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Autore: SilkyeAnders    09/10/2019    1 recensioni
Salve a tutti, è la prima volta che scrivo di personaggi realmente esistenti per cui spero di aver scritto qualcosa che possa interessarvi. Ho cercato di essere il più realistica possibile e spero di esserci riuscita senza creare troppi cliché.
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Namjoon ha solo undici anni quando conosce Mi-Yon, una ragazzina misteriosa che attira la sua attenzione durante una giornata di pioggia.
Sembra essere un incontro come un altro ma dopo quattordici anni si incontrano di nuovo e quell'evento che era sembrato così insignificante inizia ad acquistare più valore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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BTS capitolo 1                                                                            A MOONCHILD LIKE ME



CAPITOLO 1: Dance in the rain, dance in the pain.

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Ci tengo a precisare che non conosco, ovviamente, i BTS di persona e quindi il mio modo di descriverli deriva solo ed esclusivamente da ciò che si evince da video ed interviste, quindi ho dovuto immaginare come potessero essere nel privato.
E' la prima volta che scrivo in questo fandom e, in generale, la prima volta che scrivo di persone realmente esistenti e non di personaggi di anime, cartoni o fumetti quindi siate clementi nei vostri giudizi!
Accetto ovviamente ogni genere di correzione.
Non sono una grande esperta di usanze coreane, ho svolto molte ricerche ma comunque se ne sapete più di me fatemi sapere se ho sbagliato qualche cosa ^^
Infine ci tengo a dire che, ovviamente, essendo la fanfiction scritta in italiano non troverete termini coreani a meno che non sia necessario, ad esempio non troverete i termini con cui i membri familiari si chiamano fra loro (ex: appa, omma ecc...).
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Dicono che la pioggia abbia il potere di purificare l'anima, questo fenomeno si chiama "catarsi", è come se la pioggia lavasse via i peccati delle persone, quel giorno a Goyang l'acqua piovana si scagliava ferocemente sull'asfalto quasi a voler ripulire la città e i suoi abitanti.
Le strade brillavano, la luce dei lampioni si rifletteva sui percorsi d'acqua che si formavano tra i marciapiedi, era come se tante meravigliose lucciole popolassero le vie di Goyang.
I passanti correvano da un lato all'altro, i più fortunati ed organizzati con un ombrello e tutti gli altri con un cappotto o un giornale sulla testa cercando in vano di coprirsi dalla furia della pioggia.
-Namjoon chiudi la finestra, è freddo- disse una donna al figlio affacciato alla finestra.
Il ragazzino undicenne la guardò attentamente e si scusò prima di richiuderla alle sue spalle, rimase comunque ad osservare le gocce d'acqua che scivolavano dolcemente lungo il vetro trascinando con sé anche i pensieri del ragazzino.
-Hai finito i compiti?- chiese la donna.
Namjoon annuì, era uno studente coscienzioso e, inoltre, gli piaceva studiare e amava imparare cose nuove.
Mentre guardava fuori ancora una volta si accorse che suo padre e sua sorella stavano rientrando dal supermercato con due piccole buste.
-Esco ad aiutare papà con la spesa- disse il ragazzo.
La madre gli dedicò una rapida occhiata e un sorriso sfuggente e si sistemò in cucina.
Namjoon posò le buste della spesa sul bancone della cucina e offrì immediatamente una coperta alla sorellina in modo tale che potesse scaldarsi dopo esser stata fuori sotto alla pioggia.
-Grazie- disse lei sorridente.
-Namjoon, vieni qui- esclamò il padre.
Il ragazzino corse verso l'entrata e si parò di fronte al papà guardandolo intimorito, per un attimo passò in rassegna gli avvenimenti dell'ultimo periodo, non gli sembrava di aver fatto nulla per cui potesse essere rimproverato e iniziò quindi a rilassarsi.
-Ho scordato di prendere i noodles, vai al Convenience Store qui vicino per favore, ecco i soldi-
Namjoon guardò fuori, oltre le spalle del padre, il tempo non lo invitava certo ad uscire ma in fondo si trattava solo di pochi metri e ovviamente non era consentito rifiutare.
A malincuore prese i soldi, si infilò il cappotto e le scarpe, prese l'ombrello e uscì.
Mentre correva lungo la strada si accorse di qualcosa di veramente bizzarro: una bambina era in ginocchio a terra, i lunghi capelli neri le coprivano il volto ed era completamente inzuppata dalla pioggia.
