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Autore: The_Others    10/10/2019    0 recensioni
Quattro ragazzi di Kanagawa ricevono delle strane visite da parte di persone mai viste ma dall'aria familiare.
E' l'inizio di un'assurda avventura che stravolgerà le loro vite!
Genere: Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akira Sendoh, Kiminobu Kogure, Nobunaga Kiyota, Toru Hanagata
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Bee: -Ok ehmmm comincia tu che quando io comincio ste cose sembro a una riuniione degli Alcolisti Anonimi “Ciao, sono Bee, non combino stronzate da tre minuti”

Orzoro: -Ciao, sono Orzoro e sono nato per fare danni.

Bee: -...e siccome Mignolo col Prof non lo mandano in onda da secoli abbiamo fondato la nostra associazione a delinquere, con black jack e squillo di lusso.

Mitsui da dietro le quinte: -Abbiamo il panico da palcoscenico?

Orzoro: /cade dal palco e si rialza guardandosi intorno/ -Nessun panico!

Bee: -Ti aiuterei a risalire ma non voglio peggiorare la situazione.

Orzoro: /sale facendo finta che non sia successo nulla/ -Non sono mica caduto io, solo dal tavolo da piccolo.

Bee: -Ma dai, io invece venivo cullata vicino al muro!

Bee: -Ehm... ci stanno fissando tutti. Date le premesse, siore e siori, potete star certi che questa storia vi farà lasciare i neuroni sul comodino!

Orzoro: -Buon divertimento!

Bee: (sussurra) -Ce l'abbiamo fatta, adesso cerchiamo di uscire con stile- /scivola su una buccia di banana/ -GORILLAAA!

 

 

 

 

 

-Kogure Kiminobu.- chiamò il preside dalla soglia della classe. Kogure alzò la testa, curioso e stupito. -Sì, signore?

-Seguimi in presidenza, prego.- Kogure sbiancò e cercò Akagi con lo sguardo. L'amico fece spallucce e gesticolò di nascosto per incitarlo alla calma: la certezza che il buon Quattrocchi non fosse responsabile di nessun guaio faceva solo pensare al peggio.

Kogure seguì il preside lungo i corridoi, e l'uomo provvide subito a tranquillizzarlo: -Ha chiesto di te una professoressa di una prestigiosa scuola della Gran Bretagna, a quanto pare intendono proporti una borsa di studio. Eccoci.- il preside aprì la porta della presidenza e lasciò entrare Kogure, che fissò subito lo sguardo sulla bella donna dai capelli rossi che sedeva sulla poltrona girevole.

Vi fu un attimo di sospensione: la rossa sembrava divertirsi un mondo a ruotare a destra e a sinistra, come se non l'avesse mai fatto prima, e per un istante Kogure rimase un po' smarrito. Non aveva mai visto prima quella donna in vita sua, ne era certo, eppure avvertiva uno strano senso di familiarità, come se fossero vecchi amici.

-Ehm... good morning, ma'am.- disse in inglese.

-Ciao, tu devi essere Kogure, giusto?- rispose lei in un giapponese perfetto, anche se lievemente antiquato, -Possiamo parlare nella tua lingua, tranquillo. Siediti pure.- Kogure obbedì, e quando posò lo sguardo sul poggiamano della scrivania il suo cuore ebbe un sussulto.

C'era una lettera, lì, proprio al centro.

Una lettera in carta pressata, con un sigillo di ceralacca a tenerla chiusa.

Sul sigillo campeggiava una grossa H, circondata da uno stemma araldico non ben definito.

-È una presa in giro?- chiese Kogure.

-No, per niente.- rispose la donna, riavviandosi i capelli dietro un orecchio, -Mi chiamo Ginevra Weasley, probabilmente hai sentito parlare di me. Sono qui per comunicarti che sei stato ammesso alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.- sorrise.

Kogure non rispose al sorriso. Disse: -Ho quasi diciotto anni. La lettera arriva prima degli undici.

