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Autore: Kimando714    02/10/2019    0 recensioni
Giulia ha solo quindici anni quando impara che, nella vita, non si può mai sapere in anticipo che direzione prenderà l’indomani. Questa certezza la trova durante una comune mattina di novembre, quando il suo tragitto incrocia (quasi) del tutto casualmente quello di Filippo, finendo tra le sue braccia.
E cadendo subito dopo a causa dell’urto.
Un momento all’apparenza insignificante come tanti altri, ma che, come Giulia scoprirà andando avanti nel suo cammino, potrebbe assumere una luce piuttosto differente.
“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” - (Italo Calvino)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 38 - GHOST OF DAYS GONE BY



 
Giulia si morse il labbro inferiore, continuando ad osservare attraverso il vetro appannato della finestra i fiocchi candidi di neve che cadevano nel buio della sera. Aveva iniziato a nevicare nel tardo pomeriggio, a tratti lasciando spazio alla pioggia: ora, però, era almeno un’ora che le strade continuavano ad imbiancarsi.
Anche i tetti e i giardini delle case erano ricoperti dal bianco manto leggero della neve: sembrava che il tempo fosse tornato indietro al giorno di Natale.
Si ritrovò a sperare che la neve caduta non rappresentasse troppo un problema per chi doveva guidare fino a casa di Filippo quella sera: né Nicola né Caterina avevano troppa strada da fare, e Pietro sarebbe giunto direttamente a piedi, ma con la neve a terra non si poteva mai essere troppo prudenti.
L’idea di trascorrere il Capodanno a casa di Filippo si era rivelata estremamente previdente: Giulia dubitava altamente che, con quel meteo, sarebbero mai stati in grado di spostarsi molto oltre i confini di Torre San Donato. Era già stata abbastanza fortunata da giungere lì nel primo pomeriggio, prima che la situazione degenerasse.
Si girò verso l’interno della mansarda, cercando con lo sguardo Filippo: stava già sistemando le posate accanto ai piatti, quando mancava ancora mezz’ora all’ora fissata per la cena.
Quella zona della casa sarebbe stata incredibilmente utile per quella sera: avrebbe permesso loro di restarsene sufficientemente in intimità, senza dar troppo disturbo ai genitori di Filippo.
-Dici che riusciranno ad arrivare?-.
Giulia si avvicinò a Filippo, la voce dubbiosa e le braccia strette contro il petto. Lui alzò appena gli occhi nella sua direzione, mentre sistemava le ultime posate al posto a capotavola.
-La neve non ha attaccato molto sull’asfalto- mormorò Filippo, concentrato – Mio padre è andato a controllare poco fa-.
Quell’informazione riuscì almeno in parte a tranquillizzare Giulia. Aveva atteso quella serata con ansia, nonostante si aspettasse già che non sarebbe mai stata spensierata e allegra come quella dell’anno precedente.
Sospirò pesantemente, controllando l’orologio appeso alla parete, sopra la porta: mancava mezz’ora all’inizio della cena di Capodanno, e si sentiva sempre più tesa quanto una corda di violino.