Namjoon rallentò il passo e si avvicinò a lei con timore.
Quando la ragazzina non sentì più la pioggia sulla testa alzò lo sguardo, l'ombrello di Namjoon la stava riparando, si scostò delicatamente i capelli dal viso e fu in quel momento che il ragazzo si rese conto del suo particolare colore di occhi: erano grigi.
La pelle perlacea risplendeva sotto al cielo annuvolato, aveva quasi il timore di essersi imbattuto in un fantasma.
-Va tutto bene?- chiese intimidito.
Non sapeva se rivolgere la parola ad una persona che non conosceva fosse proprio una buona idea ma una bambina, tra l'altro esile come lei, cosa poteva fargli di male?
Sembrava spaurita e a Namjoon dava l'impressione di aver pianto, anche se non poteva esserne sicuro dato che l'aveva trovata sotto alla pioggia senza nulla che la riparasse.
La bambina si alzò a fatica, aveva le ginocchia sbucciate e un piccolo graffio sulla guancia sinistra, anche le nocche erano ferite.
-Sì- rispose con voce flebile.
-Dove sono i tuoi genitori?- incalzò lui guardandosi attorno.
-Non ci sono...- mormorò la bambina.
-Ehm...-
-Intendo dire che sono a casa...- continuò lei.
Namjoon tirò un sospiro di sollievo.
-E allora tu che cosa ci fai qui sola sotto alla pioggia? Senza ombrello poi!-
-Stavo andando al Convenience Store per comprare del tofu e un gruppo di ragazzini della mia scuola ha iniziato a farmi i dispetti... Mi hanno spinto a terra e non sono più riuscita ad alzarmi, avevo paura- confessò la piccola.
-Anche io sto andando al Convenience Store, vieni con me- disse lui con un sorriso.
Non sapeva bene perché ma quella ragazzina l'aveva intenerito, forse perché gli ricordava sua sorella, avrebbero dovuto avere circa la stessa età.
-Grazie, sei gentile... Mi chiamo Choi Mi-Yon- si presentò la bambina.
Namjoon sorrise ancora  :-Io sono Kim Namjoon-.
I due bambini s'incamminarono verso il minimarket, rimasero in silenzio per diversi minuti finché Namjoon non prese la parola.
-Quanti anni hai?- chiese curioso.
- Ho 8 anni...-
-E vai in giro da sola?- chiese Namjoon in chiaro segno di disapprovazione.
-Mia madre si è fatta male qualche giorno fa e quindi fa fatica a camminare, mio padre le da una mano in casa e, visto che sono figlia unica, tocca a me fare le commissioni-.
Namjoon non poteva credere alle sue orecchie. Lentamente, dentro di lui, iniziò a crescere una forte stima nei confronti della sua nuova conoscenza.
-E tu? Quanti anni hai?- chiese lei.
-Io undici-.
I due arrivarono al Convenience Store, Namjoon posò l'ombrello chiuso all'entrata e prese a camminare con la ragazzina al suo fianco.
-Comunque quando torni a casa faresti bene a farti un bagno caldo e metterti subito sotto alle coperte, sono sicuro che ti prenderai un bel febbrone zuppa come sei- disse il ragazzo.
Mi-Yon lo guardò sorridendo :-Mi sembra di sentire mia madre... Hai undici anni non certo cinquanta!-
I due si osservarono come se si stessero studiando per qualche istante, finché le loro strade non si divisero.
Prima di andare alla ricerca del tofu Mi-Yon si voltò verso Namjoon :-Ci rivedremo?- chiese.
Namjoon non sapeva perché gli avesse posto quella domanda, sembrava una bambina molto sola, forse era per quello, in fondo lui era stato molto gentile con lei e probabilmente aveva bisogno di un amico :-Senz'altro! Possiamo trovarci qui davanti quando vuoi - le disse.


Dopo quel giorno Namjoon andò spesso di fronte al minimarket aspettando per ore l'arrivo di Mi-Yon, non sapeva bene nemmeno lui perché ma si era trasformato in un piccolo rituale per lui.
Mi-Yon però non arrivava mai, era come se si fosse dileguata nel nulla e al ragazzino venne davvero il dubbio di aver avuto a che fare con un fantasma.
Dopo qualche settimana smise anche lui di andare al Convenience Store, aveva perso le speranze di incontrarla lì e decise quindi di scordarsi di lei e di averla conosciuta.
