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Autore: miss_MZ93    14/10/2019    1 recensioni
Il passato non è sempre stato facile per i nostri protagonisti.
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"Voglio che lo abbia tu"
Emilie guardava con attenzione il disegno sul foglio, incantata dai dettagli che Nathaniel era riuscito ad imprimere sulla carta. Con molta attenzione, la donna strappò il disegno dal blocco facendo attenzione che la colla non rovinasse il bordo del foglio.
"Sei davvero molto bravo, Nathaniel. Non permettere mai a nessuno di portarti via matita e blocco da disegno"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emilie Agreste, Nathanaël
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fin da piccolo aveva sempre avuto una grande passione per l’arte. Si dilettava nel disegnare i suoi genitori, gli amici o semplicemente la gente che passeggiava al parco. L’anziana signora che si occupava di lui quando aveva poco più di otto anni, aveva spesso fatto presente ai suoi genitori quanto lui fosse dotato di grande talento e lo aveva ribadito più volte fino a quando lasciò quella casa.
"Signori Kurtzberg, vostro figlio è incredibilmente portato per il disegno. Frequentare il liceo Françoise Dupont potrebbe essere la soluzione migliore per aiutarlo a sviluppare il suo grande potenziale"
Le parole della signora Marie avevano scalfito il percorso che i genitori di Nathaniel avevano pianificato dalla sua nascita. La madre aveva sempre desiderato avere un figlio che si dimostrasse essere un grande medico, per questo aveva regalato al dodicenne molti libri di anatomia e ricerche mediche. Eppure il padre ancora sperava che lui potesse intraprendere un percorso più vicino alla legge diventando avvocato e poco importava la parte che avrebbe impersonato, difensore o attaccante.
Alla fine dell’ennesima litigata, la madre era riuscita a convincere l’uomo ad abbandonare il suo sogno per appoggiare la sua decisione. Nathaniel sarebbe diventato un bravissimo medico, magari un chirurgo.
Quando però l’anziana signora iniziò a premere sulla coscienza dei genitori, questi si erano visti costretti ad accettare e sostenere il grande talento del figlio.
Tutto era successo quel martedì.
 