 
-Si sono persi?- sbottò Giulia, sospirando infastidita – Devono fare letteralmente due metri a piedi!-.
Era passata poco più di mezz’ora dall’arrivo di Nicola e Caterina, avvenuto quasi in contemporanea quando mancavano pochi minuti alle otto. Giulia aveva passato lunghi minuti ad osservarli in silenzio, quando erano arrivati: il giorno prima Caterina le aveva scritto, riportandole almeno per sommi capi la conversazione che aveva avuto con Nicola. Non si era sorpresa molto nel vederli sufficientemente sereni, seduti al tavolo al centro della mansarda, spiluccando qualche stuzzichino: se il loro confronto fosse andato male, d’altro canto, era piuttosto sicura che a quella cena nessuno dei due si sarebbe presentato.
Era un sollievo notevole vederli parlare tra loro: forse lo stavano facendo più cautamente del solito, ma era già qualcosa di positivo.
-Tra la casa di Pietro e quella di Filippo deve esserci una tormenta di neve che ancora non hai notato, e che sta impedendo loro di arrivare puntuali- ironizzò Nicola, andando a riempirsi il proprio bicchiere di prosecco.
Giulia sbuffò di nuovo, lasciandosi cadere su una sedia. Pietro ed Erika erano in ritardo come non mai, anche se erano i più vicini a casa Barbieri: non aveva idea di cosa li stesse trattenendo, ma era piuttosto certa che, non appena li avrebbe visti, li avrebbe riempiti di insulti.
-Sì, certo- aggiunse Caterina, ridendo appena – Immagino che tipo di tormenta li tenga bloccati-.
Giulia era già sul punto di rispondere, ma dovette bloccarsi nel momento in cui la porta venne aperta: si aspettava il rientro di Filippo, andatosene a prelevare qualche altra cosa da mangiare in cucina qualche minuto prima, ma non credette quasi ai suoi occhi quando notò Pietro ed Erika seguirlo pochi passi più indietro. Avevano entrambi un’aria trafelata, i capelli spettinati come se si fossero davvero trovati in mezzo ad un colpo di vento particolarmente violento.
-Alla buonora!- Giulia si alzò di scatto, rossa in viso per il nervoso – Dove eravate finiti?-.
Filippo le lanciò un’occhiata divertita, mentre si faceva da parte per lasciar libero accesso alla mansarda a Pietro ed Erika.
-Ci siamo ritardati appena un po’- replicò quest’ultima con voce innocente, levandosi lentamente la giacca pesante e lasciandola sopra il piccolo divano contro la parete di fronte al tavolo, accanto a quelle di Giulia, Nicola e Caterina.
-E poi è una cena di Capodanno- s’intromise Pietro, con indifferenza – Più tardi inizia, meglio è-.
Lo sguardo truce che gli lanciò Giulia bastò per non fargli aggiungere altro.
 
*
 
-Sembri una cavernicola appena uscita dal Paleolitico-.
Giulia ignorò del tutto l’osservazione che, senza ombra di dubbio, Pietro aveva appena rivolto proprio a lei. Alzò appena gli occhi verso di lui, sedutole di fronte mentre la osservava con sguardo esterrefatto e vagamente schifato.
Erano a tavola da meno di mezz’ora: la cena era iniziata nemmeno dieci minuti dopo l’arrivo di Pietro ed Erika, e per Giulia era stata una vera manna dal cielo. Aveva così tanta fame che, se possibile, avrebbe richiesto il bis di ogni portata. Ora che era arrivato il turno della carne grigliata, le sembrava di essere appena giunta in paradiso: la coscia di pollo che stava addentando era allettante, ed assaporarla l’aveva lasciata ancor più soddisfatta. Dei commenti di Pietro, o di chiunque altro, sul suo aver sollevato la coscia con le dita per maggior comodità non gliene importava molto.
-Te l’ha mai fatto notare nessuno che le posate non sono lì come elemento decorativo?- proseguì Pietro, facendo ridere lievemente il resto della tavolata.
Giulia posò con calma la coscia – o quel che ne restava- sul piatto, passandosi il tovagliolo sulle dita:
-E pensare che mi stavo proprio domandando se tu conoscessi l’uso delle posate- iniziò, con serenità – Visto che una scimmia saprebbe usarle meglio per affettare quella costina-.
Le risate furono ancora più forti, e Giulia non riuscì a trattenere un sorriso di vittoria di fronte al rossore delle guance di Pietro.
-Ma la vera domanda è … - intervenne Caterina, seduta al lato destro di Giulia – Chi diavolo usa le posate con le costine?-.
Sia Filippo che Nicola risero talmente tanto da rischiare di finire lunghi distesi sul tavolo, al contrario di Erika che, invece, sembrava votata al silenzio perpetuo.
-Il fatto è che almeno io mangio in modo regale- borbottò Pietro, con voce strozzata – Non come voi, che sembrate dei selvaggi-.
-Non è che sei regale, è che sei già troppo ubriaco per evitare di dire frasi idiote. Ma tant’è … - intervenne Nicola, ridendo allo sguardo fulminante che Pietro gli lanciò puntualmente subito dopo. Non rispose comunque nulla: si limitò ad abbassare il viso sul suo piatto, continuando a tagliare la carne con gesti più nervosi, borbottando tra sé e sé qualcosa che a Giulia suonò simile ad un “non capite nulla”.
 



