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Autore: A_Typing_Heart    05/10/2019    2 recensioni
Ichigo Kurosaki è uno studente di una prestigiosa scuola maschile, ma nutre dei dubbi sulla strada che ha sempre considerato essere quella adatta a lui: diventare medico come il padre. Allontanandosi dalla scuola per riflettere si ritrova in uno squallido locale mandato avanti da un barista dai modi bruschi e dall'aspetto bizzarro; ma più frequenta quel posto e quell'uomo più Ichigo scopre una nuova prospettiva sulla sua vita e sulle sue scelte.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Sosuke Aizen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il resto della giornata lavorativa trascorse senza che Grimmjow gli rivolgesse la parola. Lui faceva il suo lavoro come sempre, o almeno quello che riteneva fosse il suo lavoro, prendendosi le dovute pause per sfogliare i suoi giornalini e per giocare coi clienti, e di tanto in tanto tornava al bancone per preparare qualche cocktail che Ichigo non aveva mai nemmeno sentito nominare. Durante il minuto in cui si trattenne a preparare due Cosmopolitan quel furbacchione di Ben spostò il boccino e la palla fucsia in una posizione più favorevole, ma Ichigo pensò bene di non disturbare l'ostinato silenzio di Grimmjow con quella notizia di poco conto e sogghignò quando scoprì, durante la sua pausa prima della tirata serale, che Ben era riuscito a vincere per la prima volta.
«Sei abituato a mentire, eh, Kurosaki?»
Ichigo voltò la testa e scoprì che Aizen era accanto a lui. Lo guardò sorridere e prendere posto al suo tavolo con un invitante vassoio abbondante di tempura, riso e zuppa. Ichigo, che aveva un misero toast al formaggio raffazzonato, era vagamente invidioso di quei succulenti gamberi, al punto che lo distraevano completamente dalla domanda che gli era stata rivolta.
«Ah, serviti pure, è per te.» disse Aizen spingendogli il vassoio vicino. «So che hai una pessima opinione di me, dato che hai socializzato così tanto con Jaeger... ma non credere che non sia ammirato dal fatto che sia venuto al lavoro in quelle condizioni... così come ammiro che tu lo abbia aiutato... so che è stato lui a far cadere la cassetta.»
«No, sono stato io, davvero...»
«Ne dubito molto, Jaeger non ha mai permesso a nessuno di stare dietro al suo bancone... non ti avrebbe mai permesso di avvicinarti a quella cassa, figurarsi di rovesciarla.»
Ichigo soppesò l'affermazione e studiò lo sguardo di Aizen per qualche attimo. Era così concentrato che notò a malapena che Ichimaru, l'uomo dalla voce cantilenante amico di Aizen, li aveva raggiunti.
«Se lo sa, perché mi ha fatto lavorare qui?»
«Perché Jaeger non poteva farcela da solo oggi... e non mi fidavo di lasciarlo a lavorare senza che ci fosse qualcuno a tenerlo d'occhio.»
«Aizen, che cuore tenero... stai iniziando a tenere a quel ragazzo?» domandò Ichimaru Gin, con un sorriso lezioso sulla faccia.
«In fondo la sua vita adesso dipende molto da me, mio malgrado non posso ignorare le mie responsabilità.»
Ichigo fu molto sorpreso che Aizen, quell'Aizen che gli era sempre sembrato pronto ad abusare della sua posizione, dimostrasse una sincera preoccupazione per Grimmjow e per le sue condizioni di salute. Assistette mangiando a una sorta di battibecco tra i due uomini, dove Ichimaru adduceva ragioni ed occasioni in cui Aizen aveva dimostrato un certo tatto, e l'altro se ne schermiva minimizzandole come se se ne vergognasse. Ad un certo punto Grimmjow decise, per qualche motivo sconosciuto, di parlargli di nuovo.
«Kurosaki, vieni qui.»
«... Sto mangiando...»
«Vieni qui, adesso, Kurosaki!» sbottò Grimmjow in un tono che non ammetteva repliche.
Ichimaru non perse il sorriso e anche Aizen diede in una risata sommessa.
