Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    05/10/2019    3 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Into the depths


 
“Sei un maledetto vecchio bifolco!” gridò Arya.
“Ancora una parola e te la faccio mangiare quella lingua!” abbaiò rabbioso il Mastino.
“Sei un assassino, sei… talmente orribile che neanche l’Inferno ti vuole!” riprese Arya.
Arya e il Mastino non facevano che litigare da quando avevano lasciato il Bosco dei Sussurri, Sansa di contro era diventata tremendamente taciturna. Sansa sospirava di tanto in tanto e pregava affinché riuscisse a salvare la vita di sua madre e suo fratello.
“Dì qualcosa a questo… a questo lurido verme!” sibilò Arya rivolgendosi per la prima volta a sua sorella nella speranza di trovare sostegno, ma Sansa – che sedeva su Straniero – le rivolse solo un lungo e severo sguardo. Ad Arya sembrò di vedere lo sguardo carico di rimprovero di sua madre e abbassò lo sguardo diventando finalmente silenziosa.
“Siano ringraziati i Sette maledetti Inferi!” sbottò il Mastino e Sansa sorrise.
Tuttavia gli scontri verbali – e poi fisici – di Arya verso Sandor Clegane continuarono tanto che alla fine lui sbottò esasperato «La prossima volta che cerchi di colpirmi, ti lego le mani dietro la schiena. La prossima volta che cerchi di scappare, ti lego i piedi. Urla, strepita, cerca di mordermi, e ti metto un bavaglio. Possiamo cavalcare assieme, oppure posso sbatterti di traverso alla sella come una scrofa da macello. La scelta è tua.»
Sansa rivolse uno sguardo verso sua sorella, voleva dirle silenziosamente di smetterla di comportarsi come un cavallo selvaggio, ma sua sorella le mimò con le labbra un epiteto osceno che la fece arrossire violentemente.
 
Le due sorelle stavano insieme, ma ognuna ignorava l’altra: Sansa osservava il fuoco crepitare e si sentì tremendamente sola. Arya se ne stava in disparte su un albero con le gambe penzoloni.
Il Mastino osservava la scena e per una qualche strana ragione, si sentì quasi in obbligo ad avvicinarsi all’uccelletto che aveva un’espressione tremendamente triste dipinta sul volto.
“Tua sorella non è un tipo facile.” le disse accostandosi a lei.
“Già. Lo è sempre stata in verità, ma da quando è rimasta completamente sola è peggiorata. E’ aggressiva, sempre furiosa, sempre… alla ricerca di qualcosa.”
“Vendetta.” completò per lei Sandor “Lei in un certo senso mi ricorda me, rabbiosa e sempre con la voglia di vendicare i torti subiti.”
“Sì, ma se la prende con me per tutto. Anche se piove! Io sono la causa di ogni sua sciagura, forse ho sbagliato a prendere le parti di Joffrey, ma… credevo che farlo fosse la cosa giusta.” cercò di giustificarsi lei “Arya non me lo perdonerà mai.”
“Forse.” disse lui “O forse tempo una o due lune e ci riderà su.”
“Arya? Non la conosci.” lo contraddisse Sansa “E poi odia il fatto che io prenda le tue parti, lei dice che tu sei… un assassino.”
“Ma lo sono.” convenne lui.
Sansa lo guardò “So chi siete, ma credo anche che in voi ci sia del buono.”
Sandor guardò la ragazzina dai capelli rossi “Sei troppo buona, vedi solo quello che vuoi vedere.” scosse la testa e per un istante osservò le fiamme “Ma in me non c’è niente se non morte e distruzione. Quei quattro cazzoni in quella caverna me l’hanno ricordato.”
Lei lo guardò stupita "Quindi a voi son bastate le parole di Beric Dondarrion e Thoros per farvi tornare a credere questo?!"
"Io sono quello! Solo morte e distruzione per Sandor Clegane."
"Io non ci credo! Insomma guardate cosa state facendo per me e per Arya! Non è forse un atto lodevole quello che state facendo?"
"Lo faccio per denaro, non per il fottuto desiderio di viaggiare, dormire all'aperto e pisciare dove capita!" abbaiò il Mastino.
Sansa deglutì distogliendo lo sguardo: non ci credeva. Non voleva crederci.
 
In verità non ci credeva nemmeno lui, ma lo disse con tono particolarmente convincente da far desistere altre parole in merito da parte della maggiore delle Stark.
Sandor quella notte non dormì: vegliò sulle due sorelle Stark. La più piccola andò a dormire lontano dal fuoco e si nascose dietro un cespuglio, quando Sandor andò a controllarla lei gli rivolse un epiteto degno di Fondo della Pulci. La maggiore, colei che gli si era affidata totalmente, si rannicchiò poco lontano dal fuoco e si addormentò poco dopo avergli detto “Io mi fido di voi.”
 