Aveva altro a cui pensare e non poteva lasciarsi distrarre.


Quattordici anni dopo...
-Oggi ho fatto davvero fatica... Sono sfinito- sospirò un ragazzo dai lucenti capelli neri.
-Dovresti dormire di più, se vai a letto tardi poi non hai energie per affrontare la giornata seguente- commentò un altro ragazzo seduto affianco a lui.
In sottofondo la musica risuonava flebile quasi come a non voler disturbare l'atmosfera tranquilla all'interno della stanza.
-Per oggi le prove sono terminate, Jungkook, Jin...-
Il moro alzò lo sguardo verso il ragazzo che stava chiamando lui e il suo amico, si alzò e incitò Jin a fare lo stesso.
Di fronte a loro c'erano gli altri membri del loro gruppo: i BTS.
Namjoon, il leader, era in piedi dinanzi a tutti a braccia conserte.
Gli altri membri del gruppo erano: Jimin, un ragazzo esile e dalla bellezza sconvolgente; Yoongi, dal look più cinico e serio; Hoseok, con uno sorriso enorme dipinto in viso e Taehyung, un ragazzo modaiolo e dal viso delicato.
I sette ragazzi avevano il respiro affannato, avevano fatto le prove di una coreografia fino alla nausea e non vedevano l'ora di potersi riposare un po', prima però li attendeva un servizio fotografico.
Tornarono a casa per poter fare ciascuno una rapida doccia e cambiarsi d'abito, avevano i tempi davvero stretti e quindi non ci volle molto per ripartire verso la destinazione del servizio fotografico.
-Jimin-ssi è sempre in ritardo... Avremmo fatto molto prima se non fosse così vanitoso- scherzò Namjoon rivolgendosi al manager.
Gli altri ragazzi risero di gusto.
Jimin gli diede un colpetto sulla spalla :-Non sono sempre in ritardo- asserì.
Jungkook sollevò un sopracciglio e lo osservò attentamente :-Resta comunque il fatto che sei stato l'ultimo a prepararsi- commentò.
Jimin alzò gli occhi al cielo, non se l'era presa e non poteva dar torto ai suoi amici, sapeva benissimo anche lui di essere un ritardatario cronico.
I sette ragazzi si diressero verso la sala del trucco per presentarsi ai truccatori e ai costumisti.
-Non c'è nessuno?- chiese Hoseok guardando la stanza vuota.
Namjoon scosse il capo :-Pare di no-.
Improvvisamente una ragazza entrò correndo nella sala, non si accorse della presenza dei ragazzi e si scontrò contro la schiena di Yoongi, il quale si voltò per vedere chi fosse la persona che era andata a sbattere contro di lui.
-Oh... Mi scusi davvero tanto io non...- la ragazza aveva la voce tremante.
-Non si preoccupi, non è successo niente- si limitò a rispondere Yoongi.
Si scostarono tutti per far passare la ragazza che, una volta dentro alla stanza, posò una valigetta sopra una postazione da trucco e si voltò verso i ragazzi.
-Scusate se vi abbiamo fatto attendere, il personale era occupato a controllare le luci con il fotografo e...-
-Non c'è davvero nessun problema, anche noi siamo qui da poco- rispose Namjoon con voce calma.
Osservò attentamente la ragazza, gli era stranamente familiare e iniziò a pensare a dove potesse averla vista.
Lei, dal canto suo, era occupata a far accomodare i membri del gruppo alle loro postazioni mentre si legava i boccolosi capelli rosa.
Namjoon fu riportato alla realtà quando sentì una voce chiamarlo.
-RM! Ci sei? A che pensavi?- chiese Taehyung che era già seduto alla sua sedia.
Namjoon notò la ragazza in piedi di fronte a lui con espressione imbarazzata, sicuramente aveva cercato di attirare la sua attenzione per farlo accomodare, era rimasto l'unico in piedi al centro della stanza.
Non si era nemmeno accorto che gli altri truccatori e i costumisti erano già arrivati.
Il manager fece il suo ingresso nella sala e si diresse immediatamente verso la ragazza dai capelli rosa.
- E' lei la signorina Choi Mi-Yon?- chiese.
Namjoon voltò la testa di scatto, il suo sguardo si spostò rapidamente dal manager alla ragazza ancora ferma di fronte a lui, fu in quel momento che notò i suoi bellissimi occhi grigi.
-Sì, sono io- rispose la giovane.