«Ohi ohi, Jay sembra davvero arrabbiato, vero?» fece Ichimaru in tono allegro. «Forse pensa che lo vuoi sostituire, Aizen!»
«Sarebbe una fortuna se lo pensasse, diventerebbe meno pigro.»
«KUROSAKI!»
«Non ti preoccupare, Kurosaki... troverai il vassoio ancora qui dopo che sarai andato a vedere che cosa vuole con tanta urgenza... se non butta per aria l'intero locale prima...»
«Ah... grazie... grazie davvero, torno subito.»
Ichigo si legò in vita il grembiule nero da cameriere e raggiunse in fretta Grimmjow che era al registratore di cassa. Si stupì di vedere che non era solo, ma soprattutto per quanto era impensabile la sua compagnia: di fronte a lui c'era un belligerante Uryuu Ishida, spalleggiato dall'imponente sagoma di Sado. Mentre quest'ultimo era calmo, gli altri due erano sul piede di guerra.
«Kurosaki, questo coglione nevrotico cerca te! Parlaci e poi sbattilo fuori, prima che lo faccia io!»
«Ishida... Chado! Che fate qui?»
«Siamo venuti a cercarti!»
Se sulla definizione di "coglione" si poteva contrattare, su quella di "nevrotico" si potevano solo alzare le mani: Ishida dava decisamente in escandescenze.
«Sei sparito di nuovo, senza dire niente, e avevi appena promesso di non farlo più! Qualcosa come un'ora prima!»
«Lo so... lo so, mi dispiace.» si scusò Ichigo, sentendosi effettivamente in colpa. «Ho deciso su due piedi e non volevo che cercaste di fermarmi...»
«Che cosa stai facendo, comunque?» domandò Sado, interrompendo Ishida che stava per tornare alla carica e accennando al grembiule. «Sembra che tu stia lavorando in questo locale.»
«Sì, è così.» confermò lui, lieto che Sado lo aiutasse a stemperare gli animi.
«È per questo che negli ultimi giorni ti stai assentando così spesso?»
«Ah... beh, in effetti, io...»
Ichigo venne distratto da un prepotente rumore di scotch tirato e vide che Grimmjow era intento ad appendere al muro, accanto alla cassa, una delle ragazze in costume da bagno della sua rivista. Per qualche attimo si lasciò dominare dalla perplessità e si domandò perché avesse aspettato dei mesi prima di strappare quella pagina. Solo quando vide che Ishida stava osservandolo con evidente disappunto Ichigo pensò che non era stato un cattivo tempismo: così Ishida si sarebbe convinto che il barista era perfettamente etero e non aveva nulla di intimo a che spartire con lui.
«Dicevi che lavori qui?» riprese Ishida alla fine, notevolmente più calmo. «Da quando?»
«Solo oggi, per ripagare una cosa che ho rotto, tutto qui...»
«Ma con lo studio come fai? E non sei anche nella squadra della nostra sezione per il torneo sportivo?»
«Se non avrò ancora finito dovranno fare a meno di me... per gli appunti mi affido a te, Ishida.»
«Scordatelo proprio, se vuoi gli appunti vieni a prenderteli da solo a lezione.»
«Chado?»
«Ti darò i miei.»
«Sado kun... se gliela dai sempre vinta, continuerà a scappare dalle lezioni...»
«Ishida, Ichigo sta riparando a un danno... è la cosa più giusta da fare. Farei anch'io lo stesso e Ichigo mi sosterrebbe.»
«Non faremmo meglio a cercare di tirare su i soldi, allora? Siamo vicini agli esami e se passa i pomeriggi in questa bettola...»
«Senti un po', quattr'occhi!» si intromise Grimmjow, che sembrava gradire Ishida quanto avrebbe gradito grattarsi i testicoli con un rovo di more. «Kurosaki lavora qui e francamente non gliel'ha chiesto nessuno, ma in ogni caso se sta qui a chiacchierare con te non combina un cazzo! Se vuoi ordinare qualcosa siediti e fallo subito, se no porta la tua maestosa tracotanza e la tua guardia reale fuori dalla mia bettola!»
