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Autore: Isidar27    06/10/2019    1 recensioni
"...ma Loki adesso era lì con lui, niente sbarre a dividerli e una possibilità per entrambi di un futuro insieme… ora i giochi erano fatti e non restava che vedere cosa sarebbe successo". Immaginario post The Avengers (2012). Dopo la battaglia di NY Thor riporta Loki su Asgard perché venga giudicato per le sue azioni. Temendo però di perderlo nuovamente è il Dio del Tuono a proporre ad Odino una punizione per il fratello. Così Loki viene esiliato senza poteri sulla Terra e con lui deve esserci anche Thor per tenerlo sotto controllo. Col passare del tempo il legame tra i due tornerà a saldarsi andando ben oltre l'antico amore fraterno. Infatti nascerà (letteralmente) qualcosa di più importante che spingerà i due a lasciare da parte le ambizioni sul trono per una storia destinata a durare nel tempo.
Un tuffo nel passato con una Thorki senza troppe pretese per tutti coloro che come me amano questi due personaggi! Buona lettura!
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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Accadde che il Signore del Caos e il Dio del Tuono si innamorassero e dal loro amore…


“E allora il cacciatore con il suo coltello….”

Loki chiuse il libro di fiabe di scatto e si tirò a sedere sul letto scioccato. Poi si voltò verso il compagno profondamente addormentato: il suo russare ne era una prova più che sufficiente.
Il moro lo scosse agitato. 

«Thor! Thor svegliati!»

Il biondo sbuffò, ma non accennò ad aprire gli occhi e così si ritrovò, un istante dopo, il naso congelato dalle mani di Loki.
Si svegliò con uno starnuto.

«Ecciù! Lo-Loki ma, ma che succede? Qual è il problema?»

«Il problema è che non posso leggere a nostro figlio queste fiabe! Guarda tu stesso» e gli mise il libro sotto il naso «Qui uccidono un lupo!»

Il biondo ancora con gli occhi impastati cercò di mettere a fuoco qualche parola mentre il moro continuava imperterrito. 

«Vedi? Non posso leggere a mio figlio una storia dove si uccidono i lupi! Io adoro i lupi!»

«Ehm tesoro qui c’è scritto che aveva mangiato una bambina»

«Certo! Ma chi ha detto a quella stupida midgardiana di andarsene in giro per una foresta a dare confidenza agli sconosciuti?!»

Il biondo a quel punto lo fissò un momento ancora inebetito dal sonno poi si girò e guardò la sveglia sul comodino.

«È per questo che mi hai svegliato alle 5.00 di mattina?»

«Thor! È una cosa seria!»

«M-ma certo tesoro. Allora aboliamo ehm…”Cappuccetto rosso” dalle fiabe che leggeremo al bambino, ok? Ora però possiamo dormire?»

Loki scosse la testa. 

«Non ci riesco… a dirla tutta scalcia, stanotte non vuole davvero stare fermo» e si passò una mano sulla pancia.

Thor allora gli sorrise teneramente; si distese al suo fianco e portò il viso sulla sua pancia posandovi un dolce bacio. 

«Allora ti terrò compagnia. Leggine una a me.» 

«Oh una non è affatto male. Alla fine la principessa ordina di mettere delle scarpe di metallo roventi ad una regina per punirla. Divertente non trovi? Vuoi che te la legga?»

Thor si pietrificò per un istante. 

«Ma-magari potresti tentare con qualcosa di più ehm come dire…noioso? Così anche il piccolo prenderà sonno se ti rilassi un po’».

«Uhm e va bene allora.»

“Salvi per un soffio” pensò Thor tra sé e sé e si rilassò contro di lui. 

Erano già volati diversi mesi da quando avevano scoperto di aspettare il loro bambino, per la precisione sei.
Loki nonostante il fisico snello e magro esibiva un bel pancione, ma lo celava allo sguardo di tutti con la magia quando usciva di casa per dirigersi a lavoro, tranne ovviamente che a Mr.J.
Thor era decisamente al settimo cielo e non passava giorno in cui non riempisse Loki di cure, coccole e attenzioni.
Alla Tower intanto Tony si era già messo nel mood “futuro zio preferito” e aveva iniziato a lavorare ad una serie di apparecchi super tecnologicamente avanzati che andavano da una culla ultramoderna e dotata di tutti gli accessori ad un robot cameriere scalda-latte.
Steve invece aveva modificato la dieta di tutti in un regime salutare e volto al benessere di Loki, motivo per cui a volte gli altri tre inquilini sparivano improvvisamente  in laboratorio per “verificare i progressi di Tony” disseminando ovunque briciole di biscotti.
Comunque quella mattina il piccolo proprio non voleva calmarsi, continuava a scalciare e Thor lo sentiva sotto il suo orecchio. 

«Chissà a che pensa»

«Non lo so, ma se non la finisce giuro che tenterò un parto anticipato!»

«Avanti sei troppo drastico» e si mise a canticchiare una melodia.

Loki lo ascoltava in silenzio. 

«Se lei vorrà ballar con me le donerò dei fiori. Ma se il serpente verrà giù lui mangerà il suo cuor. Tu vai e naviga fin là all’isola del sole e prendi con te più che puoi… le arance del Dio Sol. E quando tornerai da lei tu offrigliele in dono…e con i fiori intreccia poi ghirlande e …»

«Thor ma è?»

«Ti ricordi quando nostra madre ce la cantava?» 

«Si, “La fanciulla dei fiori”.»

«Mi è sempre piaciuta molto.»

«E a quanto pare anche a lui» improvvisamente infatti il piccolo aveva smesso di scalciare.

Thor sorrise e si protese a dargli un bacio. 

«Sai oggi ho visto annuncio di un appartamento in affitto vicino alla caffetteria»

«Thor, ne abbiamo parlato. Anche io vorrei andare, ma in queste condizioni…»

«Lo so, lo so. Qui ormai sei come a casa tua ed anche Tony e Steve vogliono che rimaniamo qui. Soprattutto Steve che teme per la vostra incolumità se resti affidato solo a me. Però Loki qui siamo ospiti e non possiamo approfittare.»

«Lo so bene Thor non credere che non ci abbia ragionato su» sospirò «ma…sinceramente adesso non ho voglia di pensarci.»

«No infatti! Adesso devi dormire un po’ e anche tu signorino» aggiunse rivolto al pancione. 

Loki sorrise; gli piaceva il modo in cui Thor si rivolgeva a loro figlio. Si rilassò contro i cuscini e si addormentò. Il compagno alzò gli occhi su di lui un momento. Aveva in mente una sorpresa speciale, ma era bene che Loki riposasse un po’ prima di mostrargliela.

L’indomani dopo aver effettuato il suo solito incantesimo dissimulatore Loki si diresse a lavoro. Iniziava a fare fatica, ma non poteva fare diversamente: odiava restare a casa e sapeva già che avrebbe dovuto lottare con Mr.J. fino all’ultima settimana pur di continuare ad andare a lavoro.
Quando fu vicino alla caffetteria lanciò uno sguardo dentro. Thor serviva i clienti col sorriso e sembrava felice; sorrise anche lui e si diresse alla libreria.

«Ragazzo che ne dici di uscire un po’ prima oggi?»

«Mr.J. guardi che mi sento in perfetta forma»

«Certo, ma non serve che tu stia così tante ore in negozio, magari potresti andare al parco o riposarti o…»

Loki sorrise vedendo tutti quegli sforzi da parte dell’ometto: gli voleva bene e sapeva che stava cercando in ogni modo di farlo riposare il più possibile, ma non voleva pietà, non l’aveva mai voluta per niente nella sua vita. 

«Ah ma guarda chi c’è!»

Loki si girò giusto in tempo per veder entrare Thor. 

«Thor che ci fai qui?»

«Giorno Mr.J. ehi come ti senti?»

«Ehm bene ovviamente»

«Ho pensato che oggi potresti uscire prima con me» disse il biondo e gettò uno sguardo complice a Mr.J. che dapprima non capì poi si ridestò di colpo.

«Ah ehm ra-ragazzo in effetti avrei bisogno che facessi una commissione per me. Dovresti andare a questo indirizzo e portare questo con te» e porse a Loki un sacchetto di carta ed un bigliettino.

«Ma Mr. J. è a due isolati da qui, ci vorrà del tempo.»

«Nessuna fretta ragazzo e poi oggi è proprio una giornata morta, sta tranquillo preferisco che tu mi faccia questo favore.»

«Ehm d’accordo.»

Thor intanto aveva preso la sua giacca e porgendogliela aprì la porta invitandolo a precederlo, poi quando il moro fu uscito fece una strizzatina d’occhio a Mr.J. e si richiuse la porta alle spalle.

«È la prima volta che Mr.J. mi manda a fare una commissione così per lui»

«C’è sempre una prima volta non credi?» disse il biondo camminandogli di fianco. Passò un braccio attorno al fianco dell’altro e se lo strinse contro.

«Eddai Thor non fare il sentimentale anche per strada!»

«Io faccio il sentimentale dove voglio e se volessi potrei esserlo di più.»

«Tsk ne dubito.» 

Nello sguardo di Thor comparve un’ombra di sfida «Ah si?» si bloccò e lo avvicinò a sé «che ne diresti se mi mettessi ad urlare in mezzo alla strada che ti amo?»

«Non oseresti farlo. Potrei ucciderti lo sai!»

«Direi che la tua unica possibilità  sia quella di darmi un bacio ed impedirmelo.»

Loki dapprima lo fissò poi si staccò da lui.

«Scordatelo Thor. Tanto non lo farai.»

Thor lo seguì con lo sguardo. «E va bene, in questo caso. ATTENZIONE TUTTI PER FAVORE» disse alzando la voce.

Il moro si bloccò.
«THOR, ma che fai?!» 

Qualche passante intanto si era voltato e li guardava.
«ATTENZIONE, VOGLIO DIRE A TUTTI…»

Loki azzerò la distanza tra di loro «Vedi di finirla.»

«No, se non mi baci» 

Loki lo fissò in silenziò con sguardo omicida Thor allora sorrise.

«VOGLIO DIRE A TUTTI CHE QUEST’UOMO» ma fu bloccato dal compagno che un po’ per l’imbarazzo ed un po’ per cercare salvezza lo aveva tirato a sé e lo aveva baciato.

Thor gli circondò i fianchi, se lo strinse contro e continuò a baciarlo con dolcezza. Infine si staccò «è l’amore della mia vita» finì guardandolo negli occhi.
L’altro lo fissava, il suo battito leggermente accelerato e gli occhi incatenati ai suoi.
Era come se non avesse assistito a nulla di più romantico nella sua vita e Thor di cose romantiche per lui ne faceva ogni giorno, ma ognuna era sempre diversa dall’altra. Poi cercò di ridarsi un contegno.

«Se ci riprovi conoscerai da vicino il divano di Tony stanotte.»

«E va bene, mi hai convinto.» Gli diede la mano e riprese a  camminare con lui.

Poco dopo arrivarono in un quartiere pieno di alberelli e villette lungo la strada. Si fermarono davanti ad un cancelletto: videro un piccolo cortile e, alla fine del giardino, una casetta bianca.

«Dev’essere questa» disse Loki e suonò il campanello, ma nessuno rispose.

«Proviamo a spingere il cancello» esordì Thor e messa la mano oltre le sbarre lo aprì facilmente; poi passò avanti al compagno andando verso la porta dell’abitazione.

«Thor non vedo campanelli.»

«Eh già magari per entrare ci vuole…la chiave.» Estrasse dalla tasca una chiave e la infilò nella serratura.

Il compagno lo guardò un momento. Quella situazione era assurda: perché quella chiave avrebbe dovuto aprire…la serratura scattò. 

Thor sorrise a Loki e gli fece cenno di entrare.

«Thor ma cosa?»

«Coraggio entra.»

Il moro esitò un attimo poi varcò la soglia. Entrò in un piccolo ingresso e mosse qualche passo: subito a destra c’era una cucina e sulla sinistra un ampio salotto. La stanza era illuminata da due grandi finestre ai lati opposto della stanza. Una scala vicino alla cucina portava al piano superiore. 

«Thor ma cosa significa?» disse dandogli le spalle. 

«Significa che con una bella mano di vernice e qualche mobile nuovo…» rispose avvicinandosi a lui «questa diventerà presto casa nostra.»

Loki si voltò di scatto «Co-come dici?»

Thor poggiò delicatamente entrambe le mani sulle sue braccia «Dico che alla nostra famiglia mancava una casa e ho pensato fosse il momento di trovarne una. E c’è un’altra cosa che devi vedere. Tesoro cosa c’è?» 