-Che razza di carte ti sono capitate?- esclamò Caterina, al limite dell’ira, lanciando uno sguardo di fuoco alla carta che Giulia aveva appena lasciato sopra al mazzo delle mani precedenti.
-Queste- rispose innocentemente lei, piuttosto soddisfatta di dover fare pescare a Caterina altre quattro carte, impedendole di sfoltire troppo il mazzo che teneva tra le dita.
Caterina sbuffò sonoramente, oltraggiata, pescando le quattro carte dal resto con far polemico; Giulia dovette fare uno sforzo tremendo per non scoppiare a ridere a quella vista.
-Sempre detto che Uno è il metodo più semplice per porre fine ad amicizie storiche- borbottò Pietro, scuotendo la testa, ed osservando con sguardo critico le carte che aveva a sua volta in mano.
Nonostante tutto, l’atmosfera continuava ad essere più rilassata di quanto Giulia si era prospettata nei giorni precedenti. La cena era finita da poco più di un’ora, e alla mezzanotte del nuovo anno non mancavano più di trenta minuti; Filippo aveva proposto subito di fare qualche partita a carte per ammazzare il tempo, proposta che aveva raccolto consensi da tutti, tranne che da Erika. Aveva mugugnato in protesta alcuni minuti, prima di lasciarsi convincere da Pietro.
Giulia si era ritrovata ad ammettere dolorosamente, mentre li guardava di sottecchi, che Pietro sembrava di umore migliorato da quando Erika aveva preso a gironzolargli intorno.
Si era chiesta per diverse volte quella sera come sarebbe stato se Alessio fosse stato presente a sua volta, anziché rimanere bloccato al Babylon per la festa di Capodanno che il locale aveva organizzato. Di sicuro le cose sarebbero state meno semplici, ma d’altra parte era anche passato parecchio tempo: forse sia lui che Pietro sarebbero stati disposti a lasciare da parte i vecchi dissapori per passare quella serata tutti insieme.
-Guardate!-.
La voce di Filippo distrasse istantaneamente Giulia dai suoi pensieri. Si voltò verso di lui, seguendo la direzione che la mano di Filippo stava indicando: si ritrovò a puntare gli occhi verso la finestra, notando quelli che sembravano essere fiocchi di neve che stavano cadendo, illuminati a malapena dai lampioni esterni.
-Sta ricominciando a nevicare- proseguì Filippo, in estasi.
Non stava nevicando molto, ma i nuovi fiocchi sarebbero andati comunque ad aggiungersi a quelli della nevicata precedente. La neve aveva smesso di scendere poco dopo l’inizio della cena, e nessuno pensava avrebbe ricominciato di nuovo entro breve.
-Sarebbe bello uscire fuori- azzardò Erika, voltandosi a sua volta verso la vetrata.
-Non è una cattiva idea- convenne a denti stretti Giulia, sperando di non dare troppa soddisfazione all’altra.
Nicola fu il primo ad alzarsi dal pavimento, dove erano rimasti riuniti in cerchio sopra ad alcuni cuscini e ad una coperta per giocare:
-Allora andiamo, no?-.
Caterina mollò le proprie carte con frustrazione prima ancora che chiunque altro si dicesse d’accordo:
-Piuttosto che continuare questa partita … - borbottò, seccata.
Meno di dieci minuti dopo avevano già recuperato i giacconi, le sciarpe, i guanti e i berretti, ritrovandosi all’esterno della casa subito dopo.
I fiocchi di neve continuavano a cadere sul giardino di Filippo e nel resto tutto intorno, creando una macchia bianca contro l’oscurità della notte e le luci colorate che addobbavano alcune piante nei giardini confinanti.
Gli scricchiolii provocati dai passi sullo strato di neve già caduta erano l’unico rumore udibile, prima che Pietro prendesse la parola:
-Mi volete spiegare per quale astruso ed oscuro motivo abbiamo dovuto abbandonare l’interno caldo della casa per venire qui fuori a congelarci?- sbuffò, stringendosi nelle spalle e sbattendo i denti – E dovrei essere io quello ubriaco, a sentire voialtri-.
-Vuoi smetterla di brontolare, per una buona volta?- replicò Caterina, ridendo e portandosi sempre più verso la parte più innevata del cortile.
-Non sto brontolando, è che semplicemente questa è stata una gran … -.
Pietro non riuscì a concludere la frase, ritrovandosi in pochi secondi lungo disteso sulla neve, lasciandosi sfuggire un urlo sorpreso per l’improvviso impatto con il terreno ghiacciato.
Giulia l’aveva afferrato un secondo prima, in contemporanea a Filippo, trascinandolo verso il prato; Pietro se ne era accorto solo troppo tardi, quando già era lungo disteso a terra e le risate dei due avevano riempito l’aria.
-Non pensavo sarebbe stato così facile spingerti a terra!- rise Filippo, piegato in due.
-Molto divertente, davvero- sbottò Pietro, afferrando la mano che Nicola gli stava porgendo per aiutarlo a rialzarsi – Se nei prossimi giorni avrò la febbre saprò già chi ringraziare-.
Erika gli si avvicinò a sua volta, allungandosi per arrivare meglio alla sua altezza e potergli togliere la neve che gli era finita tra le ciocche castane:
-Oh, non fare il musone, amore!- disse con dolcezza lei, stampandogli poi un bacio leggero sulle labbra.
Giulia si allontanò in fretta da quel quadretto; ripreso fiato, percorse qualche metro, fino al punto in cui Caterina se ne stava in piedi mentre si guardava intorno. Sembrava particolarmente presa dal paesaggio etereo e a tratti spettrale della notte innevata.
Prima che potesse accorgersi della sua presenza lì vicino, Giulia si acquattò sul terreno, raccogliendo un po’ di neve e formandone una palla, trattenendola tra le dita. Quando qualche secondo dopo la lanciò, colpendo Caterina dritta sulla nuca: Giulia scoppiò inevitabilmente a ridere, quando la sentì urlare e girarsi con occhi sgranati verso di lei.
-Sul serio?- strillò, passandosi freneticamente una mano sul punto colpito – Così a tradimento?-.
-La tentazione ha avuto la meglio- Giulia le sorrise innocentemente, ben consapevole che lo sguardo truce di Caterina non prometteva nulla di buono.
-La tentazione?- sibilò la riccia, con sguardo di sfida – Te la do io la tentazione!-.
Caterina fu piuttosto veloce a chinarsi a sua volta, raccogliere un po’ di neve e lanciargliela. Aveva una mira sufficientemente buona, e Giulia non poté fare altro che bloccarsi infastidita dalla sensazione di gelo sulla pelle, quando venne colpita a sua volta poco sotto il viso.
Sentì la risata soddisfatta di Caterina accendersi ancor di più, quando le restituì la stessa occhiata torva che era stata riservata a lei prima:
-Vuoi la guerra?- mormorò, piegandosi ancora una volta a terra – Te la concederò volentieri-.
 



