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Autore: Will Darklighter    02/10/2019    12 recensioni
"Unisciti a me, e insieme potremo governare la galassia, come padre e figlio!". Questa celeberrima frase racchiude in se tutto il desidero di un padre di ricongiungersi alla propria discendenza e al contempo la volontà di un apprendista di voler mettere fine una volta per tutte al legame che lo vincola al proprio Maestro. E se questa duplice intenzione avesse avuto una possibilità di realizzarsi? E se al padre fosse riuscito quantomeno di porre il seme del dubbio nel cuore del proprio emotivo figlio? A questo e ad altri interrogativi, come un possibile approfondirsi della relazione sentimentale tra gli inconsapevoli gemelli Skywalker e un miglior trattamento di alcuni comprimari sin troppo maltrattati nei film, provo a rispondere in questa storia.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Capitolo 21 – Una sfida accettata


LUKE
 


Seduto placidamente sulla rampa di attracco della Cannoniera Skipray GAT-12H, la nave appartenente all’agente Nova, Luke Skywalker osservava il panorama che si parava davanti ai suoi occhi.
Mai in vita sua aveva visto un posto così bello: distese verdeggianti che si perdevano a vista d’occhio per miglia e miglia e poco distante dalla nave, alcune decine di metri più in basso rispetto al declivio dove la cannoniera era atterrata, uno specchio lacustre dall’acqua cristallina proveniente da una vicina cascata. Sulla riva del lago, vi era una abitazione dalla foggia antica ed elegante, con un ampio giardino. Proprio al centro della superficie acquatica, vi era un isolotto i cui alberi erano popolati da uccelli delle più svariate razze, molto probabilmente tutte autoctone.

“Allora, ti piace questo posto? – sentì una voce che era ormai divenuta familiare alle sue spalle.
“Magnifico – disse ancora rapito da quello spettacolo – non pensavo provenissi da un pianeta simile.”
“Perché? Chi lavora per l’Impero Galattico non può essere originario di Naboo? – e riprese a ridere con la consueta ilarità – ti do una gran bella notizia, ragazzo di Tatooine. L’Imperatore in persona ha avuto i suoi natali qui!”
E quello fu in effetti il proverbiale fulmine a ciel sereno; la storia era una materia che non aveva avuto la possibilità di approfondire granché né quando lavorava nella fattoria degli zii né tantomeno quando era diventato un ufficiale dell’Alleanza. Dell’Imperatore Palpatine poi non sapeva molto, men che meno che fosse originario di Naboo. Anche se in effetti quello spiegava molte cose.
“Ecco perché non c’erano Star Destroyers in orbita ma soltanto vecchi incrociatori Lucrehulk della Guerra dei Cloni e perché mentre arrivavamo qui non ho visto una sola guarnigione delle truppe d’assalto: questo luogo è una sorta di riserva demilitarizzata.”
Poteva non essere uno storico in senso stretto ma sulle navi sapeva quasi tutto quello che c’era da sapere e quando era diventato comandante, aveva ricevuto degli elementi di tattica militare.
Esme continuo a sorridere, compiaciuta.
“Abbastanza giusto, caro il mio confidente delle donne – a sentire quelle parole Luke si voltò a guardarla infastidito, seppur solo giocosamente – anche se in realtà abbiamo anche noi i nostri uomini in armi. Più una forza di polizia in realtà, ma quella basta e avanza. Naboo non è vicino a rotte iperspaziali di importanza militare e non ha particolari risorse, oltre a quello che vedi.”
La ragazza fece qualche passo avanti, stiracchiandosi e sbadigliando, e nel farlo diede le spalle al giovane Jedi. Non avevano fatto altro che dormire durante le ore di iperspazio ed ora erano entrambi decisamente riposati.
“E fino a non molto tempo fa, abbiamo anche avuto il privilegio unico di avere un governante eletto dal popolo e non nominato dall’alto, una regina per l’esattezza.”
Quella notizia incuriosì notevolmente il ragazzo, nonostante la sua risaputa malvagità e crudeltà, l’Imperatore aveva davvero avuto un occhio di riguardo per quello splendido posto.
“Ma anche quel periodo è finito – a Luke parve per un istante di aver udito la voce della sua interlocutrice incupirsi – e siamo andati avanti, sopravvivendo.”
Il ragazzo non poteva osservarla in volto ma vide in chiarezza le spalle della giovane donna abbassarsi, come se un peso improvviso gravasse su di esse. Ma prima che potesse dire alcunché, lei si voltò a fissarlo con il suo solito entusiasmo.
“Vorrei farti vedere una cosa, vieni scendiamo al lago! Hai già avvisato il tuo amico che qui è tutto a posto?”
L’apprendista Jedi si mise in piedi.
“Si, certo. R2 si preoccupa molto per me, ancora di più in quest’occasione visto che l’ho lasciato da solo sul caccia e nel bel mezzo dello spazio; credo di essere riuscito a tranquillizzarlo. Vuole però che lo chiami tre volte al giorno!”
Esme riprese a ridere.
“Ma è il tuo astromeccanico o tua madre? Vieni andiamo!”

