Durarara!!, 'The way to Paradise' di _root (Cap 1) su EFP Fanfiction

“The truth is, he’s more human than anyone, and his soul is fragile.
[…] And that’s why he decided not to be offended and to love humans no matter what.
I guess he dreads the kind of things that hurt or cause suffering.”

«No, signor Kine» – gli sfuggì una smorfia di dolore – «Torniamo ad Ikebukuro».
Avevano da pochi minuti oltrepassato il confine della città e nell’abitacolo della vettura era calato il silenzio. Mr. Kine occhieggiò velocemente l’informatore alla sua sinistra, ma rimase in carreggiata, valutando se il moro si trovasse o meno in un delirio indotto dalle ferite e i traumi riportati.
«Per quale motivo? C’è un medico della malavita che lavora per gli Awakusu che ci sta aspettand–».
«C’è un solo medico di cui mi fidi. E se lui non può, sa a chi altri affidarmi, e a me sta bene», lo interruppe Izaya, con un imperioso filo di voce.
«Anche se non è il tuo preferito non mi pare il momento di fare gli schizzinosi. Ad Ikebukuro potrebbero darti la caccia».
L’informatore ridacchiò sommessamente, gesto che gli procurò altre fitte lancinanti in tutte le parti del corpo. «Tanto, se il motociclista senza testa non provvede a rimuovere questa cosa, sono finito comunque».
Si riferiva al pugnale conficcato nel suo bacino. L’ombra di Celty si era solidificata attorno alla lama, nella sua carne, tanto in profondità fin dove l’arma aveva scavato. Ogni sussulto della macchina per colpa dell’asfalto, ogni movimento che provava a fare, anche solo respirare gli causavano un dolore atroce e, tra tutte le contusioni che aveva riportato (sicuramente le braccia erano fratturate, se non addirittura rotte, in più punti), la peggiore era sicuramente la profonda pugnalata al fianco. Mandava la temperatura del suo corpo letteralmente alle stelle. Certo, grazie all’ombra l’arma non poteva muoversi e danneggiargli ancora più parti interne, ma senza l’aiuto di Celty nessun chirurgo umano avrebbe potuto fare qualcosa. E gli intervalli di lucidità in quel delirio febbricitante si stavano sempre più accorciando.
Ma doveva prima assicurarsi che Kine e Manami Mamiya nel sedile posteriore facessero quanto aveva chiesto. Doveva resistere. Non doveva perdere nuovamente conoscenza, o nessuno avrebbe dato credito alle sue parole.
«Non le sto chiedendo di proteggermi. Mi porti all’indirizzo che le dirò e poi potrà fare quello che ritiene meglio».
Mr. Kine assunse per qualche manciata di secondi un’espressione pensierosa, poi il ticchettio della freccia innescata fece capire ad Izaya che aveva preso una decisione. Fece un’inversione a U appena possibile, cercando di evitare manovre brusche per l’informatore ferito a bordo.
«D’accordo, Izaya, ti accompagnerò da queste persone, poi però nient’altro».
Per tutta risposta il moro sorrise sprezzante, e mormorò l’indirizzo del dottor Shinra Kishitani, lottando con gli occhi brucianti che si stavano chiudendo contro la sua volontà.
Appoggiò la testa alla superficie fredda del finestrino, osservando scorrere quelle strade che conosceva perfettamente.
Certo che tornare ad Ikebukuro era una totale follia.
Sapeva benissimo che non sarebbe stato al sicuro. Per quanto ne sapeva, avrebbe potuto essere ucciso appena sceso dalla macchina, o lasciato a morire.
Probabilmente, infatti, si riduceva tutto a questo, per l’informatore: scegliere come meglio morire, non come sopravvivere.
Chi voleva prendere in giro? Scappare equivaleva a darsi delle possibilità, e lui sentiva che non ce l’avrebbe fatta. Serviva un miracolo, oppure uno spirito che lo conducesse al Valhalla.
Ed entrambe le cose poteva farle la Dullahan di sua conoscenza.
Meglio andarsene linciato dai figli di Saika – come Orfeo con le baccanti, come una vera leggenda di Ikebukuro, che volersi capricciosamente vedere a tutti i costi vivente e morire come un miserabile, angosciato e disilluso, in un qualche prefabbricato malavitoso.

La compiacenza per quel pensiero così audace gli increspò le labbra improvvisamente; l’informatore non riusciva a trattenere un riso trepidante, per quanto sommesso: forse aveva ancora una chance di bucare quel cielo irraggiungibile, forse poteva ancora essere glorificato dalle Valkirie, forse poteva finalmente morire.

***
Angolo dell'autrice:
Un capitolo molto corto, me ne rendo conto, ma spero abbia l'effetto di un sassolino lanciato in uno stagno: un piccolo gesto che dà vita ad una catena di reazioni. Avviso già da ora che, non avendola pronta fino alla fine, il raiting potrebbe cambiare. Amici del fandom, per questa storia mi sono basata solo sull'anime, avendola pensata quando ancora non avevo letto nulla delle novels. Siate clementi! Anche le citazioni all'inizio vengono dalla traduzione inglese dell'anime, perciò saranno un po' più imprecise rispetto alle originali. Spero comunque che la lettura vi piaccia! Alla prossima!