Loki lo fissava a bocca aperta «Tu-tu hai …tu hai preso una decisione del genere senza dirmelo?» disse con tono di rimprovero.

Il biondo si fece un po’ triste «Io-io credevo che così non ti saresti stancato a cercare e…»

«Thor lascia che ti dica una cosa, sei uno stupido idiota, hai preso una decisione simile senza nemmeno consultarmi, io-io avrei dovuto essere informato della cosa e… accidenti!» e salì “di corsa” al piano di sopra. 

Thor restò immobile; possibile che l’avesse fatta così grossa?

Aspettò qualche istante prima di seguirlo poi salì con cautela le scale; trovò il compagno immobile. Teneva una mano appoggiata sullo stipite della porta di una delle due camere da letto. La lunga giacca nera gli ricadeva morbida sui fianchi mentre gli dava le spalle.
«Loki io…» iniziò con cautela avvicinandosi a lui, poi notò la sue espressione. Il suo viso era rigato da una lacrima. Voltò lo sguardo e capì che il compagno aveva trovato ciò che lui aveva cercato di dirgli poco prima: erano nella camera destinata a loro figlio. Era molto spaziosa e due finestre la illuminavano completamente; aveva bisogno di una rinfrescata, ma con pochi ritocchi sarebbe stata perfetta. 

«Sei uno stupido Thor.» Disse Loki continuando a guardare davanti a sé.
Thor abbassò lo sguardo. Il compagno si girò a guardarlo «Sei davvero uno stupido» e afferratolo per la giacca lo tirò a sé in un bacio intenso e bagnato. Poi si aggrappò a lui e lasciò che l’altro lo stringesse tra le sue braccia. 

«Allora ho fatto un buon lavoro?»

Loki annuì nel suo abbraccio.

«È perfetta non trovi?»

«Magari cambiamo colore.» 

«Ahah credo si possa fare. E poi se tiriamo un muro possono venire due stanze. Sai nel caso avessimo un altro bambino».

«Idiota! Fammi vedere la nostra stanza». Disse poi Loki staccandosi da lui. 

Thor lo condusse nell’ultima stanza da letto della casa. Era grande ed anche quella luminosa, Thor iniziò ad illustrare a Loki i lavoretti necessari per sistemarla e come avrebbero potuto mettere i mobili.

«Ci hai pensato parecchio eh?»

«Volevo fosse perfetta per te.»

Loki sorrise «Ci vorranno mesi Thor.» 

«Non più di tanto, e poi non abbiamo fretta, possiamo entrarci con tutta calma, per i ragazzi non è un problema.»

«Lo sanno già?»

«Ma certo avevo bisogno di un garante per quello che gli umani chiamano mutuo e chi meglio di Tony Stark e il suo conto in banca?»

«E chi altri lo saprebbe scusa?»

«Beh a parte Steve, Bruce, mamma e papà, Mr.J, Trudy, Marcus, Miss Brown, Occhio di Falco e Nat… ovviamente Fury e circa metà membri della mia palestra…ah e l’agente immobiliare.» 

Loki scosse la testa allibito  «Ahhh Thor cosa devo fare con te?»

«Amarmi per tutta la vita sarebbe sufficiente credimi» Entrambi risero.«Allora sei pronto per iniziare a fare qualche progetto per casa?»

«Certo, ma allora cos’è il libro che mi ha dato Mr.J.?» disse ricordandosi di colpo di avere ancora il sacchetto con sé. 

«Oh quello è per Steve, ha ordinato a Mr.J un libro di cucina fusion e gli ho detto che sarebbe stato un buon modo per farglielo avere.»

«Tu che escogiti complotti col mio capo senza che io me ne renda conto…mi stupisci Dio del Tuono.» Thor sorrise, mentre il compagno si avvicinava al suo viso «Ma imbrogliami di nuovo e ti assicuro che sul divano ti ci spedisco per davvero, chiaro?» aggiunse con aria suadente, ma minacciosa.

«Ch-chiarissimo tesoro» ridacchiò Thor nervosamente. 

Gli ultimi mesi passarono veloci e in quel mentre furono messi a punto accurati piani anti distruzione di massa. Il termine della gravidanza di Loki infatti terrorizzava tutti gli inquilini della Tower, a cominciare da Tony che aveva deciso di alzare il premio assicurativo di casa sua contando che come minimo sarebbe saltata per aria.
I lavori alla nuova casa erano iniziati, ma il trasferimento era comunque previsto dopo il parto così da evitare a Loki un qualunque tipo di stress da trasloco… trasloco che comunque sarebbe toccato a Thor, ma questi erano dettagli insignificanti.
Inaspettatamente la soluzione ai loro problemi sembrava arrivata da Odino che aveva fatto una visita alla Tower in un pomeriggio di giugno. 

«Indossa sempre questo bracciale. Così ovunque ti troverai avrai la possibilità di raggiungere Asgard» disse il Padre degli Dei mentre porgeva al figlio minore un bracciale dorato con venature di cristallo. Loki, seduto sul divano del salone della Tower, lo prese e lo indossò: subito il bracciale divenne della sua misura. Intanto gli altri tre più Banner, che quel pomeriggio era passato per lavorare con Tony,  se ne stavano in piedi intorno a lui e guardavano l’oggetto incuriositi. 

«Ma padre non possiamo semplicemente chiamare Heimdall?» domandò Thor. 

«No, il Bifrost ha un potere molto forte e Loki potrebbe non sopportarlo. Inoltre se per qualunque motivo veniste sbalzati fuori non potremmo fare niente per voi. Questo invece vi porterà immediatamente su Asgard»

«Come un teletrasporto» sussurrò Bruce.

«Ha in sé un’essenza che assomiglia molto al potere del Tesseract, ma ricordate figli miei. Vale una volta sola. Perciò non sprecatela.»

Loki continuava a rigirarsi il bracciale pensieroso, poi sentì due mani poggiarsi sulle sue spalle. Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi chiari del compagno.

«Sta tranquillo» gli disse con un sorriso «sono sicuro che quando sarà il momento non sbaglieremo.»

Loki sembrò tranquillizzarsi, ma non del tutto. I mesi erano passati velocemente, troppo velocemente. Cosa avrebbe fatto? Cosa sarebbe successo? E soprattutto…come sarebbe successo? Non aveva idea di come avvenissero i parti per gli jotun e non poteva certo andare a Jotunheim a chiedere informazioni. Sarebbe andato tutto bene? 

Una serie di ansie lo aveva colto in quell’ultimo periodo ed era difficile cercare di non farci caso. 

«Beh signori» esordì Tony «comunque vada il sottoscritto farà di tutto per non trovarsi nel raggio d’azione della bomba quando accadrà. Perciò…non è che le avanza un braccialetto magico per permettere anche al sottoscritto di darsi alla fuga?»

«TONY» fu il richiamo generale.

«Tranquillo Stark, l’ultima cosa a cui tengo è che mio figlio veda il tuo brutto muso appena nato.» 

«Ehi! Guarda che io ho un bellissimo viso!»

«Certo. Te lo ripeti tutte le mattine per auto-convincertene?»

Certo una cosa che sapeva abbattere tutte le ansie di Loki c’era: le continue battibeccate con Tony e in quella particolare situazione tutti erano più che ben disposti ad accettarle.
Steve li guardava in silenzio, ma qualcosa lo preoccupava. Intercettò lo sguardo di Thor che era invece visibilmente divertito: il semidio comprese che il Capitano era preoccupato per qualcosa e lentamente gli si avvicinò. I due si misero in disparte.

«Manca veramente troppo poco e lui non vuole nemmeno stare a casa da lavoro.»

«Non posso certo obbligarlo a stare a casa, piuttosto uscirebbe di nascosto».

«Thor è rischioso. Lo sai anche tu.»

«Steve lo so, va bene? Ma almeno in negozio c’è Mr.J. E Loki dovrà solo chiamarmi per avermi lì con sé.»

Steve tornò a portare lo sguardo sui due che continuavano nei loro capricci. 

“Temo che ti sbagli Thor, ma spero di avere torto”.

Nonostante le ansie giugno volse al termine senza alcun problema. Loki si sentiva enorme, ma non voleva rinunciare al lavoro. Quella mattina uscì di casa urlando dietro a Tony… insomma un po’ come tutte le altre mattine.
Quel giorno il miliardario decise di occuparsi del suo spirito “patriottico” e così corse a svegliare il suo capitano, Loki invece andò dritto dritto in libreria.
Era quasi arrivato quando sentì la testa girare. Si bloccò. “Stupido Stark, mi sono dimenticato pure della colazione” scosse la testa e continuò nel suo tragitto.
Mr.J. era già arrivato e stava servendo una cliente che lo ringraziò e uscì mentre il moro entrava. 

«Loki, santo cielo ti avevo chiesto di stare a casa almeno per queste settimane.»

«Mi dispiace Mr.J» disse mentre si richiudeva la porta alle spalle «non ci riesco proprio.» 

«Non va bene così! Ah che devo fare con te…giuro che da domani se ti ribecco in negozio faccio venire Thor e ti ritrascino a casa…parola di Jay Fred Fergusson» 

«Non sapevo che avesse un secondo nome.» 

«In effetti sono pochi a saperlo. Da che ho memoria tutti mi chiamano solo Jay.»

«Beh peccato, è un bel nome secondo me» disse e si appoggiò con una mano al bancone «si proprio un bel nome» aggiunse a fatica. La vista per un momento gli si fece nera. 

«Ragazzo…»

“Accidenti non adesso.”

«Loki! Oh santo cielo…»

Loki aprì appena gli occhi e guardò nello stesso punto dove stava guardando Mr.J.
I pantaloni della tuta nera erano fradici.

«Mr.J AH»

«Calmo ragazzo resta calmo.»

«Mi fa male…»

«Andrà tutto bene, dov’è quel tuo bracciale di cui mi hai parlato?» 

Lo cercò con lo sguardo, ma senza trovarlo.
In un lampo di lucidità il Dio dell’Inganno si ricordò della sera prima. Era esausto e si era lasciato scivolare sul divano della Tower. Si era sfilato il bracciale e lo aveva osservato tenendolo tra le mani. Aveva percorso le venature di cristallo con lo sguardo e osservatone l’effetto contro luce.
Poi aveva lasciato andare il braccio ed era crollato addormentato fino a che non si era sentito sollevare e si era ritrovato in braccio a Thor che con delicatezza lo aveva portato fino al letto. Evidente il bracciale doveva essergli scivolato sotto il divano e lui l’aveva completamente dimenticato quella mattina!

«Accidenti questo è un problema, aspetta chiamo la caffetteria….come diavolo è il numero! Devo davvero comprare un cellulare…» disse grattandosi in testa.

«AHHH Mr.J. venga qui!»

L’ometto si avvicinò  e si sentì stringere la mano come se l’altro volesse staccargliela.

«Loki devo chiamare aiuto.»

«No la prego!»

“Accidenti che possiamo fare?” Pensò l’altro preoccupato. 

 

STARK TOWER: qualche minuto prima

«Vieni qui capitano dei miei stivali» disse Tony afferrando Steve rapace e spingendolo su divano. 

«Tony vacci piano» ma l’altro lo aveva già sovrastato. 

«Niente doveri oggi! Ho intenzione di non farti alzare da questo divano per parecchio tempo…» e prese a baciare Steve appassionatamente sul collo. 

Il capitano girò appena la testa e … si accorse di un piccolo dettaglio sul tappeto. Sgranò gli occhi. 

«Tony il bracciale! »

«Mmm che bracciale? Non li indosso oggi…ah ho capito vuoi fare qualche gioco strano con Iron-man?»

Steve lo spinse via infastidito. 

«Ma che ti viene in mente?! Il bracciale di Loki! L’ha dimenticato!» e glielo indicò. 

Il miliardario si voltò un attimo poi tornò su di lui. 

«Direi che è un suo problema.» E riporto le sue attenzioni al compagno che però di nuovo lo spinse via e si alzò di scatto.

Si chinò e afferrò il bracciale. 

«Corri a portarglielo»

«Come? Non ci penso nemmeno.»

«Potrebbe averne bisogno» disse allungandoglielo. 

«Ma scusa noi stavamo…»

«Tony! È nostro dovere…»

«È nostro dovere? Davvero?! Certo è sempre tutto un dovere vero? E a me chi pensa?! Perché non ci andate tu e il tuo senso del dovere allora?»

«Ma cosa stai dicendo?»

«Sono stufo Steve! Dovere di qua, responsabilità di là…e alla nostra vita quando pensiamo?»

«Stai esagerando»

«No, non è vero. Ti senti ancora un soldato legato ad una qualche missione! Ma la verità è che il mondo in cui credevi, quello dove sei cresciuto e dove hai servito, non esistono più! Sono stufo di dover vivere ogni giorno al servizio degli altri solo perché tu e le tue idee siete rimasti indietro di settant’anni!»