Era un pomeriggio di luglio, afoso, caldo ed incredibilmente soffocante. Nathaniel era riuscito ad evadere da quella casa, abbandonando Marie e sua madre, intente a litigare per l’ennesima volta. Ormai erano mesi che le due donne che più adorava non facevano altro che abbandonarsi a discussioni sul suo futuro. Inizialmente Nathaniel aveva apprezzato il tentativo della signora di occuparsi del suo futuro ma poi qualcosa era cambiato, lentamente e dolorosamente. Nathaniel aveva smesso di sperare che la madre cambiasse idea, aveva abbandonato il suo sogno di disegnare per qualche artista importante, aveva dimenticato cosa potesse significare per lui il disegno. La magia che sembrava avvolgerlo quando disegnava, quando pensava ad un soggetto che poi veniva dipinto dalla sua fedele compagna, la matita HB. Aveva sempre scelto quella tipologia di matita perché la trovava tremendamente adatta a sé. Il suo tratto, morbido ma netto, rappresentava perfettamente i soggetti che sceglieva di rappresentare.
Da ormai due mesi Nathaniel aveva perso l’abitudine di uscire di casa sorridente  con in mano il suo blocco notes e la sua HB. Quella giornata non era diversa dalle altre. Sua madre aveva iniziato a discutere animatamente con Marie qualche ora prima e nemmeno durante il pranzo avevano smesso di lanciarsi frecciatine sul futuro oscuro che avrebbe avvolto il giovane.
Il parco aveva segnato la sua unica via di fuga. Dopo aver finito di mangiare, aveva lasciato che le due donne si perdessero nuovamente nelle loro urla, preferendo la solitudine a tanta confusione. Era uscito dalla sala posteriore, lasciando un semplice biglietto sul frigorifero in cucina.
"Torno per cena. Nat”
Sintetico, privo di sentimenti, lapidario quasi. Nathaniel aveva perso anche la sua allegria, rifugiandosi sempre più nella timidezza e nella tristezza che lo caratterizzavano. Dopo pochi minuti, si era trovato all’ingresso del parco, dove madri e figli si stavano divertendo senza pensieri.
Il sorriso di quei bambini sembrava il riflesso di tutto ciò che era stata la sua infanzia ma più che essere felice per il quadro dolce che poteva vedere sulle altalene, la sua malinconia si accentuò sempre più.
Fu in quel momento che una donna attirò la sua attenzione. I suoi capelli biondi, abbastanza lunghi da ricadere morbidi sulle sue spalle, incorniciavano un viso sereno dai lineamenti dolci. Sembrava emanare una luce intensa, un calore che riusciva a scaldarti il cuore. La sua aura incantò il giovane Nathaniel che, ammaliato dal quel bagliore, iniziò a seguire quella donna solare ed allegra. La donna si fermava spesso a salutare la gente, lasciava che tutti la guardassero dolcemente. Entrò in un negozio molto carino, invaso da abiti lussuosi marchiati Agreste. Nathaniel conosceva bene quel nome, conosceva la loro storia e conosceva la loro fama. Gabriel Agreste aveva creato un impero di tessuti e moda che affascinava quel giovane. Ogni vestito erano il risultato di molte ore passate a disegnare forme di ogni tipologia, quelle che lui tanto amava.
In quel momento capì che la donna che aveva seguito nell’ultima mezz’ora, non poteva che essere Emilie Agreste, moglie dell’artista che lui venerava e madre di un ragazzo che aveva la sua età. Nathaniel iniziò a sentirsi spaesato, confuso dalla bellezza di quegli abiti che lo circondavano.
Emilie intanto si era accorta di un bambino dai capelli rossi che la stava seguendo da qualche tempo ma mai si sarebbe aspettata ciò che da lì a qualche minuto sarebbe successo.
Nathaniel continuò a seguire la donna, fin quando non notò una figura scura entrare nella boutique. Era molto alto, un passamontagna celava la sua identità ma Nathaniel riuscì comunque a vedere l’accenno di una barba scura incattivirgli il volto. I suoi occhi castani sembravano pieni di rimorsi, di dolore e disperazione ma quel che catturò l’attenzione del ragazzo, fu il coltello che lui sembrava stringere come se da quello dipendesse la sua intera vita.
Accadde tutto molto velocemente. Emilie afferrò la mano del giovane e, prima che quell’uomo potesse vederlo, lo trascinò verso le tende, dove si nascosero velocemente. Il volto di Emilie era dipinto di determinazione e sicurezza mentre Nathaniel iniziava ad aver paura per la sicurezza sua e delle persone al suo fianco. Le commesse sbarrarono gli occhi alla vista dell’uomo che le stava minacciando. I loro volti trasudavano agitazione e terrore, sentimenti che Nathaniel non aveva mai visto cosi attentamente.
Il suo corpo iniziò a tremare, scosso dalla realtà e dalla paura che sembrava averlo colpito violentemente. Emilie non aveva idea di cosa stesse succedendo. Quell’uomo non sembrava intenzionato a chiedere i soldi che le commesse tenevano al sicuro nella cassa del negozio, piuttosto sembrava cercare disperatamente qualcuno. I suoi occhi vagavano in preda ad una frenesia incontrollata. Sapeva di aver commesso un grande errore ad entrare in una delle boutique più note di Parigi ma aveva disperatamente bisogno di soldi. Adesso che la situazione sembrava essere peggiorata, con l’arrivo della polizia, l’uomo sapeva di poter contare su un solo elemento a suo favore, Emilie. Sapeva bene chi fosse e che valore avesse lei per l’artista del marchio Agreste ma il suo intento era semplicemente quello di scappare da lì, riuscire ad oltrepassare il muro di agenti che avevano circondato l’edificio. Avere Emilie come ostaggio, poteva garantirgli una possibilità concreta di tornare a casa senza essere seguito da nessuno.
Le sirene della polizia avevano ormai attirato l’attenzione della popolazione parigina sull’edificio. In strada le auto si fermavano, chi per tentare di aiutare come poteva, chi per pura curiosità. Le principali reti televisive avevano già raggiunto la zona e le videocamere erano attive da ormai più di mezz’ora.
In quel momento Nathaniel non riusciva a pensare ad altro che al suo futuro. Non sarebbe più diventato medico, non avrebbe più potuto spiegare ai suoi genitori cosa pensasse della vita che avevano costruito per lui, non avrebbe più disegnato nessun volto, nessuna espressione, nulla. Ogni suoi desiderio sembrava stesse svanendo sotto ai suoi occhi, rimpiazzato da rimpianti profondi. Non avrebbe dovuto lasciare il compito a Marie di combattere per la sua passione da sola, avrebbe dovuto tentare di aiutarla invece di rifugiarsi tra le pieghe della sua gonna lunga. Non aveva più otto anni eppure molte volte sembrava essere ancora il bambino timido e timoroso che vedeva raffigurato nelle fotografie di famiglia. Probabilmente quell’uomo non si sarebbe mai accontentato di avere Emilie con sé per fuggire dalla polizia, probabilmente avrebbe preso in ostaggio anche le commesse, forse anche lui oppure la situazione sarebbe potuta peggiorare drasticamente e avrebbe ferito qualcuno, forse anche ucciso. Nessuno sarebbe sopravvissuto. Nathaniel strinse forte a sé le gambe, rifugiandosi in una posizione in cui non avrebbe visto il sangue che avrebbe sporcato il pavimento immacolato di quel luogo. Chiuse gli occhi, desiderando di essere ancora a casa, avvolto dal calore della sua famiglia. Gli sarebbe piaciuto anche avere attorno la confusione delle liti che degeneravano tra Marie e sua madre. Avrebbe accettato qualunque cosa pur di uscire da quel negozio senza un graffio.
La mano di Emilie si poggiò dolcemente sulla testa del ragazzo. La donna sapeva che una situazione come quella non poteva risolversi che in un modo ed avrebbe fatto di tutto per risparmiare altro terrore al ragazzo ed alle commesse che lei stessa aveva scelto poche settimane prima.
 
