Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    03/10/2019    1 recensioni
Ogni scelta ha un prezzo, questo chiunque lo sa, ma quale può essere il prezzo per vivere nel segreto? Quali saranno le condizioni per continuare a vivere normalmente, quando un imprevisto entra nella tua vita? E Sinbad e Ja’far saranno pronti a pagare il prezzo delle loro decisioni?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Judal, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Racconti dal passato e futuri bui

 



La domenica era per molti un giorno santo, in quanto significava week end, e dunque niente lavoro.
Questo se non eri re, ministro di un paese o comunque un alto funzionario. In quel caso, presto arrivavi a dimenticare cosa significasse “vacanza”, ma prima o poi arrivava il momento di rispolverare il proprio vocabolario.
-Dai dai, passa Dracoon!-
E visto che loro tre non erano i soli a necessitare di vacanze e per essere ai primi di marzo faceva insolitamente caldo avevano deciso di trovarsi in spiaggia con tutti i generali.
-Hinahoho non siamo in battaglia, non cercare di uccidermi!-
-Scusa Pisti, è la differenza d’altezza.-
La ragazza mise su il broncio.
-Mi dispiace, io non lievito.- disse col sorriso -Meglio se evito la pallavolo, Spaltos passami Sofocle, vado a fare compagnia a Judal.-
Con semplicità si allontanò dal cerchio, andando a sedersi accanto a Judal, osservando i generali passarsi la palla ad una velocità spesso ai limiti dell’umano.
-Grazie per aver proposto la spiaggia, è stata una trovata geniale.-
-Non ci ero mai stato e visto che Robin si era preso il raffreddore mi ero parsa la scelta migliore.-
Pisti annuì. -Si vede che avete fatto pace. Non è che mi racconteresti i dettagli?-
Judal aprì appena la bocca -Non pensarci neppure! Tu dalle i dettagli e ti butto fuori dal letto fino a data da destinarsi.-
-Mi arrendo!- annunciò Judal a voce forte e chiara sorridendo, osservando la partita continuare.
-Che guastafeste, volevo solo fare un po’ di conversazione.-
Era tutto così tranquillo, calmo, rilassante perfino. Non lo avrebbe mai detto, ma gli piaceva quella normalità, era bello stare semplicemente seduto all’ombra a guardare le persone a cui, a diverso titolo, teneva.
Poi, beh, ovvio che al settimo mese, con le caviglie gonfie, la pancia a suo dire di una balena, una costante stanchezza sulle spalle e un appetito per quattro, preferiva sedersi ad un tavolo a mangiare e chiacchierare.
-Che ne pensi della partita?- domandò Saher, ponendo una mano sulla spalla di Judal.
-Quando avrai partorito probabilmente faranno giocare anche te.-
Judal impallidì -Ehi, ehi, piano! Io avrei paura a giocare con Dracoon ed Hinahoho, ma c’è pure Masrur! Neanche morto!-
Scoppiarono tutti a ridere -Potremmo sempre mandarlo via.- sogghignò Pisti.
A quelle parole l’espressione di Judal mutò facendosi curiosa. -Volevo giusto chiedervelo- iniziò con un espressione di finta casualità -Dove sono andati Yamuraiha e Masrur?-
-Yamuraiha è a Magnostat-
Saher si interruppe di fronte allo sguardo perso di Judal -…immagino tu non sappia che è la figlia adottiva del rettore.- disse con il solito caldo serafico sorriso.
-Mentre Masrur,- intervenne Pisti, guardando Judal di sottecchi con aria di complicità -è da Myron per un paio di settimane.-
-Dovrei saper chi è?-
-Perché, non lo sai?- chiesero i restanti generali avvicinandosi al tavolo e osservandolo scuotere le spalle.
-È la sua fidanzata.- disse pacatamente Spaltos allungandosi al fianco da Judal per prendere dell’acqua, del tutto impreparato al suo improvviso scatto, con il quale gli affetto i baveri del vestito trascinandolo alla sua altezza.
-Come sarebbe a dire? E voi fino ad ora non mi avete detto nulla? Dopo oltre quattro mesi che sono qui arrivate a dirmi che anche Yamuraiha è una sorta di principessa e Masrur è fidanzato?-
-Judal, non strozzare Spaltos.- intervenne Ja’far allungandosi sul tavolo ponendo le mani su quelle di Judal e carezzandogli il palmo.
-Rimediamo ora se vuoi.- sorrise Hinahoho dando un paio di pacche sulla schiena a Spaltos, intento a massaggiarsi il collo -Dunque, il viaggio di Masrur era programmato da un bel pezzo, ogni sei mesi va a trovare Myron, mentre Yamuraiha è stata una sorpresa per tutti.-
-Da un giorno all’altro ha detto che aveva sentito il padre, sembrava preoccupata e ansiosa ma non ha voluto dirmi nulla.-
Judal annuì alle parole di Sinbad, accettando il piatto colmo di carne che questi gli porgeva, la voglia di gossip che predominava sula fame.
-Chi sarebbe Myron?-
Il sorriso di Pisti si fece sornione e gli occhi sprizzarono gioia, a indicare la gioia di poter narrare quella che evidentemente riteneva essere una gran bella storia.
-È stato 6 anni, io ancora non c’ero ma…
 

