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Autore: Steno    10/10/2019    1 recensioni
Nella città della notte eterna, la luce baluginante dei neon sorge sul compleanno di due ragazzi molto diversi fra loro. Quanto può cambiare la vita in ventiquattro ore? E quale mente sadica ha programmato un livello di lava con i geyser?
Ready?
Steady?
Go!
(Non ho un beta al momento, vi sarò eternamente grata se mi segnalerete eventuali errori)
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo racconto, come altri che sto scrivendo, sono ambientati in una città distopica dove il Sole non sorge mai. Grazie alla mia natura ossessivo compulsiva ho scritto pagine e pagine di world's building quindi se avete dubbi tempestatemi pure di domande. Vi basti sapere che ci sono sei grandi settori e delle zone di passaggio chiamate sfumature, verso il centro invece si trovano due cerchie.

 
Ready?
 
Copertina
 

Nella città della notte eterna di Nopturnia sorgeva un nuovo giorno...e quando dico sorgeva si fa per dire.
Nel distretto multicolore al centro della città un giovanotto si sta giusto svegliando nel giorno del suo compleanno…e quando dico giorno…avete capito.

 
Le stanze dei dormitori della Legacy High College erano in genere omologate per una persona, ma tutte avevano il bagno personale. Niente a che vedere con la sua stanza nel Settore Blu ma sicuramente meglio delle stanze condivise dell’Ather High School, un paio di isolati più in là. Voci di corridoio dicevano che i bagni erano divisi per piani. Ghitem rabbrividì solo all’idea.
Ad ogni modo, i suoi genitori avevano ottenuto di poter sostituire l’arredamento offerto dall’istituto e era stato loro concesso di assumere una cameriera che pulisse la sua stanza.
Ghitem rimirò il suo riflesso allo specchio un’ultima volta. Aveva indossato il giacchetto nuovo che i suoi genitori gli avevano regalato per il compleanno. Era meraviglioso, completamente nero in bio-pelle sintetica, innestata di fasce che risplendevano di blu alle luci neon. Quando il custode del dormitorio aveva bussato alla sua porta con il pacco quella mattina non poteva crederci.
Pigiò il pulsante alla destra dello specchio e la superficie riflettente sparì lasciando il posto alla chiamata in corso, dopo un secondo i suoi genitori apparvero sullo schermo. 
“Tesoro!” Trillò sua madre, doveva aver visitato nuovamente il suo centro ringiovanente di fiducia nel settore verde perché le rughe agli angoli degli occhi erano svanite “stai benissimo!”
“Buon compleanno figliolo!” Suo padre circondò le spalle della donna con un braccio per entrare meglio nell’inquadratura.
Anche loro indossavano i vestiti in bio-pelle all’ultima moda.
“Grazie! Il regalo è meraviglioso!” Fece un giro su sè stesso per farsi ammirare. 
“Stai benissimo piccolo mio, ricordati che abbiamo anche messo dei soldi sul tuo account, vatti a divertire con i tuoi amici,” disse sua madre.
“Ma non troppo!” Aggiunse suo padre con la sua potente risata.
Chiusa la chiamata Ghitem, afferrò la sua borsa sentendo l’adrenalina pompargli nelle vene, quel giorno diventava maggiorenne, erano mesi che aspettava quel momento. Sarebbe stata una giornata perfetta!
Uscendo dalla sua stanza con lo sguardo fisso sul suo palmare di ultima generazione urtò un altro corpo solido. 
La borsa gli cadde in terra e Ghitem fece una mezza acrobazia per riprendere il pad che gli era stato sbalzato dalle mani. Afferrato il costoso apparecchio, si voltò con intenti omicidi verso la figura in terra.
“Rubian!” Ragliò. “Maledizione! Vuoi stare attento?” 
Il ragazzo in terra non alzò neanche lo sguardo impegnato com’era a raccogliere uno stupido pad talmente vecchio che probabilmente risaliva a quando ancora esisteva la luce solare.
“Imbranato,” brontolò Ghitem prima di allontanarsi, neanche quello sfigato Rubian gli avrebbe rovinato il suo giorno perfetto. 
°°°°°
Rubian passò le dita sullo schermo del suo pad, una nuova ammaccatura era comparsa al lato. Una singola lacrima colpì il vetro prima che scuotesse la testa scacciando la tristezza. Quella mattina sua sorella gli aveva mandato un breve messaggio di auguri dicendogli che i suoi genitori erano di turno alla fabbrica e avrebbero provato a sentirlo nel pomeriggio. La sua famiglia era della Sfumatura viola-blu, nella zona del settore  manifatturiero, dove le fabbriche non chiudevano mai grazie ai turni rotatori degli operai. Per lo meno avevano la fortuna di condividere i turni; altre famiglie non erano altrettanto fortunate
Era il suo compleanno e probabilmente quelli sarebbero stati tutti gli auguri che avrebbe ricevuto.
Raccolse le sue cose con un macigno che gli pesava sul petto. In genere riusciva a farsi scorrere addosso le cose ma quel giorno si sentiva fragile. Si strinse nel giacchetto, probabilmente era troppo leggero per la stagione, ma era il suo preferito e voleva concedersi almeno quella piccola consolazione, a costo di rabbrividire di quando in quando.