-Ah bene! Ragazzi un attimo di attenzione per favore, questa ragazza sarà la vostra truccatrice per concerti e servizi fotografici, rassegne stampa e cose di questo tipo- spiegò il manager :- Sarà con voi molto spesso e ci tenevo a presentarvela- continuò sorridendo.
I ragazzi si alzarono e le rivolsero un educatissimo inchino, Namjoon era ancora immobile con gli occhi sbarrati, non poteva crederci.
Era davvero lei, dopo tutto quel tempo!
Sembrava non averlo riconosciuto ma era evidente che fosse così, lui era cambiato moltissimo nel corso del tempo.
La ragazza si sistemò al suo fianco sinistro, era mancina dunque, un set di pennelli legato alla vita e un fondotinta liquido fra le mani.
Iniziò a truccarlo, il suo tocco era delicato e piacevole, Namjoon chiuse gli occhi e iniziò lentamente a rilassarsi mentre la spugnetta in lattice picchiettava dolcemente la sua fronte e le tempie.
Notò come Mi-Yon sintonizzava il proprio respiro al suo e come le sue mani affusolate avessero quasi timore nel toccare il viso del ragazzo.
Era talmente impaziente di poterle parlare che per un attimo si scordò di dove fosse.
La ragazza fece scorrere la spugnetta verso le guance e il naso di Namjoon, il modo in cui picchiettava il prodotto era sapiente e fluido, il ragazzo non poteva fare a meno di chiedersi come fosse finita a praticare un lavoro come quello.
Ovviamente aveva studiato per farlo, lo sapeva, però c'era qualcosa che lo sorprendeva.



Il servizio fotografico finì abbastanza tardi, i ragazzi uscirono dall'edificio e si resero conto che aveva iniziato a piovere.
Salirono di fretta in auto scortati dal manager e da un paio di guardie di sicurezza ma Namjoon si bloccò, aveva notato Mi-Yon con la valigetta sopra la testa nel tentativo di ripararsi dalla pioggia improvvisa.
-RM muoviti! Se tieni lo sportello aperto entra la pioggia- gli intimò Jin.
Namjoon lanciò un'ultima fugace occhiata in direzione di Mi-Yon, i loro sguardi si incrociarono per un breve istante prima che, anche lui, salisse a bordo dell'auto.
-RM è strano oggi... Non sembra lui- commentò Jungkook.
Namjoon guardava fuori dal finestrino, non prestava nemmeno particolare attenzione a ciò che i ragazzi dicevano, osservava le gocce di pioggia scivolare rapidamente sul vetro, si mise a pensare a mille cose e ritornò indietro con la mente a quando incontrò Mi-Yon, era un giorno di pioggia tale e quale a quello, lei non aveva l'ombrello...
-E' inutile, non ci sta nemmeno ascoltando- sbottò Yoongi.
Namjoon si destò dalla sua trance e tornò ad osservare i membri del gruppo.
-Mh?-
-Stavamo solo notando che oggi sembri su un altro pianeta- ripeté tranquillamente Taehyung.
-Forse... Sono stanco- rispose il venticinquenne.
-E' vero che è stata una giornata lunga oggi- concordò Hoseok.
-Non vedo l'ora di mettermi a letto- sbuffò Jungkook.
-E pensare che è stata comunque una giornata leggera rispetto a quelle che avete solitamente- commentò il manager.
-Sì ma è stata comunque faticosa- incalzò Jimin osservando anche lui la pioggia fuori dal finestrino.
-La ragazza che ci farà da truccatrice per gli eventi...- iniziò Namjoon rompendo il silenzio all'interno dell'auto :-Come la conosce?- chiese al manager.
L'uomo fece spallucce :-E' la figlia di un'amica di famiglia, mi ha detto che è una vostra fan e che cercava lavoro, per casualità ho scoperto che oggi si sarebbe occupata del trucco per il servizio fotografico e ho pensato che non poteva certo essere una coincidenza. Ho preso due piccioni con una fava-.
Namjoon sollevò un sopracciglio :-Una fan?-
Il manager sorrise :-Sì, specialmente tua Namjoon, sua madre mi ha raccontato che non si perde un' intervista-
Il ragazzo arrossì senza rendersene conto, probabilmente allora lei si ricordava!
Poi ci pensò, non c'era bisogno che si ricordasse, il suo nome e cognome erano di pubblico dominio e anche le sue foto da bambino, probabilmente aveva sempre saputo chi aveva di fronte quel giorno.