Steve lo fissò un attimo severo, poi prese un respiro.

«Forse hai ragione…tsk già dev’essere così. Settant’anni fa non mi sarei mai innamorato di un uomo egoista come te» e girandosi si diresse all’uscita. 

Tony rimase interdetto un attimo, non voleva dargliela vinta, ma si rese conto di aver parlato troppo. 

Corse alla porta e lo bloccò strappandogli di mano il bracciale.

«Con l’armatura faccio prima, ma sia chiaro che non lo sto facendo per lui» disse fissandolo «tu aspettami qui» si girò verso la porta e poi si rigirò«…e comunque non sono un’egoista».

Steve lo guardò uscire e sorrise tristemente tra sé e sé “Lo so Tony”.


Ad Iron-man ci vollero solo 5 minuti per raggiungere la libreria. Atterrò davanti alla sala da tè di Miss Brown e si scoprì il volto

“Giuro che questa me la paga cara” si disse mentre si dirigeva verso il negozio. 

«Ehi dio della memoria hai dimenticato…oh cazzo!» quello che vide lo paralizzò sul posto.

Loki era a terra che si contorceva per il dolore mentre Mr.J, visibilmente in panico, cercava di calmarlo.
Il moro riuscì appena ad aprire gli occhi tra le lacrime e a scorgere l’uomo in armatura. 

«Starkkkk»

«Chi? Ah ecco» fece Mr.J. vedendolo «Signor Stark vada alla caffetteria e avvisi Thor!» 

«Ma-ma lui…ma-ma io…»

«Corra la prego! Ah no aspetti mi dia il bracciale intanto! Non si sa mai a questo punto! » 

Tony era paralizzato, ma sembrò ridestarsi per un secondo. 

«Ma per chi mi avete preso tutti?! Per un piccione viaggiatore?!»

«Signor Stark sia diplomatico. Non mi sembra il momento di discutere…»

«MUOVITI STUPIDO UOMO DI LATTA!»

A quella gentile richiesta Tony non fece ulteriori domande e senza pensare si precipitò fuori correndo in armatura.

 

Caffetteria: qualche istate più tardi 

«Grazie a lei…» disse Thor salutando una cliente poi il suo sguardo si fece apprensivo. Era una giornata strana. 

«Ehi amico tutto bene?» gli chiese Marcus 

«Non lo so ho una strana sensazione alla pancia.» 

«Se devi stare male, non qui ti prego! Non sarebbe un bello spettacolo» ma si beccò una pacca  di rimprovero alla testa da parte di Trudy. 

La ragazza guardò Thor con dolcezza «Hai paura che il piccolo nasca da un momento all’altro? È normale sai.»

Thor sorrise appena «è solo che Loki è sempre più stanco e non vuole decidersi a riposare. Sono un po’ preoccupato» 

«Sta tranquillo amico non si deciderà ad arrivare mica adesso ed una cicogna verrà ad annunciartelo. Queste cose succedono solo nei film. Nella realtà è tutto più noioso… da quello che ne so io insomma.»

Thor sorrise «Si avete ragione, probabilmente sono solo un po’ stanco.»

«Questo è lo spirito amico. Non c’è motivo di preocc…»

Ma in quell’istante un accaldatissimo Iron-man fece il suo ingresso nel locale spalancando la porta e trovandosi addosso gli occhi del trio di interlocutori e di tutti i clienti.

«Thor…» disse senza fiato «Bracciale…libreria…bambino..Lo-Loki» tentava di farsi capire a gesti, ma gli mancava il fiato. 

«Calma uomo di latta. Che succede?» chiese il biondo avvicinandosi. 

Tony si piegò sulle ginocchia poi afferrò un caffè e latte in mano ad un signore seduto su un divanetto e ne prese un lungo sorso.

«Mi perdoni…» disse e sotto lo sguardo incredulo del signore gli restituì il bicchiere «Thor il bambino! Sta arrivando! Adesso!» 

Thor all’inizio si paralizzò poi con grembiule e tutto corse fuori della caffetteria superando Tony.

«Ehi aspettami Dio del Tuono! Marcus un altro per il signore e mettilo sul mio conto!» 

Uscì dal locale e ricominciò a correre poi si bloccò “Perchè mai sto correndo quando posso volare?! Maledizione!” Ed accesa l’armatura si diresse nella direzione che stava prendendo Thor.
Intanto nel bar Trudy si voltò verso il collega-ragazzo «Marcus ricordami di non dare mai retta alle tue previsioni in futuro… d’accordo?»
Il ragazzo ancora sotto shock riuscì solo ad annuire debolmente. 

 

In libreria…

«Mr.J. non-non ce la faccio più!»

«Calmo ragazzo Thor sta arrivando respira e uno e ….»

«NO! Dobbiamo andare. LA PREGO!» 

L’ometto lo guardò apprensivo e spaventato «io…»

«Per favore! Ho-ho paura!»

L’ometto lo guardò, avrebbe dato qualunque cosa perché non soffrisse così. Strinse il bracciale che aveva tra le mani e circondò Loki con un braccio. Non sapeva bene cosa fare, ma avrebbe tentato «Portaci ad Asgard!» disse ad alta voce.
Un fascio di luce azzurra li avvolse; Thor fece appena in tempo a vederlo mentre svoltava nel vicolo. 

«NOOOOO» urlò correndo verso la libreria. Spalancò la porta, ma ormai non c’era più nessuno. Restò per un istante immobile mentre dietro di lui Tony atterrava. Lo raggiunse alle spalle. 

«Accidenti ce li siamo persi…»

Il semidio si girò di scatto e lo spinse fuori dal negozio. 

«Tony devi venire con me»

«Come? Dove? Cosa?»

«Su Asgard adesso! Loki ha bisogno di me!»

«Frena e io cosa c’entro, ha bisogno del TUO supporto! Non sono io il padre di suo figlio!»

«Sei mio amico!»

«Ma-ma io…»

Ma Thor non gli diede tempo.

«Mi sdebiterò lo prometto» Guardò in alto e urlò. «HEIMDALL!».

Iron man alzò lo sguardo appena in tempo per vedere un fascio arcobaleno che li investiva prima di venire trasportato via.
Il Bifrost atterrò proprio in mezzo al vicolo e li avvolse sotto lo sguardo scioccato del signor Narciss e di Miss Brown poi di colpo… sparì.

 

Asgard: pochi istanti prima

Loki e Mr.J. si materializzarono in un corridoio deserto del palazzo. Il giovane si accasciò sul pavimento di pietra col volto contorto dal dolore. 

«Ok ragazzo! Stai calmo vado a cercare aiuto» gli disse Mr.J. cercando di farlo appoggiare al muro. 

«Non mi lasci qui Mr.J.!»

«Tornerò ragazzo, ma ora devi resistere! Ti prego! Sii forte»

Loki incontrò il suo sguardo e annuì.

«Bravo ragazzo!»

Si alzò e corse d’istinto verso la prima direzione che gli venne in mente. 

 

Asgard Bifrost 

«Mammina!!!!!» Iron-man urlò terrorizzato mentre si sentiva risucchiare da quello strano vortice che tra l’altro non finiva mai. Poi si sentì sbalzare e atterrò su un pavimento lucido e dorato.
Una figura alta in armatura ed elmo ritirò una strana spada e fissò lui ed il principe ereditario che iniziò subito a parlare con urgenza «Heimdall io devo…»

«È nel palazzo, ma devi sbrigarti. Sta male.» 

«Nessun problema» disse Thor alzando il braccio in un gesto automatico, ma si bloccò «Accidenti il mio martello è su Midgard!»

Iron-man cercò di riprendersi un momento dalla visione dello sconosciuto e si avvicinò a Thor.

«Salta su Dio del Tuono. Ti do un passaggio.»

«Ma Tony…»

«Oh avanti non serve che ti sprechi in complimenti mentre tuo figlio rischia di nascere senza di te! Soprattutto perché Loki me lo rinfaccerebbe per tutta la vita!» 

Il semidio sorrise e afferrò la sua mano. 

«Accidenti se sei pesante.» sbuffò Iron-man sollevandosi in volo; un attimo dopo stavano sorvolando il mare di Asgard verso la reggia. 

 

Alla reggia di Asgard 

Per i corridoi dorati c’era silenzio e pace, eccezion fatta per il respiro corto di Mr.J.
Correva spaventato ed in ansia.
Dovette fermarsi a riprendere fiato e lo sguardo gli cadde fuori dalle grandi colonne. Vide un paesaggio bellissimo; un’eterna primavera dove il cielo era limpido e gli alberi in fiore.
Pensò che non aveva mai visto un posto più bello e senti una sorta di calma invaderlo. Poi si ridestò dai suoi pensieri “Loki!”

«AIUTO HO BISOGNO DI AIUTO!» ricominciò a gridare.

Le urla attirarono l’attenzione di due guardie, le quali però vedendo lo sconosciuto alzarono le armi. 

«Chi siete?» chiese una. 

«Vi prego. Sono qui con il principe, ha bisogno di aiuto!» 

I due si guardarono. 

«Perché mai il principe Thor avrebbe dovuto chiedere aiuto ad un simile omuncolo.»

Mr.J. si offese un po’.

«Signore non mi sembra il caso di essere offensivi, e poi è l’altro principe ad aver bisogno di voi.»

I due si scambiarono un’occhiata d’intesa e senza fare tanti complimenti lo presero ognuno per un braccio. 

«Vieni con noi!»

«Ma no, che fate?! Adesso non c’è tempo!»

«Ti porteremo dal re»

«Credetemi conosco il vostro re e si arrabbierebbe molto se scoprisse che non state prestando soccorso a suo figlio in un momento simile! Lasciatemi!» tentò, ma i due lo stavano ormai trascinando via. 

 

«Ancora uno sforzo uomo di latta!» disse Thor restando aggrappato a Tony.

«Pfiu! Ma non si arriva più!»

«Ecco lì va bene» Thor gli indicò un punto davanti alla scalinata ed Iron-man vi si diresse. Il semidio si sganciò atterrando in piedi. 

«Anche se avevo l’armatura, mi devi lo stesso un polmone!». 

«Lasciatemi ho detto!»

Thor si voltò verso le scale e giusto in tempo: vide infatti le guardie che trascinavano via Mr.J.
«EHI THOR!» gridò l’ometto intercettandolo.

«Mr.J.! Lasciatelo guardie quest’uomo è mio amico» a quell’ordine i due lasciarono immediatamente la presa sul vecchietto. 

«Come accoglienza non è delle più calorose che abbia ricevuto!»

«Mr.J dov’è Loki?» disse Thor prendendolo gentilmente per le spalle.

«In-in un corridoio. Ho dovuto lasciarlo per cercare aiuto.»

Thor rivolse uno sguardo autoritario alle guardie. 

«Avvisate mia madre che il principe ha bisogno urgentemente di cure.»

«Ecco grazie!» Ribatté Mr.J. in direzione delle guardie. 

«Mr.J.»

«Si?»

«Mi porti da Loki per favore.» 

«Ah si giusto, vieni ragazzo.»

 

Tutto gli sembrò ovattato. Sentiva una brezza tiepida sul viso, il suo stesso sudore scendere sulla fronte, le gambe deboli. Ma più di tutto sentiva dolore e paura.
Si portò una mano alla pancia.

«Calmo piccolo ti prego» sentiva suo figlio muoversi in lui come se non volesse più aspettare «Papà arriverà presto, ma tu devi fare il bravo.»

“Thor dove sei?…”

Gli mancavano le forze o si sarebbe alzato e si sarebbe trascinato alla Stanza della Cura da solo.
E poi perché Thor non era ancora arrivato? Aveva bisogno di lui, di sentirlo vicino.
Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sui rumori intorno a lui. Un ruscello scorreva lontano, poteva sentire gli scudi dall’arena degli allenamenti ed un rumore di passi farsi vicino…un rumore di passi…passi veloci. Aprì gli occhi e vide Thor che gli correva incontrò e si chinava su di lui. «Amore» gli sentì sussurrare «ci sono io adesso.»
Per un istante Loki recuperò tutta la sua lucidità e spalancò gli occhi «E ti pare questa l’ora di arrivare?!»
Thor gli sorrise, lo sollevò e se lo prese in braccio. Fece più attenzione possibile mentre rapido si dirigeva alla Stanza della Cura.
La madre li attendeva sulla porta. 

«Andrà tutto bene bambino mio.» disse a Loki scontandogli i capelli dalla fronte.  Thor abbassò lo sguardo su di lui e notò che il colore della sua pelle stava diventando blu. 

Restò un attimo interdetto.