E senza ulteriori indugi presero l’elegante scalinata che conduceva alla villa più in basso. Entrarono nel giardino anteriore e dopo aver aperto la porta della magione, Luke notò che vi erano dei droidi al suo interno, probabilmente con l’incarico di tenerla sempre pulita e in ordine.
La mobilia era ricercata e aveva un che di antiquato e nostalgico. Il giovane Jedi le diede semplicemente una rapida occhiata mentre seguiva la sua sempre vivace accompagnatrice. Più che essere un’abitazione, aveva l’aria di essere un museo o qualcosa di simile.
Uscirono dalla casa e si trovarono nel giardino posteriore il quale dava direttamente sul lago. Ormeggiato ad un pontile di legno, il ragazzo scorse una vecchia ma apparentemente solida imbarcazione a remi.

“Eccola lì, l’ho fatta preparare apposta per noi. Nulla di meglio di un bel giro sul lago per sgranchirsi un po’ dopo un lungo sonno!”
Luke la seguì, incuriosito da quell’idea. In fondo, il sole stava per tramontare e poteva tranquillamente riprendere con gli allenamenti l’indomani mattina.
All’interno della barca, il giovane vide che era stato poggiato un elegante parasole, una volta ne aveva visto usare uno durante una missione diplomatica insieme a Leia. E si stupì in quell’occasione che il pensiero della donna tanto desiderata non gli provocasse più chissà quale caos nella sua mente.
La ragazza prese posto, si sedette e aprì l’ombrello, assumendo una falsa ma molto convincente espressione da nobildonna pomposa.
“Allora, giovanotto, vuole muoversi? Desidero andare dall’altra parte del lago, fino all’isolotto. Non ho mica tutto il giorno!”
Luke fece come detto, stando al gioco.
“Subito, signora. La porterò a destinazione in un batter d’occhio.”
Dopo aver sciolto la corda che teneva legata la piccola imbarcazione all’ormeggio, prese a remare senza fretta.
Esme non tolse mai lo sguardo dal giovane Jedi, sorridendogli sempre, specialmente quando aveva l’ardire di guardarla fissa negli occhi. E l’animo del ragazzo tornò a riempirsi di dubbi circa la donna che aveva di fronte.
“Com’è possibile che questa ragazza così bella e divertente, possa lavorare per l’Impero? Avrà ucciso, compiuto misfatti per conto di mio padre? Cosa l’ha spinta su questa strada?”
Ed essendo un libro aperto, la giovane donna non faticò ad accorgersi che c’era qualcosa che andava.
“C’è qualcosa che ti preoccupa, Luke?  – disse lei, svestendo i panni del gioco e tornando seria – ti sto distogliendo dal tuo addestramento, forse? O pensi di stare facendo un torto alla tua amata? Possiamo tornare indietro, se così preferisci.”
L’apprendista Jedi sospirò.
“Né l’una né l’altra cosa, Esme – e ancora una volta, quasi senza accorgersene, la chiamò per nome – stavo pensando, beh ecco…”
“Coraggio, parla. Non farmi stare in pensiero – rispose lei, visivamente preoccupata.
“Stavo pensando a te – sospirò ancora una volta – mi piacerebbe sapere più cose del tuo passato. Tu sai praticamente tutto di me, mentre io, molto poco.”
“Ahhh, beh se è solo questo il problema, possiamo risolverlo facilmente. Però, rendiamolo più divertente, ti va?”
E senza aggiungere altro, la ragazza chiuse il parasole, poggiandolo sulla barca. Subito dopo si tolse rapidamente gli stivali e il soprabito. Rivolse un nuovo sorriso a Luke e poi si tuffò in acqua.
“Ma cosa stai facendo? – chiese il giovane uomo tra lo sbigottito e il divertito.
“Ti lancio una sfida – disse con convinzione l’operativo imperiale – arriva prima di me all’isola e ti dirò tutto quello che vuoi sapere. Se invece perderai, dovrai farmi un favore!”
E senza perdere altro tempo, cominciò a nuotare verso la meta designata.
“Accetto!  - rispose l’apprendista. Non perse un solo istante a svestirsi e si tuffò nelle acque cristalline del lago.
Esme era una nuotatrice provetta, dopotutto era cresciuta li, mentre lui aveva passato buona parte della sua vita su di un pianeta deserto e successivamente aveva avuto ben poche esperienze di nuoto.
La distanza tra i due cominciò ad aumentare sempre di più.