Una vibrazione nella tasca lo informò di un messaggio. Spalancò gli occhi leggendo le poche righe, ci sarebbe stata un’altra gara al Game Over quella sera e volevano offrirgli un posto, correva da qualche mese ma, sebbene fosse abbastanza bravo, era sempre rimasto nella categoria delle corse minori. Non riusciva a credere alla sua fortuna.
Forse qual giorno non sarebbe stato così terribile in fin dei conti.
°°°°°
La sua scuola non era lontanissima dal dormitorio. All’inizio era stato strano abituarsi alle luci della zona multicolore, abituato com’era ai neon blu del suo distretto di origine; ma dopo un paio d’anni che si era trasferito gli sembrava naturale vedere le insegne di mille colori diversi disposte in parata lungo la strada. La moto sfrecciava leggerissima sull’asfalto e in breve entrò nel suo parcheggio riservato. 
“Ghitem!” L’urlo corale lo fece voltare, i suoi amici lo aspettavano in cima alle scale. Il ragazzo rimase a bocca aperta, gli avevano fatto un grosso striscione fluo e brillava della sua tonalità preferita di blu con scritto: -Happy Birthday-
Amelise gli corse incontro con i lunghi capelli neri che ondeggiavano dietro di lei e Ghitem spalancò le braccia prendendola al volo. Gli altri studenti confluirono ai loro lati abituati a quel tipo di scene ormai.
“Tanti auguri…” gli sussurrò in un orecchio prima di baciarlo, la ragazza, proveniente dal settore verde, era tutto ciò che Ghitem avrebbe potuto desiderare. Era bellissima, con dei lunghi capelli dorati che rilucevano di mille colori sotto le luci artificiali. All’inizio era un po’ reticente ad iniziare una relazione con lei, non gli erano mai andati a genio i verdi. Sembravano seriamente convinti che il destino della città dipendesse dalle loro ricerche e guardavano tutti dall’alto in basso. Invece  Amelise si era dimostrata altrettanto stufa dei suoi compatrioti e più volte gli aveva confessato che avrebbe preferito la morte che tornare nel Settore Verde dopo la scuola.
“Ma questa è la nuova giacca della collezione Mistic Blue, non è ancora in commercio, come sei riuscito ad averla?” Il ragazzo le sorrise, era semplicemente perfetto il modo in cui lei notava ogni suo nuovo acquisto e come fosse attenta al look pure con le sue risorse limitate, la sua famiglia era sicuramente benestante ma anche convinta che i soldi andassero investiti nel loro laboratorio e le fornivano una somma misera ogni mese per le sue spese.
“Un regalo dei miei,” mormorò spostandole una ciocca dietro l’orecchio.
“Hai dei genitori meravigliosi, l’ho sempre detto, mica come i miei che mi hanno regalato quella terribile collana auricolare in platino, come se bastasse un metallo prezioso per fare un gioiello!” 
“Ehi!” A parlare era stato il suo migliore amico, Andret, con i suoi assurdi occhiali da sole arancioni che toglieva raramente “Lasciane un po’ anche a me!” I due ragazzi si abbracciarono fraternamente. “Auguri vecchiaccio! Adesso sei penalmente perseguibile!” 
“Mi basterà dare la colpa a te!” 
“Ah è così? Potrei quasi pensare di tenermi il tuo regalo,” Andret gli sventolò dei biglietti sotto il naso. 
Ghitem lo guardò incredulo: “Non è possibile…quelli non saranno i biglietti per…?”
“Stasera,” gli sussurrò Amelise abbracciandolo da dietro. “E delle voci di corridoio millantano la presenza di Heartbreaker. Non è sicuro ma è confermato che gli organizzatori l’hanno invitata.” Il festeggiato li guardò senza parole.
“Ma voi siete matti! Costano una follia! E non ci faranno mai viaggiare da soli fuori dal settore multicolore!”
“Hai ragione, per questo mio fratello ci viene a prendere alle otto! Non c’è di che!” Andret sorrise compiaciuto che il loro regalo fosse stato tanto gradito. 
“Adesso andiamo, magari possiamo saltare la prima ora e inaugurare quel posticino riservato che abbiamo scoperto all’ultimo piano…” il tono carico di sottintesi di Amelise gli fece scendere una cascata di brividi lungo la schiena.
“Tu!” Abbaiò la ragazza con un tono del tutto diverso rivolta ad una figura che era rimasta in disparte, sua cugina Aymee si fece avanti esitante. “Prendi le nostre cose e portale in classe e attenta alle borse! Sono di marca!” 
Senza aggiungere altro il terzetto si allontanò lasciandola da sola con il mucchio di borse.
°°°°°
Aymee si morse il labbro: “Auguri Ghitem.” Mormorò al vuoto. 
Il cuore le doleva in modo insostenibile. Ogni volta che vedeva Ghitem e Amelise insieme le mancava il respiro, quando si baciavano aveva l’impressione che un ago arroventato le scavasse la carne.
Le era sempre piaciuto il ragazzo, sin da quando lo aveva incontrato tre anni prima, poi si era andato a mettere proprio con sua cugina, fra tutte le ragazze, l’ennesima beffa del fato.
Si abbandonò un attimo sul muretto cercando la forza di andare avanti, quel giorno sembrava particolarmente difficile. 
Svogliatamente prese il pad dalla tasca, già da un po’ stava vibrando ma con la fortuna che aveva sarebbe stato solo l’ennesimo messaggio di spam.
Invece una sorpresa l’attendeva. Ci sarebbe stata una gara quella sera. Aveva proprio bisogno di staccare un attimo la spina, fortuna che sua cugina si guardava bene dall’impicciarsi dei suoi ‘pomeriggi di studio’. 
   
 
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