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Autore: ellephedre    01/10/2019    0 recensioni
Amore è quando inizi a sudare ed agitarti perché il ragazzo che ti piace sta salendo per le scale della scuola, tu stai scendendo e non sai se cambiare strada o tirare dritto e provare a sorridere, sperando che si accorga di te, pregando che si accorga di te.
O forse amore è continuare a tornare da un ragazzo che ti sta antipatico, che ti stuzzica e ti prende in giro, ma ti parla come se fossi una persona adulta invece di una bambina.
Lui non ti fa i complimenti, non ti riempie di attenzioni, ma a volte senti che con uno sguardo sfuggente ti ha dato così tanto di se stesso che hai voglia di fare due passi in avanti per parlargli da vicino, per chiedergli chi è, che cosa desidera, per cosa soffre, cosa vuole diventare da grande.
È una connessione folle, assurda.
È amore? Se lo è questo, non lo era quello di prima?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Teo ha i capelli neri come pece, lievemente mossi.
Durante l'estate li ha tagliati - credo per la sensazione di fallimento che lo ha travolto - ma gli sono già ricresciuti fino al collo. Ha una chioma setosa, morbida, e il sorriso più bello che Dio abbia donato a una creatura umana su questa terra.
A essere onesta Teo se la gioca con Lui e un paio di attori ventenni per cui vado pazza, ma in questo momento esiste solo il mio Teo per me.
Lui allunga le braccia e mi invita a schiacciarmi contro il suo petto. La mia guancia fredda trova il calore della stoffa della sua maglietta e non vuole più staccarsi.
Lui mi stringe forte. «Ehi! Adesso mi fai aspettare?»
So esattamente come rispondergli. «Senti chi parla. E tu, che mi trascuri per i tuoi amici?»
Dall'inizio delle lezioni ci siamo già rivisti due volte - all'ingresso del suo nuovo istituto e poi un pomeriggio, in centro. Non siamo mai stati soli: Teo ne ha approfittato per farmi conoscere i suoi nuovi compagni di classe. Alla fine, abbiamo parlato pochissimo tra noi.
Non gliene ho fatto una colpa grossa solo perché non me ne sono lamentata a dovere sul momento, come se mi andasse bene. Una parte di me era sollevata nell'avere un gruppo di estranei a farci da barriera.
Se fossimo stati soli sin da subito, forse guardandolo negli occhi non sarei riuscita a mentirgli. Gli avrei detto tutto di Lui, fin dal primo batticuore che mi ha suscitato, terminando con la quasi lacrima che ho versato durante l'ultima ora di ripetizione. Per messaggio e al telefono è più facile sorvolare, fare finta di nulla.
Diciamo che queste tre settimane sono servite a raccapezzarmi. Man mano che si sono allontanate le vacanze, è diventato meno nitido il ricordo delle giornate trascorse in compagnia di Lui. O almeno questo è quello che cerco di dirmi.
In ogni caso ora ho la mente più sgombra e sono capace di concentrarmi solo su Teo.
Sollevo lo sguardo, stretta al suo petto. Gli arrivo appena alla spalla, anche col rialzo delle scarpe, ma adoro sentirmi piccolina contro il suo corpo lungo e snello.
Teo mi libera il viso dai capelli, incorniciandolo con le mani, e si china per coinvolgermi in uno dei baci più romantici che mi abbia mai dato. È un bacio che sa di amore sincero, di nostalgia. Un bacio da 'riecco la mia amata principessa'.
Come ho potuto dimenticarlo?
Staccandosi, Teo sorride a pochi centimetri dal mio viso. «Scusa. Sono stato un cattivo fidanzato?»
«Cattivissimo. Oggi saremo solo noi due, vero?»
«Promesso. Ti ho fatto conoscere abbastanza amici.»
Non è stato così terribile. «Sono simpatici. Li stai frequentando spesso?» Ci appoggiamo contro il muro di un edificio per parlare.
Teo infila le mani nelle tasche dei jeans. «È anche per questo che non ho avuto tempo di rivederti. Sto parecchio coi miei nuovi compagni. Cerco di mettermi in pari col programma e di capire come funzionano le cose in questo nuovo posto.»
«Ti trovi davvero meglio?» È una domanda che tengo a ripetergli a voce. Per messaggio Teo è sempre più allegro e tranquillo che dal vivo, almeno di solito.
«La gente è più alla mano, Là. Nella classe di prima andavo d'accordo con tutti, ma consideravo amico solo Giorgio. Qui ci sono ragazzi con cui… mi trovo di più - non so come altro dirlo. Mi sembrano più grandi di testa.»
«In che senso?»
«Si ribellano di più ai genitori, se ne fregano dei buoni voti...»
Mi esce una smorfia.
«Vedi? Tu sei ancora troppo una signorina del classico, come lo ero io. Non è che i miei nuovi compagni vogliano farsi bocciare. Ma se si impegnano lo fanno per se stessi, non per far felici i genitori. La maggior parte dei loro vecchi se ne frega di quello che fanno i figli e loro hanno una vita più libera. Avrei dovuto frequentare un professionale fin da subito.»
Mi dispiace sentirlo parlare così. «Io e te non ci saremmo mai conosciuti.»
Teo mi prende un braccio e mi stampa un bacio sulla fronte. «Hai ragione, scusa. La mia vita sarebbe stata peggiore senza di te.»