"Perché vorresti assumere queste ragazze, Emilie?"
"Gabriel, guardale. Sono così sorridenti e dolci"
"Questo non basta per poter soddisfare i nostri clienti"
"Sono sicura che sapranno stupirci. Sono giovani, piene di energia e di voglia di mettersi alla prova. In più hanno bisogno di uno stipendio che possa aiutarle con gli studi"
Ricordava perfettamente il lungo monologo a cui aveva sottoposto l’attenzione di suo marito. Quando aveva incontrato Danielle e Milene, aveva assicurato loro di poterle aiutare. Avevano bisogno di uno stipendio per aiutare i genitori che da soli non riuscivano più a mantenere i loro studi a Parigi e le loro necessità, soprattutto vista la malattia che aveva colpito la madre delle ragazze negli ultimi mesi. Avrebbe fatto di tutto per vederle sorridere e nulla si sarebbe intromesso nella sua decisione, nemmeno la determinazione di suo marito.
Un sospiro decretò la sua vittoria ed Emilie corse ad abbracciare l’uomo che amava più di sé stessa.
"Grazie, Gabriel. Ti prometto che te ne pentirai"
"So che non lo farò. Farei di tutto pur di renderti felice"
 
Il ricordo di quel momento dolce con la sua metà la spinse a sorridere al ragazzo che la guardava ormai da qualche minuto.
"Come ti chiami?"
"Nathaniel, signora Agreste"
Il suo sorriso si allargò, rallegrando il mondo attorno a loro. Emilie stava cercando di distrarre il ragazzo dalla realtà che li circondava. Non avrebbe mai potuto promettergli pace, amore e serenità ma qualche attimo di tranquillità poteva regalarglieli.
"Ti piace disegnare, Nathaniel?"
Il ragazzo si adombrò, ricordando il motivo per cui era fuggito nel parco, il motivo per cui non toccava un foglio di carta da settimane, il motivo per cui probabilmente non avrebbe visto nuovamente la luce del giorno.
"Non ti piace?"
"No, no. Mi piace. Adoro disegnare ma questo sta creando dei problemi in casa"
La donna attese pazientemente che il ragazzo proseguisse. Doveva distrarlo, doveva riuscire a regalare un dolce sorriso a quel giovane.
"I miei genitori non appoggiano la mia passione. Loro vogliono solamente che io diventi un medico, così da rendere tutta la famiglia orgogliosa di me"
"Quello che vogliono loro non conta poi molto. Noi genitori a volte siamo ciechi davanti al dolore dei nostri figli, non perché non ci importi la vostra felicità ma perché crediamo di sapere cosa vi porterà ad essere pienamente soddisfatti nel vostro futuro"
Emilie osservò l’uomo scuro dirigersi verso le vetrate dell’edificio. Quello fu il momento ideale per raccogliere alcuni oggetti lasciati distrattamente in giro da suo marito. Solitamente era un uomo molto ordinato e preciso ma lo stress e la stanchezza di quelle ultime settimane avevano cambiato totalmente la sua personalità. Ritornò velocemente al fianco di Nathaniel, porgendogli ciò per cui aveva rischiato di esser scoperta. In mano teneva uno dei blocchi da disegno con il logo della linea Agreste. Il pollice premeva sui fogli tenendo ferma un matita HB dalla punta perfettamente temperata.
"Non lasciare che i tuoi genitori ti impediscano di coltivare la tua passione. Mio marito ha sempre fatto solo ciò che amava ed è per questo che è riuscito a fondare il marchio Agreste"
Emilie lo guardava con gli occhi pieni di affetto, un sentimento che riconosceva spesso in Marie. Velocemente Nathaniel iniziò a disegnare un volto, molto elegante e dai tratti dolci e gentili. Voleva riuscire ad imprimere sul foglio la forma dei suoi occhi, il modo gentile con cui si era rivolta a lui, ogni minimo dettaglio. La linea snella del suo naso e le labbra appena accennate che sapevano confortarti con poche parole. Voleva poter trasmettere con il suo disegno ogni sua emozione verso quella donna.
Una volta finito il ritratto, il ragazzo riconsegnò il blocco alla proprietaria, sperando che potesse piacergli quello che le sue dita avevano realizzato. La mano di Emilie però era saldamente stretta a terra.
"Voglio che lo abbia tu"