« È tutto normale caro. È la sua natura che prende il sopravvento. Nel suo corpo cambieranno delle cose, per permettergli di…»

Thor capì e annuì; entrò nella stanza e lo appoggiò su una sorta di lettino circondato da alcune curatrici. Il moro allora gli afferrò un braccio stringendolo con forza. 

«Thor ti prego non-non lasciarmi!»

Thor inchiodò lo sguardo al suo «Mai amore!» 

Intanto fuori dalla stanza Mr.J e Iron-man uno di fronte all’altro stavano tentando di creare una sorta di trincea nel pavimento.
Andavano avanti e indietro.
Indietro e avanti. 

«Io lo sapevo» se ne uscì Tony improvvisamente «sapevo che sarebbe capitato con me nei paraggi. Succedono sempre a me queste cose!» 

«Chissà se sta bene, non arriva suono da queste porte» disse Mr.J. staccando l’orecchio dalla porta d’accesso della stanza. 

«Mi creda meglio così o non avrei davvero retto il colpo» si accasciò a terra appoggiando la schiena al muro. L’adrenalina era calata: si sentì improvvisamente  stanco “Steve…” pensò. 

«Tutto bene signor Stark?»

« Ad essere sincero non proprio. Oggi ho detto delle cose al mio compagno beh poco carine…e solo perché lui mi aveva chiesto di riportare a Loki il bracciale. Se non lo avessi ascoltato…non so che sarebbe potuto accadere». 

Mr.J. gli si fece vicino e sospirò.

«Vede amico mio a volte diciamo delle cose senza pensare, ma l’importante è chiedere scusa. Sono sicuro che lui sa che non voleva davvero ferirlo.»

Tony sorrise appena «Sarà la prima cosa che farò appena tornato a casa. Sempre che la piccola peste non decida di tenerci qui troppo a lungo chiaro! Dopo il brutto tiro che ci ha giocato e con la storia del bracciale come minimo voglio che veda davvero il mio “brutto muso” appena nato.»

«Credo sia più che giusto!»

I due risero di cuore e appoggiando la testa al muro rimasero in attesa in silenzio . 

 

Passarono attimi, minuti, secondi? Loki non riusciva a dirlo. Non sentiva più dolore, non sentiva  nemmeno rumori. Spostò la testa e vide la mano di Thor che stringeva la sua, gli stava sussurrando qualcosa, ma non riusciva a capire il senso di quelle parole, la sua mano era ancora blu. Vide sua madre alzarsi da lui con qualcosa tra le braccia e alzò appena la testa…Fu il pianto di suo figlio a ridestarlo da quello stato di alienazione  dal resto del mondo.  
Sentì Thor sollevarsi appena da lui, ma non gli lasciò la mano. La osservò mentre tornava di un aspetto rosato.
Chiuse gli occhi, si sentiva strano… avvertì una leggera pressione sul suo petto. Quando li riaprì quello che vide fu il più bello spettacolo che avesse mai visto.
Sul suo petto c’era un fagottino avvolto in una coperta. Si muoveva appena e mugugnava leggermente. Loki riuscì a distinguere un faccino blu e una boccuccia piccola piccola; gli occhi ancora chiusi.

«È uno jotun come te tesoro» 

Il moro che era rimasto pietrificato da quella visione riuscì a drizzarsi appena e lo circondò con le braccia. Continuava a guardarlo rapito: non riusciva a realizzarlo, non ci poteva credere. Il piccolo aprì appena gli occhi mostrando due iridi di un rosso intenso.
Le lacrime gli salirono involontariamente agli occhi per l’emozione. Lo strinse un po’ di più a sé.
Il piccolo allora chiuse gli occhi ed iniziò a cambiare aspetto.
Il blu lasciò spazio alla pelle rosa ed ai capelli biondi ed infine…aprì gli occhi.
A Loki mancò il fiato per un istante. Due occhi di un verde intenso lo stavano guardando. Due occhi come i suoi. Quello era il suo bambino, suo e dell’uomo che amava e non poteva desiderare nulla di più bello. 

«Ciao amore» gli disse sorridendogli, poi poggiò un delicato bacio sulla testolina mentre sentiva Thor che circondava entrambi con le braccia portando le mani sulle sue. 

Capì che sarebbe potuto restare così per sempre, perché il suo mondo era tutto lì e tanto bastava.

 

Dopo qualche ora e con l’aiuto di Thor fu trasferito in una camera adiacente: una culla era stata preparata accanto al letto candido, ma Loki volle tenere in braccio il suo bambino. «Allora vuoi chiamarlo così?» chiese Thor dopo un po’ guardandoli inebetito.
«Si, credo sia il nome giusto per lui»  rispose l’altro sorridendo in direzione del bambino.

Il biondo si avvicinò e prese il bambino tra le braccia. «Li facciamo chiamare?»
Loki annuì. 

La porta della stanza si aprì ed una curatrice scivolò fuori. Tony e Mr.J erano ancora appoggiati al muro, ormai mezzi addormenti. «I principi vogliono vedervi signori». Disse la fanciulla con tono gentile. I due si ridestarono e si guardarono poi si tirarono su e avanzarono verso la porta.
Entrano nella stanza che era luminosa ed accogliente.
Videro Loki che sorrideva esausto sul letto in direzione del compagno che in piedi davanti a lui dava loro le spalle.
Tony che necessitava di sfogare ancora tutta la tensione di poche ore prima se ne uscì con la prima cosa che gli passò per la testa. 

«Eccolo che fa l’esausto!  Sei la solita diva! Tante storie per…»

Ma in quel mentre Thor si girò stringendo il piccolo tra le braccia che si passò le manine sul  visino. Tony Stark si zittì di colpo e si bloccò sul posto.

«Vuoi conoscere lo zio Tony piccolo?» disse Thor avvicinandosi al miliardario. 

Tony era ancora paralizzato mentre Thor si avvicinava e gli mostrava il piccolo.

«Che c’è Stark il gatto ti ha mangiato la lingua per una volta?» fece Loki stanco, ma sereno dal letto. 

Tony alzò gli occhi lucidi dal piccolo e fissò lo sguardo in direzione del moro.

«Sai se mi avessero detto che da un’essere insopportabile come te sarebbe uscita una meraviglia simile non ci avrei mai creduto amico.»

Loki sorrise appena «Ma se scoppia a piangere quando vedrà la tua faccia me la pagherai uomo di latta!»
Mr.J., che se n’era rimasto in disparte, avanzò ad un cenno di Thor che senza fare troppi complimenti gli mise direttamente suo figlio in braccio «Ma ragazzo io non posso…»  fece all’inizio incerto, poi guardò un istante Loki che annuì con la testa e si rivolse di nuovo a Thor «magari solo un momento» e prese il piccolo tra le braccia.
Il bambino all’inizio si lamentò un po’, ma appena si ritrovò tra le braccia di Mr.J. si calmò di colpo. «Ciao principino» gli disse l’ometto sorridendo «io sono Mr.J.e ti do il benvenuto in questo mondo. Ti piacerà vedrai…»
Il piccolo si rilassò contro di lui sbadigliando appena. 

«Sembra così innocuo, Loki sicuro che sia figlio tuo?» disse Tony. 

«Ahah, ma guardatelo sei proprio un bravo giovanotto piccolo…ehm com’è che lo chiamerete?»

«Il suo nome è Fred» disse Loki.

«Per gli amici Freddi» esordì Thor avvicinando a Loki. 

«Fred, ma guarda proprio come il mio…» la voce gli morì in gola quando capì il collegamento «Ma…»

Loki sorrise «Porta il nome di uno degli uomini più saggi e buoni che abbiamo avuto il piacere di incontrare Mr.J …abbiamo pensato che fosse una bella scelta, e lei?» 

L’ometto sorrise, gli occhi leggermente lucidi dalla commozione e annuì con la testa poi si rivolse al bimbo.

«Allora piacere di conoscerti Fred.» 


Non passò molto tempo che anche il Padre degli Dei li raggiunse. 

«E dunque dov’è mio nipote?» chiese solenne.

Mr.J porse il piccolo a Thor mentre Tony si rivolgeva ad entrambi. 

«Ehm ragazzi noi ce ne torneremmo a casa se non vi dispiace»

«Sicuri di non voler restare per la notte?» 

«Grazie Thor, ma direi che per oggi abbiamo vissuto un po’ troppe avventure vero Mr.J? E poi io ho il mio capitano a casa a cui comunicare che è finalmente diventato zio.»

«Ma certo! Non vedo l’ora di presentaglielo.»

«Mr.J. va anche lei?» chiese Loki.

«Mi piacerebbe rimanere ragazzo, ma ce ne siamo andati via un po’ corsa dalla libreria. Devo tornare a controllare che sia tutto a posto ed avvisare Marcus. Ma tornei volentieri un giorno di questi se vi va.»

Loki sorrise gentile «Ma certo.»

«Bene allora vi lasciamo al vostro momento in famiglia. L’uscita è sempre tramite quel ponte arcobaleno?» i due semidei annuirono «Lo immaginavo… Si prepari Mr.J le sorprese non sono finite! Adieu, Madame, Signor padre degli immortali» salutò Tony con un accenno d’inchino. 

Il vecchio scosse appena il capo sorridendo mentre i due uomini lasciavano la stanza.
Odino si avvicinò ai figli e osservò il piccolo mentre Frigga si avvicinò al figlio minore e gli accarezzò il volto. 

«Ehi giovanotto! Ah guardate che capelli biondi ed è così piccolo. Ma crescerà e diventerà forte come un guerriero, proprio un degno principe!»

«Padre ora non esagerare ha solo poche ore di vita» disse Thor dolce.

«Tu non eri nemmeno nato e già avevi il tuo destino scritto.» Il Dio non notò l’espressione contrariata di Frigga a quell’affermazione tanto meno fece caso allo sguardo di Loki diventato di colpo duro. 

«Ha tutta la vita per decidere chi diventare, non ti sembra padre? » fece notare il moro. 

«Beh si ma…»

«E per il nome ragazzi?» cerco di buttare lì la madre. 

«È già deciso»

Odino si impettì «Immagino sia un nome importante e degno di un principe. »

«E lo è. Il suo nome è Fred» continuò Loki. 

«E che significa?»

«Niente di particolare, solo Fred!»

«Ma la tradizione vuole che si scelga un nome che designi il futuro.» 

«Odino ora basta!» fece severa Frigga. Ma Odino quel giorno sembrava proprio in vena di non demordere.

«Comunque ora che siete qui Thor potrai darmi una mano con alcune faccende e vi ho fatto prepara un’ala del palazzo solo per voi. Ho già predisposto il trasferimento delle vostre cose da Midgard.»

«Frena, frena! Cosa?» disse Loki incredulo. 

«Padre noi non vogliamo ristabilirci ad Asgard.»

«Ma dovete. Il bambino deve crescere qui. E tu devi adempiere ai tuoi doveri da erede Thor.»

«Padre adesso non mi sembra il caso di affrontare questo argomento. Non adesso che…» 

«Thor» chiamò Loki che era rimasto in silenzio con lo sguardo sempre più freddo rivolto al padre; il biondo si girò «per favore portami Fred.»

Thor obbedì e porse con delicatezza il piccolo al compagno. 

Non appena Loki ebbe il bimbo tra le braccia si rivolse a sua madre.

«Siamo stanchi ed abbiamo bisogno di riposare»

«Ma certo caro vi lasciamo soli» disse la donna e andò verso il marito ricacciandolo fuori dalla porta con uno sguardo carico di un bel “Dobbiamo parlare!” che il marito aveva imparato a conoscere nei secoli e dal quale non aveva mai trovato via di fuga. 

Loki intanto si mise Fred di fianco «Thor» chiamò.
Il biondo, che aveva seguito i genitori uscire con lo sguardo, sospirò. Sapeva cosa lo aspettava: di certo Loki aveva fatto uscire suo padre per discutere delle sue parole, ma lui invece non aveva detto nulla di sbagliato. Prese coraggio e si girò.

«Tesoro non credi sia il caso …»

«Vieni qui adesso» Loki si era disteso su un fianco e aveva vicino il loro bambino. Un braccio circondava la schienina così che non rischiasse di cadere.
Niente sgridate o discussioni: il biondo allora si rese conto che semplicemente Loki lo stava chiamando lì con loro. Si sdraiò al fianco del compagno avvicinandosi alla sua famiglia e li strinse forte.

«Buonanotte tesori miei.»