Ichigo, un po' come Ishida, restò molto sorpreso di quello scatto, ma soprattutto per le parole ricercate che gli erano uscite dalla bocca senza riflettere. Che tipo di uomo poteva essere realmente Grimmjow se in uno scatto d'ira usava un'espressione come "maestosa tracotanza"? Forse iniziava ad avere un assaggio del "brillante studente" che era stato un tempo. Ricordò anche i libri impegnati che aveva trovato nello scaffale a casa sua, e gli affiorò un accenno di sorriso sulle labbra. Iniziava a vedere una vena dorata nella crepa di quella che pareva solo una comunissima roccia.
«Jaaaaayyy...»
Ichigo istintivamente si voltò: aveva riconosciuto la voce cantilenante di quel primo giorno. Si rese conto con stupore che era stato Ichimaru Gin a rimproverare Grimmjow. Come allora, il barista levò gli occhi sul soffitto in un evidente tentativo di dominare l'istinto di sbottare e anche quello di staccarsi la lingua con un morso per evitare di rispondere male.
«Non te lo ripeterò di nuovo.» sibilò lui a Ishida. «Prendi qualcosa oppure vattene via
Ma Ishida si era già ripreso dallo stupore ed era prontissimo a fronteggiare l'avversario.
«Bene.» ribatté infatti. «In questo caso, Kurosaki, puoi portarmi del tè. A quel tavolo laggiù.»
Ishida non aggiunse altro e andò a sedersi. Sado scosse la testa e lo raggiunse mentre estraeva un libro e si immergeva in una finta lettura. Ichigo aveva capito benissimo che voleva attirarlo lì per parlargli lontano dal barista e preparò il tè sul vassoio chiedendosi che argomenti avrebbe estratto dal cilindro per convincerlo a tornare a scuola. Sobbalzò nel vedere Grimmjow vicinissimo a lui che si chinava per parlargli all'orecchio.
«Quello è un tuo amico?»
«Ah... siamo compagni di scuola... e di camerata, siamo noi tre nel dormitorio...»
«Ed è così chioccia anche con quell'armadio o solo con te?»
Ichigo non seppe cosa rispondere, non perché non sapesse la risposta precisa, ma perché si domandava come mai Ishida gli facesse il terzo grado su Grimmjow e quest'ultimo iniziasse a torchiarlo sul suo compagno di scuola. Inoltre gli avrebbe fatto piacere se si fosse allontanato un po', perché era prepotentemente dentro il suo spazio intimo.
«Grimmjow... puoi spostarti un po'? È imbarazzante.»
«È imbarazzante o lui è geloso?»
«Ma che idee ti vengono? Siamo solo compagni di scuola... mi controlla perché è da qualche settimana che esco spesso da scuola senza avvertire, si preoccupa di dove sono e che cosa faccio.»
«Ah sì?»
«Certamente.»
«D'accordo... allora vado a parlarci io.» disse Grimmjow, appropriandosi del vassoio. «Gli chiarisco che non c'è niente tra noi che lo possa impensierire, che ne dici?»
«Cosa... no! Grimmjow, non dirgli niente! Ti prego!»
Grimmjow gli rispose con un sorriso provocatorio e andò al tavolo. Ichigo, atterrito, restò a guardarli, ma non riusciva a sentire di cosa parlavano con le chiacchiere dei giocatori di biliardo in sottofondo; avrebbe voluto intimare loro di tacere e lasciarlo origliare.
La sua mente fu attraversata da un traffico allucinante di pensieri angosciosi. Se Grimmjow se ne fosse uscito con dei commenti sulla gelosia di Ishida avrebbe fatto soltanto crescere i dubbi sul fatto che ci fosse qualcosa davvero tra loro. Non sapeva come sistemare la faccenda, se fosse successo...
Ma i minuti passavano e Ishida non sembrava in procinto di esplodere. Anzi, pareva stesse conversando piuttosto tranquillamente con Grimmjow, e vedeva Sado annuire ogni tanto e commentare brevemente. Restò definitivamente spiazzato quando vide Grimmjow sedersi al tavolo con i suoi compagni, sfogliando il libro che Ishida aveva fatto finta di leggere poco prima.
