THE NIGHTMARE

 




Il vento sibilava, facendo cadere le poche foglie ancora attaccate ai rami, ormai gialle e rinsecchite. Un gufo solitario si levò da un albero e, con leggiadria volteggiò sulla quella baia fredda e sperduta nel Montana.
Al suo interno un bambino dormiva sonni inquieti, girandosi nel letto e raffazzonando le coperte che sapevano di stantio. Piccole gocce di sudore imperlavano la sua fronte, le gote imporporate dall’agitazione.
Perché faceva così caldo? C’era troppa luce nella camera del fratellino, ma dov’era la mamma? Provò a chiamarla, ma lei non rispondeva.
“Mamma? Mamma!”
Si svegliò di soprassalto, il respiro affannoso e il cuore che batteva all’impazzata. Mise a fuoco la stanza e si rese conto che non si trovava nella sua cameretta a Lawrence. Fuori la luna illuminava il bosco, non c’era nulla di insolito, era stato solo un incubo, il solito. Avrebbe voluto urlare, per scacciare la paura e quei brutti demoni che continuavano a perseguitarlo, ma non voleva svegliare Sam, che dormiva placidamente nel letto accanto al suo, con il pollice in bocca. Si coricò nuovamente, cercando di ignorare il materasso madido di sudore.
“Dean?” Chiamò una voce infantile. (Forse il minore non era così addormentato come aveva creduto).
“Non è ancora giorno, torna a dormire, Sammy.” Rispose, cercando di mantenere un tono rilassato, anche se era difficile con il cuore che continuava a martellare nel petto. Sperò che ubbidisse perché non aveva nessuna voglia di fare conversazione, ma il suo desiderio non fu esaudito.
“Dean?”
Il ragazzino trattenne a stento uno sbuffò di esasperazione, quella sarebbe stata una notte difficile. “Che c’è?”
Sam uscì dal suo bozzolo di coperte, sporgendosi dal letto per avvicinarsi al fratello. “Hai fatto un brutto sogno?”
“No, e adesso torna a dormire.” Non avrebbe voluto essere così duro, ma era stanco, spaventato e non vedeva l’ora di poter finalmente godere del silenzio notturno.
“Anche io a volte faccio dei brutti sogni, alcuni sono davvero paurosissimi.” Sbadigliò, mentre gli occhi lottavano per restare aperti.
Questa volta Dean fu più gentile: “Non è niente, va tutto bene.” Era ciò che gli aveva insegnato il padre: tenere la bocca chiusa, fare il suo lavoro e soprattutto proteggere Sam, perciò non doveva assolutamente fargli sapere degli incubi.
“Posso venire nel tuo letto?” Domandò Dean, in fondo aveva solo nove anni, aveva bisogno di qualcuno che potesse confortarlo. Ottenuto un cenno di assenso percorse a piedi nudi il breve spazio che li divideva e si infilò sotto le coperte. Sam si girò su un fianco per fargli spazio, l’orsetto di peluche stretto in un abbraccio. Si rincantucciò contro il petto del fratello maggiore. Dean affondò la testa in quei capelli spettinati che ancora profumavano di shampoo.
“Vuoi sapere un segreto?” Chiese il piccolo, ma non attese risposta: “Quando faccio un sogno brutto per dimenticarmelo penso a qualcosa di bello.”
Dean sorrise, per fortuna non era Sammy a portare il fardello dei segreti di famiglia, perciò poteva ancora dormire sonni tranquilli.
“Sto bene, non era un incubo…”
“Guarda che a me lo puoi dire se hai fatto un brutto sogno, ti prometto che non lo dico a papà.”
“Lo so, ma adesso chiudi gli occhi e dormi, è tutto passato.”
Dean non riuscì più a riaddormentarsi, ma vegliò tutta la notta sul suo fratellino: qualsiasi cosa sarebbe successa lo avrebbe protetto.  


Ciao! Eccomi di nuovo qui con la seconda storia scritta per il writeober. Alcuni mi hanno chiesto di che cosa si tratta, rispondo qui per tutti, perchè credo sia una bellissima iniziativa che vada sponsorizzata al massimo. Il writober è una gara in cui ogni giorno (per tutto il mese) si deve scrivere una storia in base ad una parola chiave. La mia lista è un mix delle tre liste fornite dalla pagina facebook: fanwriter.it. Ad inizio storia, se cliccate su fanwriter.it scritto in blu sarete rimandati alla pagina. Buon divertimento!