“Non mi resta che una sola possibilità, dopotutto anche questo è addestramento!”

Si concentrò su sé stesso e sulla Forza, lasciandosi avvolgere da Essa, affinché potenziasse al di là dei suoi limiti fisici la sua possanza in acqua. E sentì la più potente alleata di ogni Jedi giungergli in soccorso con una efficacia e rapidità come mai era avvenuto prima di allora. Alla sorpresa seguì la consapevolezza dei propri mezzi e prese a nuotare con una rapidità che non aveva nulla di umano.
Quando arrivò sulla riva dell’isola si voltò e vide che Esme era alle sue spalle e lo guardava con sguardo torvo.
“Imbroglione! – disse ad alta voce per farsi sentire, si trovava ad una distanza di circa una ventina di metri – so quello che hai fatto!”
Luke non potette fare altro che guardarla, colpevole e immobile, mentre lei si avvicinava.
“Il mio istruttore è il capo delle spie di Lord Vader e conosco bene quello che l’Esecutore dell’Imperatore è capace di fare!”

 

 
Il giovane Jedi non riusciva a capire se fosse veramente arrabbiata oppure se stesse fingendo. Fatto sta, che si fece vicino anzi molto vicino a lui, fissandolo con quei suoi occhi penetranti di giada.
Gli abiti della giovane donna erano ovviamente fradici, proprio come suoi; ma mentre il ragazzo indossava la sua consueta tuta da pilota che anche se bagnata lo copriva senza far intravedere nulla di quanto ci fosse al di sotto, l’abito bianco e sottile della ragazza a causa dell’acqua era diventato semi-trasparente e non lasciava molto spazio all’immaginazione.
“Non vorrai mica dirmi che credi di aver vinto, vero? – disse Esme con tono inquisitorio.
Lo sguardo dell’apprendista correva rapidamente dagli occhi dell’agente imperiale a quanto c’era più sotto, visivamente imbarazzato e incapace di reagire.
“Ecco, non saprei, direi di n…” – e prima che potesse finire la frase, la giovane donna con il dito indice della mano destra gli puntò la fronte, sfiorandogliela.
“Va bene, va bene. Siccome sono molto generosa, diciamo che abbiamo vinto entrambi. Sei d’accordo? – la ragazza non si muoveva di un millimetro e tutto il suo dolce profumo permeava ormai la mente di Luke, che non potette far altro che assentire con un semi-impercettibile cenno del capo.
“Bene, allora questo significa che tu mi devi un favore e che io devo raccontarti la mia storia. E visto che sei un adorabile gentiluomo, direi che cominci tu!”
“Certo! – replicò il ragazzo, forse con un po’ troppo entusiasmo, ma riuscendo in quel modo a liberarsi del suo imbarazzo – chiedimi pure quello che vuoi!”
 