-Come mai ti interessa tanto?- chiese Jin.
RM alzò lo sguardo, improvvisamente il soffitto dell'auto era molto interessante, sperava di poter evitare una risposta ma, quando tornò a guardare di fronte a sé, notò che gli altri membri del gruppo lo stavano fissando.
-No, niente... Volevo solo...- cercò di improvvisare una risposta ma non gli usciva nulla di sensato.
Il fatto è che nemmeno lui sapeva perché gli interessasse così tanto, in fondo quella ragazza l'aveva vista una volta quando era piccolo e poi più nulla per quattordici lunghi anni, non erano amici, non erano nemmeno conoscenti, eppure avvertiva un senso di familiarità quando era vicino a lei.
Era come se sentisse di conoscerla da una vita pur avendoci parlato un'unica volta.
-Ti ascoltiamo- insistette Jimin.
Yoongi guardava fuori dal finestrino, era più discreto degli altri e non aveva interesse nel mettere a disagio Namjoon.
-Non mi interessa. Solo che volevo sapere come mai abbiamo cambiato entourage di truccatori, tutto qui- disse con tono deciso.
La risposta sembrò soddisfare parzialmente gli altri che, seppur a fatica, iniziarono nuovamente a parlare fra loro del più e del meno.
Namjoon tornò a fissare il paesaggio fuori dal finestrino, la mente affollata di pensieri e la vista annebbiata dalla stanchezza.
Per quanto ci provasse non riusciva a togliersi dalla testa Mi-Yon e i suoi penetranti occhi grigi, forse era la questione irrisolta fra loro che lo spingeva a pensare a lei così tanto ma non riusciva comunque a vederci un senso.
Non sapeva spiegarsi cosa lo spingesse a dare così tanta importanza a una ragazzina che faceva parte di un minuscolo frammento del suo passato.


Una volta giunto nella sua camera, prima di cedere al sonno, Namjoon accese il computer e iniziò a girovagare un po' sul web in cerca di cose interessanti e di una distrazione dai pensieri che lo tormentavano.
Non sentiva i morsi della fame, era troppo stanco per mangiare qualsiasi cosa ma si sforzò comunque di assaggiare del kimchi che Jin gli aveva portato in stanza.
Alla fine ne mangiò più della metà.
Doveva effettivamente mangiare se voleva essere in forma il giorno seguente, inoltre non voleva certo sorbirsi le lamentele di Jin sul fatto che non aveva cenato, sarebbe stato estenuante e aveva accumulato sin troppo stress in quei giorni.
Prese la ciotola mezza vuota e si diresse in cucina per ripulire i suoi piatti sporchi.
Lavò tranquillamente la ciotola e la ripose al suo posto, tornò in camera sua con passo strascicato, era pronto per mettersi a letto e lasciarsi cullare dal dolce rumore della pioggia che batteva delicatamente sulla sua finestra creando un'armonia quasi eterea.
S'infilò rapidamente il pigiama e si mise sotto alle coperte, venne avvolto immediatamente da un caldo tepore che lo fece rilassare in fretta.
Piano piano i muscoli del suo corpo iniziarono a sciogliersi uno ad uno, prima i piedi, poi le gambe, il torso, le spalle e così via.
I suoi occhi si fecero sempre più pesanti finché, finalmente, non si addormentò.
Sognò di danzare sotto alla pioggia, fra le braccia teneva una donna dai lunghi capelli neri, non riusciva a vedere il suo volto ma poteva vedere chiaramente cosa indossava: converse alte di colore rosso, jeans e una t-shirt bianca.
Si svegliò più sereno che mai e pronto per iniziare una nuova giornata con la mente più libera e leggera.
Dormire in modo così pacifico gli aveva giovato più di quel che potesse immaginare, l'immagine del sogno faceva capolino ogni tanto fra i suoi pensieri ma non si sentiva affatto appesantito da ciò, anzi gli faceva piacere!
Quel sogno lo aveva lasciato con una sensazione così positiva e rasserenante che non gli dispiaceva averlo in testa ancora per un po' prima di scordarsene del tutto.
Qualche particolare era già sfuggito alla sua memoria ma quel ballo liberatorio sotto alla pioggia e la tranquillità che gli aveva donato erano ancora lì.
Quel giorno sarebbe dovuto andare allo studio di registrazione per provare alcuni testi a cui stava lavorando, gli altri ragazzi invece avrebbero avuto il giorno libero.
