Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: AlsoSprachVelociraptor    05/10/2019    0 recensioni
Due lupe nascoste sotto manti di pecore, un pastore a dirigerle lontano dallo sterminio e una folgore e una stella a illuminare il loro cammino verso sud, verso la sicura fortezza di Blackhaven.
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[ASOIAF - What If? - Arya e Sansa si ritrovano, anche se completamente diverse da come si erano lasciate, in un viaggio difficile e in incognito verso le Terre della Tempesta con Beric, Edric e Thoros, tra gli orrori della guerra e degli esseri umani.
Una rivisitazione di alcuni eventi di ASOS e AFFC. NO SPOILER per la serie tv.
ATTENZIONE: violenza descritta e scene che potrebbero turbare!]
Coppie: Sansa Stark/Edric Dayne - Beric Dondarrion/Thoros di Myr
SanSan e Beric/Allyria accennate
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Arya Stark, Beric Dondarrion, Sansa Stark, Thoros di Myr
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Un uomo c’era davvero, e davvero aveva tra le mani una torcia, ma invece che affrontarlo con dignità, cercò di scappare via. Beric non amava i vigliacchi.

Gli corse dietro, in un gioco che durò troppo per i suoi gusti. L’uomo si fermò di colpo e cercò di lanciargli la torcia, senza troppi risultati. Beric la afferrò, afferrò il tizzone ardente tra le mani insensibili e lo spense.

Il buio calò su di loro, e rimasero solo le grida che provenivano da dentro casa come sottofondo a quel giochetto macabro.

-Fermati e spiega cosa tu e i tuoi furfanti volete da noi.- disse Beric, strisciandosi la lama della spada sul palmo della mano. Ormai la spada era sempre meno tagliente, e dovette premere non poco sulla pelle dura per aprirla e far sgorgare il suo sangue nero e vischioso.

La spada si accese e a quella vista l’uomo corse ancora attorno alla casa, e Beric lo inseguì ancora, stanco e sempre più irritato. Tentò anche di lanciargli la spada, ma la mira di Beric non era mai stata buona e senza un occhio era anche peggio. La spada cadde a terra e si spense, facendo tornare il buio. 

Era stata un’idea tremendamente stupida. Forse Thoros aveva ragione a dire che non fosse particolarmente intelligente.

L’uomo però tutto ad un tratto cadde e gridò dolorante e da un cespuglio a cui si era avvicinato troppo spuntò Arya, Ago insanguinato tra le mani.

Beric finalmente riuscì ad avvicinarsi e a bloccarlo, legandogli mani e piedi coi suoi stessi vestiti.

L’uomo aveva un intero polpaccio squarciato da parte a parte, e se non avesse curato quella ferita sarebbe morto dissanguato.

Beric, però, non aveva nessuna intenzione di lasciarlo vivere.

-Da Approdo del Re… danno una grossa ricompensa a chi trova le cagnette Stark! Una soffiata ci ha detto che le avremmo trovate qui con un lord del Sud…- bofonchiò l’uomo. Aveva l’accento delle terre centrali di Westeros e non di certo di un uomo proveniente dalle terre della Tempesta. Dalla Corona, o forse dalla Valle.

Non era sicuro non fosse un uomo di Baelish, così come non era sicuro che lo fosse.

Arya lo guardò con rabbia ma Beric non le permise di agire. Lo sollevò da terra e lo trascinò dietro di sé, verso il fitto del bosco. Riaccese la torcia e la consegnò ad Arya, indicandole di fargli strada.

-Dopo il processo c’è la condanna- le spiegò Beric, mentre l’uomo iniziava a contorcersi dal terrore. Le braccia di Beric erano scheletriche, pallide ma estremamente rigide e forti, tanto da non lasciare nessuna speranza di fuga al pover’uomo che si era macchiato di crimini così gravi come il tradimento, il tentato omicidio e il tentato rapimento e chissà cos’avrebbero fatto alle bambine questi schifosi, si ritrovò a pensare Beric.

Fermò Arya. 

-Rimani qui. Il processo non è per bambini.-

-Non sono una bambina.- ringhiò lei di risposta. 