 

Quella stessa sera alla Tower Steve se ne stava in cucina tagliando delle verdure. Si sentiva combattuto. Le parole di Tony lo avevano ferito, ma si ripeteva che doveva solo essere stanco di tutta la situazione. Lui del resto da quando c’era Loki a casa non aveva fatto che parlare di responsabilità e doveri, ma era nella sua natura e non ci vedeva nulla di sbagliato nel voler aiutare gli altri.
Tony forse non la pensava così. Lui era Iron-man amava la fama, la gloria, gli applausi, ma era buono in fondo; non poteva pensare davvero quelle cose e invece se…
Era talmente preso dai suoi pensieri che non sentì la porta d’ingresso che si apriva piano. Tony  sentì dei rumori in cucina e ormai senza armatura percorse piano la distanza che ce lo separava: si affacciò e vide Steve intento a cucinare. Sapeva di aver sbagliato, ma voleva provare a rimediare. Steve si girò e lo vide «Tony da quanto sei lì?» 

«Il tempo necessario per osservarti mentre ti prepari a diventare il prossimo Masterchef Usa.» 

Steve scosse la testa sorridendo poi tornò serio «dove sei stato?»

Tony gli si avvicinò e lo prese per i fianchi con dolcezza.

«Vieni qua un momento.»

Steve lo studiò attentamente. 

«È tutto ok?»

«Sai Rogers credo di aver esaurito il mio debito verso la società per i prossimi sei mesi, ma sono felice di averlo fatto» lo guardò negli occhi, l’altro intanto lo guardava senza capire «Mi dispiace per quello che ti ho detto oggi. Sono stato un coglione egoista»

«Si lo sei stato.»

«Ehi, sei troppo severo.»

«Troppo severo» disse incrociando le braccia «davvero?»

Tony allora abbassò lo sguardo. 

«No, hai ragione me lo merito. Ma Steve io ti amo e mi dispiace davvero…non avevo il diritto di dirti quelle cose. Puoi perdonarmi?»

Steve lo fissò continuando a tenere le braccia incrociate, poi le abbassò, sorrise appena e appoggiò la fronte alla sua «Scuse accettate» gli sussurrò.

«Ah ed ho una sorpresa per te » disse sventolando il suo cellulare davanti ai suoi occhi. 

Il capitano alzò gli occhi al cielo. 

«Sarebbe?Un’altra delle tue foto sexy?» 

«Sai sei particolarmente acido oggi, ma ti perdono» sorrise «piuttosto che ne diresti di vedere la prima foto scattata di nascosto a tuo nipote?»

Steve si bloccò di colpo mentre Tony gli mostrava la foto di un neonato. Non ebbe dubbi su chi fosse: quei capelli e quegli occhi potevano appartenere solo a due semidei che lui ormai conosceva fin troppo bene. 

«Non posso crederci» disse con gli occhi leggermente lucidi «è bellissimo.» 

«Ed io ho aiutato! Beh non come ostetrica ovviamente, ma mi sono reso utile!»

«Oh Tony! L’hai tenuto in braccio? Hai fatto piano vero?»

«Diciamo che ero impegnato a cercare di non svenire sul colpo.»

Steve si strinse a lui, Tony sorrise.  Ecco il suo solito capitano dolce e apprensivo.

«Non vedo l’ora che tornino a casa tutti insieme.»

Tony sorrise, poi ci pensò. 

«Ma se inizia a svegliarmi di notte giuro che Thor dovrà offrirmi caffè fino alla fine dei miei giorni!» 

 

«Eccoci qua » esordì il Dio del Tuono spalancando la porta di casa nuova con un ovetto in una mano e uno scatolone nell’altra «casa dolce casa.» 

Loki entrò dietro di lui con Fred tra le braccia guardandosi intorno. 

«Che te ne pare?»

«Direi che va bene»

Il biondo lo guardò deluso. «Solo va bene?» 

«Thor ci sono appena i mobili nuovi, non ha ancora niente di nostro» 

«E tutti gli scatoloni che ho portato dal trasloco, da solo, ma va bene…grazie tesoro.» 

Fred mugugnò appena.

«Che c’è piccolo papà ha fatto un altro dei suoi commenti sciocchi?» 

«Ehi!»

«Vedi Thor anche tuo figlio sa quando lamentarsi di te» 

«Ma non è giusto» s’immusonì l’altro. 

«Certo tesoro certo» 

Alla fine si erano trasferiti nella loro nuova casa. Il giorno dopo la nascita di Fred Thor aveva personalmente parlato con Odino dicendogli che la sua famiglia sarebbe partita al più presto per Midgard. C’erano volute solo un paio di settimane prima che Fred fosse pronto: era pur sempre il figlio del Dio del Tuono ed era molto forte. Intanto Tony si era premurato di seguire gli ultimi lavori alla casa nuova: «Non che non vi voglia di nuovo come coinquilini, ma preferirei dormire la notte». La cameretta di Fred era luminosa e le pareti verde chiaro. La culla era stata un regalo di Tony: era ultramoderna e dotata di tutti i comfort come lucine e ninne nanne automatiche, ma l’elemento di personalizzazione glielo aveva regalato Mr.J. Era una giostrina acchiappasogni con tante statuine in legno a forma di animaletti dei boschi che lui stesso aveva intagliato.
Passarono alla loro stanza e per Loki fu una sorpresa. Thor aveva voluto arredarla da solo: le pareti erano bianche tranne per quella dietro la testata del letto che era verde scuro. Il letto era a metà della stanza e ai due lati c’erano due finestre, coperte da candide tende bianche.
Sul letto su ognuno dei due cuscini ce n’era uno più piccolo quadrato; Loki riconobbe immediatamente quale sarebbe stata la sua parte dal cuscinetto verde a sinistra, mentre Thor ne aveva uno dorato sulla destra.
I comodini a lato del letto erano in legno bianco. Anche gli altri mobili erano di legno chiaro.  Entrando nella stanza a destra vi era la porta del bagno dei due mentre l’armadio chiaro dei vestiti copriva la parete sulla sinistra della stanza.
Sulla parete opposta vi erano un cassettone ed una sedia elegante. Loki notò sul cassettone un orso gigante con un cartello: “BENVENUTI A CASA VOSTRA! P.S ERA ORA!!!T.S. e Steve”

«Allora ti piace?» 

Il moro appoggiò Fred sul letto porgendogli un pupazzo con cui il bimbo iniziò a giocare e poi rivolse la sua attenzione al biondo. 

«Sei stato bravo devo riconoscerlo» disse sorridendogli «ma quell’orso lo voglio fuori da camera mia» aggiunse con aria minacciosa. 

«Direi che abbiamo trovato il primo inquilino della soffitta» e strinse Loki a sé dandogli un bacio.

«Benvenuto a casa.»

 

Due anni e qualche mese dopo

Il primo anno di vita di Fred trascorse nella felicità assoluta. Loki non era mai stato così sereno in vita sua. Thor lo vedeva felice come non lo era da tanti anni: si svegliava col sorriso e andava  a dormire sereno almeno finché Fred non li svegliava, ma non importava più di tanto.
Mr.J. ormai gli lasciava gestire liberamente la libreria e Loki sapeva come far andare bene gli affari.
Tony e Steve erano ovviamente gli zii preferiti di Fred e lo viziavano in ogni modo possibile . In particolare si era scatenata una nuova guerra tra Loki e Tony il primo che insisteva perché il miliardario si desse un contegno coi regali al figlio, il secondo che rispondeva che aveva un debito con lui a vita per aver dimenticato quel famoso bracciale e che quindi lui poteva viziare suo nipote quanto voleva.
Ma lo zio preferito di Fred era Steve. Il capitano adorava occuparsi del piccolo e fu lui a preparare il dolce per il suo primo compleanno. 

Il secondo anno di vita di Fred invece fu un po’ più movimentato.
Il piccolo era un bambino tranquillo e dolce, ma anche estremamente curioso. Loki a volte se lo ritrovava appeso a qualche scaffale in libreria e diventava difficile gestirlo quando faceva i capricci e lui intanto doveva lavorare. Per fortuna Mr.J. aveva molta pazienza, ma per Loki non era proprio lo stesso.
Era apprensivo e aveva sempre paura che si facesse del male; non lo lasciava un secondo, ma si sentiva anche molto stanco.
Quello stesso anno poi Trudy e Marcus si lasciarono e la ragazza decise di abbandonare il posto di lavoro. A Thor dispiacque perderla come collega, ma la ragazza aveva deciso di trasferirsi in un’altra parte della città e di tentare un’attività con la sorella.
Marcus propose a Thor di diventare suo socio e non fu affatto una pessima idea, ma sostituire Trudy fu praticamente impossibile. La ragazza era molto amata e prima di trovare qualcuno che si avvicinasse minimante a lei passarono mesi, mesi in cui i due ragazzi fecero il doppio del lavoro e la cosa tenne Thor un po’ più fuori casa del solito.
Così a volte il biondo rientrava a cena conclusa e dopo aver giocato un po’ con Fred crollava sul letto.
La loro vita privata ne stava risentendo un po’ e non tardò ad arrivare lo sfogo.
Una sera in cui Thor era finalmente uscito ad un orario decente, Tony aveva deciso di passare a fare una visita al suo nipotino irritando non poco Loki.
Al Dio dell’Inganno scivolò un piatto che infrangendosi in mille pezzi spaventò Fred: il piccolo scoppiò a piangere.
Loki si passò le mani sul viso esasperato mentre Tony prendeva Fred in braccio «è tutto ok, il tuo papà è solo molto sbadato stasera.»
Thor si avvicinò a Loki per aiutarlo a sistemare «Tesoro va tutto bene, è solo un piatto» gli disse gentile.

«Solo un piatto…visto che ti piace tanto raccattare cocci» disse rompendone un altro, ma stavolta di proposito «puoi passarci tutta la sera, non sentirò la differenza con le altre, tranquillo» e fece per lasciare la cucina e dirigersi al piano di sopra, ma Thor lo bloccò per un braccio.

«Loki che ti prende? Ultimamente sei un po’ ecco…stressato.»

Loki sgranò gli occhi verdi e Thor ringraziò che il moro non avesse la capacità di chiamare a sé i suoi coltelli o sarebbe diventato un colabrodo. Fred intanto non si era ancora del tutto calmato per il rumore di poco prima.

«Non dirmi che sono stressato Thor o ti farò raccattare cocci per il resto dei tuoi giorni» e si divincolò dalla sua presa. Poi si avvicinò a Tony e prese Fred in braccio.

«No, amore non piangere. C’è papà, si… Bravo piccolo» e col suo bambino tra le braccia si diresse al piano di sopra. 

Thor lo seguì con lo sguardo apprensivo. Tony gli si fece vicino.

«Urge un piano di emergenza amico.»

«Che vuoi dire?» 

«Beh forse dovresti dedicare delle come dire “attenzioni in più” a chi so io. Sembra averne  davvero bisogno. Ed io ho proprio in mente la situazione adatta.»

Thor capì al volo le sue intenzioni.

«No Tony non potrei mai organizzare una qualche messa in scena con Loki»

«Fa come vuoi, ma se ci ripensi, sai dove trovarmi» e detto questo prese la giacca e uscì.

Dopo poco Thor salì in camera, trovò Loki disteso su un fianco con Fred vicino. Li guardò dormire, il suo bambino era così sereno mentre Loki era esausto. Si ritrovò a percorrere con lo sguardo le linee del suo collo: gli mancava riempirlo di baci e farlo suo, ma era sempre così stanco…Decise in un attimo cosa fare: l’indomani sera le cose sarebbero andate diversamente. 

 

«Allora lì trovate tutto il necessario va bene?» chiese Loki

Steve gli rispose sorridendo.

«Si»

«E il latte sentilo sulla mano prima di darglielo.» 

«Va bene.» 

«E non farlo giocare col martello di suo padre. Ho detto mille volte a quel gorilla che deve decidersi a nasconderlo in un armadio.»

«Loki» disse Steve guardandolo con gentilezza «andrà tutto bene.»

Loki buttò lo sguardo oltre la spalla del soldato e scorse Tony intento a reggere suo figlio in braccio.

«Si, ci divertiremo vero principino? Tutta la sera col tuo zio… volevo dire coi tuoi zii preferiti!» Si corresse Tony alla prima occhiataccia di Steve.

«Scusa Steve è la prima volta…» riprese Loki.

«Sta tranquillo.»

Thor lo aveva convinto ad uscire a cena da soli, ma se ne stava già pentendo. Non pensava che la nascita di Fred lo avrebbe condizionato così tanto, ma l’idea di lasciare suo figlio anche solo per qualche ora lo preoccupava un po’. Ma in fondo era in buone mani. 

Loki sorrise a Steve «E va bene, allora ci vediamo alle 23.00»

«Tesoro sei pronto?»

