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Autore: Freddie36    03/10/2019    0 recensioni
John ha invitato Janet ad una cena, quando gli squilla il telefono: è Sherlock che ha bisogno del suo aiuto
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Vi auguro una buona serata Fandom.
Sono ritornata con una nuova storia, spero che vi piacerà.
Spero che questa storia non ne ricordi altre, nel caso così fosse vi prego di dirmelo poiché non è mia intenzione fare una storia già creata da qualcun'altro.
Per ulteriori chiarimenti e note, ci vediamo nell'angolo dell'autore; forse dovrei iniziare a scrivere angolo dell'autrice. Buona lettura.
I personaggi non mi appartengono, ma appartengono a Sir Doyle ed alla BBC che con ingegno ha saputo riportarli in vita ai giorni nostri.

John aveva invitato Janet, una ragazza che aveva conosciuto al laboratorio dove lui lavorava, ad una cena ed ora eccoli qua. Janet era una ragazza di media statura; aveva capelli castani lunghi fino a metà schiena ed occhi marroni; non si può dire che era bella, ma i lineamenti del suo viso erano graziosi. Indossava un vestito Lilla e portava i capelli sciolti.

“un bel ristorante questo” commentò lei guardandosi attorno. John le indicò un tavolo, non troppo in centro, al ristorante dove si sarebbero seduti.

Dopo qualche secondo il cameriere arrivò. “volete ordinare signori?” 

“SÏ. Io prendo delle penne all’arrabbiata” disse John sfogliando il menù, infatti era la prima volta che andava a quel ristorante consigliatoli da Greg. 

“Lo stesso, Grazie” disse sbrigativamente lei.

“E da bere?” 

“Un vino rosso. Il migliore che avete” 

“Bene signore. Arrivo subito con le vostre ordinazioni.”

Quando il cameriere si fu allontanato, John parlò: “Prima non sono riuscito a dirtelo: ma ora che ti osservo, devo riconoscere che sei molto bella, sembri una principessa”

“Oh, grazie John. Però non penso di essere tanto bella” disse lei arrossendo ed allo stesso tempo sorridendo “Penso che se tu dovessi scrivere un romanzo su di me, romanzeresti troppo la mia immagine poiché io non sono bella come dici tu” aggiunse ancora.

“Anche il mio coinquilino dice che io ho un animo troppo romantico quando racconto i nostri casi” Lei lo guardò divertita. “Vedi, non sono l'unica a dirlo.”

“sÏ. Ma io gli dico sempre che io non aggiungo mai nulla di mio quando racconto dei suoi casi; e che…" ma John fu interrotto dall'arrivo del cameriere.

“Signore, le ordinazioni sono arrivate”. John gli fece un cenno con la mano come per ringraziarlo.

Neanche due bocconi, che il telefono emise un: Bip. “Un messaggio?” disse lei, vedendo che John era nei suoi pensieri; infatti John trasalì: in parte per il suono improvviso ed in parte perché era con il pensiero a Baker Street. “sÏ. Ma non è importante.” disse lui simulando disinvoltura. Un altro bip. “Magari lo Ë”.

“è  solo Sherlock” disse lui sorridendo.

“il tuo coinquilino?”

“Sì.” 

“Ho sentito parlare di Sherlock Holmes. Io leggo sempre il tuo blog John” disse lei alzandosi in piedi “SÏ. È  lui, ma…" disse lui interrogativo. Lei non gli permise di finire la frase “il tuo... migliore amico lo chiami... Hai ucciso per lui e sicuramente ti butteresti in mezzo al fuoco per lui.” disse lei con un tono più  alto del normale. Stava per rispondere a Janet, quando un terzo bip bloccò la sua risposta. “non c'Ë nessun problema se gli rispondi”.

John prese il telefono dalla tasca, decidendo di rispondere dopo alle accuse di Janet: -John vieni, S.H diceva il primo messaggio. -Vieni subito John, S.H; -John è molto importante, S.H; Probabilmente era davvero importante se Sherlock gli aveva mandato tre messaggi.”Scusami Sammie, devo andare.” disse lui già occupato a chiamare un taxi. “Sono Janet” disse lei sull'orlo delle lacrime. “Io…” ma lei lo interruppe. “Vai dal tuo cosiddetto amico” disse lei aprendo la porta con furia e uscendo a passo spedito sulla strada.

“Aspetta... parliamone” gridò lui. Ma lei non lo sentiva più, era già sparita dalla sua vista. Ma perché Sherlock doveva rovinargli tutti gli appuntamenti? il taxi si fermò davanti a lui e John dimenticò dell'appuntamento rovinato e diede l'indirizzo al tassista.

In dieci minuti era arrivato a Baker Street. “Sherlock cosa Ë successo”? Il consulting detective, tranquillo con le mani sotto il mento disse solo: “Mi passi il foglio che c'Ë sul tavolo?” 

“E tu mi hai fatto venire qui solo per questo?” 

“sÏ. Te l'ho detto. È importante.”

“E se Ë così importante perché non te lo sei preso da solo?” sbottò John. E per colpa di Sherlock un altro appuntamento era stato rovinato. “Era troppo lontano, John” disse Sherlock con noncuranza. John si morse le labbra per non dire qualcosa di cui si sarebbe pentito; ma subito dopo la curiosità ebbe la meglio: “Che cos'Ë? un caso?”

