collo della donna prima della cremazione. Tienila tu, ora. Ha protetto tua madre, proteggerà anche te.

Avrebbe voluto rifiutare quelle verità, respingerle come si respinge una mosca importuna, ma non poteva farlo.

La vicenda di sua madre, l'orribile possessione di cui era stata vittima, la sua disavventura nell'antico reame di Arnor, il rapimento degli Haradrim, le vessazioni notturne dello spettro che si faceva chiamare Morgoth, e infine la rivelazione dello stregone Radagast sulla maledetta profezia. Tutto ciò che suo padre gli aveva raccontato riempiva la testa del giovane Elfo facendola  pulsare dolorosamente.

Il colpo finale era stata la descrizione del suo destino come strumento di distruzione. Sarebbe diventato lui stesso il male, e sarebbe stato affrontato da quel misterioso uomo del futuro, di cui non si sapeva il nome. Quest'ultimo avrebbe finalmente distrutto il Re Antico, il primo, il più splendente di tutti i Valar, che aveva scelto di allontanarsi da Eru e diventare il grande corruttore del mondo. Morgoth. Ma lo avrebbe distrutto colpendo lui.

"Non è possibile..." continuava a dire il Principe, afflitto. "...forse quel mago si è sbagliato. Perché io? Cos'ho di cosí speciale?? Nulla! Guardami... nulla!!" urló al padre. Erano ancora nell'antro del trono, ma il Principe era sceso dal seggio.

Thranduil non fu d'accordo. "Sei un Elfo unico al mondo, Haldir.  Avrai certamente notato di avere una grazia che altri Elfi non hanno. La tua straordinaria bellezza non è un dono casuale.  Anche Morgoth, quando ancora usava il nome Melkor, quando ancora viveva nella Luce, era bellissimo. Il più luminoso fra tutti i Valar. È perfettamente intuibile perché progetti di incarnarsi in una creatura come te."

"Ma c'è una cosa che non capisco, padre: se nelle prossime ore Sauron dovesse vincere, questo continente sarebbe comunque condannato. Questa profezia... non ha senso." obiettó il principe. "...la battaglia finale... non ci sarebbe alcuna battaglia fra molti millenni, perché questo mondo sarebbe occupato già dalle creature di Sauron, Orchi, Troll, Goblin. Come si può ipotizzare il futuro, quando noi creature libere potremmo anche non averlo affatto, un futuro?"

Thranduil comprese i dubbi del figlio. Aveva ragione. "La Dagor Dagorath fu una profezia di Mandos. Il signore del nostro aldilà. Ma come per ogni profezia, bisogna scegliere se crederci, oppure ignorarla. È una predizione, è un messaggio divino su quello che potrebbe capitare fra molti millenni. Io ho sempre rifiutato di lasciarmi andare a supposizioni sul nostro destino, per me é importante vivere nel presente. Questa è la realtà per ora. Io, te, il nostro popolo...noi siamo reali. Tuo fratello è reale, lui... che si sta mettendo in prima linea contro Sauron. È questa la battaglia vera che stiamo combattendo ai nostri giorni. E hai ragione, ancora non si sa come andrà finire. E proprio per questo motivo, ti avevo suggerito di non chiedere troppo. Ora sei sconvolto, e lo capisco. Ho instillato in te il terribile sospetto di poter diventare in futuro l'incarnazione di quel demonio . E mi maledico, perché so che questo pensiero non ti lascerà mai più, e non ti permetterà di vivere sereno."

Haldir guardó il padre. "No, non odiare te stesso. Sarebbe stato peggio per me vivere nel dubbio, chiedendomi giorno dopo giorno qual è il mistero che mi avvolge. Ora so. E anche se adesso la mia vita non sarà mai più la stessa, mi sento in parte sollevato."

Thranduil si avvicinò, e fece una cosa che da moltissimo tempo non aveva più fatto nemmeno con Legolas: prese il figlio fra le braccia, e lo strinse a sé. Rimasero in silenzio, uniti in un lungo abbraccio.

"Haldir, se tu solo immaginassi quanto io e tua madre ti abbiamo amato... Sei stato la nostra gioia per tutti questi anni. La nostra unica grande consolazione, al fatto di essere separati. Il peggiore dei dispiaceri per due genitori é sapere che i loro figli sono infelici. Perció, non essere afflitto. "

"Ora capisco tante cose, padre. Ammetto di averti detestato, perché mi tenevi sempre nascosto nel palazzo, perché credevo che tu mi avessi privato della libertà. Lo dissi anche a mia madre. Ma adesso, adesso mi è tutto chiaro. Tu hai sempre solo agito per proteggermi, e mi dispiace aver causato problemi a te e agli altri." disse il principe. "Ma ora so quello che devo fare. Se da questa guerra scaturirà una nuova, luminosa Quarta Era farò di tutto per impegnarmi a diventare un buon Re. Imparerò da te. E ti prometto, che cercherò di non aver paura." continuó il Principe. "...mi dispiace che mia madre abbia sofferto a causa mia. Se quello che mi hai detto è vero, Morgoth le ha dato il tormento per avere me. Ha sacrificato la sua vita, si può dire."

