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Autore: reggina    02/10/2019    2 recensioni
Breve esplorazione della vita di Colin e dei suoi affetti più cari dopo l'incidente che li ha cambiati per sempre.
Un viaggio avanti e indietro negli anni in una sorta di effetto yo-yo.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Amy Abbott, Bright Abbott
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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(16 anni)

Un tuono rimbomba cupo in lontananza preannunciando uno di quei temporali estivi brevi ma forti.

Colin non riesce a dormire: si sente strano e consumato dai suoi pensieri. In quella stanza gli pare di soffocare e il silenzio gli pesa addosso, fastidioso.

Sono passati pochi giorni dal suo ritorno a casa dall’ospedale e tutti stanno facendo dei maldestri tentativi per cercare di riprendere il controllo dei loro spazi, delle loro vite.

Alla fine si alza e a fatica, perdendo più volte l’equilibrio, riesce a caracollare fino in bagno. Si sofferma in particolare sul lavabo d’appoggio: su un pettine sono rimasti dei capelli neri mentre il serbatoio del rasoio elettrico, regalo del suo ultimo compleanno, è ancora pieno dei residui di quella prima barbetta simbolo di ribellione, ostentata per qualche mese per dispetto e per sentirsi grande.

Alza il viso e il riflesso dello specchio gli rimanda un giovane sconosciuto con l’espressione incisa dalla sofferenza.


Silenzio.

Poi il rumore ritmico e insistente di una singola goccia si infrange su una lastra di metallo.

Pochi attimi e un’altra goccia precipita rumorosa, martellante.

Colin resta con in fiato in sospeso.

“Erano mesi che non pioveva così tanto. Si, tanto tempo. Che bello ascoltare il rumore della pioggia!”

Si volta di scatto e vede Sharon ferma sulla porta, il volto stanco di chi non dorme da giorni ma con impresso quel sorriso capace di salvare da pianti e dolori.

È lì chissà da quanto.


Un’altra goccia cade.

Convulsamente, lentamente. Ripetutamente .

Rimangono fermi come figure incantate, ombre senza tempo.

Colin dondola come un abito messo ad asciugare al vento, tenta di tenere dritto il corpo e mentre cammina trasmette a sua madre l’angoscia di un’imminente caduta.

Tuttavia la caparbietà del ragazzo ha la meglio ed ora le sta davanti, dritto come un fuso, con le mani ossute spasmodicamente aperte e le dita tese verso il basso a carpire gravità terrestre.

L’aria sibila tra le narici e le labbra socchiuse a testimonianza della fatica che gli sono costati quei pochi, preziosi, passi.

Le braccia di Sharon si sono già allargate per accoglierlo e lui vi si rannicchia, sorridente e soddisfatto, mentre a lei sfugge un sospiro.

È stato un anno molto difficile per gli Hart e, quando Colin è stato dichiarato fuori pericolo, sul momento si sono sentiti colmi di gratitudine per lo scampato pericolo. Adesso, invece, si trovano a transitare per strani e bizzarri stati d’animo.

Sharon gli da un bacio sulla tempia, su quella vena che pulsa e le fa venire la nausea. Testimone di una storia ai confini della realtà ma tragicamente vera.

Poi si china ad angolo retto verso Colin e le sue labbra schioccano potenti sulla testa deturpata del suo bambino, come in un penoso giorno di primavera ancora troppo recente, poi si fanno timide sulla guancia glabra.

Colin sorride: questo è il più potente antidolorifico, un effetto placebo che fa balenare un guizzo birichino nei suoi occhi lucenti.

“Hanno ragione quelli che dicono che il bacio della mamma dura meno di un secondo ma è più potente di qualsiasi altra cosa. I tuoi baci sono la migliore delle medicine!”

   
 
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