-Bello brindare in ritardo- Pietro si rigirò pigramente il calice pieno di spumante tra le dita arrossate della mano destra – D’altro canto se uno vuole fare l’alternativo, deve andare fino in fondo-.
-L’importante è farlo, no?- obiettò Nicola, il viso più rosso che mai per il freddo patito, e i capelli completamente scombinati.
Giulia mandò giù un lungo sorso di spumante: sentì il liquido frizzante riscaldarle la gola, una sensazione piacevole dopo tutto il tempo che avevano passato sotto la neve.
Dopo che lei e Caterina avevano dato il via ad una guerra di palle di neve che aveva coinvolto tutti, avevano perso la cognizione del tempo. Erano rientrati nella mansarda fradici, gelati e con i muscoli doloranti, per scoprire che mezzanotte era già passata da almeno una decina di minuti. Si erano sistemati alla bell’e meglio in tutta fretta, cercando di distribuire i calici e lo spumante nel minor tempo possibile.
-Anche se in ritardo, come Pietro non ha perso occasione di farci notare- disse Filippo, con tono solenne e richiamando l’attenzione di tutti su di sé – Qualcuno vuole dire qualcosa per l’inizio dell’anno nuovo?-.
Pietro gli lanciò un’occhiataccia, ma non ebbe il tempo per dire nulla, preceduto da un’euforica Erika:
-Auguro a tutti un nuovo anno pieno di gioie ed esperienze bellissime!- esclamò, con un’insolita allegria e l’assenza del suo perenne tono di sfida.
Sia Giulia che Caterina tacquero, limitandosi a bere qualche altro sorso ed annuire in silenzio. Fu Nicola a farsi avanti, quasi inaspettatamente:
-Vi auguro, per quest’anno, di superare gli ostacoli e le difficoltà che avrete- disse a mezza voce, soffermandosi un po’ di più con lo sguardo su Caterina – E di avere sempre il sostegno delle persone che più amate-.
Quando dopo qualche secondo di silenzio Pietro si schiarì la gola, Giulia si voltò verso di lui, sorpresa: aveva l’impressione che fosse piuttosto in imbarazzo, mentre teneva lo sguardo abbassato e alzava il calice a mezz’aria.
-Volevo solo aggiungere qualche parola- mormorò, tossendo ancora ed arrossendo – Io spero solo che chi ha lasciato una persona cara in quest’anno appena passato la ritrovi in questo. Lasciando da parte i vecchi dissapori-.
Nessuno aggiunse altro. Pietro tenne lo sguardo abbassato ancora per qualche secondo, e Giulia non faticò ad intuire come mai volesse evitare il contatto visivo con chiunque, così come le fu facile capire a chi fossero state rivolte quelle parole.
Fecero tintinnare di nuovo i calici tra loro, nel silenzio della mansarda: il nuovo anno poteva avere inizio.
 