Thranduil carezzó la chioma bionda e ondulata di suo figlio. "Roswehn ha vissuto una vita straordinaria. È stata amata da un re, ha avuto un figlio bellissimo come te. E nei trent'anni che ha passato qui, ti assicuro che è stata felice in ogni secondo. Poi,ha scelto di tornare a Dale. Lì, purtroppo, non sono sicuro che la sua vita sia stata altrettanto serena. Circondata da ironie e malizie a causa della nostra storia d'amore, sola, ha sopportato la lontananza per decenni. Forse pensava in questo modo di preservarmi dalla sofferenza. Non voleva che io la vedessi invecchiare, sfiorire, trasformarsi in qualcosa che, lei credeva, io non avrei più amato. Quanto si era sbagliata... Impara una cosa, figlio: quando l'amore nasce, ed è autentico, non può mai morire. Per quanto l'oggetto del nostro amore possa cambiare, quel sentimento rimane sempre dentro di noi."

Haldir sospiró, guardando a terra. "Chissà se io amerò mai, padre. Chissà se vivró un amore importante come quello fra te e mia madre."

"Roswehn se lo chiedeva, ogni tanto. Diceva: forse quando Haldir sarà cresciuto, una ragazza di Dale attraverserà questo bosco per incontrarlo. È talmente bello che sicuramente nasceranno storie su di lui. Il favoloso, bellissimo Re degli Elfi. Le stesse cose che si dicevano su di te, Thranduil. Forse allora, una giovane sognatrice, spinta dal desiderio di incontrare questo Elfo bellissimo, farà quello che ho fatto io: un giorno lascerà i suoi genitori, e attraverserà da sola il bosco. Magari si incontreranno, e s' innamoreranno."

Il principe sorrise. "Una ragazza umana..."

"Sarei felice se tu ti innamorassi come lo sono stato io. Ma devo avvertirti: se sceglierai di amare una mortale, andrai incontro alla sofferenza. Lo hai visto, gli umani muoiono. La loro esistenza è molto breve." gli disse il Re.

"Faró tesoro anche di questo suggerimento. D'ora in poi io ho intenzione di..." il Principe non potè continuare, perché ci fu un boato fortissimo. Il terreno sotto i loro piedi cominció a tremare, perfino il pesante trono oscilló pericolosamente. Il giovane Elfo si sorresse al padre. Anche Thranduil si spaventò, sembrava esserci appena stata una scossa di terremoto.

"Padre!! Cos'è stato??" gridó Haldir.

"Non lo so. Usciamo di qui!" rispose Thranduil. "Andiamo fuori a vedere. Voi, aprite la porta!" comandò ai due soldati di guardia.

Gli Elfi spalancarono l'alto e maestoso portone che chiudeva l'accesso al palazzo del Re.

E per prima cosa, una volta usciti, Haldir vide il sole. Raggi di sole si facevano largo tra i rami degli alberi. Questo stupí anche Thranduil: da giorni il loro territorio era oscurato da nuvoloni grigi, prima quelli scaturiti dall'incendio appiccato dagli Orchi, e poi da...altri, che sembravano arrivare da Sud.

"La luce...tutta questa luce improvvisa..." disse Thranduil.

Haldir e i soldati guardavano il cielo, quella porzione che si poteva intravvedere fra i rami. "Ma cosa succede, padre? Non ho mai visto il cielo cosí limpido!"

Thranduil tentò di concentrarsi per avvertire in sé che tipo di energia stesse pervadendo il mondo. Il suo istinto non era profondo come quello di Galadriel, ma ugualmente sentí qualcosa.

"Libertà..." fu la prima parola che gli venne in mente. "Siamo liberi."

⚜️⚜️⚜️

Thranduil e suo figlio non potevano sapere che diversi minuti prima la creatura chiamata Gollum era capitombolata giù dal crepaccio interno al Monte Fato portandosi dietro l'Anello, che in quegli istanti si stava dissolvendo nella lava. Non potevano neanche sapere che la scossa che avevano sentito era l'onda d'urto generata dal crollo della Torre su cui aleggiava l'occhio di Sauron. E che tutta quell'energia negativa era stata risucchiata nuovamente nel Vuoto, portandosi dietro i Troll, gli Orchi, i Goblin, i Nazgûl, gli Haradrim, i Corsari e... gli Uomini dell'Est, fra cui Degarre e gli ex Cinquecento di Goneril.

Nessuno a Boscoverde, poteva sapere che Frodo Baggins ce l'aveva fatta.

Ma lo sapeva Arwen, la figlia di Elrond.

La vibrazione del terreno era arrivata fino a Rivendell, e Hammon e Goneril erano scesi nel cortile temendo che crollasse tutto. Proprio qualche attimo prima che Benjamin desse alla guerriera la prova che il suo amore non era uno scherzo e neanche un fuoco fatuo. Avrebbero consumato sul talamo di Elrond la loro prima volta insieme e ad Hammon poco importava che per Goneril non fosse altro che una concessione in cambio della sua partenza. Vano sacrificio, perché lui non se sarebbe andato da lí, quanto era vero che si chiamava Benjamin Hammon.