“L’ho detto davvero? Ma che mi sta succedendo? – sentì lo stomaco dargli molto fastidio, come se le proverbiali farfalle si muovessero al suo interno, in maniera dolce eppure molto intensa.
 
“Bene, tutto quello che ti chiedo è … di restare fermo! – affermò Esme, con convinzione.
“Tutto qui? – rispose il ragazzo un po’ deluso.
“Sì, devi restare fermo e non scappare mentre … faccio questo – e con la consueta rapidità, la giovane prima cinse delicatamente il volto di Luke con le sue mani e poi poggiò con altrettanta leggerezza le sue labbra su quelle di lui.
 
“Io … non … dovrei – fu tutto quello che riuscì a pensare senza poter offrire la minima resistenza. Durò soltanto pochi secondi quel bacio e quando la ragazza si distaccò, il giovane Jedi non potette far altro che restare imbambolato e sognante a guardarla. Era la terza donna che baciava nella sua vita ma la prima con la quale era letteralmente senza fiato e non sapeva come agire o cosa dire. Perché non riusciva a razionalizzare? Era una nemica, un’agente dell’Impero. Che diamine stava facendo? E poi, era innamorato di un’altra. O almeno così credeva.

“Hmmmm – Esme mormorò indecisa – volevo sapere cosa si provava a baciare un pericoloso criminale Ribelle. Ed è stato … eccitante! Posso chiederti un secondo favore e rifarlo?”
“N-No, basta così, solo un favore, così hai detto – disse così facendo appello a tutta la sua volontà ma qualcosa dentro di lui desiderava dire l’esatto contrario e anzi voleva ben di più che darle una semplice risposta affermativa.
“Ok, ok. Tranquillo, non avrei detto nulla alla tua amata casomai l’avessi incontrata.”
La ragazza si mise seduta sulla riva, visivamente delusa.
“Coraggio, siediti e chiedimi tutto quello che vuoi sapere.”
E, una volta ritrovato il suo senno, Luke cominciò a farle tutte le domande che desiderava.
Venne così a saper che Esme Nova era nata a Theed, capitale di Naboo 21 anni prima, il che la faceva più giovane di lui di circa un paio d’anni. Seppe che non aveva mai conosciuto i suoi genitori, essendo vissuta in un orfanotrofio per trovatelli di guerra e che all’età di 7 anni stava litigando con altre bambine come lei per un tozzo di pane e che osservando la sua foga e determinazione, quello che sarebbe poi diventato il suo istruttore, giunto sul pianeta assieme a Darth Vader, decise di offrirle la possibilità di prenderla sotto la sua ala e sottolineò di non aver ricevuto alcuna imposizione circa l’accettare o meno quella proposta.

L’addestramento con lo Spettro era stato duro, anche troppo aveva pensato in alcune occasioni, ma alla fine lo aveva ringraziato per tutto il dolore inflittole perché grazie ai suoi insegnamenti ne aveva fatto una donna capace di difendersi praticamente da chiunque. Togliendo ogni dubbio al suo interlocutore gli disse, purtroppo come temeva, che era stata anche un sicario tra le tante mansioni svolte e aveva assassinato anche un paio di ufficiali Ribelli, che però Luke non conosceva. In uno di questi incarichi eseguiti per lo Spettro, aveva conosciuto Niall Renis, giovane medico fresco di laurea e lui l’aveva curata. Aveva appena fatto in tempo a nascere un sentimento tra i due che il dottore venne dislocato a bordo della Morte Nera, che sarebbe stata poi distrutta, come ormai tutti sapevano, proprio da Luke.