-C'è stato un ripescaggio a seguito di alcuni... ehm... problemi burocratici.

-Che problemi burocratici?

-Qui in Giappone, come da noi in Gran Bretagna qualche decennio fa, per alcuni anni ci sono stati del problemi al vertice. Una setta di maghi oscuri si è opposta all'ammissione dei Nati Babbani e i registri erano andati perduti, poi c'è stato un rovesciamento di governo.- Kogure ascoltava con attenzione, cercando di mantenere un sano scetticismo. Ginny proseguì: -La vecchia dinastia imperiale era vittima della Maledizione Imperius, immagino tu sappia di cosa sto parlando...

-Certo che sì.- rispose Kogure. Ginny sorrise: -Devo dire che quella fuga di notizie ci sta semplificando i contatti con i Nati Babbani... comunque. La Resistenza ha deposto Akihito nel 2019, e da allora si sono impegnati nel rifare il censimento dei Nati Babbani.

-Hogwarts ammette solo studenti provenienti dalla Gran Bretagna. Io dovrei frequentare la scuola di Mahoutokoro, semmai.

-Purtroppo la scuola di Mahoutokoro è andata distrutta durante la Guerra di Indipendenza Magica. Si pensava di riuscire a ricostruirla, ma purtroppo i lavori sono ingenti. Perciò, si è stabilito di selezionare alcuni studenti e di mandarli a scuola all'estero, per velocizzarne l'inserimento.

-Come la mettiamo con l'età? Non pretenderete che io stia in classe con dei bambini di undici anni?

-Naturalmente no. Insieme ai tuoi compagni, che hanno all'incirca la tua età, frequenterete dei corsi di avvicinamento, e ripartirete dal quinto anno.

-Come la mettiamo con la barriera linguistica? Io me la cavo con l'inglese, ma dubito di poter seguire delle intere lezioni in inglese, soprattutto se devo farmi praticamente cinque anni in uno.

-Per questo non c'è problema. Hai mai sentito parlare del Babel Fish?- Kogure trasecolò: -Ma quella è un'invenzione dello scrittore Douglas Adams!

-Voi Babbani ne siete venuti a conoscenza tramite lui, certo, ma...

-Oh, porca pupazza, è un mago?!- Ginny si limitò a sorridere. Kogure rimase a bocca aperta; aveva così tante domande che si sentiva scoppiare la testa, e fiato per nessuna.

-Hai l'aria di uno che saprebbe come utilizzare un Pensatoio...- disse Ginny.

-Sì, decisamente.

-Se deciderai di studiare da noi, un incaricato locale del Ministero della Magia andrà dai tuoi genitori a spiegare loro la questione. Come già saprai, l'anno scolastico comincia il primo settembre, l'Espresso di Hogwarts parte da King's Cross a Londra...

-Alle undici in punto, dal binario nove e tre quarti.- concluse per lei Kogure, poi scoppiò in lacrime.

 

 

-Quella donna non smette di seguirmi...- bofonchiò Hanagata, rivolgendosi a Fujima.

-Sì, l'ho notato.- rispose il compagno di squadra, -Non sta facendo nulla per nascondersi. Perché non vai a chiederle cosa diavolo vuole?

-Sai che ti dico? Hai ragione.- Hanagata si alzò dal tavolino del bar a cui stava consumando una tardiva merenda e si diresse a passo deciso verso la donna.

-Ehi!- disse, -È tutto il giorno che mi segue! Posso sapere cosa vuole da me?- la donna sorrise, mostrando un sorriso perfetto. Era un'occidentale dai capelli castani raccolti in un severo chignon, e l'unico segno di stanchezza che mostrava era una ciocca crespa sfuggita al controllo dell'elastico e delle forcine, sulla nuca.

-Ciao. Tu sei Toru Hanagata, non è vero? Hermione Granger, attachée del Ministero della Magia inglese per i Rapporti Internazionali.