Thor era sulle scale: aveva i capelli raccolti come li teneva tanti anni prima la sera sullo yacht in Italia. Erano cambiate così tante cose da allora… Indossava una camicia bianca e dei pantaloni scuri, infine teneva una giacca tra le mani.

«Si Thor andiamo» si avvicinò a Tony e diede un bacio a Fred «fai il bravo mentre non ci siamo amore».

«Tranquillo il piccolo cerbiatto è in buone mani, fate con calma» disse mentre anche Thor si avvicinava per salutarlo. 

I due semidei si avviarono alla porta e dopo aver lanciato un ultimo sguardo al figlio uscirono di casa.
Il tempo non era dei migliori già da qualche giorno: il cielo era grigio e stava cominciando il freddo.
Thor portò il compagno in un noto ristorante italiano: il posto era carino e ben curato con cibo e vino ottimi.
Il biondo si ritrovò a fissare spesso l’altro: era bellissimo con i capelli neri ormai lunghi tirati all’indietro una camicia nera e pantaloni chiari. Trovò che le sue mani però fossero troppo vuote e pensò che forse non sarebbe stato male metterci qualcosa, magari un anello…

«Stai bene?» Chiese ad un certo punto Thor vedendolo pensieroso. 

«Uhm»

«Qualcosa non va tesoro?»

«No va tutto bene, solo che…pensavo a Fred.»

Thor gli mise una mano sulla sua.

«Vedrai che starà bene coi ragazzi» gli disse carezzandogliela. Loki sorrise e ricambiò quelle carezze con la sua. Terminata la cena i due uscirono dal locale; fuori pioveva appena, ma dopo poco la pioggia iniziò a farsi insistente inzuppandoli da capo a piedi. 

«Maledizione, ma cos’è un temporale?»

«Vieni entriamo qua» disse il biondo afferrandogli una mano e guidandolo con sé. 

«Thor è un albergo a 4 stelle!»

«Beh dobbiamo pur ripararci no? E poi non sembra aver intenzione di smettere tanto presto e tu sei fradicio!»

Il moro si lasciò guidare dal compagno nell’albergo e presero una camera. 

«Che ne dici di un bagno caldo?» gli chiese Thor dopo poco.

Loki continuava a fissare fuori dalla finestra apprensivo; sembrava un temporale in piena regola ed erano già le 22.30…

«Tesoro, che hai?»

Loki sospirò.

«Ho viaggiato a lungo Thor, non mi sono mai sentito legato davvero a nessuno…nemmeno a te se devo ammetterlo.»

«Ehi!»

«Ma con Fred è diverso…» continuò.

«Tesoro è in buone mani» disse l’altro appoggiandogli le mani sulle spalle «e tu adesso devi rilassarti un po’» aggiunse iniziando a baciargli il collo. 

«Thor che fai?»

«Non so di cosa tu stai parlando…»

Loki fu percorso da un brivido e chiuse gli occhi: era da tanto che Thor non lo baciava così. Si voltò verso di lui e lo scostò gentilmente. 

«Thor dobbiamo rientrare. Appena cala il temporale….»

Ma Thor si avvicinò al suo viso fino a che i loro nasi si sfiorarono.

«Rilassati tesoro non c’è fretta.»

Lo accarezzò con una mano e lo baciò. Il moro si rilassò e lasciò che l’altro facesse scorrere le mani fino alla sua vita, poi si sentì sollevare e allacciò le ginocchia intorno ai suoi fianchi. Ricaddero ancora fradici sul letto con un tonfo.

«Mmm Thor, dobbiamo andare a casa…» 

«Sono il Dio del Tuono posso far durare questo temporale quanto voglio.»  

Parole sbagliate, Thor se ne rese conto subito; Loki recuperò di colpo la lucidità.

«Aspetta un momento!» disse tirandosi su dal letto «Sei d’accordo con Stark vero?»

«M-ma no che dici amore?» rispose Thor colto di sorpresa. 

«Ieri ha visto la scenata tra noi ed oggi improvvisamente la cena, il temporale e casualmente un albergo di strada… l’avete fatto apposta vero?!»

«Loki io…»

«Non prenderti gioco di me Thor!»

«E va bene! Ma amore avevamo bisogno di passare un po’ di tempo per conto nostro, tu ultimamente sei sempre così preoccupato e non ti stacchi un momento da nostro figlio.»

Loki lo fissava incredulo «Tsk certo dai la colpa a lui adesso!»

Lo scansò malamente e si alzò di scatto.

«Tesoro dove vai adesso?»

«A casa. Da mio figlio!»

Thor lo guardò lasciare la stanza e capì che il piano era fallito “Loki…”. Fuori smise di piovere.

 

Percorse la distanza che lo separava da casa come mai aveva fatto in vita sua. 

«Loki» tentò di chiamarlo Thor inutilmente, ma il compagno non si degnò di dargli risposta.

Entrò in casa di corsa e cercò suo figlio con lo sguardo. 

«Ehi già di ritorno?» fece Tony dalla cucina, ma si beccò un’occhiataccia fulminante da Loki «Steve e Freddi sono al piano di sopra.» Disse alzando una mano in direzione delle scale. 

«Ma che è successo?»  chiese a Thor quando entrò in casa e l’altro se ne fu andato.

«Lasciamo perdere» rispose il biondo scuotendo la testa. 

Loki praticamente sorvolò le scale fino a raggiungere la stanza da letto di Fred; la porta era leggermente socchiusa. Voleva entrare, ma si fermò. Sentì la voce di Steve.

«È ora di dormire principino.»

«Ma i papà» disse il piccolo imbronciato.

«I papà arriveranno presto e ti daranno un bacio della buonanotte, ma tu devi fare il bravo e iniziare a chiudere gli occhietti così loro crederanno che tu dorma già, ok piccolo? Sarà come uno scherzetto.» Gli fece una strizzatina d’occhio. 

Fred sorrise e lasciò che Steve lo mettesse nel lettino. Loki sentì il capitano che canticchiava appena una melodia. Guardò meglio e vide Fred che lentamente chiudeva gli occhi e si addormentava sereno. 

«Ecco fatto piccolino, buonanotte…ciao Loki» sussurrò. Il moro aprì la porta, non pensava che Steve lo avesse notato. «Allora come la cavo come babysitter?»

«Non c’è male» disse avvicinandosi «Thor ci impiega ore per farlo addormentare…di solito lui dorme solo con me» osservò il suo bambino stringere il pupazzo a forma di gatto che sua madre gli aveva regalato «Sei davvero bravo coi bambini.»

«Mpf sai Loki ammetto che un po’ ti invidio.»

Loki si girò e lo guardò.

«Nel senso…guarda cos’avete messo al mondo, è incredibile! Vorrei, vorrei anche io un bambino mio da crescere.»

«E perchè non ne parli con Tony?»

«Tsk Tony è troppo preso dalle sue invenzioni e dalla sua sete di gloria per ricordarsi quanto vorrei avere una famiglia con lui» spostò una ciocca bionda dal viso di Fred «ma ehi posso sempre essere uno zio fantastico no?» 

Loki si sentì d’improvviso un’egoista: Steve si stava occupando del suo bambino ed era chiaro quanto ne desiderasse uno. Ci pensò un attimo. 

«Sai vorrei cominciare ad andare in palestra con Thor un paio di sere alla settimana, magari potresti pensare tu a Fred, che ne dici?»

Il viso di Steve si illuminò «Certo, mi farebbe davvero piacere!» 

Thor salutò i ragazzi e salì al piano di sopra «Sei ancora arrabbiato?»

Loki non parlava, ma continuava a “leggere” il suo libro in silenzio. 

«Tesoro ti prego parlami. Non volevo imbrogliarti, ma sei molto teso ultimamente e ho pensato che ti avrebbe fatto bene distrarti un po’. Amore?»

Il moro non rispondeva. Thor allora si distese accanto a lui e gli diede un bacio sulla guancia.

«Allora notte…» e si mise sotto le coperte. 

Loki lo osservò: era arrabbiato certo, ma vedere l’altro sentirsi così in colpa e con una faccia da cucciolo bastonato …in fondo non era poi così arrabbiato.
Forse Thor aveva ragione: era sempre preoccupato e forse l’avere poche attenzioni non lo aiutava.
Sorrise. Gliel’avrebbe comunque fatta pagare… fino al mattino. 

Erano le 6.00 quando lo chiamò «Thor»
Il biondo si svegliò «Che succede? È già ora di andare a lavoro?»

«No Thor non ancora» 

Il biondo allungò un braccio fino alla sveglia. 

«Ma Loki sono le 6.00»

«Lo so e Fred dorme ancora» disse e si portò a cavalcioni su di lui «abbiamo tutto il tempo» e lo baciò seducente. 

Il biondo dapprima lo contraccambiò poi si costrinse ad essere lucido per un momento.

«Mmm ma non sei arrabbiato?»

«Shhh…tu vedi di farti perdonare» continuò muovendo il bacino a ritmo cadenzato contro di lui. 

Il Dio del Tuono non se lo fece ripetere due volte ed iniziò a baciarlo con foga. Il moro sorrise mentre si sentiva ribaltare.
Ma il respiro gli mancò un istante dopo.

«Thorrrr» 

«Shhh fai piano» gli sussurrò il biondo all’orecchio. 

«Ascoltami bene tu, non-non…»

«Che ne dici di aspettare più tardi per bisticciare? Poi potrai versarmi addosso tutto l’acido che vorrai. Promesso, ma adesso…adesso sii solo mio ti prego» aggiunse contro il suo orecchio.

«Mmm Thor»

Gli era mancato, gli era mancato tantissimo. Fu tutto così familiare e così loro, anche alla fine quando si addormentarono abbracciati. Suonò la sveglia, ma Thor la rimandò «Thor devi andare…» mugolò Loki assonnato. 

«Shhh dormiamo ancora un po’» e se lo ristrinse contro. 

Fu un bene che Fred iniziasse a piangere perché Loki saltò su giusto in tempo per vedere la sveglia che segnava le 8.45 «Thor, tesoro»

«Mmmm?»

«Il tuo turno inizia tra 15 minuti» 

«Certo 15 minuti…» scattò di colpo a sedere sul letto «cazzo 15 minuti».

Loki si divertì un mondo a vederlo scapicollarsi correndo da un lato all’altro della stanza «Ti amo» gli disse il biondo dandogli un bacio veloce, fece per uscire, ma ci ripensò «questo per Freddi» gli diede un bacio in fronte e corse fuori casa.
Loki sorrise, si vestì ed andò da Fred che aggrappato alle sbarre del lettino aspettava che qualcuno andasse a prenderlo. Il bimbo gli fece un sorrisone quando lo vide «Buongiorno amore, che ne dici se andiamo a fare colazione da papà oggi?» se lo prese in braccio, gli asciugò le lacrime e guardò fuori dalla finestra. Finalmente era tornato il sole. 

 

Passò qualche mese da quella mattina: Loki era decisamente più sereno. Aveva preso a fare un po’ di esercizio fisico. Odiava la palestra e dopo aver notato tutte le smorfiose che ci provavano con Thor aveva deciso che il compagno poteva anche iniziare ad allenarsi a casa ed andare a correre con lui un paio di volte la settimana.
Ed era rientrata a far parte della loro vita privata anche un’altra attività  fisica che ad entrambi non dispiaceva per niente.
Fred intanto aveva già scoperto la parola: era piccolo, ma apprendeva bene molte cose. Steve,  che aveva iniziato a fargli da babysitter, era rimasto stupito da questa sua dote. In generale era più tranquillo per cui Loki se lo portava volentieri a lavoro.
Mr.J. lo adorava e il piccolo adorava i libri pieni di figure, ma suo padre, incoraggiato anche dalle parole di Steve, non perdeva occasione per insegnarli qualche piccolo incantesimo ed iniziarlo così anche alle arti magiche.
Quel giorno la libreria era praticamente vuota eccezion fatta per un paio di ragazze immerse nei loro pettegolezzi, Loki, Fred e naturalmente Mr.J. 

«Allora, adesso ti faccio vedere questo incantesimo. Stai ben attento piccolo» 

Il figlio era seduto sul bancone ed ascoltava attento suo padre. Loki poggiò delicatamente le mani prima sulle tempie di Fred poi sul petto, sulla pancia e infine sulle ginocchia.

«Ahah che solletico fa» disse il bambino sorridendo. 

«Sei in perfetta forma piccolo! Vedi questo incantesimo ti permette di sapere se il tuo corpo è in salute o se qualche parte deve essere curata. Lo usavo quando ti aspettavo o quando qualcuno di noi sta poco bene.»

«Posso provare io papà?

«Ma certo!» gli sorrise Loki «Metti le mani così Freddi» 

Il bimbo allungò le braccine per arrivare alle tempie del padre e vi posò le manine.