«Ma che... che cavolo...?»
Ichigo li guardò di nuovo, come se si aspettasse di accorgersi che era un'allucinazione, ma la scena non era cambiata. Riuscì a distogliere lo sguardo e la mente soltanto quando entrarono nuovi clienti, e ne entrarono molti, perché era in programma un torneo di biliardo quella sera, e solo al banco Ichigo servì più birre di quante ne avesse mai viste in tutti i film e gli anime seguiti nella vita. Era arrivato al punto più profondo della disperazione, al punto in cui non sapeva più a chi dare retta o che cosa dovesse fare, quando Grimmjow riemerse e riprese il controllo del bancone: in cinque minuti aveva smaltito tutte le ordinazioni e aveva già avviato il lavaggio del primo giro di bicchieri usati.
«Sei incredibile... mi hai proprio salvato...»
«Manchi d'esperienza, Kurosaki, non dovresti sorprenderti di non stare dietro a un'ora di punta.»
«Già...»
Ichigo guardò al tavolo, ma i suoi compagni non c'erano più. Guardò su e giù per il locale, ma non li trovò.
«I tuoi amici se ne sono andati prima, hanno lasciato detto di scrivergli se succede qualcosa o se farai tardi domattina.»
«Cosa... che cosa gli hai detto? Di cosa parlavi con Ishida?»
«Del libro che stava leggendo, l'ho letto anch'io.» disse Grimmjow, pulendo le spine della birra. «Abbiamo scoperto di avere qualche interesse letterario comune, diciamo così... l'altro tuo amico è uno di poche parole, invece. Mi piace di più.»
«Chado è un tipo riservato, non parla se non pensa che sia utile dire qualcosa.»
«Se fossero tutti così, vivere in questo mondo sarebbe fantastico.»
«Gli hai detto qualcosa di noi?»
«E che cosa? Io a malapena ti conosco, non c'è niente tra di noi.»
«Che ne so, sei partito tutto... baldanzoso, dicendo...»
«Baldanzoso? Non ti facevo così ricco di vocabolario, Kurosaki.»
«Dico seriamente!» sbottò Ichigo, irritato. «Gli hai detto qualcosa di strano o no?»
Grimmjow gli lanciò un'occhiata lunga e intensa, come se stesse pensando se mentire oppure no.
«Gli ho detto la verità, che ti conosco da due giorni e che mi è toccato portarti a casa perché la tua scuola era chiusa... che sei stato coinvolto in un episodio sfortunato. Non è altro che la verità, per quanto sembri solo un insieme di eventi casuali mal assortiti in una storia scritta da un poppante.»
Ichigo fu molto sollevato e si rese conto che gli credeva senza riserve. Nonostante questo, Grimmjow sembrava inspiegabilmente rabbuiato, mentre strappava dalla parete la foto della ragazza in costume da bagno e la gettava via accartocciandola.
«Come mai sei così infastidito, adesso?»
«Nel mondo succede di tutto nella vita reale... perché il nostro incontro sembra a tutti una finzione?»
Ichigo si bloccò prima di prelevare un cestello di bicchieri e lo guardò, riuscendo a celare lo stupore particolarmente bene nell'espressione, ma fu uno sforzo inutile: il barista non lo guardava e pareva concentrato sulle bottiglie di liquore come poche ore prima fissava le bottiglie dell'acqua nella dispensa.
«Perché ti importa tanto di come ci siamo incontrati, o del fatto che gli altri ci credano o no?»
«Sono stanco di omettere e di mentire su quello che mi succede, non faccio altro, sempre.» rispose lui in tono infastidito. «Devo sempre mentire, per evitare che qualcuno scopra che vivo in un garage, che sono in libertà vigilata, che i miei genitori fingono che io sia morto... devo raccontare storie ridicole per spiegare il fatto che sembro finito sotto un treno, per non far sapere che la banda di sgherri con cui giravo anni fa mi sta ancora cercando.»