-Mi prende per il culo?

-No, ragazzo. C'è un posto tranquillo dove possiamo parlare?

-Se lei è Hermione Granger, saprà benissimo fare in modo che nessuno ci senta, senza che ci muoviamo di qui.-Hanagata incrociò le braccia; Hermione lo guardò con aria di sfida, sembrò indecisa per un istante poi la sua mano raggiunse la borsetta di perline. Estrasse una bacchetta che pareva troppo lunga per starci, e Hanagata ebbe un momento per pensare “Incantesimo Estensivo Irriconoscibile” prima di sentirla mormorare: -Muffliato. Repello Babbanum.- Hanagata sbarrò gli occhi e gli occhiali gli scivolarono sul naso.

-Sei ancora convinto che, per usare le tue parole, io ti stia “prendendo per il culo”?- Hanagata si girò verso destra. Di fianco a lui c'era un fruttivendolo, e gli urlò in un orecchio; l'uomo non fece una piega e continuò a sistemare un cesto di pere. Si voltò verso Fujima, ma l'amico pareva immerso nella lettura di un volantino pubblicitario e non si voltò neanche quando Hanagata chiamò a gran voce il suo nome.

-Ok, non mi sta prendendo in giro.- decretò, moderando i termini. Pareva davvero essere di fronte al primo personaggio letterario con cui aveva immaginato di uscire, salvo poi ripiegare su fantasie molto meno innocenti su Viktor Krum.

-Bene, è un passo avanti. Sono qui per conto del Comitato Internazionale per la Magistruzione. Il tuo nome è stato ripescato da alcuni registri di Nati Babbani che abbiamo trovato nei sotterranei del Ministero della Magia giapponese. Se vorrai, ti proponiamo di partecipare ad un triennio di studi magici presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts nell'ambito di un programma di studio per giovani streghe e maghe stranieri che non hanno potuto frequentare i corsi per vari motivi. Il programma di studio si chiama YMCA, Young Magical Courses Abroad.

-Mi sta dicendo che posso andare a Hogwarts?!- chiese Hanagata.

-Esatto. Questa è la tua lettera.- Hermione estrasse dalla borsetta una busta in carta di stoffa, e Hanagata chiese: -Ma non erano di pergamena?

-Ci hanno giustamente fatto notare che non è propriamente etico. Luna Lovegood ha fatto una campagna contro la pergamena e ci siamo dovuti convertire a mezzi più ecologici per mantenere l'opinione pubblica favorevole.

-In effetti ha ragione.- concordò Hanagata, poi aprì la busta e la lesse con avidità. Hermione sorrideva, di fronte a lui.

-Sono pronto a partire.- dichiarò dopo la terza rilettura. Hermione rise: -Con calma, Toru. Un incaricato parlerà con i tuoi genitori che firmeranno il permesso, poi potrai raggiungere i tuoi futuri compagni di scuola a Londra il primo settembre.

-Dove posso comprare la roba?

-C'è un negozio di esoterismo a Tokyo, si chiama Books from Beyond. Mostra loro la tua lettera e ti forniranno tutto ciò di cui hai bisogno.- Hanagata annuì, cercando di memorizzare il nome del negozio. Poi, titubante, si chinò e strinse Hermione in un abbraccio: -Mi lasci dire che da bambino ero innamorato di lei. E poi mi sono innamorato un po' di Viktor Krum. Pensa che ci sia la possibilità di incontrarlo?

-Se dovesse passare a Londra gli farò un fischio.

-Grazie. Grazie, grazie, grazie per questa magnifica opportunità! Ohhh, spero di essere Smistato a Corvonero! Grazie!- disse Hanagata, sincero, inchinandosi profusamente più volte; rilesse la lettera, saltellò di gioia, annusò l'odore dell'inchiostro, baciò il sigillo in ceralacca con il logo di Hogwarts. Poi, esternati tutti i sentimenti esternabili, svenne.