Riesce a dirmi cose così carine... Mi sento vicina a lui come non mai, soprattutto ora che vedo che per me prova gli stessi sentimenti di un tempo. Anche la preoccupazione per la nuova vita che sta intraprendendo aumenta il mio interesse nei suoi confronti.
«Riusciremo a vederci almeno un paio di volte la settimana?» gli domando. «Vengo io da te se vuoi.»
Il suggerimento non gli dispiace. «Ci incontriamo a metà strada, okay? Anche io voglio rivederti. Come sta andando ora che sei in prima liceo? Il nuovo prof di greco e latino è davvero meno severo?»
«Sembra di sì. È un tipo po' strano, uno che vuole fare il giovane. Lo troviamo tutti abbastanza patetico. Ma quando mi ha interrogato, mi ha fatto un paio di domande e mi ha dato sette.»
«Ehi, altro che la Caruso!»
«Già. Ha detto se fossi stata impreparata lo avrebbe capito già da quelle due risposte. Forse è servita a qualcosa la tortura della Caruso, con tutti quei compiti e i voti bassi così bastardi. Magari ora la strada sarà in discesa. Se solo avessero promosso anche te...»
Teo scuote la testa. «Non lo avrei voluto. Solo quando mi sono liberato mi sono reso conto che lì dentro morivo. Non studiavo per me, Là, era tutto per i miei genitori.»
«Questo non significa che non fossi abbastanza bravo per stare al classico.»
«Forse, ma mi trovo meglio dove sono. Sai, anche l'idea di frequentare l'università non mi andava tanto a genio. Col diploma di questa scuola potrò farlo, se proprio voglio, ma non lo sento più come un obbligo. Penso che andrò subito a lavorare.»
Al Teo di un tempo non avrei mai sentito fare discorsi simili. «Veramente?»
«Certo. Prima guadagno qualcosa, prima potrò andarmene di casa.»
«Ma non è facile trovare lavoro senza una laurea...» Sento di ripetere le parole dei miei nonni.
Non scoraggio Teo. «Solo se ti focalizzi su certi lavori. A me andrà bene qualsiasi cosa.»
Mi sembra troppo ottimista. «È dura, sai? Il mio insegnante di ripetizioni...» Chino la testa quando lo menziono, per nascondere il colore che mi è salito alle guance. «Lui ha appena iniziato la quinta al liceo scientifico, ma lavora già. Quest'estate è riuscito a farsi assumere come aiutante in biblioteca, per quella cosa dell'alternanza scuola-lavoro. Ma tramite un amico di suo nonno, da qualche anno, dà già una mano in un'officina di riparazione auto. Dice che si guadagna bene, ma che è un lavoro che fa penare. Forse la pensa così perché vuole frequentare medicina...»
«È un secchione» dichiara lapidario Teo. «Non c'entra niente con me. A me andrebbe bene lavorare anche come meccanico.»
Non riesco a vedere Teo in un'officina - Teo dalla faccia pulita, coi vestiti di marca ben curati, col suo Iphone dell'ultima generazione, che si sporca le mani col grasso del motore? Nah.
Non sa di cosa sta parlando e d'improvviso, se lo confronto con Lui, mi sembra così... piccolo.
Come me.
Per questo io e Teo siamo una buona coppia. Con Lui non avrebbe mai potuto funzionare.
«Lara?»
«Hm?»
«Stavo pensando che al cinema è uscito da poco il sequel di IT.»
Urlando, ridacchio e mi aggrappo alla sua giacca. «No!»
«No, cosa?»
Non mi incanta con quegli occhioni da innocente. «Non voglio andare al cinema a vederlo!»
«Dài, sarà una specie di anniversario del nostro primo incontro.»
Mi indigno. «Ci eravamo incontrati in classe da prima!»
«Ma non ci eravamo ancora parlati. Dài, Là, amore, potrai nascondere la faccia nel mio petto tutte le volte che vorrai.»
Il nomignolo mi ha allentato le ginocchia. «Tu ci godi a vedermi provare paura.»
«Però poi ti abbraccio.»
Vero. «Da te voglio la solita promessa.»
«Tanto non siamo mai usciti dalla sala a metà film.»
«Voglio che me lo prometti comunque! Ci tengo.»
«Sei la mia ragazza e ti prometterò tutto quello che vuoi, ma sono convinto che riuscirò a farti sentire abbastanza protetta da non voler scappare.»
La mia ragazza.
Come ho potuto dubitarne? Non importa quali sentimenti io abbia provato, sono la ragazza di Teo.
Lui mi ha sempre considerata tale, è stato folle dimenticarlo.
In estate non mi ha prestato tanta attenzione, ma con la lontananza è normale.
Per il resto Teo è perfetto: mi bacia, è dolce, mi stuzzica. Vuole passare del tempo con me, ci tiene a farmi sentire protetta...
Cosa posso volere di più?
Biondina.
Scuoto la testa, per cancellarmi dalla testa un timbro estraneo che devo dimenticare.
La prossima volta che rivedrò Lui...
«Lara? Allora, sei d'accordo?»
La prossima volta penserò al mio ragazzo. «Certo. Teo, mi chiami di nuovo ‘amore’?»
«Cosa?»
«Per favore.»
«Ma guarda cosa mi tocca dire...» La sua esasperazione è pura finzione. Mi stringe di nuovo a sé e ride. «Amore, amore, amore.»
I suoi occhi blu guardano solo me. È il ragazzo migliore del mondo ed è solo mio.
   
 
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