A Rem, le cose non erano facili. Dal morale ai minimi storici, alla carenza di personale, alle solite beghe diplomatiche, per non parlare del debito che avevano contratto con Partebia o della scomparsa di Sinbad, tutto sembrava nero.
Eppure con lo sforzo di tutti, avevano reclutato e formato nuovi impiegati, Ja’far prese le redini della compagnia seguendo i precetti di Rurumu, mentre Masrur, Sharrkan ed Hinahoho si occuparono di gestire il commercio e Pipirika, Dracoon e Saher facevano rotta verso Eliohapt, Altemyula, Sasan, le terre Imchack e Balbadd, recando le tragiche notizie.
Con determinazione, coraggio e speranza, in sei mesi la compagnia commerciale Sindria si rimise in piedi, arrivando a navigare se non in acque proprio pacifiche quantomeno a breve distanza dalla costa, rendendo possibile a tutti rilassarsi in minima misura.
 

-Al tempo né io, né Spaltos e Yamuraiha ci eravamo uniti al gruppo, e ancora Sharrkan non aveva uno strumento del seguace. Dracoon e Saher stavano insieme da poco, Hinahoho aveva quattro figli piccoli a cui badare e Pipirika dopo aver informato il capo-villaggio aveva scelto di restare a casa, Ja’far aveva fatto del lavoro la sua missione di vita, Sharrkan era un viziato principino quattordicenne e Masrur…
 

Masrur era, in un certo qual modo, quello che non appena i lavori urgenti erano finiti si era lasciato andare di più.
Cresciuto come uno schiavo, aveva visto in Sinbad un sole abbagliante per cui lottare, una persona in cui credere, e la sua scomparsa lo aveva profondamente ferito.
Ormai dormiva. La sola cosa che non era mutata in lui era il sonno, sempre vigile e pure di ottima qualità, privo di sogni. Tranne che per mangiare ed allenarsi dormiva, da mattina a sera, incurante del luogo e del tempo, rifiutando qualsiasi invito, limitandosi ad eseguire gli ordini ed aiutare chi glielo chiedeva espressamente.
 

-Era una sorta di fantoccio.-
-Hai ragione Sharrkan, ma è stato allora che ha incontrato Myron.-
 