-Non sei tu a deciderlo- rispose freddo Beric. Non avrebbe fatto assistere ad Arya alla tortura dell’uomo. Stava mentendo, non l’avrebbe solo condannato, ma avrebbe spillato anche delle dichiarazioni da lui. E Arya non avrebbe dovuto vedere.

Dopo un lieve battibecco Arya si sedette su una grossa radice lì vicino,  voltata di schiena in offesa.

Non seppe quanto durò il tutto, perchè ormai per Beric il tempo non aveva più senso e non era altro che una parola inutile. La morte non ha tempo. Il tempo è vita, la morte è eternità.

Quando tornò e si pulì sulla casacca il sangue di Matths dalle mani, l’uomo si chiamava Matths, trovò Arya addormentata sulla radice di prima.

Era una bambina, e aveva torturato e ucciso un uomo a pochi metri da lei. Chissà se aveva sentito le sue grida.

Prese Arya di peso e se la portò al petto, e la bambina si sistemò meglio contro al suo corpo scheletrico e poco comodo.

-L’hai ucciso?- sussurrò lei, premendo la testa sotto al mento di Beric. Non rispose, ma le consegnò una cosa.

Arya si rigirò tra le dita un dente sanguinolento dell’uomo a cui l’aveva strappato poco prima. -Se lo butti nel fuoco ed esprimi un desiderio, si avvererà. L’ha detto Thoros.-

La storia era che i bambini, quando perdevano i primi denti, se buttavano il loro dente nel fuoco potevano esprimere un desiderio al Dio Rosso, ma Beric non aveva più denti da perdere e tanti desideri da esprimere, e sperò che funzionasse lo stesso con denti altrui. 

Arya strinse il dente nella mano e tornò a dormire contro il suo corpo. Forse l’avrebbe fatto, più tardi.

Nella casa, tentò di continuare da dove era rimasto, a letto col suo prete, ma niente era più normale lì.

Per rientrare in casa scavalcò un cadavere maciullato a suon di spadate, scansò la ragazzina che ancora piangeva al suo fianco e appoggiò Arya sul giaciglio in cui dormiva prima. Poco lontano, Edric era in piedi, sguardo spento e perso nel vuoto.

-Dobbiamo bruciare i cadaveri prima che arrivi l’alba, Ned- tentò Beric, avvicinandosi. Edric non reagì. Era talmente pallido che il suo viso aveva lo stesso colore dei suoi capelli.

Poco più avanti, Thoros completamente ricoperto di sangue e Sansa tremante ad abbracciarlo, e nemmeno loro risposero alle sue richieste.

-Lo farò io, mio lord- rispose, invece, Suzanne. Era l’unica in grado di rispondergli, lì in mezzo, seduta diligentemente al fianco del marito sanguinante. 

-Ma prima aiuta Jason.-

Ai piedi di Thoros c'era il terzo uomo, dal cranio frantumato sul pavimento e il viso irriconoscibile.

Thoros era più bravo a rammendare e cucire ferite aperte, ma non poteva delegare il compito di chiudere la ferita di Jason a lui.

L'aveva dovuto trascinare a letto, farlo stendere a forza e ancora il suo sguardo era perso nel vuoto e nel dolore.

Beric non aveva avuto il tempo per chiedere cosa fosse successo.

Suzanne però lo sapeva.

-Thoros mi ha salvata.- disse a Beric mentre lo aiutava, cercando di tenere fermo il marito nei suoi spasmi di dolore. -Quell'uomo mi aveva afferrata dopo aver accoltellato Jas… lui avrebbe…-

Beric annuì mesto. Sapeva cosa le persone meschine facevano alle donne che catturavano.

-L’importante è che stiate tutti bene.- cercò di concludere Beric, ma il discorso era tutt’altro che chiuso. Gli occhi chiari di Suzanne erano puntati su di lui, con una certa rigidità sul suo viso.. 

-Ti sembra che i tuoi compagni di viaggio stiano bene? Ti sembra che i ragazzi che hai giurato di proteggere e l’uomo che dici di amare siano sani e felici?-

Stavolta fu Beric a non rispondere. 

La morte era eterna, la vita momentanea, e i sentimenti altrui erano difficili da capire.

 
   
 
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