*
 
Erano le due della mattina quando finalmente poté buttarsi sul divano della mansarda, ora sgombro di quasi tutte le giacche a vento. Giulia arcuò la schiena dolorante: lei e Filippo si erano decisi a rimettere in ordine tutto prima di andare a dormire, dopo essere rimasti soli. Nicola e Caterina erano stati i primi ad andare, non troppo dopo il loro brindisi di Capodanno, per non rimanere bloccati dalle strade ricoperte di neve che continuava a scendere. Pietro ed Erika li avevano imitati poco dopo, tornandosene verso casa del primo.
L’ultima mezz’ora Giulia l’aveva passata tra la mansarda e la cucina, scendendo e risalendo le scale con pile di piatti e bicchieri usati e pronti per essere messi in lavastoviglie. Anche Mirta e Simone se ne erano andati a letto poco dopo la mezzanotte: a parte Giulia e Filippo, la casa era completamente silenziosa e deserta, a quell’ora.
Giulia si sistemò meglio sul divano: sentiva la testa cominciare a girarle per la stanchezza, anche se stando seduta recuperare fiato le era decisamente più facile.
Filippo la raggiunse, dopo essere tornato da quello che sembrava essere l’ultimo viaggio verso la cucina: aveva appena riportato lo spumante aperto ed avanzato. Le si sedette accanto, passandole un braccio attorno alle spalle e posandole le labbra sui capelli castani.
-Ho la testa che mi scoppia- mugugnò Giulia, incastrando il viso tra la spalla e il collo di Filippo.
-Dovremmo andare a dormire- mormorò lui, con voce vagamente assopita – Tanto ormai non rimane molto altro da fare-.
-Già- Giulia sbadigliò rumorosamente, portandosi una mano davanti alla bocca – È stata una bella serata. Meglio del previsto-.
-Magari porterà fortuna per il resto dell’anno- rise appena Filippo, accarezzandole una spalla con movimenti lenti e circolari – Non che quello appena finito sia andato male-.
Giulia sbuffò debolmente, scettica:
-Direi di evitare di dirlo ad uno qualsiasi tra Caterina, Nicola, Pietro o Alessio- gli fece notare, più amaramente di quanto lei stessa si sarebbe aspettata – È già tanto se almeno tre di loro si sono chiariti-.
Nessuno aveva idea di cosa si fossero detti Nicola ed Alessio – non che Giulia o persino Caterina avessero anche solo azzardato qualche domanda in proposito-, ma l’unica cosa che si sapeva era che la loro conversazione era stata sufficientemente utile da risanare le ferite.
“Chissà se prima o poi si deciderà a parlare con Alessio anche Pietro”.
-Magari quest’anno si chiariranno altri equivoci- replicò sibillino Filippo, rivolgendole un sorriso incoraggiante. Giulia non sapeva da dove potesse trarre tutta quella fiducia, ma non lo corresse: in fondo, se Filippo si fosse rivelato nel giusto, sarebbe stata solo una cosa positiva.
Trattenne a stento un secondo sbadiglio: chiaro segno che le sue ultime energie stavano definitivamente cedendo.
-Comunque sia, ora direi che possiamo inaugurare il nuovo anno con una bella dormita- mugugnò, già chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dal respiro regolare di Filippo – Sto crollando. Se aspettiamo un altro po’, potrei anche addormentarmi qui-.
Filippo rise di gusto, mentre si alzava dal divano, prendendo le mani di Giulia per spingerla ad alzarsi in piedi a sua volta, sostenendola.
 