Namjoon sapeva benissimo che, con ogni probabilità, avrebbero dormito per la più parte della giornata e non poteva certo biasimarli.
Si vestì, fece colazione e raggiunse il suo manager che lo aspettava tranquillamente alla porta con tanto di scorta e auto parcheggiata.
Raggiunsero lo studio in un batter di ciglia e Namjoon dovette subito mettersi all'opera, aveva diverse cose da fare e il tempo era un fattore fondamentale.
Riuscì ad ottenere una breve pausa durante la quale ne approfittò per andare in bagno e bere un caffè, mentre osservava il liquido amaro danzare all'interno del bicchiere ad ogni suo movimento non poté non pensare di nuovo al suo sogno.
Senza sapere bene quale fosse la connessione mentale che lo portò a tale pensiero iniziò a sviare verso altri ragionamenti finché il viso di Mi-Yon non gli apparve di prepotenza sovrastando gli altri pensieri.
Sospirò :-Ma perché non posso smettere di pensarci?- si chiese infastidito.
Finì di bere il suo caffè che, immediatamente, lo avvolse con un'ondata di calore che avvampò lungo tutto il corpo del ragazzo.
Le bevande calde erano sempre una botta di energia quando era freddo, Namjoon adorava bere caffè proprio per la scarica di adrenalina che gli donava.
Ritornò in studio con la mente un po' meno offuscata e si concentrò lavorando duramente per ore.
Quando terminò tornò a casa e trovò i suoi amici seduti sul divano a parlare animatamente, si tolse scarpe e cappotto.
-Com'è andata?- chiese Jungkook con un sorriso radioso.
Namjoon gli diede una pacca sulla spalla e posò il proprio zaino a terra.
-Bene, ho lavorato parecchio ma ne è valsa la pena- rispose fiero il leader del gruppo.
Jimin gli fece spazio sul divano.
-Ora che siamo soli...- iniziò Taehyung :-Perché non ci dici che cosa ti tormenta da ieri?-
RM scosse il capo :-Non mi tormenta nulla V-.
-Puoi continuare a ripeterlo quanto vuoi ma, personalmente, io non ci credo- asserì l'altro alzando gli occhi al cielo.
Tae era un ragazzo energico, sapeva come ottenere ciò che voleva e quello che voleva erano informazioni.
Anche un cieco si sarebbe accorto dell'improvviso cambiamento di Namjoon, più che curioso diciamo che Taehyung era preoccupato.
Non sapeva cosa affliggesse così tanto RM e non sapeva nemmeno come poterlo aiutare, fra i membri del gruppo non c'erano mai stati segreti anche perché è difficile tenere un segreto quando vivi a strettissimo contatto con altre sei persone e passi con loro quasi ogni minuto del giorno.
Il fatto che Namjoon si negasse a parlare lasciava perplessi anche gli altri, il loro leader era sempre stato per tutti un punto di riferimento e, come Jin, era considerato un po' il genitore del gruppo.
Vederlo così strano aveva gettato i ragazzi in allarme, il fatto che non volesse parlarne li agitava quindi più del dovuto.
-Hai iniziato a comportarti in modo strano da quando il manager ci ha presentato quella ragazza- commentò Hoseok.
-Non capisco di cosa stiate parlando- continuò Namjoon.
Scoppiò a ridere sciogliendo la tensione che si era creata :-Vi state facendo davvero dei film, non mi comporto in modo strano, vi assicuro che va tutto benissimo sono solo un po' stanco per via dell'agenda frenetica di questo periodo... Penso sia normale, no?-
Nella stanza calò il silenzio.
-Anche io posso stancarmi a volte, lo sapete benissimo... Questo non vuol dire che io non stia bene, semplicemente mi sento un po' più fiacco del solito- continuò sorridendo.
-Se è solo questo va bene...- mormorò Jin.
Gli altri annuirono, finalmente Namjoon sentiva di averli convinti.
Non voleva parlarne con i suoi amici, non perché non si fidasse di loro ma semplicemente perché non era chiaro nemmeno a lui di cosa effettivamente dovesse parlare.
Non c'era molto da dire sulla questione e, quel poco che c'era da dire, non era rilevante né tantomeno interessante.
Decise che, per ora, avrebbe tenuto il segreto e avrebbe continuato a sognare la pioggia.










   
 
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