«Ora concentrati» 

Il bimbo chiuse gli occhi e li strinse forte forte con fare concentrato. Loki sapeva che era un incantesimo difficile da padroneggiare senza pratica, ma era utile e piano piano voleva che il suo bambino lo apprendesse.
Il bimbo iniziò la sua diagnosi. 

«La testa sta bene»

«Ok»

«Il cuoricino sta bene»

«Bravo» sorrise Loki.

Poi mise le manine  sulla pancia del papà. Le tolse poco convinto e le rimise.

«Papà, c’è un bambino qua dentro?»

«Ahaha no tesoro mio»

«Ma qui c’è qualcosa» 

«Sembri convinto figliolo» disse allegro Mr.J raggiungendoli.

«Mr.J. qui c’è qualcosa!»

«Tesoro, papà se ne sarebbe accorto…»

«C’è qualcosa, c’è qualcosa io l’ho sentito papà!»

«Freddi non fare i capricci»

«Ma uffa ti dico che c’è!»

Il moro guardò quegli occhioni orgogliosi e sospirò arreso. 

«E va bene visto che sei così convinto farò anche io un controllo» disse strizzando l’occhio a Mr.J.

Si mise le mani sulle tempie «qui nulla e nemmeno qui» disse scendendo sul cuore. Poi arrivò al ventre.

«E qui…» si bloccò di colpo togliendo le mani. Scosse la testa e ve le rimise. Poi guardò incredulo prima verso suo figlio poi verso Mr.J. 

«Mr.J devo andare in farmacia, può-può badare a Fred?»

«Sicuro ragazzo ti senti bene?» disse l’ometto un po’ preoccupato.

«Io non ne sono sicuro» disse Loki e corse fuori dal negozio.

«Dentro il mio papà c’è un bambino» ripetè Fred tutto contento.

L’ometto lo guardava stupefatto grattandosi una tempia.
Dopo poco Loki rientrò e senza dire una parola corse in bagno: uscì dopo pochi minuti.

Mr.J lo guardò «Allora ragazzo questo giovanotto ha forse ragione?ahah» 

Ma del tutto inaspettatamente Loki annuì con la testa e sorrise. A Mr.J mancò il fiato. 

«Avevo ragione papà?»

«Si» rispose Loki con le lacrime agli occhi «si tesoro mio avevi ragione!»

«In-incredibile» 

Il bimbo guardava il papà sorridente ed orgoglioso. 

«Posso dirlo io a papà?»

«Ma certo Freddi» si abbassò puntando il suo sguardo dritto negli occhi del figlio e gli sorrise «l’hai scoperto tu quindi spetta a te, però io dico che dobbiamo fargli una sorpresa, ci stai?» 

 

Più tardi Thor arrivò alla libreria come di consueto. 

«PAPÀÀÀÀ!»

«Ehi maghetto» lo sollevò in braccio facendolo ridere. 

«Oggi ho imparato un incantesimo nuovo»

«Ah si e ti riesce?»

«Sarà una sorpresa Thor» disse Loki andandogli vicino e dandogli un veloce bacio.

«Mm e va bene, ma anche io avrei in mente qualcosa…chi vuole la pizza per cena?»

Fred non se lo fece ripetere due volte. 

«Iooooooo» 

«Haha allora è deciso.»

«Arrivederci Mr.J.»

«A DOMANI MR.J!» Salutò Fred. 

«Ciao ragazzi! E buona pizza!» lì saluto l’ometto sorridendo contento. 

Erano circa le 20.45 quando dopo tre pizze ed una vaschetta di gelato tutta la famigliola se ne stava sdraiata in panciolle sul divano.
Il Dio del Tuono sorrise al suo bambino che gli si era fatto vicino.

«Ti è piaciuta la pizza?»

«Si!»

Il biondo sorrise.

«Ma non volevi farmi vedere l’incantesimo che avevi imparato?»

Il bambino si ridestò di colpo. 

«Un incantesimo di con-con…»

«Di controllo» lo aiutò Loki gentile.

«Controllo della salute. È quello che usava papà quando io ero nella sua pancia o che usa con te quando stai poco bene. E sono bravissimo, vero papà?» 

Loki annuì, Thor dal canto suo sorrise. 

«Ah si? Fammi vedere allora.»

Il piccolo si tirò su a sedere e ripeté l’operazione come con l’altro genitore. 

«La testa sta bene.»

Thor intanto sorrideva a Loki e lo guardava complice. Sapeva che il loro piccolo stava giocando, ma sembrava tutto convinto. 

«Il cuore sta bene e qui nella pancia…no, non ci sono bambini nella tua pancia.»

«Ahah perché dovrebbero esserci dei bambini tesoro mio?»

«Nella pancia di papà ce n’è uno» disse sorridente.

Thor dapprima rise poi si bloccò e guardò verso Loki «Co-come?» riuscì appena a sussurrare. Il compagno gli sorrise e annuì. Gli occhi del Dio del Tuono allora si riempiono di lacrime. 

«Non posso crederci» sussurrò. 

«È stato Fred ad accorgersene» disse Loki gentile.

Thor spostò lo sguardo su di lui. «Sei stato tu piccolo?»

Il bimbo sorrise fiero ed annuì con la testolina.
Thor non riuscì a trattenersi oltre. 

«Sono così felice amori miei, non posso crederci… venite qui!»

E li strinse forte a sé. Poi il biondino si staccò dall’abbraccio e si rivolse al moro. 

«Papà secondo te tra un po’ saprò anche se è un fratellino o una sorellina?»

Il padre gli sorrise «Ne sono sicuro Freddi!» Incontrò lo sguardo di Thor che lo guardava ancora con occhi colmi di emozione, la stessa emozione che vi aveva letto quando aveva saputo dell’arrivo di Fred.
Il biondo gli posò un bacio sulla fronte poi si strinse contro i suoi tesori più grandi e chiuse gli occhi godendosi quel momento. 

Messo a letto Fred, Thor chiuse piano la porta e si diresse nella loro camera. Si fermò sullo stipite: Loki era seduto nel loro letto con un libro, come ogni sera. I mesi in cui avevano aspettato Fred erano volati ed allora si trovavano ancora alla Tower; se in quelle sere avesse cercato Loki sapeva che lo avrebbe trovato seduto nel letto con un libro.
I ricordi gli invasero la mente: Loki che faceva i capricci in pieno inverno perché voleva una fetta di anguria, Loki che gli sorrideva la mattina e gli conduceva una mano sulla pancia per fargli sentire il piccolo che scalciava, Loki che piangeva terrorizzato per la paura di non essere all’altezza come padre. Se solo allora avesse saputo il padre meraviglioso che sarebbe diventato…
Erano già trascorsi più di due anni, ma sembravano passati solo pochi momenti.

Il moro alzò lo sguardo su di lui e gli sorrise «Che c’è?»

«Pensavo»

«Thor ti ho detto mille volte che pensare non ti riesce bene.» 

Il compagno per tutta risposta si buttò sul letto accanto a lui e se lo strinse contro.

«Quanta delicatezza stasera!»

«Amore quel bambino è un portento.»

«Avevi dubbi?! Ti ricordo che è mio figlio.»

«Ehi!»

«Va bene, va bene…qualcosina l’ha preso anche da te.» 

Thor sorrise, poi si rabbuiò un po’.

«Credi che stiamo sbagliando a non vivere ad Asgard?»

«Spiegati meglio»

Thor sospirò.

«Fred è portato per la magia questo è evidente e tu hai recuperato tutti i tuoi poteri al momento del parto…non ti manca esercitare la magia liberamente? Magari anche Fred ne avrebbe bisogno»

Loki si divincolò appena dal suo abbraccio e lo fissò con dolcezza.

«Thor, stiamo bene così.»

«Ma se un giorno…»

«Se un giorno nostro figlio vorrà esercitare le sue doti penseremo al da farsi. Ma per adesso» e pose un leggero bacio sulle labbra del biondo «pensa a dedicare i tuoi pensieri a me Dio del Tuono» ed immerse le mani tra i suoi capelli, se lo trascinò sui cuscini. 

 

Quando Steve seppe che aspettavano un altro bambino fu al settimo cielo.
Quando Tony seppe che aspettavano un altro bambino il suo primo commento fu “Un altro?! Questa volta vedi di farti regalare un bracciale di scorta!”
Un pomeriggio il Capitano si offrì di aiutare Loki con delle commissioni e sulla via di casa i due si ritrovarono a parlare un po’. 

«È  così bello Loki»

«Si anche se preferirei evitarmi la parte dei nove mesi, ma va bene…»sorrise «e Tony?»

Il capitano sospirò «Non è cambiato molto e temo che ancora lui, lui non ci pensi nemmeno.»

Loki gli mise una mano sulla spalla «Che c’è Capitano Rogers stai iniziando a perdere le speranze? Proprio tu?» sorrise, Steve lo contraccambiò.

«Grazie per avermi aiutato oggi, ma Fred ha la febbre e Thor beh lui ha iniziato a lamentare dolore non appena il termometro ha raggiunto la linea dei 37,1 gradi. Spero si sia ripreso o stanotte mi trasferisco in salotto» disse mentre varcava la soglia di casa.

«Tranquillo, nessun problema! Però adesso dovrei scappare. Devo vedere Fury per delle questioni e non vorrei fare tardi.»

Loki lo guardò interrogativo.

«Tranquillo nulla di cui tu debba preoccuparti, ci vediamo domani sera da noi! E dai un bacio a Fred…ah e prova con un brodo caldo!» E corse via. 

Quella sera Fred mangiò la sua minestrina e il suo brodo e crollò tra le braccia di Loki.
Il moro lo portò a dormire poi ridiscese in salotto dove Thor se ne stava disteso sul divano. Aveva un braccio sulla fronte mentre lamentava dolori ovunque. 

«Oh avanti Thor! Non ti ricordavo così pappa molle»

« Si ma tu non hai la febbre.»

«Nemmeno tu hai la febbre! Ma ti piace stare al centro dell’attenzione più di tuo figlio!»

Il biondo si tolse il braccio dal viso e sorrise nella sua direzione «A me basta stare al centro della tua di attenzione»

«E smettila!» Disse Loki tirandogli un cuscino, poi scivolò accanto a lui sul divano e gli si strinse contro.

Il biondo intrecciò le dite con le sue. 

«Come sta Steve?»

«Un po’ in crisi. Tony è troppo concentrato su stesso per notare che il Capitano vuole mettere su famiglia.»

«Credo sia solo questione di tempo, non penso che Tony non voglia una famiglia solo che forse…per lui è troppo presto. Credo debbano darsi ancora un po’ di tempo. Sono cose su cui bisogna riflettere bene.»

«Disse il semidio che si ritrovò padre di due bambini per puro caso.»

«Sai amore sei terribilmente realista a volte.» E gli lasciò la mano.

Loki gli sorrise mefistofelico «Non è anche per questo che mi ami?»

«Beh magari un matrimonio cambierebbe le cose». Buttò lì Thor.

«Intendi che Tony vuole chiedere a Steve di sposarlo? Magari! Steve non vede l’ora! Beh anche di avere una famiglia con lui certo, però potrebbe essere un inizio per…» la voce gli morì in gola quando vide che il compagno gli stava mostrando una scatolina.

«Diciamo che non è Tony quello che vorrebbe sposarsi a breve».

Loki si tirò a sedere. 

«Thor…ma cosa?»

Ma il biondo aprì la scatola e gli mostrò un anello. Era composto da due cerchi leggermente appiattiti, uno d’oro giallo, l’altro di oro bianco. Ma anziché chiudersi come due cerchi normali diventavano due testoline di serpente che aprivano la bocca l'uno al lato opposto dell'altro. Nel mezzo infine, come sorretta dai denti dei rettili, c’era una pietra scura. 

«Vedi» disse Thor alzando leggermente la scatola «all’ombra può sembrare nera, ma in realtà è…»

«Verde» concluse il moro.

«Si, come i tuoi occhi»

Poi Thor tolse l’anello dalla scatola e prese la mano sinistra di Loki. Il moro lo fissò. Il battito leggermente accelerato. 

«Thor io…»

«Non deve essere per forza una proposta di matrimonio, diciamo più una promessa…una cosa nostra ok? Lo so che è sciocco legare un sentimento così grande ad una cosa materiale, ma volevo che avessi un simbolo del mio amore per te.»
Loki scosse la testa gentile. 

«Thor abbiamo un bambino insieme ed uno in arrivo, non ti basta come simbolo? Non serve un anello per tutto questo, lo sai.»

Thor abbassò lo sguardo deluso, Loki allora si corresse per non ferirlo.

«Che fai Dio del Tuono non-non me lo metti?»