“E questo è quanto – la ragazza aveva detto molte cose con la sua solita parlantina, quasi senza respirare – soddisfatto?”
Il giovane Jedi non sapeva cosa rispondere a quella domanda; aveva percepito su alcuni argomenti una grande disponibilità a parlare mentre su altri molto meno. Uno dei punti che avevano convinto di meno il ragazzo erano relativi proprio riguardo alla prima parte della vita della sua interlocutrice: aveva omesso di dire dei dettagli fondamentali riguardo alla sua permanenza all’orfanotrofio e soprattutto del come e del perché ci fosse finita.
I tempi non coincidevano, la Guerra dei Cloni era finita da due anni quando Esme era nata. Ancora una volta, la mediocre conoscenza del passato in possesso dell’apprendista non gli permise di controbattere per approfondire, ci fosse stato con lui C3PO avrebbe potuto chiedergli ogni cosa al riguardo.
Sul medico di cui era infatuata e che era morto in battaglia invece era stata molto franca e Luke percepì che almeno per quel motivo nello specifico, non sembrava aver malanimo nei suoi riguardi.
“Sì, va bene così. Ti ringrazio. Ecco, ora credo che siamo pari sulla reciproca conoscenza, giusto? – le domandò abbozzando un sorriso.
“D’accordo allora! – disse la ragazza mettendosi in piedi – credo sia giunto il momento di tornare alla barca. Siamo qui da più di un’ora con questi vestiti bagnati e vorrei farmi un bel bagno caldo!”
Il sole ormai era tramontato ma il clima era ancora decisamente mite e il ragazzo non sentiva un particolare freddo. Ciò nonostante, decise di assecondare la sua interlocutrice.
“Andiamo allora – e questa volta fu Luke a tuffarsi per primo.
“Aspettami, imbroglione! – sentì alle sue spalle mentre Esme lo seguiva.
Tornati alla casa che sembrava un museo, il giovane Jedi si concesse una doccia calda nel bagno più bello che avesse mai visto mentre la ragazza come annunciato si concesse una lunga sosta in una vasca. In un altro bagno.
I droidi inservienti avvisarono il ragazzo che mancava un’ora per la cena e lui ne approfittò per andarsene nel giardino posteriore vicino al lago e concedersi un periodo di meditazione. Non voleva rinunciare a quel suo esercizio quotidiano visto che c’era ancora un po’ di tempo.
Come era stato quando era immerso nell’acqua, altrettanto rapida e potente fu anche questa volta la sua immersione nei venti della Forza. Anzi, persino maggiore di quanto era avvenuto un’ora prima. Già pensava di chiedere spiegazioni per quell’insolito avvenimento ripetutosi già due volte all’holocron del Maestro Drallig, quando ecco che davanti a lui comparve una visione.
 

 
Due giovani umani, un ragazzo e una ragazza, erano proprio davanti a lui, sulla balconata che dava sul lago. Lei era molto elegante, lunghi capelli castani ondulati e un viso angelico che a Luke ricordò quello di Leia; lui aveva i capelli biondo scuri tagliati corti e con una singolare treccina, era più alto di lei e vestiva una semplice tunica e al lato della cintola gli pendeva … l’elsa di una spada laser.
“Non mi piace la sabbia. È granulosa, ruvida, irrita la pelle e si infila dappertutto – sentì dire al ragazzo e poco dopo prese a carezzare dolcemente il braccio di colei con la quale era in compagnia.
I due si guardarono melliflui per qualche istante e dopodiché si scambiarono un tenero bacio non più lungo di pochi secondi, in quanto lei si ritrasse.
“Non avrei dovuto farlo – affermò pentita e apparentemente addolorata la ragazza.
La visione si arrestò di colpo così come era arrivata. E Luke pensò immediatamente e con una improvvisa ed intensa emozione attanagliargli il petto che a cena avrebbe dovuto fare qualche domanda alla sua accompagnatrice circa la villa dove si trovavano e i suoi precedenti proprietari.
   
 
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