*
 
La neve continuava a cadere, anche se più lentamente di prima: non aveva attaccato molto sull’asfalto scuro, ma quel particolare non fece sentire Caterina più tranquilla.
La strada da casa di Filippo alla sua non era molta, ma quei dieci minuti sarebbero potuti bastare per rischiare di far slittare le ruote dell’auto pericolosamente in un punto particolarmente critico del tragitto.
Tenne gli occhi su Nicola: aveva le mani sul volante, una presa salda e sicura, completamente concentrato sulla guida mentre teneva gli occhi fissi sulla strada davanti a sé.
Prese a frenare pochi secondi dopo, lievemente per non rischiare di perdere il controllo dell’auto con una frenata troppo brusca; quando Caterina si voltò verso l’esterno del finestrino, riconobbe subito il cancello grigio che delimitava il giardino di casa sua.
-Eccoci qua- Nicola parcheggiò l’auto il più vicino possibile al cancello – Sani e salvi-.
-Già- convenne Caterina, con poca convinzione. La verità era che lei era sana e salva, finalmente arrivata a casa, ma per Nicola c’era anche il viaggio di ritorno. Altri dieci minuti di guida con la neve, da solo, ed in piena notte.
Per un attimo si pentì di aver accettato l’offerta di Nicola di riportarla a casa: forse avrebbe fatto meglio a chiamare suo padre e farsi venire a prendere poco dopo la mezzanotte.
Cercò di levarsi di dosso quei pensieri negativi: Nicola guidava bene, e guidava attentamente. Era sicura che non avrebbe rischiato di andare troppo veloce o di guidare spericolatamente in quelle condizioni.
Tornò a girarsi verso di lui lentamente, come a voler rendere quegli ultimi minuti insieme più lunghi; il profilo di Nicola era rischiarato dalla luce giallognola dell’unico lampione rimasto acceso in quella strada di campagna.
-Sono stata bene stasera- mormorò Caterina, un leggero sorriso disegnato sulle labbra – In realtà non mi aspettavo nemmeno di passarlo insieme, questo Capodanno-.
Nicola rise appena, una risata piuttosto priva di allegria:
-Ho avuto qualche dubbio anch’io- ammise, a mezza voce – Ma fortunatamente sono stato smentito-.
Caterina annuì debolmente, il capo reclinato contro il poggiatesta del sedile e gli occhi persi nel vuoto davanti a sé.
Non faticava ad immaginare quanto Nicola fosse stato convinto, fino al giorno prima, che quella sera non si sarebbero nemmeno visti: nemmeno lei ci aveva creduto, neppure quando spinta dalla disperazione si era fatta trovare davanti a casa sua. Era partita con le aspettative peggiori – si era persino immaginata le possibili parole che Nicola avrebbe usato per lasciarla-, per poi rendersi conto che, effettivamente, forse il peggio era davvero passato.
-Credi che andrà meglio?- si lasciò sfuggire, sovrappensiero.
Non aveva davvero intenzione di parlare di quell’argomento proprio in quel momento, dopo una serata di festa, ma era stato più forte di lei: aveva bisogno di sapere ancora che, nonostante tutto, ora le cose stavano tornando ad andare bene.
Sentì lo sguardo di Nicola addosso per diversi secondi; quando alzò a sua volta il viso, non si stupì affatto di ritrovarlo davvero con gli occhi su di lei.
-Credo di sì-.
Caterina sospirò, l’animo già più risollevato:
-Mi dirai mai quel che tu ed Alessio vi siete detti?- chiese ancora, stavolta aspettandosi già quale sarebbe stata la risposta. Né Nicola né Alessio avevano fatto mistero di essersi parlati il pomeriggio prima: Nicola gliene aveva parlato già dalla sera, ed Alessio aveva solo confermato il tutto scrivendoglielo quella mattina stessa. Non avevano detto altro, su nulla: l’unica cosa che aveva potuto intuire Caterina, dalle parole di entrambi, era che era stato un bene che si fossero visti.
Nicola rise ancora, stavolta con più sentimento:
-Non credo che vorrebbe che fossi io a dirtelo- disse, dopo qualche secondo di silenzio – Ma non preoccuparti, è andato tutto bene-.
Caterina si trattenne a stento dal fargli notare che dicendo così non faceva altro che aumentare la sua curiosità, e che ormai anche uno sciocco avrebbe intuito che non erano arrivati a mettersi le mani addosso.
-Proverò a fidarmi- disse fintamente seccata, roteando gli occhi verso l’altro e sentendo Nicola ridere di nuovo, divertito.
La neve stava ricominciando a scendere più fitta: Caterina sospettò che, nel giro di qualche ora, se ne sarebbe accumulata parecchio a terra. Si rese conto che era venuto il momento di scendere: se voleva che Nicola non rischiasse troppo per strada, doveva prima lasciarlo libero di andare.
Avvicinò una mano alla sua, lasciata mollemente sul cambio: ne sfiorò il dorso tiepido con i polpastrelli, posando infine la mano sopra quella di Nicola.
-Grazie del passaggio- mormorò, continuando a stringergliela – Stai attento mentre torni a casa-.
L’unica cosa che fece Nicola per risponderle fu avvicinarsi ulteriormente, fino ad arrivare a sfiorarle le labbra con le sue.
-Buonanotte- le soffiò, dopo essersi staccato appena.
Caterina sorrise ancora, forse per la prima volta dopo giorni in maniera sincera: non era molto, e il loro tempo da soli era stato minimo, ma per quella sera poteva andare bene così. C’era tutto il resto dell’anno per recuperare quegli ultimi giorni persi.
-Buonanotte a te-.
 