 

L’allenamento al Kainan si stava svolgendo in maniera consueta, la matricola più rumorosa era anche quella più talentuosa. In un angolo c’era un tipo strano, un uomo dai capelli rossi appoggiato ad una colonna nel pubblico. Sembrava attendere qualcosa o qualcuno, sembrava quasi una nota stonata in quella scuola giapponese, alto allampanato, i lineamenti chiaramente occidentali grandi occhi blu e i capelli rosso fiamma, leggermente sfumati sulle tempie; batté a terra il piede e cercò di non innervosirsi. Il ragazzo che stava osservando era rumoroso e sembra molto bravo in quello che sta facendo, anche se lui ancora non capiva bene quel tipo di sport. Quando finirono, mentre stavano andando verso gli spogliatoi il rosso si mosse e si parò davanti al ragazzino.
-Nobunaga Kiyota?- chiese e la matricola gonfiò il petto -In persona vecchia scimma rossa- la risposta intraprendente fece sorridere l’uomo.
-Dobbiamo parlare in privato. Ho il permesso del tuo allenatore, seguimi.- Il ragazzo con atteggiamento guardingo seguì lo sconosciuto nell’ufficio del coach.
-Cosa vuole da me?- chiese muovendosi con fare iperattivo innervosendo definitivamente l’uomo.
-Siediti, mi stai irritando, e devo parlarti di una cosa seria- prese la bacchetta e chiuse la porta con un incanto non verbale.
Prese da una tasca una lettera chiusa con la ceralacca e uno stemma diviso in quattro parti.
-E questa cosa?- stava guardando la porta che si chiudeva da sola e si fermò, non andandosi ancora a sedere, impalato nel mezzo dell’ufficio a guardare la porta.
L’adulto comincia a dare segni d’impazienza a sua volta -Ora ti siedi e mi ascolti non ho tutto il giorno- Il ragazzino si sedette scompostamente sulla sedia.
-Dopo tutto il casino coi ministeri e la vostra Mahoutokoro rasa al suolo e la stirpe imperiale sotto Imperius il registro dei nati Babbani è andato perso, ma tu ragazzino potrai frequentare Hogwarts
dal primo settembre.- L’uomo parlò con tono spazientito e guardava con aria truce il ragazzino che spalancò gli occhi violetti; aprì e chiuse la bocca un paio di volte mentre riceveva la lettera che impazientemente aprì.
-Signor Kiyota Nobunaga siamo lieti di informarla… bla bla bla… Dov’è la telecamera? - chiese e in cambio ricevette un’occhiata truce dall'adulto.
-Se non la smetti ti schianto. Dei, quando Herm mi fa gli occhi dolci, miseriaccia, devo fare attenzione che poi mi ritrovo davanti a bambinetti nati Babbani insopportabili- borbottò per poi aggiungere: -Sono Ronald Weasley sono qua per spiegarti che sei un mago nato Babbano e per problemi tecnici ti offriamo di venire ad Hogwarts-
Lo stupore si disegnò sul volto del numero dieci del Kainan: -Quindi tu sei, cioè lei è… e io sono, e il primo settembre?-
-Un delegato del Ministero della Magia andrà a spiegare tutto ai tuoi genitori, partirai per Hogwarts ci sarà un primo periodo di assestamento e vedremo poi da che anno farti iniziare.- Spiegò facendo un’espressione perplessa.
-Spero siano più chiari di te, testa rossa, io odio le teste rosse- il ragazzo guardò con aria truce l’uomo. Che si smaterializzò lasciandolo chiuso nell’ufficio dell’allenatore. Per fortuna del ragazzo verso le 21 il guardiano notturno della scuola, notando le luci accese andò a liberare il ragazzo che ancora indossava la divisa da allenamento, e trovò il telefono pieno di chiamate dei genitori e messaggi più o meno minatori degli stessi.