Emilie guardava con attenzione il disegno sul foglio, incantata dai dettagli che Nathaniel era riuscito ad imprimere sulla carta. Con molta attenzione, la donna strappò il disegno dal blocco facendo attenzione che la colla non rovinasse il bordo del foglio.
"Sei davvero molto bravo, Nathaniel. Non permettere mai a nessuno di portarti via matita e blocco da disegno"
Il sorriso di Emilie si rispecchiò in quello di Nathaniel che, imbarazzato, si stava passando una mano tra i capelli rossi.
Un rumore di passi costrinse i due a zittirsi, nella speranza che il logo aguzzino non badasse alla loro presenza. Ogni pensiero fu vano, l’uomo allontanò le tende dai corpi di Nathaniel ed Emilie e strinse le sue dita attorno al polso esile della donna, trascinandola verso la reception della boutique. In quel momento il ragazzo riuscì ad imprimere nella sua memoria alcuni dettagli della persona che tanto li stava spaventando. Una cicatrice appena visibile, proprio sotto l’occhio sinistro, i capelli arruffati e gli occhi leggermente troppo divaricati.
Nathaniel si affrettò a disegnare sul suo blocco il profilo dell’uomo. Ogni dettaglio era scolpito nella sua memoria. Vide distrattamente Emilie venir trascinata verso l’uscita posteriore. Stranamente nessuno aveva pensato di controllare anche quella parte dell’edificio e l’uomo poté fuggire velocemente con i pochi soldi che aveva preso frettolosamente dalla cassa. Emilie si strinse il polso massaggiandolo con cura per riattivare la circolazione del sangue. La donna tornò accanto a Nathaniel, preoccupata che sj fosse spaventato troppo per essere così giovane ma in lui trovò un sorriso dolce e la determinazione di chi sapeva di poter esser d’aiuto.
Pochi istanti più tardi i poliziotti irruppero all’interno della stanza. La mezz’ora seguente vide un susseguirsi di interrogatori, deposizioni e pianti liberatori. I genitori di Nathaniel vennero informati dell’accaduto e raggiunsero il figlio velocemente. Il loro volto era dipinto di preoccupazione e tristezza ma appena videro il loro ragazzo vivo e senza nemmeno un graffio in corpo, il loro sorriso scaldò il cuore dei passanti.
Fu quello il primo giorno in cui la vide, bella come mai nessuno prima. Camminava curiosando tra la folla di persone che si erano radunate attorno alle volanti dei soccorsi. Quei capelli scuri ma tendenti al blu che aveva legato in due codini, i suoi occhi azzurri e profondi come l’oceano. Era bella come un angelo e, nonostante la confusione e l’agitazione di quel momento, Nathaniel poggiò la matita sul blocco di disegno, lasciando che il ricordo di quella ragazza bellissima lo guidasse.
La rincorse, sfuggendo ai genitori preoccupati ed alla folla curiosa e quando la raggiunse non riuscì a dir altro che un flebile “è per te”. Lasciò il disegno nelle sue mani per poi tornare dai genitori ed Emilie che lo aspettavano calorosamente.
 
I giorni seguenti furono un susseguirsi di eventi significativi. Il ritratto di Nathaniel divenne un aiuto fondamentale per la cattura del rapinatore. I genitori del giovane parlarono a lungo con Emilie che li convinse ad iscrivere il giovane all’accademia, dove avrebbe continuato a studiare e a sviluppare il suo incredibile dono. La vita di Nathaniel era migliorata sensibilmente, finalmente poteva coltivare la sua passione con l’appoggio della sua famiglia. C’era però un dettaglio che rese il tutto addirittura perfetto. In quella scuola avrebbe ritrovato quella dolce ragazza e avrebbe capito quanto importante e speciale fosse per lui.

***

Una nuova oneshot, questa volta con protagonisti la misteriosa Emilie Agreste ed il timido Nathaniel. La storia partecipa alla challenge #MiraculousWritober2019 indetta dagli Ambrogisti Anonimi per il mese di ottobre! Cosa ne pensate? Lasciate un commento e passate a trovarmi anche su Wattpad!
Buona serata a tutti, lettori e scrittori!
miss_MZ93
  
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