*
 
La luce accesa della lampada sopra il comodino produceva uno strano gioco di ombre, proiettate sul muro di fondo della stanza. Il fumo che emanava la sigaretta che stringeva tra le dita non faceva altro che appannare tutto, renderlo fosco ed indefinito.
Pietro sospirò a fondo, godendosi la sensazione di rilassatezza del momento mentre fumava lentamente, disteso sul letto ormai sfatto, l’aria tiepida della camera che gli accarezzava le spalle nude.
Erika, stesa accanto a lui, si era già addormentata da diversi minuti: respirava piano, regolarmente, con la testa appoggiata al cuscino ed un braccio che cingeva il petto di Pietro.
Si portò di nuovo la sigaretta alle labbra, chiudendo gli occhi, il senso di distensione che cominciava a fargli venire sonno.
Avrebbe davvero voluto dormire, lasciar spegnere il cervello e la propria memoria, almeno per quella notte.
La fitta che sentì alla schiena, conseguenza della caduta causata da Giulia e Filippo, non fece altro che riportare a galla ciò che aveva cercato di seppellire per tutta la sera.
Si ritrovò a pensare, con amara ironia, che doveva essere destinato a farsi buttare a terra da qualcuno ad ogni Capodanno. Era sicuro che, se Alessio fosse stato con loro, glielo avrebbe ricordato lui stesso, tra le risate e forse un sorriso malinconico.
Pietro si girò verso il comodino, schiacciando la sigaretta nel posacenere con gesti nervosi. Lanciò anche un’occhiata al cellulare: nessun nuovo messaggio.
“Sono un idiota”.
Si ributtò sul letto trattenendo uno sbuffo d’ira solo per non svegliare Erika, ed evitarsi così scomode domande.
Non sapeva cosa si era aspettato da Alessio. Un messaggio d’auguri? Un semplice saluto a distanza di un anno dalla notte in cui si erano conosciuti?
Si ritrovò ad ammettere, amaramente, che sì, forse si era aspettato proprio quello.
Sentì Erika muoversi appena accanto a lui, stringendolo ancora di più, accarezzandogli meccanicamente un fianco con i polpastrelli.
Pietro si trattenne a stento dallo scostarla da sé, ora leggermente infastidito da quel contatto intimo che lo fece solo sentire a disagio nel suo stesso letto.
Si sentì uno stupido per l’ennesima volta, uno stupido che non riusciva ad apprezzare le cose belle che gli stavano capitando negli ultimi mesi. Aveva passato una serata allegra, con i suoi amici più stretti e la sua ragazza, ma per quanto cercasse di non pensarci, continuava a provare un senso di vuoto all’altezza del petto.
Per quanto cercasse di negarlo, sapeva benissimo a cosa fosse dovuto.
-Amore … -.
Pietro sussultò appena, quando si rese conto che Erika aveva appena mormorato. Si voltò verso di lei, osservandola dimenarsi appena per riuscire ad alzare il viso verso il suo.
-Che ci fai ancora sveglio?- gli chiese ancora, con voce assonnata – Non hai sonno?-.
Pietro cercò di non rendere visibile l’imbarazzo che provava ogni volta che Erika lo chiamava con nomignoli dolci: non si era aspettato di vederla così tenera nei suoi confronti, dopo che avevano iniziato a frequentarsi seriamente, né si era aspettato di trovarla una cosa così tremendamente fastidiosa.
-Stavo solo pensando- borbottò lui in risposta, con tono vago.
-C’è qualcosa che non va?- insistette Erika, posando stavolta il capo sulla sua spalla.
Pietro si irrigidì lievemente per i primi secondi, prima di rilassarsi di nuovo e sospirare a fondo:
-Nulla- disse, indifferente – Nulla di importante-.
Allungò il braccio per spegnere la luce accesa sul comodino, facendo calare l’oscurità nella stanza.
Si sforzò di chiudere gli occhi, mentre si sistemava meglio con la nuca contro il cuscino: voleva solo smettere di pensare, smettere di ricordare giorni passati che non sarebbero più tornati.
 