 

Canticchiava con il secchio in una mano, la canna da pesca chiusa nella sacca, l’alba di Kanagawa illuminava la spiaggia, i capelli acconciati come sempre, aculei che sfidavano la forza di gravità, e il sorriso d’ordinanza. Il ragazzo raggiunse il molo dove abitualmente pescava ma c'erano tre uomini, e allora si diresse sulla spiaggia e cominciò a preparare il proprio armamentario: finì di montare la canna da pesca, aprì il piccolo sgabello e riempì il secchio di acqua marina.
Preparò l’esca che mette in cima alla lenza, pigramente come il sole che nasceva alle quattro e mezza di quella mattina. La fortuna sembrava accompagnarlo: riuscì a pescare un pesce di medie dimensioni che si ritrovò a nuotare nel secchio.
-Ehi amico, stai un po’ qua con me, poi ti lascio tornare a casa- Sulla spiaggia c’era una donna bionda che ballava seguendo una musica che nessuno può sentire. Un sorriso sulle labbra mentre raggiunge il ragazzo intento a pescare. Si avvicinò al secchio e si rivolse al pesce che c’era dentro: -Oh Gilbert, che mi racconti?
-Non sono Gilbert, sono Akira- rispose per poi coprire uno sbadiglio con la mano.
-Oh, parlavo con il Gorgosporo che hai pescato- la donna aveva dei rapanelli che le pendevano dalle orecchie e una collana di tappi che brillavano alla luce del sole nascente e che catalizzarono lo sguardo del pescatore.
-Gorgoche? - chiese mentre il sorriso non lasciava le sue labbra. La donna continuò a girare su se stessa per qualche minuto mentre lui la studiava ignorando la canna da pesca, la lenza si spezzò ma lui sembrava rapito da quella che continuava a fare stranezze mentre parlava da sola. Si bloccò dal suo ballo su musica che poteva sentire solo lei e fece un profondo inchino.
-Sto cercando Sendoh Akira al molo della spiaggia di Kanagawa- prese una lettera e controllò quello che c’era scritto per poi porgerla al ragazzo.
-Sono io, signora.- disse il ragazzo e lei gli sorrise, lo sguardo perso di qualcuno a cui manca qualche ora ogni giorno, altro che qualche venerdì.
-Allora Sendoh è il tuo nome? - chiese lei che indossava un abitino di un bellissimo verde lime che le copriva le forme da adulta anche se sembrava persa come una bambina.
-No è il mio cognome signora, il mio nome è Akira- le disse e lei sorrise ancora aspettando che lui prendesse la lettera, cosa che finalmente lui fece con espressione esterrefatta: guardò la busta, lo stemma in ceralacca, la aprì e cominciò a leggere con aria stupita.
-Caro Akira, io sono Luna Lovegood, sono incaricata dal Ministero della Magia inglese e da quello giapponese di invitarti allo YMCA, uno scambio culturale per giovani maghi. Purtroppo il vecchio imperatore aveva troppi Nargilli per la testa e quindi un mago oscuro gli ha potuto sussurrare di distruggere i registri dei nomi dei maghi giapponesi nati Babbani, il tuo nome però è stato trovato in un libro rinvenuto dopo l’abdicazione del vecchio Imperatore, come se questo avesse spezzato la maledizione.- Il pescatore ascoltò la donna in silenzio i grandi occhi spalancati e stupiti le fece un cenno con la testa e lei sorrise: -Gilbert mi ha detto che sei un bravo ragazzo, comunque degli impiegati del Ministero andranno a spiegare tutto ai tuoi genitori, ma tu sei invitato ad arrivare ad Hogwarts il primo settembre, per le cose di scuola ci pensano gli addetti con i tuoi genitori, e adesso balla con me che gli spiriti dei Nargilli ribelli ti stiano alla larga.- il ragazzo non riuscì a proferire parola e si ritrovò in mezzo alla spiaggia a ballare con una donna che aveva tutta l’aria di essere folle, ma la lettera che gli aveva dato era molto esplicita, e lui fremette, sperando di non svegliarsi.