All'improvviso, il loro incontro era stato interrotto da quella specie di terremoto ed erano corsi giù, dimenticandosi della figlia di Elrond.

Arwen aveva riaperto gli occhi. Sentiva una nuova energia scorrere in lei, o meglio, era come se tutto il veleno che aveva in sé e che la consumava, stesse pian piano sparendo. Alzò una mano per guardarla, e vide che era tornata materiale. Il suo corpo stava acquisendo di nuovo volume, stava tornando fisico.

Provò a mettersi seduta, e ci riuscí. La sua chioma castana, di nuovo fluente, le ricadde in grembo.

"Benjamin..." chiamò, ma la sua voce era ancora flebile. "...c'é qualcuno? Aiutatemi..."

Si concesse qualche attimo e poi provò ad alzarsi. Sentí le gambe intorpidite, come avessero perso la sensibilità per molto tempo, ma in qualche modo riuscí a fare un passo.

Anche Arwen notó la luce che entrava dalle finestre. Doveva essere successo qualcosa di meraviglioso. Vittoria, pensó. Dovevano aver vinto, l'Hobbit e gli altri, perché il Sole non poteva splendere in un mondo in cui Sauron dominava.

"Frodo..." mormorò. "Aragorn..."

Un sorriso lentamente apparve sul suo bellissimo volto.

⚜️⚜️⚜️

"Ma che cavolo é stato!" sbottò Hammon, una volta uscito sul patio con Goneril. La scossa aveva fatto cadere alcuni calcinacci dalle case elfiche. "Non ci sono mai stati terremoti, da che io sono al mondo!"

La donna si guardò attorno, e poi guardò verso il cielo. "Le nuvole...se ne sono andate." notó. "L'aria é così...pulita..."

Anche Benjamin osservó il panorama. Sopra di lui, splendeva luminoso il sole, perfino troppo luminoso, considerando che erano ancora nel mese invernale di Marzo.

Poi Hammon si ricordó. "Arwen! É ancora lì dentro!!" e corse a grandi falcate nella residenza di Elrond.

La donna dell'Est chiuse gli occhi e provó a fiutare l'odore nell'aria. Era un metodo che usava quando era Generale, e individuava in quel modo la presenza dei nemici nelle vicinanze. L'odore cattivo era sempre un segnale rivelatore, specie nel caso degli Orchi.

Ma non avvertì nulla. A parte il profumo piacevole della resina che scendeva dalle piante di Rivendell, e l'umidità dell'acqua che scorreva nelle fontane del regno.

"Goneril!!" gridó Hammon dall'interno della residenza. "Vieni a vedere!"

La guerriera salì le scalinate e lo raggiunse nella stanza di Arwen. Che era in piedi, sorretta dal soldato. Ancora pallida, ma viva e vegeta. I suoi occhi erano tornati di un intenso blu.

"Si è ripresa!" disse Hammon.

"Lo vedo." rispose Goneril, avvicinandosi.

Arwen la guardava e guardava il suo abito. Le sorrise. Un sorriso così buono, e triste, che le ricordó quello di Bettie, la domestica di Roswehn Monrose.

"Sei tu, allora...il grande amore di Benjamin..." disse l'Elfa.

"Oh bontà divina, non cominciate anche voi... cosa vi sta succendendo?" chiese la guerriera.

"Sauron é sconfitto." disse Arwen. "Frodo...ce l'ha fatta."

"Frodo...e chi diavolo é?" chiese Hammon, confuso.

Goneril non rispose subito. La sua memoria tornó ai due piccoletti, Pipino e Merry. Quindi, quel loro cugino c'era riuscito. Uno della loro specie, un mezz'uomo come loro, aveva compiuto un'impresa assurda, che sembrava senza speranza. Scosse il capo. "É incredibile."

"Allora?... mi vuoi spiegare?" insisté Hammon.

"Diciamo solo, Hammon, che ci siamo tolti un problema." rispose Goneril. "Credo che non dovremo preoccuparci più di alcuna guerra. Almeno per un po'".

"Sei davvero come ti aveva descritta. Fiera e gelida." continuó Arwen. "Vi prego, portatemi fuori. Voglio immergermi in questa Luce. Ne ho bisogno."

Benjamin la accompagnó all'esterno, reggendola delicatamente. Goneril si stupì delle premure del suo capitano verso quell'Elfo femmina. Lo stesso ragazzo che poco tempo prima l'aveva scaraventata senza tanti complimenti su un grande letto a baldacchino pieno di polvere. E sarebbe andato fino in fondo, se non fosse stato per quel piccolo terremoto.

Li seguì in cortile.

"È finita. Finita...la battaglia del Morannon, è vinta. Mio padre...tornerà." annunció Arwen.

Goneril e Hammon si guardarono. E noi che faremo? Fu il pensiero che corse in quello sguardo.

"Restate." disse Arwen. "Non è più la nostra casa, questa. Anche il tempo degli Elfi è finito. E io ho fatto la mia scelta."

 

   
 
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