«E per quale motivo dovresti nasconderlo, Grimmjow?» gli domandò Ichigo. «Dopotutto ha ragione il professore, il tuo è stato solo un grosso errore... non avevi alcuna intenzione di uccidere davvero quell'uomo... e di che altro ti dovresti vergognare? Di avere dei genitori troppo perfezionisti? Che dei criminali ce l'abbiano con te perché non sei mai tornato da loro? Di vivere in un garage? Non c'è niente di male in queste cose.»
Non sembrava convinto di quello che gli veniva detto, ma l'espressione di Grimmjow si fece pensierosa mentre spostava lo sguardo verso il tavolo da biliardo. Ichigo sorrise spontaneamente e si appoggiò al bordo del bancone vicino a lui, abbassando un po' la voce.
«Sai che cosa ha detto prima Aizen di te?»
«Posso immaginarlo.» borbottò lui cupo.
«Ha detto che se dovessi tornare in carcere o andare a lavorare da un'altra parte venderebbe il pub, perché senza di te questo posto non sopravviverebbe mai.»
Gli occhi azzurri cercarono i suoi: non li aveva mai visti tanto spalancati dalla sorpresa.
«Cos'ha detto?»
«Stavo mangiando al tavolo con lui e Ichimaru... ha detto così...»
Grimmjow non riuscì a spiccicare una parola, neanche un fonema. Si limitò a sbattere più volte gli occhi e si mise ad asciugare i bicchieri guardando Aizen in fondo alla sala, ancora immerso in qualche genere di discorso con l'amico Ichimaru.
«Sei rozzo, irascibile, pigro e ti piace troppo trarre in inganno gli altri facendoli pensare male di te, e hai una casa che è veramente un casino...»
«Grazie tante, eh!»
«Ma hai un sacco di qualità.» concluse Ichigo a voce leggermente più alta. «Hai una memoria pazzesca, riesci a ricordare chi ti chiede cosa anche quando il bar è pieno, e leggi soltanto una volta quante scorte sono arrivate e lo ricordi... sei veloce e sei anche attento quando vuoi, il tuo professore ancora ti stima, e tutte queste persone sono sempre qui per quale motivo? Per te, perché il locale è buio e discretamente squallido, e lo sai... vengono qui ogni giorno perché vogliono essere serviti da te, e giocare con te... parlare con te. Hai mai provato a chiedere loro qualcosa? Sono sicuro che gran parte dei presenti ascolterebbe se chiedessi loro un favore.»
«Ma per favore... per chi mi hai preso? Per una specie di benefattore di quartiere?»
«Jaeger!» lo chiamò una voce dal consesso di uomini intorno al tavolo da biliardo. «Jaeger, ma che fai lì, vieni a giocare anche tu!»
«Ho portato mio fratello a vedere coi suoi occhi che non mi invento i colpi pazzeschi che riesci a tirar fuori con la stecca!» esclamò Ben, battendo la spalla a un uomo che gli somigliava vagamente. «Vieni fuori da lì, avanti!»
Ichigo sorrise e accennò con la mano verso il gruppo che lo chiamava improvvisando una sorta di coro da stadio. Non disse niente, ma si stampò in faccia la sua miglior versione dell'espressione da "che ti avevo detto?". Grimmjow rimase un momento contrariato, ma poi gettò via lo straccio e uscì da dietro il bancone.
«E va bene, ma ve ne pentirete!»
Per bella risposta l'intero gruppo esultò, comprese due belle donne dai capelli ricci e la pelle scura. Dall'angolo della sala Aizen osservò la scena e poi guardò Ichigo con un inesplicabile sorriso, prima di levare il bicchiere che aveva in mano in un simbolico brindisi.



Quando il torneo finì era quasi l'una, e tra saluti, promesse di rivincite e un ultimo giro di bevute, arrivarono le due prima che Grimmjow spedisse fuori tutti quanti.
«Avanti, avanti, basta, andatevene a casa... che cosa credete di fare a quest'ora in giro in un giorno feriale?» aveva rimproverato i clienti. «E poi il nostro apprendista deve andare a scuola domani, e lo sa Dio se non ha bisogno di andare a lezione!»