-Ci sarò, voglio prendere il treno e il Quidditch e la Scozia, e poi le case, e la magia, la magia, ora mi spiego come i miei capelli stiano sempre come voglio- lei lo guardò sorridendo con aria materna.
-Li hai addestrati, oh sarai un grande mago.- Rimasero là sulla spiaggia ancora un po’ quando lei gli prese la mano e lo trascinò quasi via, lui riuscì in qualche modo a recuperare le sue cose.
Lei saltellò tenendo la mano del ragazzo così tanto più alto di lei.
Camminarono per le strade ed ad un certo punto lei lo abbracciò e lui si sentì trascinato altrove. Si ritrovò davanti ad un negozio esoterico in piena Tokyo, anche se lui non era sicuro di cosa fosse successo. La donna diede ad un addetto la lettera.
-Akira mi stai simpatico, voglio regalarti un animale. Gatto, topo, rospo o gufo, fa la tua scelta, l’amico del cuore sceglierai, e sarà con te a scuola. Poi sarai con i miei figli oh, che bello- saltellò come una bambina e lui sembrava contagiato dalla sua idiozia.
-Un gatto, quel gatto- indicò un gatto nero con degli occhi magnifici, magnetici di un colore inusuale, erano blu, ma sembrava quel blu ceramica che al sole sembra prendere sfumature violette.
Lei batté le mani e mise tutti gli acquisti in una busta che aveva le dimensioni di un portafoglio facendo spalancare gli occhi scuri del play del Ryonan, che teneva il trasportino con il gatto in una mano, lei lo abbracciò di nuovo e si trovò in mezzo allo studio dei propri genitori. La madre non sembrava impressionata, era una donna dai lineamenti belli e delicati, mentre l’uomo con un fisico molto simile a quello del figlio, vestito con camice e mascherina, svenne sul posto. -Scusatelo, sa tutto, ma mio marito è così sensibile- si scusò la donna con un piccolo inchino.
Le due donne cominciarono a parlare fitto, mentre Akira cercava di far riprendere il padre: -Dai papà- lo richiama e l’uomo sembrò riprendersi, si mise a sedere a terra: -Akichan sei apparso nello studio insieme a una donna, non sono ancora abbastanza vecchio per diventare nonno- Akira rise di gusto all’affermazione del padre.
-Papà è per la scuola in Inghilterra… so che ve ne hanno parlato, non diventerai nonno, tranquillo- l’uomo sembrò rasserenarsi mentre il figlio aveva un’espressione allucinata, sia per le due donne che stavano conversando davanti ad un the, sia per il padre che pensava di diventare nonno; vennero interrotti dal miagolio del micio. I due aprirono il trasportino e il felino cominciò a miagolare rumorosamente come se avesse delle rimostranze da fare e a graffiare a destra e manca.
-Che caratterino, come lo chiamerai? - chiese il padre al figlio che dopo un po’ era riuscito a calmare il gatto che ora dormiva sornione tra le sue braccia fuseggiando rumorosamente.
-Penso di chiamarlo Kai, sembra un giocatore del Kainan- spiegò al padre che lo guardò stupito.
-Mi mancherai Akira- l’uomo lo abbracciò e il ragazzo lo lasciò fare, senza però smettere di tenere il gatto, che si strusciò piano contro il petto solido del giocatore di basket.
-Anche voi mi mancherete, ma capirò le cose che mi succedono intorno, e perché i miei capelli siano così- rispose il ragazzo. La mattina passò lenta, i coniugi Sendoh mandarono via i vari clienti con la scusa di materiale non funzionante riprogrammando tutti i loro impegni, per passare la giornata col figlio e con la loro gradita ospite.

   
 
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