*
 
Filtrava ancora poca luce attraverso le fessure della persiana: erano le quattro di mattina, e mancava ancora qualche ora all’alba. Il cielo stava solo cominciando a schiarirsi, ma il buio faceva ancora da padrone.
Alessio stiracchiò la schiena, mantenendosi con le gambe incrociate sul letto per avere più spazio per poter impugnare la propria chitarra.
Non era rientrato da molto, e il sonno non era ancora sopraggiunto: preferiva rimanersene lì, con i polpastrelli che scorrevano sulle corde tese della sua chitarra acustica, riproducendo qualche nota sparsa e sperando di non essere troppo rumoroso da svegliare sua madre e sua sorella.
Teneva la testa appoggiata contro il muro, gli occhi socchiusi: stava vivendo in uno stato di inaspettata rilassatezza, dopo aver passato tutta la notte in piedi nel caos del Babylon. In quel momento non doveva pensare e concentrarsi per forza su qualcosa: seguiva le note così come gli venivano in mente, senza impegno.
Non ricordava nemmeno l’ora esatta in cui era tornato a casa: poteva essere passata già un’ora così come pochi minuti. Non stava badando al tempo, non dopo aver passato quasi un’ora infernale per tornare fino a Villaborghese, guidando pianissimo per la neve caduta e con i nervi a fior di pelle.
Forse era proprio per quel motivo che si era seduto lì, con la chitarra in mano alle quattro di mattina: per ritrovare la calma adatta per mettersi a letto, dormire dopo quella che gli era sembrata una giornata infinitamente lunga.
Infinitamente lunga un po’ come gli era sembrato l’anno appena passato.
Alessio riaprì lentamente gli occhi, mettendo a fuoco la camera debolmente illuminata dalla lampada accesa sul comodino accanto al letto.
Ricordò per un attimo la gioia dei festeggiamenti che gli anni precedenti aveva provato durante Capodanno, l’euforia che lo animava ogni volta e che invece in quel momento, durante quella notte, era come scomparsa.
“Cosa potrebbe mai cambiare nell’anno nuovo?”.
I giorni seguenti sarebbero rimasti uguali ai precedenti, senza che nulla cambiasse davvero. Avrebbe continuato a rimpiangere ciò che aveva perduto, e ciò che non aveva avuto.
Alessio richiuse gli occhi, le dita ferme ed immobili sulle corde tese, come in attesa di qualcosa. Non voleva farsi illusioni per il 2013: era già rimasto scottato una volta, senza il bisogno di una seconda.
Continuò a sfiorare le corde della chitarra, improvvisando una melodia dall’aria piuttosto malinconica, il peso nel petto che si faceva sempre più pesante.
 
Do you feel the same
For what was remained?
Yesterday is gone, we can't go back again
Do you ever cry for the days gone by?
Do they haunt you like a ghost until the end?

(Alter Bridge - "Ghost of days gone by")*







 
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI

Siamo solo a inizio ottobre, ma per i nostri protagonisti è già aria di Capodanno! C'è aria di divertimento e di frecciatine, oltre che ad esserci un assente importante... Ma i nostri sembrano comunque divertiti. Come da tradizione, i festeggiamenti veri e propri vengono affiancati dai buoni propositi e dalle speranze per l'anno nuovo. Vi ritrovate nelle dinamiche dei nostri ragazzi? 
Successivamente, vediamo poi
 Filippo e Giulia pronti a crollare l'uno nelle braccia dell'altro, mentre tra Nicola e Caterina l'anno nuovo sembra essere meglio di come loro stessi immaginavano. A fine capitolo ritroviamo sia Pietro sia Alessio immersi nei loro pensieri e nelle loro riflessioni. Nessuno dei due sembra troppo entusiasta della serata appena passata... cambierà qualcosa nell'anno nuovo?

A mercoledì 16 ottobre con il capitolo 39!

Kiara & Greyjoy

 



 
   
 
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