Perché quella dolce ragazzina gli ricordava continuamente quanta fiducia riponesse in lui?
Cosa voleva veramente da lui?
Ma lo aveva visto bene in faccia?
Non sapeva che era un assassino, un mostro?
 
Eppure lei si ostinava a vedere quella minuscola e invisibile parte di lui che lei definiva “buona”.
Il Mastino pensò che avrebbe fatto di tutto per lei, ma soprattutto per non deludere le sue aspettative.
 
Ma quali aspettative?
 
Se la Stark si illudeva che bastassero quelle belle paroline che le piacciono tanto per trasformarlo in un principe o in un Lord, aveva sbagliato completamente persona!
Lui era un uomo libero che si era posto l’obiettivo di portare una persona a casa in cambio di denaro, punto. Che cosa poteva esserci di lodevole o buono in questo?
Niente, si rispose.
 
Ma allora perché sentiva che quelle parole sul fare quel viaggio per denaro gli risuonarono improvvisamente false?
 
Con quella domanda in testa, lentamente scivolò in un sonno tormentato dal calore del fuoco e dal bruciare della carne, della sua carne.
 
 
 
Alle prime luci dell’alba la prima a destarsi fu Arya che avrebbe tanto, ma tanto voluto colpire e uccidere quel mostro, ma vide con orrore che invece il mostro si era addormentato a due passi da sua sorella; si avvicinò a Sansa che dormiva con le labbra schiuse e le braccia abbandonate vicino al fuoco ormai spento e la destò.
“Co - ?” fece per chiedere Sansa, ma Arya le tappò la bocca.
“Andiamo via.” mimò con le labbra in modo che il Mastino non la sentisse.
Sansa scosse la testa e rimase lì, ferma.
Arya prese la mano di sua sorella “Fallo per la nostra famiglia.” le disse in un sussurro.
“Lui” disse Sansa indicando Sandor “ci sta portando da nostra madre e nostro fratello.”
Arya scosse la testa “E’ un inganno. Ci vuole vendere. L’ho sentito.”
Sansa pensò che forse sua sorella non aveva tutti i torti, ma qualcosa la spingeva a fidarsi di quell’uomo tanto forte quanto rozzo e perciò non si mosse.
“Sei proprio stupida.” la rimproverò Arya.
“Lui è la nostra miglior protezione.” le rammentò Sansa.
Arya maledisse sua sorella e andò ad allenarsi da qualche parte.
 
Sansa ormai era sveglia, il Mastino riposava ancora, perciò si disse che forse era meglio darsi una rinfrescata: si avvicinò al fiume e bagnò delicatamente i piedi. L’acqua era fredda, ma a Sansa risultò piacevolissima. Chiuse gli occhi e pregò affinché potessero fare in tempo a trarre in salvo il resto della sua famiglia, affinché Arya potesse volerle di nuovo bene e affinché il Mastino trovasse un po’ di serenità.
Pregati gli dèi, si tolse ciò che ne rimaneva del suo vestito e osservò attentamente che i graffi e i lividi di quell’orrendo episodio nei boschi erano quasi del tutto scomparsi, poi entrò in acqua e provò una sensazione di benessere, si bagnò i capelli e intonò una nenia che sua madre le cantava sempre quando lei era piccola.
 
Quando il Mastino aprì gli occhi Arya Stark e Sansa Stark erano scomparse, si alzò di colpo ed estrasse la spada, dove diavolo erano finite?
Qualcuno le aveva rapite?
Ma mentre si chiedeva questo, si addentrò appena nel boschetto e vide quel piccolo demone di Arya Stark saltellare e muoversi come una danzatrice di Braavos.  
Si avvicinò a lei “Che stai facendo?”
“Mi esercito.” rispose lei concentrata e riprendendo a muovere la sua piccola spada e facendo poco dopo una piccola capriola in aria.
“E in cosa? In modi di morire?” chiese lui deridendola.
“Non mi ucciderà mai nessuno.” rispose lei sicura.
“Oh sì, che lo faranno! Se fai quel balletto soprattutto. Che modo idiota di combattere!”
“Non è combattere.” gli spiegò “E’ la danza dell’acqua.”
“La danza dell’acqua? E chi è che ti ha spiegato questa merda?”
“Il più grande primo spadaccino, Syrio Forel.”
Sputò nel vedere quella specie di balletto “E dov’è ora?”
“E’ morto.”
“E chi l’ha ucciso?”
“Meryn Trant.”
“Il più grande spadaccino ucciso da Meryn Trant? Puff, persino un bambino potrebbe batterlo.”
“Syrio non aveva nulla né spada né armatura.”
“Il più grande spadaccino non aveva una spada? Bene, tu hai una spada, cosa ti ha insegnato?”
Arya fece roteare la piccola spada e colpì il Mastino, ma la sua armatura era troppo spessa e la spada di Arya troppo poco affilata per fare veramente qualche danno e così l’unico risultato fu che l’arma della ragazzina sfiorò appena l’armatura di Sandor che, stanco delle parole e dei gesti della piccola Stark, la colpì e le rammentò che era inutile tentare di ferirlo o mandarlo all’Inferno: lui era la sola possibilità per tentare di arrivare alle Torri Gemelle prima del matrimonio dello zio.
 