Il volto di Thor si illuminò; delicatamente gli infilò l’anello. 

«Thor, io non so se voglio che ci sposiamo»

Thor lo guardò con sguardo innamorato.

«Non abbiamo mica fretta. Magari un giorno.»

Il moro si strinse a lui e si rilassarono nel divano. Più tardi a letto Loki continuava a fissare l’anello. Thor doveva averci pensato molto perché non era di certo un anello qualunque.
Non riusciva a smettere di pensarci:  avevano vissuto da fratelli per secoli, affrontato insieme ogni  tipo di avventura, lottato, si erano fatti la guerra e solo negli ultimi anni avevano creato una famiglia.
Ma un legame ufficiale…sapeva che era sciocco, ma era come se quel passo lo terrorizzasse. Thor mugugnò appena, il moro si girò e sorrise. Appoggiò le labbra sulla fronte del biondo e sentì che era leggermente calda: cercò di dargli sollievo con una delle sue mani che invece era fresca. Thor si rilassò e Loki gli posò un bacio sulla guancia. 

“Un giorno chissà…” pensò il moro prima di accoccolarsi accanto a Thor ed addormentarsi con lui. 


Passò qualche mese e alla Fergusson&Steven un piccolo aiutante aveva deciso di rendersi utile. Beh per lo più Fred si incantava sui libri pieni di figure di animali e a volte a casa Loki le ricreava con illusioni viventi con la sua magia. 

«Papà? Posso avere un serpente?»

Loki sorrise «Quando sarai più grande Freddi…forse»

«E un lupo?»

«Però il tuo piccolo non è proprio tipo da animaletti domestici» osservò Mr.J intromettendosi nella conversazione. 

«Diciamo di no, ma almeno ho un valido motivo per non portare animali in casa. Con Thor è più complicato. Vuole un cane e sta diventando difficile farlo desistere» 

«Beh un animale sarebbe un ottimo amico per Fred.»

«Ho già troppi cuccioli a cui pensare Mr.J. e uno di questi è alto, biondo e sventola in aria il suo martello, ricorda?» rise Loki. 

«Ahah a proposito ragazzo dov’è Thor? Marcus mi ha detto che è dovuto assentarsi per affari di importanza mondiale.»

«Esagera sempre! È con gli Avengers in missione. È dovuto partire anche qualche giorno fa; pare ci sia un problemino con un’intelligenza artificiale di Stark. Nulla di catastrofico in teoria. Tornerà tra un paio di giorni.»

«Ah ecco! Meno male perché mi pareva di aver visto il signor Stark in tv qualche sera fa. Erano delle immagini spaventose, ma devo essermi sbagliato.»

Il moro si gelò un momento: non era possibile, ma se… Prese il cellulare che Tony gli aveva regalato ed insegnato ad usare e tentò di chiamare Thor, ma non ottenne risposta.
Cercò su Internet trovando un video di Hulk che distruggeva una città. “Stupido uomo verde!”
Poi l’occhio gli cadde su uno di quello stesso giorno dal titolo “Avengers a Sokovia!”. Lo aprì e per poco non svenne quando vide una città invasa da robot e Thor che li combatteva. 

«Nooo Thor!» dovette reggersi al bancone per non cadere. 

«Ragazzo che succede?»

«Papà che c’è?»

Il moro era sbiancato, Mr.J. gli andò vicino e gli posò una mano sulla spalla: gettò un occhio allo schermo e notò le immagini di distruzione «Oh Santo cielo!»

«Devo andare da lui» disse Loki scattando su.

«No, ragazzo te lo proibisco! Non in queste condizioni.»

«Ha bisogno di me»

«No, ha bisogno di sapere che sei al sicuro coi vostri bambini!»

Loki fissò Mr.J. per un istante.

«Mr.J. si sposti.»

«No, Loki tu non vai da nessuna parte!»

Non aveva mai visto l’ometto così ostinato. Improvvisamente sembrava più autoritario di suo padre, ma probabilmente non lo avrebbe nemmeno ascoltato se una vocina non lo avesse richiamato.

«Papà?» Si girò verso Fred, il bimbo lo fissava con gli occhi gonfi di lacrime «papà è in pericolo?»

«Tesoro…»

«Quando torna a casa?» 

Loki dovette fare un enorme sforzo per non piangere, sorpassò Mr.J. ed andò da suo figlio, si chinò accanto a lui. 

«Presto piccolo, papà è il Dio del Tuono e non ha paura di niente, vieni qui Freddi» strinse forte suo figlio. Aveva paura, ma doveva restare, per questo Thor non gli aveva detto nulla. 

“Thor se torni vivo ti ucciderò con le mie mani” si disse.

 

Intanto a Sokovia

Devastazione, urla e polvere. La battaglia infuriava, ma almeno i civili erano quasi tutti in salvo.

«Thor se funziona forse non ce la caveremo!» Gli comunicò Iron-man.

«Forse no!» Ripose il Dio del Tuono.
Dovevano provarci o Ultron avrebbe distrutto l’intero pianeta, però se… “Loki, tornerò a casa te lo prometto”.

 

New York quello stesso giorno

Fu una giornata terribile, Loki cercava sempre nuovi video e news, ma nessuna novità. Poi una notizia: gli Avengers avevano sconfitto Ultron, ma un compagno era caduto. Nient’altro. Qualche foto…Nat, Occhio di Falco, Iron-man persino Steve, ma dov’era Thor?!
Loki non faceva che accarezzarsi la pancia e cercava di stare calmo, ma era terrorizzato.
Quella sera in cucina si ritrovò a rigirarsi l’anello più volte quasi inconsciamente. Se Thor non fosse mai tornato…scosse la testa e cercò di non pensarci.
Fred si mise sul divano ed iniziò a recitare qualcosa a voce alta «Lucy, Lara, Ashely…»
Il padre gli sorrise con dolcezza.

«Che fai Freddi?»

«Scelgo il nome della mia sorellina»

Loki rimase un attimo interdetto.

«Ma come fai a… ?» Scosse la testa; porsi domande con quel bambino era inutile, sapeva come sorprenderlo ogni volta. 

«Papà sarà contento!»

Un velo di tristezza scese sul volto di Loki; non sapeva l’esito della battaglia e di Thor ancora nessuna notizia. Nemmeno Tony e Steve gli rispondevano. Doveva dire la verità a suo figlio «Tesoro papà…»
In quel momento la porta di casa si spalancò, i due si voltarono di scatto: il Dio del Tuono entrò stanco ed impolverato. Aveva del sangue secco sulle vesti e teneva il martello a peso morto in una mano. 

«PAPÀÀÀÀÀ!» gridò Fred correndogli incontro e abbracciandolo.

«Ehi maghetto» gli sorrise il padre. Lo strinse a sé, con dolcezza, ma anche come se non volesse lasciarlo più andare «Oh Freddi»

«Mi sei mancato e papà aveva tanta paura.» 

Thor spostò lo sguardo sul compagno. Si staccò delicatamente dal figlio e si diresse spedito da lui con l’intento di abbracciarlo, ma si prese il ceffone a cinque dita più forte che Loki gli avesse mai dato. Fred trattenne il fiato. 

«Ahi perché l’hai fatto?»

«Avevi detto che era un problemino! Avevi detto nulla di catastrofico!»

«Loki amore stai calmo.» Disse mettendo avanti le mani e tentando di farglisi vicino. 

«NON DIRMI DI STARE CALMO THOR! Stavo per venire a cercarti! Non un segno di vita! Non sapevo nemmeno se fossi vivo o morto. Sei-sei un coglione Thor!» aveva le lacrime agli oggi, i pugni stretti. Fred era immobile, non aveva mai visto i suoi genitori litigare così.

«Loki mi dispiace.»

«O certo a te dispiace e alla tua famiglia non hai pensato vero?!»

«Papà…» il piccolo chiamò implorante e Loki si girò. Gli si avvicinò e preso il bambino tra le braccia lo portò al piano di sopra senza aggiungere una parola. 

Thor rimase in fondo alle scale guardandoli salire in silenzio.
Il lettino di Fred era in legno e c’erano sagome di animali appese ovunque alle pareti, tante quanti i pupazzi di pezza che il bimbo aveva per amici nel suo lettino.

«Sei arrabbiato con papà?»

Loki lo guardò negli occhi.

«Ho avuto paura Freddi.»

«Si, ma anche papà, no?»

Loki sospirò. 

«Perché non pensi ancora un po’ al nome per la tua sorellina?»

«Ma voi farete la pace, vero? Gli vuoi ancora bene, vero?»

Loki accarezzò il viso del bambino, gli posò un bacio sulla fronte «Dormi bene piccolo» e si diresse fuori dal stanza.
Il piccolo era triste, ma ricominciò a bassa voce a ripetere tutti i nomi che gli passavano per la testa.

«Frenny, Kassy, Kelly…» 

Il moro fuori dalla porta sorrise tristemente. Sentiva l’acqua della doccia scorrere. Guardò i vestiti che aveva tolto a Fred prima di mettergli il pigiama: erano pieni di polvere e terra.
La mano quasi gli formicolava ancora per lo schiaffo che aveva dato al compagno. Non sapeva perché l’avesse fatto, ma era come se tutta la preoccupazione fosse mutata in rabbia.
Mise i vestiti sporchi di Fred nel bagno del piccolo e si diresse in camera. Chiuse la porta e voltandosi incrociò lo sguardo di Thor che era appena uscito dal bagno con solo i pantaloni del pigiama indosso ed i capelli fradici. 

«Ciao» gli disse il biondo incerto.

Loki non lo degnò di uno sguardo e si sedette sul letto; si sentiva ferito.
Thor gli si fece vicino.

«Sei ancora arrabbiato con me?» tentò di scostargli i capelli lunghi dal collo, ma l’altro scansò la testa. «Non pensare che abbia voluto mentirti, ho anche delle responsabilità come Avengers, lo sai, ma non volevo che ti preoccupassi…non pensavo sarebbe andata così.»

Loki sentiva le lacrime salirgli agli occhi, tutta la rabbia stava scemando lasciando posto ad altro. Un groppo gli salì alla gola. 

«Amore? Ti prego dimmi qualcosa.»

Loki prese un respiro profondo «Avresti potuto non conoscerla mai» girò la testa ed incontrò i suoi occhi «ho avuto paura che non l’avresti mai vista nascere».

Thor capì e puntò gli occhi nei suoi «Non lo avrei mai permesso, sarei tornato da te a qualunque costo.»

Loki era ormai scosso dai singhiozzi e si aggrappò a lui.

«Sei uno stupido.»

Il biondo lo strinse forte e sorrise «E così è una bambina?»

Loki annuì con la testa.

«Sono così felice amore» gli sussurrò.

Loki alzò leggermente lo sguardo «Si» lo guardò «Fred aveva detto che lo saresti stato» e ormai sicuro che non l’avrebbe perso più gli diede un bacio che sapeva di lacrime e di tutti i “ti amo” che avrebbe voluto dirgli in quel giorno di paura.
Nella sua cameretta Fred si tirò di colpo a sedere, scese di corsa dal lettino e aprì la porta.

«Papà!» spalancò la porta della camera dei suoi genitori tutto contento. «L’ho scelto papà, l’ho scelto!»

Thor lo guardò interrogativo mentre Loki sorrise al piccolo «Di già tesoro?»

Il piccolo si fece di colpo timido «Ma avete fatto la pace?»

Thor sorrise e guardò il compagno «Che dici abbiamo fatto pace?»

Loki si protese verso di lui e gli posò un bacio veloce sulle labbra «Pace fatta.»

«Sai sarebbe stato tutto più facile se negli anni l’avessimo sempre fatta così» gli sorrise il biondo. I due risero complici e si girarono verso il figlio.

«Vieni qua Freddi.» Lo chiamò Loki. 

Il bimbo non se lo fece ripetere due volte; si arrampicò sul letto e si strinse tra i genitori «Allora che nome ti piace per la tua sorellina?» Continuò Loki. 

Il bambino prese fiato e si riempì i polmoni «Vorrei che la mia sorellina si chiamasse…»

 

 

Note:

Ciaooo a tutti!

Alla fine sono tornata e che crudeltà nevvero? Sono così crudele che il nome della bambina sarà la prima parola…del prossimo capitolo!
Già perché in realtà mentre il nome “Fred” mi ronzava ormai da mesi nell’anticamera del cervello, il nome della piccola non è stato altrettanto immediato, per cui è aperto il toto nome fino al capitolo 5…Capitolo che vi anticipo, purtroppo, sarà anche l’ultimo di questo racconto. =(
Però mi raccomando: non dimenticatevi di leggere le note finali perché forse forse ho una sorpresa per voi!
Perciò… al prossimo capitolo =)

   
 
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