“Non penso. Forse una lettera, probabilmente di una bambina; ma te lo saprò dire con certezza solo se mi dai quel foglio”. John fece come gli era stato chiesto: “Caro Sherlock Holmes, vorrei ringraziarti per avermi aiutato a trovare la mia bambola. Ciao, sono Emily” ed in fondo alla lettera era disegnata una stellina. “Una bambola?” esclamò John stupito. “sÏ. Perché ti meravigli tanto?” chiese  Sherlock mettendo un finto broncio. “Ecco io... non pensavo... cioè non ti vedo giocare con i bambini”

“Ti ricordi il caso della sposa scomparsa? la sorella aveva una bambina. Lei mi ha riconosciuto... la madre gli legge sempre il tuo blog” aggiunse Holmes, rispondendo alla domanda muta di Watson. “e mi ha chiesto se potevo aiutarla a trovare la sua bambola. Io le ho detto che dovevo parlare con sua madre; le ho dato alcune indicazioni su come potesse trovarla; immagino che riesci a capire dove fosse senza che ti dia tutti i dettagli” disse il consulting detective divertito. “Comunque sia, lei mi ha scritto questa lettera”

“Dovresti rispondergli.”

“Ed ecco il secondo motivo per cui ti ho chiamato” 

“Sherlock. Ero con Janet; rispondere Ë un tuo compito e non mio”

“Oh. Vedo che ti ho rovinato la serata” disse lui dispiaciuto vedendo su John un'aria disperata. John vedendo quell'aria dispiaciuta sul viso dell'amico decise di dimenticare la rabbia. “Cosa devo scrivere?”

“Sono molto contento che ti sono stato d'aiuto. Sherlock Holmes”

“Immagino che dobbiamo aspettare domani per spedirla” Sherlock non rispose. 

John decise di cambiare argomento “Sherlock, hai mangiato?”

“La digestione rallenta i miei processi mentali lo sai bene John”. Odiava quando John andava con una donna che non fosse lui; sapeva che John non si sarebbe mai innamorato di lui, lui era un uomo ed il caro dottore amava tanto le etichette.

“Non abbiamo un caso” rispose lui stizzito. “Oppure sì? Perché non mi hai chiamato?” disse lui alzandosi in piedi. 

“Come?... a sÏ un caso. Non vedo perché avrei dovuto. Non è rilevante” 

“E chiamarmi per scrivere una lettera ad una bambina lo è”? disse Watson ironico. “Non ti ho chiamato perché in questo caso non avresti potuto aiutarmi” rispose Sherlock con un tono di voce ovvio. “E perché no?” Sherlock pensò ad una risposta da dare, ma non gli venne in mente nemmeno una. “Non ho abbastanza conoscenze mediche?” chiese John prendendo il silenzio di Sherlock come un modo per non offenderlo. “No John. Lo sai, tu sei il mio conduttore di luce” John non rispose ma arrossì, volgendo per un attimo il viso al muro affinché Sherlock non lo vedesse. Si era creato un silenzio imbarazzante, ma in qualche modo sembrava d'aspettativa. “E non vuoi raccontarmi questo caso?” Chiese John spezzando il silenzio “Sai... per il blog.”

“Certo. Te lo racconterò, ma ti prego di non postarlo sul blog”

“Ë uno di quelli irrisolti?” chiese John divertito. Sherlock mise un adorabile broncio. “Lo sai che non mi piace che racconti i casi irrisolti” 

“Sei adorabile Sherlock” non aveva potuto fermare le parole, gli erano uscite senza che lui le pensasse. “Scusami... io…” 

“John vuoi che ti racconti il caso?” Sherlock non aveva notato niente, magari per lui non avevano importanza le sue parole. John non ci rimuginò troppo su ciò, era troppo curioso di sentire il caso; quindi fece un cenno d’assenso con il capo.

“Ieri ho ricevuto una mail di una persona che mi chiedeva di risolvere il suo caso. Ha cominciato a raccontarmi che lui si era innamorato di un ragazzo che aveva conosciuto un anno fa all'S.T. Barts grazie ad un amico e che questo ragazzo non ricambiava i suoi sentimenti…”

“E perché no?” 

“perché lui amava le ragazze. E non devo di certo dirti che lui era un ragazzo. Comunque sia, lui mi ha chiesto come potesse fare per dimenticare i sentimenti che provava per questo ragazzo. E lo sai che i sentimenti non…”

“Ora ricordo. Tu stai parlando di quel ragazzo. Sai, io lo conosco. Il suo amico mi ha raccontato il loro incontro. Mi ha detto che il ragazzo sosteneva di essere sposato con il suo lavoro e che i sentimenti rendono l'uomo debole e per questo lui ha deciso di essergli solo amico. è vero, mi ha detto ancora, che gli piacevano le ragazze, anzi le adorava; ma ammirava, quasi lo idolatrava, come se fosse una divinità, questo ragazzo. Per lui, riporto le sue parole, avrebbe fatto qualsiasi cosa. Ha ucciso per lui; ovviamente l'appuntamento di questa sera è arrivato alla fine grazie a lui, ma sai Sherlock mi ha detto che non gli importava, che stare con lui è la miglior cosa che gli potesse capitare” Sherlock da disteso si era messo seduto, John era affianco a lui alla sua sinistra. “Sono due idioti allora. Sono innamorati e non lo sanno” sussurrò Sherlock “Già. Proprio due idioti” rispose John, catturando le labbra di Sherlock in un dolce bacio.
Angolo dell'autrice:
prima di tutto vorrei ringraziarvi per le letture delle altre storie che ho creato e pubblicato; non mi aspettavo che superassero le cento letture. Vi ringrazio davvero molto.
E seconda cosa, negli avvertimenti di questa storia non ho messo OOC per il semplice fatto che io mi sono immaginata i nostri coinquilini di Baker Street mentre scrivevo la storia; quindi, se voi non li riconoscete vi prego di dirmelo.

   
 
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