Poi si allontanò per andare a cercare l’altra, l’uccelletto.
Mentre pensava a dove potesse essersi nascosta, udì una voce angelica cantare una canzone dolce, una canzone che non conosceva, si avvicinò lentamente e la vide nel fiume. Avrebbe dovuto immediatamente tornare sui suoi passi, ma la visione di spalle di quel corpicino lo bloccò, la sua piccola schiena, la curva del sedere che per metà scompariva tra le acque del torrente e le braccia di lei che si stavano lavando lo paralizzò.
Si sentì come avvinto da una forza che nemmeno lui poteva sconfiggere, pur volendo.
Il cuore prese a battergli in modo strano e diverso nel petto…
Un rumore lo fece ridestare da quei pensieri che stavano assumendo sfumature peccaminose e allora, per non essere scoperto a guardare Sansa, urlò guardando dall’altra parte “STARK!”
 
Sansa trasalì e si coprì il seno portandosi le braccia al petto e abbassandosi appena per coprire le natiche, da quanto il Mastino era lì?
“Aspettate, per favore, non vi voltate.” gridò lei per farsi sentire e dette queste parole uscì e si coprì indossando quel vestitino – una volta tanto bello e prezioso – ora minuscolo.
Il vestito aderiva alla sua figura lasciando ben poco all’immaginazione altrui.
Quando raggiunse l’uomo, questi la guardò a lungo e lei si sentì… strana.
“Hai freddo.” le disse in tono quasi divertito.
“Non è vero.” affermò lei, ma mentiva.
Sandor osservò il suo corpo notando i capezzoli turgidi per il freddo “Il tuo corpo dice altro.”
Sansa si guardò, poi arrossì e replicò dicendogli “Non mi guardate!”
“E’ impossibile non farlo, uccelletto.” la rimbeccò sorridendo in modo strano.
“Beh, fatelo!” gli ordinò “Da oggi, vi prego, non guardate più il mio corpo. Mi fate a sentire a disagio!” aggiunse.
Ed era vero, ogni volta che Sandor la osservava, anche solo una manciata di secondi in più, la faceva sentire a disagio, qualcosa che non sapeva neanche lei definire, ma partiva da dentro, dal centro del suo corpo e la faceva sentire… incredibilmente strana e nervosa.
 
Sandor sorrideva, grottescamente, ma sorrideva.
Da quanto non sorridesse più neanche lo ricordava!
Con quella ragazzina al suo fianco però tutto gli risultava semplice, anche sorridere di quelle parole cariche di nervosismo da parte di lei.
 
Qualche istante dopo Arya li raggiunse, ma non salutò la sorella né ebbe parole gentili, anzi la rimbeccò dicendole che con quel vestito addosso sembrava una meretrice. Sansa abbassò il capo profondamente umiliata, forse era per questo che il Mastino sorrideva?
Perché era ridicola?
 
“Smettila subito, ragazzina!” la rimproverò Sandor.
Odiava quella piccola ragazzina al suo fianco, detestava come si poneva, ma soprattutto come parlava a sua sorella. D’accordo, lui non era l’uomo che poteva dare giudizi sui rapporti tra fratelli, ma odiare una sorella per un maledetto lupo e delle parole non dette a sua difese, pareva troppo persino per uno come lui.
“Altrimenti cosa fai? Sguaini la tua spada e mi uccidi come Mycah?” lo provocò la più piccola.
Sandor scosse la testa e fece salire Sansa su Straniero.
Arya guardò quella scena e uno strano presentimento si fece spazio in lei.
“Che cosa le hai fatto veramente, mostro?” gli chiese.
Sansa e Sandor la osservarono a lungo.
“Mia sorella è una stupida e le saranno bastate due moine per farle credere chissà che cosa! Tu cosa le hai promesso? Un castello, che le farai trovare un principe e nel frattempo potrà sbatterti?”
“ARYA!” urlò Sansa, la ragazza un po’ maldestramente scese da cavallo e colpì sua sorella con tutte le forze che aveva facendola cadere all’indietro “Parlami così di nuovo e ti faccio lasciare qui.”
Nessuno dei tre parlò di nuovo per le successive ore: Sansa era ferita, profondamente ferita nell’animo; Arya era disgustata dall’atteggiamento di totale fiducia di sua sorella verso l’assassino che le stava scortando – a detta di Sansa – a casa; Sandor era stupefatto di come la prima avesse colpito la sorella, ma Arya se l’era cercata!

 
  
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