Nonostante la giornata fosse incredibilmente scura e il cielo promettesse pioggia, nonostante avesse una propria stanza, quel giorno Masrur si era appisolato all’ingresso del negozio con il capo poggiato su una colonna, le braccia in grembo e le gambe stese, come una sorta di statua.
L’unico difetto che aveva quella locazione erano i clienti che entrando nello stabile, nel migliore dei casi, portavano quantomeno con sé il loro odore, per non parlare del rumore dei loro passi, dello spostamento d’aria e del seppur minimo tremolio del pavimento, che comunque mettevano Masrur in lieve stato d’allerta, ma non al punto da svegliarlo.
Era improvabile che venissero attaccati, e comunque soli pochi sciocchi avrebbero attaccato un Fanalis di punto di bianco, per quanto addormentato.
Sentirsi scuotere delicatamente la spalla da una mano piccola e morbida, con unghie curate che gli sfioravano la pelle e un profumo di fiori lo colse impreparato. Un estraneo non avrebbe mai toccato un Fanalis con tanta confidenza, e al contempo nella compagnia solo Ja’far e Sharrkan avevano mani così piccole, ancora da bambini che si stanno appena trasformando in adolescenti, ma c’erano troppe differenze perché fosse uno di loro.
Più per indolenza che per curiosità aprì gli occhi, trovandosi di fronte una ragazzina all’incirca della sua età seduta sui talloni accanto a lui, intenta a scrutarlo con degli splendidi occhi cremisi, di una tonalità appena più scura di quella dei capelli. Seppure fosse fasciata in un abitino bianco e rosa all’apparenza piuttosto scomodo risultava evidente che fosse una Fanalis.
-Chi sei?-
La domanda lo sorprese: sapeva di non essere famoso, ma lui era in un certo senso a casa sua, sarebbe stato più corretto se fosse stato lui a porle la domanda, ma senza formalizzarsi più di tanto gli disse il suo nome.
La ragazzina annuì, tirandosi in piedi con un fluido movimento. -Perché stai qui fuori a dormire?-
Scrollò le spalle, non sapendo cosa rispondere alla domanda. Stava lì perché dormiva, ma perché dormiva lì fuori?
-Aspetto il mio padrone.- disse con noncuranza, saltando lateralmente quando la vide cercare di afferrargli un braccio.
La osservò circospetto mentre lei lentamente alzava le mani in segno di resa, un piccolo sorriso rassicurante in volto. Non avrebbe saputo identificare il motivo, ma c’era qualcosa di strano nella sconosciuta, dall’odore al portamento, sembrava essere fuori posto. Ad occhio valutò che la tonicità dei muscoli di lei era inferiore alla sua, così come pure i suoi riflessi vagamente più lenti.
-Andiamo Masrur, vieni con me.- disse la ragazzina con voce soave abbassando lentamente le braccia ed allungando una mano nella sua direzione, lo sguardo ora serio e colmo d’aspettative. La guardò con sospetto.
-Sta per piovere, non vorrai mica bagnarti, no? Dai, non ti mangio mica!-
Dopo un secondo di riflessione in cui odorò per bene come l’aria promettesse davvero pioggia nel giro di massimo 15 minuti annuì, abbandonando la posa da battaglia senza però far cenno a voler accettare la sua mano, cosa che la sconosciuta accettò con una scrollata di spalle mettendosi in marcia in silenzio, senza commentare la sua scelta di seguirla ad un paio di metri di distanza.
 