«Smettila di dire a tutti che faccio schifo, non è vero!» aveva protestato Ichigo.
Grimmjow si era dunque liberato in fretta dei clienti e aveva fatto delle velocissime pulizie essenziali, per poi chiudere presto il locale. Ichigo fu piuttosto incredulo al pensiero che stesse facendo questo per permettergli di riposare prima di portarlo a scuola, ma gli fu anche grato: il suo corpo era al collasso dopo una giornata di lavoro intenso e l'ultimo riposo datato quasi ventiquattr'ore prima. Ogni fibra muscolare gridò in coro con le altre quando Ichigo si distese sul letto nel garage di Grimmjow.
«Sono a pezzi.» esalò.
«Se vuoi dormire almeno cambiati, animale.»
«Sì, sì... ma dormirò sul...»
Si interruppe guardando il divano, che era privo di tutti i cuscini. Anche Grimmjow lo guardò con l'aria colpevole di chi si è dimenticato qualcosa di importante.
«Ah, li avevo portati a pulire, erano pieni di sangue.» disse grattandosi il mento. «Me ne sono scordato.»
«E quindi, che si fa?»
«Mettiti a dormire, io voglio guardare la televisione adesso.» disse Grimmjow, appropriandosi del telecomando. «Ti ho messo una maglietta lì sopra, non stropicciarti la camicia. Non ho un ferro per stirare.»
«Non è possibile... con quello che hai lavorato, nelle tue condizioni, vuoi anche guardare la televisione? E domani vai al lavoro di nuovo alle sette?»
«Sono andato a lavorare alle sette ogni giorno da quando sono uscito di prigione, non mancherò nemmeno domani.»
«Sei sovrumano...»
Capiva perfettamente che poteva anche essere una questione di abitudini, ma Grimmjow dormiva sì e no cinque ore e lavorava quasi tutto il giorno, come poteva non essere mai stanco morto? Ichigo era veramente stanco morto, non si era mai sentito così esausto a memoria d'uomo. A fatica si alzò dal materasso cigolante e si sforzò di spogliarsi dei vestiti buoni, indossò una logora maglietta gialla che sembrava essere usata per i lavori più rischiosi: aveva segni incancellabili di olio di motore e anche schizzi di pittura da parete.
«Certo il giallo è proprio il tuo colore complementare, eh, Grimmjow?»
Piegò i vestiti posandoli sul tavolo, ma nel mentre non ebbe alcuna risposta.
«Grimmjow?»
Non si sorprese del tutto di trovarlo sdraiato sul divano privo di cuscini, addormentato, mentre una donna alla televisione elencava un riassunto delle notizie principali del giorno. Era veramente troppo anche per lui, in quelle condizioni, lavorare un'intera giornata senza quasi sedersi. Gli si avvicinò e gli scosse piano la spalla.
«Grimmjow, non dormire qui sopra.» gli disse non appena riuscì a fargli aprire gli occhi. «Avrai la schiena a pezzi domani... vieni a letto, in qualche modo ci staremo tutti e due.»
Totalmente intontito dal sonno, Grimmjow si alzò dal divano senza proferire una protesta e seguì Ichigo dall'altro lato del garage. Si sdraiò per primo, spostandosi il più possibile verso il muro.
«Ah... se senti cose strane ignorami, sto sicuramente dormendo...»
«In che senso, scusa?»
«Mi muovo spesso... a volte abbraccio il cuscino e forse parlo anche... sogno sempre qualcosa quando dormo.»
Ichigo avrebbe preferito non andare a dormire con il terrore che un uomo che divideva il letto con lui lo abbracciasse scambiandolo per un cuscino, ma almeno sapendolo prima c'era una possibilità che riuscisse a trattenersi dal colpirlo con una gomitata sul naso per autodifesa. Grimmjow non era affatto impensierito dai rischi, dormiva di nuovo come un sasso. Ichigo sospirò e spense la luce, sperando che filasse tutto liscio fino al mattino. Speranza inutile: non fece in tempo a sdraiarsi che un braccio gli passò intorno alla vita e una mano si aggrappò alla maglietta gialla slavata. Cercò di ignorarlo, almeno finché la mano non scese in una zona a traffico limitato.