Arrivarono fino all’imponente piazza di Rem, quella dove spesso la domenica Masrur si recava per entrare al Colosseo ad osservare i duelli per perfezionare la propria tecnica.
La bambina passò davanti all’imponente costruzione come se nulla fosse, lasciando che le prime gocce di pioggia le cadessero sul naso, arricciandolo appena, infastidita quasi fosse stata un gatto.
Poi dal nulla accelerò gradualmente il passo fino a correre attraverso le vie della città scavalcando i passanti con lunghi salti o correndo su un muro, e Masrur le andò dietro, assicurandosi che lei non gli sfuggisse di vista ed insieme che non lo stesse attirando in una trappola.
Infine dopo una corsa che li aveva condotti di fronte ad una delle ville nobiliari la ragazza saltò sul patio e bussò alla porta. Masrur si arrestò sotto la lieve pioggia esitante, e rimase veramente sorpreso quando la porta si aprì ed una cameriera diede ad intendere come la ragazza fosse la sua padrona, chiamandola signorina, rimproverandola per la sua fuga, affrettandosi a procurarle un asciugamano.
Masrur la guardò, lo stupore che trapelava dai suoi occhi, notando come si comportasse in modo incredibilmente dimesso di fronte alle accuse della cameriera. A essere onesto, non se lo sarebbe aspettato.
Seguendo l’invito della ragazzina entrò in casa, ricevendo a sua volta un asciugamano chi si passò sul viso e sui capelli mentre ascoltava le recriminazioni che la domestica faceva alla ragazza. Che restava muta. Non un fiato usciva dalle labbra, non uno sguardo esprimeva dissenso, fissava il pavimento con la testa bassa e gli occhi tristi, le spalle curve a indicare la sua colpevolezza. Ma solo con lui era stata così sfacciata ed arrogante? Insomma, gli aveva fatto attraversare l’intera città senza nemmeno avergli detto il suo nome!
-Myron, hai preso ciò che ti avevo chiesto?- la voce veniva da un salotto adiacente all’ingresso, da un ragazzo sui 20 anni, con lunghi capelli rossi, occhi cremisi e una tunica tipica delle riunioni fra senatori o comunque fra importanti funzionari politici lì a Rem. E anche lui aveva quello strano tratto, una caratteristica particolare difficile da identificare ma impossibile da non registrare.
-Muu!- urlò Myron scartando la domestica e saltandogli in braccio, con un sorriso a dir poco radioso.
Dopo 6 mesi di solitudine ed abbandono, senza che riuscisse a capirne il motivo, si sentì in qualche modo leggero ed in pace.
 

-Deve essere stato molto divertente, perché in pratica Myron aveva inteso che Masrur fosse uno schiavo lasciato dal proprio padrone ad attenderlo fuori e credeva di averlo reclutato.-
-Muu deve aver riso come un dannato.-
-Puoi dargli torto?-
Nessuno rispose.
-Per fartela breve,- prese parola Ja’far -Masrur ha rifiutato di unirsi all’armata Fanalis, ma ha iniziato ad allenarsi al Colosseo in compagnia di Myron e altri ex-schiavi liberati da Muu.-
-Per quando Sin è tornato un anno dopo era cotto di Myron, anche se lei sotto quel fronte lo ignorava.-
-Mentre Sin ha iniziato a viaggiare per trovare un’isola in cui insediarci si è dichiarato, e poco prima che abbandonassimo Rem si sono messi assieme.-
Judal annuì, curioso però di sapere ancora alcuni dettagli. -Lei che tipo è?-
-L’opposto di Masrur.- risposero, facendo ridacchiare Judal, finché Sinbad non decise di spiegargli meglio -Ha madre Fanalis e padre nobile di Rem, passa le giornate fra ricevimenti, incontri politici e sporadici allenamenti al Colosseo. Con chi non la conosce ha dei modi molto ricercati, se ti conosce invece può diventare parecchio violenta.-
-La conoscete bene?- domandò Judal con voce lievemente preoccupata, forse pensando alle implicazioni dell’avvicinarsi ad un Fanalis aggressivo.
-Affatto, quelli di noi che erano a Rem allora l’hanno vista spesso, ma non ci abbiamo mai veramente parlato e lei in tanti anni non si è mai mossa da Rem.-
-Una relazione a distanza eh? Beh, i miei complimenti.-
Per uno come lui, affamato di costanti attenzioni, bisognoso di costante compagnia, sarebbe stato impossibile sopportare le distanze, anche stando vicino alle persone a cui teneva riusciva a fare danni, ma in fondo, pareva cavarsela bene anche così.
 
 


******************
Definire “vacanza” un singolo giorno di non-lavoro per Ja’far era eccessivo, ma vedere Judal e Sinbad vagare per casa felici come una pasque fin dalla sera prima per una cosa così semplice era divertente, e per quanto ancora Robin riconoscesse Judal come mamma, aveva elevato il suo stato, probabilmente perché non appena aveva un momento libero dal lavoro lo trascorreva fra le braccia di Sinbad con Judal, aiutando in cucina, concentrandosi su qualche complicato tomo spalla a spalla con Judal… in pratica era in costante contatto con i suoi genitori, il che lo aveva portato almeno a “terzo-genitore-non-meglio-identificato”. Pur sempre un miglioramento.
L’idea della gita in spiaggia poi era stata ottima, perché con il gran freddo di febbraio, nonostante tutti gli accorgimenti presi, Robin si era ritrovato con un brutto raffreddore e il pediatra aveva consigliato di tenerlo al caldo e fargli respirare aria pulita. Il mare poi combinava queste due richieste con la voglia dei generali di divertirsi un  po’ insieme.
Era stata una trovata brillante, e a parte Sharrkan che era stato distante e piuttosto nervoso sin dalla partenza di Masrur e Yamuraiha, si erano tutti divertiti a praticare i più svariati sport da spiaggia in compagnia.
Ma per quanto fosse stato divertente, era risultato anche piuttosto stancante, e appena tornati a casa la prima cosa che fecero tutti e tre pressoché in sincronia fu accasciarsi sul divano, uno più morto dell’altro.
-Ja’far stai bene?-
Annuì ad occhi chiusi, respirando l’aria fresca di casa loro. -Tutto a posto Sin, solo un po’ di stanchezza.- rispose spostandosi per appoggiare la testa sulla spalla di Sinbad, seduto fra lui e Judal sul divano.
-Sicuro? Ti stanno venendo occhiaie peggiori di quelle di Judal.-
-Ringrazia che sono stanco o non l’avresti passata liscia.- commentò Judal scivolando contro lo schienale, facendo sorridere Ja’far -La cosa avrebbe una spiegazione- disse con tono un sospiro allarmando i compagni che aprirono gli occhi, scattando ben vigili -Sin, quanti mesi ha Robin ora?-
-10 settimane, perché?-
-Non ti pare sia mancato qualcosa fino ad ora?-
Per quanto divertente e rilassante fosse stato quel pomeriggio e nonostante la relativa calma delle ultime settimane, lui non si era dimenticato del mondo in cui vivevano. Ci sono cose da cui non si può scappare.
Di fronte alle facce preoccupate dei due sospirò, decidendo di toglierli dal dubbio -Non hai nulla di cui preoccuparti Sin, normale stanchezza pre-calore.-
Sulle loro facce si stampò un’aria di comprensione e insieme d’insicurezza.
-Quindi… che facciamo?-
Sospirò, stropicciandosi gli occhi con le mani -Che senso ha parlarne ora? Razionalmente vi direi di occuparvi di Robin e che per il resto gradisco la compagnia di entrambi- altro sospiro -ma sapete com’è… le parole dette fuori dal calore perdono valore quando poi ci arrivi-
-Ehi, Ja’far- disse Judal allungando una mano a toccargli un gomito -non preoccuparti.-
Nonostante le parole di conforto lo sguardo di Ja’far restò buio.
-Comunque una dose di feromoni troppo forte potrebbe indurre il parto, meglio che io me ne tenga alla larga.-
-… voi due avete l’abitudine di dimenticarvi che ci sono anch’io. Dovrei essere geloso?- chiese giocosamente Sinbad, ma non ottenne risposta.
D’altronde, spesso i fatti contano più delle parole.










Piccoli scleri di cui (volenti o nolenti) finirete per far parte:
ehi, sì, è da agosto che non aggiorno, avete tutte le ragioni di odiarmi, ma fra la mancanza d'ispirazione, l'assenza della mia beta (a cui per la verità non ho avuto il tempo/la voglia di far controllare nemmeno questo), la ripresa della scuola (per altro nell'anno della maturità, come tutti amano ricordarmi), lo studio per la atente (tutt'ora incompleto) e altre piccolezze non ho avuto il tempo e la voglia di mettermici. E qui ora vi vorrei dire "Ma è tutto finito, tranquilli", se non che per non mentirvi non lo farò.
Se potete perdonatemi, se no me ne farò una ragione, ma vi giuro che, per quanto sporadici possano essere gli aggiornamenti, non intendo abbandonare questa storia
Promesso
Hodshi
   
 
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