«Grimmjow! Adesso non stai dormendo, non fare il coglione!»
«Non ho mai detto di stare già dormendo...»
«Non toccarmi là sotto, idiota! Non tieni neanche gli occhi aperti, che diavolo pensi di fare?!»
«È tanto che non divido il letto con qualcuno.»
«Chissenefrega!» commentò sentitamente Ichigo, spostandogli la mano. «E poi a che gioco giochi, stavi appendendo ragazze in costume da bagno alla cassa oggi pomeriggio!»
«C'erano i tuoi amici, ho esagerato un po' di proposito...»
Ichigo si fermò a riflettere, non certo di aver capito il senso di quello che aveva sentito. Aveva messo su quella scenetta con le foto delle ragazze solo per dare un'impressione etero ai suoi amici di scuola? Ma come sapeva che sospettavano, se gliene aveva parlato solo dopo?
«Grimmjow, tu sapevi che Ishida sospettava qualcosa?»
«No... ma ti hanno visto tutti scendere dalla mia macchina, mi sembrava una buona idea.»
«Io non ti capisco.»
«Non ti ho chiesto di capirmi.» borbottò Grimmjow con voce assonnata, appoggiando la testa contro la schiena di Ichigo. «Non è una cosa facile da fare per uno col tuo cervello.»
«Prima mi lasci dormire nel tuo pub, mi ospiti e mi riporti a scuola... ti preoccupi di quello che pensano di me, e chiudi il locale presto per farmi riposare prima di mattina... perché mai tante attenzioni per qualcuno che ti sta anche antipatico?»
«Perché credevo ne avessi bisogno, Kurosaki... marinare la scuola e infilarsi in bar inquietanti per attaccar briga è un comportamento che conosco bene, e non mi ha portato belle cose a lungo andare.»
Ichigo cercò di voltarsi quel tanto che bastava per vederlo in viso, ma Grimmjow stava a occhi chiusi.
«Non volevi che diventassi come te?»
«Se sei lontano dai tuoi, dalla scuola e dai tuoi compagni, non può aiutarti nessuno a non finire nei guai.»
«Grimmjow... dal marinare la scuola a finire in una banda criminale il passo è lungo...»
«Non poi tanto lungo, specie se entri nel posto sbagliato... lo so bene... ma nel mio bar non entra nessuno delle bande... lì sei al sicuro.»
«E tutto questo discorso come va a parare dalle parti del mio pene, comunque?»
Grimmjow aprì appena gli occhi e gli lanciò uno sguardo vacuo.
«Non è che hai così tanto pacco da inventarsi storie per averlo... e poi sei tu che hai deciso di tornare oggi e di lavorare con me, non te l'ho mai chiesto.»
Effettivamente il discorso non faceva una piega: Ichigo aveva preso da solo la decisione di tornare una seconda volta al bar a studiare, di non cercare l'aiuto di Ishida e Sado per rientrare a scuola, e di verificare come Grimmjow stesse dopo l'aggressione. Aveva scelto lui di prendersi la colpa della cassa di bibite in pezzi e di lavorare per alleggerirgli il carico. Era sua anche l'idea di restare in quel letto invece di sistemarsi sul più scomodo divano, ma sinceramente essere toccato da Grimmjow in quel modo lo rendeva insieme nervoso, indignato e vagamente eccitato. Quest'ultima sensazione accresceva la sua indignazione.
«Ti fa così schifo, Kurosaki?»
Ichigo si rimise sdraiato nel letto, coprendosi fino al collo, e non rispose. Non aveva idea di cosa provava. Era la prima volta che divideva lo stesso letto con qualcuno da quando era bambino con i suoi genitori, e le sensazioni contrastanti che provava lo facevano sentire come se qualsiasi risposta a quella domanda fosse una menzogna. Forse in qualche modo Grimmjow lo capì, perché quando lo toccò di nuovo lo fece in zone decisamente più caste, dandogli una fugace carezza sulla spalla. Non cercò nessun altro contatto finché non si addormentò definitivamente appoggiato a Ichigo.
   
 
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