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Autore: __Hopeless__    14/10/2019    0 recensioni
"Sapevo che eri tu. Tu eri l'angelo che mi avrebbe trascinato giù all'inferno."
Cosa succede quando una famiglia di angeli caduti medita da anni una vendetta? Cosa succede quando non si mettono in conto tutte le possibili situazioni? Non esiste pietà negli occhi del riscatto.
La terra sa essere un terreno da guerra interessante e gli esseri umani, pedine facilmente sacrificabili.
Angeli e Demoni non possono avvicinarsi tra di loro, Angeli e Demoni non andranno mai d'accordo.
Lucifero ne sa qualcosa. Ed ora, è arrivato il momento di prendere delle decisioni.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 10.


-Darren-



Salgo le scale in legno per arrivare al secondo piano della casa e mi dirigo verso lo studio di mio padre. Prima di entrare, come sono solito fare, busso.
«Entrate, entrate.» risponde mio padre aspettandosi sia me che mio fratello evidentemente. Quando apro la porta, un forte odore di tabacco mi invade le narici. Risulta quasi eccessivo e fastidioso.
«Quanti sigari hai fumato qui dentro?» chiedo con volto disgustato mentre lo raggiungo dietro il grosso tavolo antico, dopo aver chiuso la porta.
«Ho buone notizie figlio mio, fumerò altrettanto tabacco solo per la gioia dopo aver finito!» risponde allegro.
Una corona di capelli bianchi incornicia i lati della sua testa, per poi scendere sottoforma di folta barba bianca. Ha un volto così stanco che provo quasi pena per quest’uomo.
Ma finalmente sembra essere riuscito ad arrivare ad un punto di inizio e questa storia assurda, sarà velocemente conclusa.

«Credevo che Trevor fosse venuto con te, ma poco importa. A lui ho già raccontato tutto.» spiega in modo molto spiccio prima di aprire diverse finestre sul portatile bianco.
«Ho fatto alcune ricerche e, finalmente ho scoperto dove si trova la figlia degli Stolberg!» I suoi occhi grigi mi guardano con un barlume di speranza. E allora io, scelgo di dargli man forte.
«Perfetto, e dove si trova? Come si deve agire adesso?» chiedo piegandomi alla sua altezza, appoggiando la mano destra sulla spalliera della sedia, per guardare meglio lo schermo del computer, mentre la sinistra è piegata insieme e sulle ginocchia.
Mio padre risponde con una fragorosa risata.

«Sei più impaziente di me eh Darren?» si rigira verso il portatile.
«Allora, la ragazza ha praticamente la tua età. Tra qualche mese compirà ventun’anni. Manca un anno alla cerimonia di iniziazione. Non abbiamo tempo da perdere, ne abbiamo già perso fin troppo adesso. Quei cretini degli Stolberg vivono qui, o per lo meno, hanno fatto venire la ragazza; esiste decisione più più stupida? Evidentemente, perdendo traccia di noi, non hanno la più pallida idea di dove ci siamo trasferiti. Chissà che razza di ragionamento hanno fatto per buttarla in pasto ai lupi.» dice ironicamente ridendo mentre comincia a digitare delle vie su google maps.
Effettivamente, se io sapessi che mia figlia è in pericolo, non la farei di certo allontanare.
Perché questa decisione?
Forse non hanno proprio preso in considerazione la possibilità di un eventuale scontro.

«Qui è dove andrai una di queste mattine con tuo fratello. Poco più sotto, come puoi notare, c’è casa sua.»  spiega mentre io memorizzo mentalmente tutte le vie e gli spostamenti che mio padre mi sta illustrando.
«E precisamente cosa ti aspetti che faccia?»  gli chiedo, mentre sposto lo sguardo verso la porta che si apre facendo entrare  anche Trevor nella stanza. Immediatamente tenta di introdursi nella conversazione.
«Te lo ripete da non so quanti anni Darren, non ti sei ancora stancato di sentirtelo dire?»  mi apostrofa venendo verso di me.
Alzo la testa esasperato: ho davvero bisogno di fare una doccia dopo essermi dato da fare per bene con Bethany, e sono ancora bloccato a parlare di vendetta con questi due. Cazzo. Faranno uscire di testa anche me prima o poi con questa storia.

«Domani devi carpire qualche informazione utile, cominciare ad attaccare bottone, non dovrai faticare tanto. Sei un bel ragazzo in fin dei conti.»   l’affermazione di mio padre viene accompagnata da uno sghignazzare di mio fratello, io lo fulmino con lo sguardo e lui mi rivolge un dito medio.
«Devi scoprire che ne è della sua aura angelica. Capire se possiede ancora il dono.» continua serio l’uomo seduto al mio fianco, senza essere troppo esplicito e marcando il tono sulle parole “il dono”.
«Cioè posso scoparmela, in breve.»  taglio corto io senza troppi complimenti.
Mio padre non fa alcun cenno.

«Devi scoprire se ha ancora il suo dono o meno, ed in caso, devi privargliene, renderla vulnerabile.»  risponde giocando con la barba, guardandomi.
«Nulla di troppo difficile per te.»  scherza Trevor assorto nel nostro discorso.
«Nessun problema.» concludo io mentre mi rialzo dalla posizione piegata.      
«Non perderti in mille tentazioni Darren. Lo scopo è quello di renderla vulnerabile a qualsiasi attacco. Ed è li che il tuo compito sarà concluso.» spiega fiero mio padre.
«A questo punto entreremo in gioco io e Trevor e finalmente, riusciremo a vendicare tua madre.»   conclude mentre batte un pugno in modo rabbioso sul tavolo che scricchiola. Io, sobbalzo non aspettandomi questo gesto, mentre Trevor si limita a scuotere la testa.
«Non preoccuparti, presto questa faccenda finalmente sarà risolta. E tutti avremo la nostra fetta di soddisfazione.» cerco di calmarlo, posandogli una mano sulla spalla.
Mio padre a queste parole si riprende e i suoi occhi grigi saettano da me al computer per poi illuminarsi di una luce che non saprei dire se di speranza o di totale rabbia e cattiveria. Dopo pochi secondi, si apre sullo schermo del portatile una scheda probabilmente hackerata dall’archivio online dell’università di questa ragazza.
La pagina mostra una foto in alto a sinistra, una foto di lei, con tutti i dati anagrafici e i corsi che sta frequentando.
Il suo volto mi sembra familiare, eppure il suo nome non mi dice niente. Probabilmente sarà una di quelle ragazze che avrò scopato e che non avrò più rivisto ed in tal caso, tanto meglio. Vorrà dire che siamo già a metà dell’opera.

«Se non fosse che probabilmente una ragazzina ventunenne non uscirebbe con me, ci proverei io Darren, non so se l’hai vista!»  mi rimbecca Trevor notando la mia espressione accigliata mentre socchiudo gli occhi per guardare meglio la foto della ragazza.
«Come se ci portassimo tanti anni di differenza!»  rispondo io senza staccare gli occhi dall’immagine nitida.
Nostro padre bofonchia qualcosa e chiude con un gesto solo, tutte le finestre ancora aperte.
Dopo aver parlato di qualcos’altro di nessuna importanza rilevante, abbandono i quattro occhi grigi e mi dirigo verso il bagno della mia camera.
Apro la porta della mia stanza e per un attimo, mi sento a casa. Davvero.
Non perdo tempo e mi spoglio completamente per avviarmi verso la cabina della doccia senza fare caso alla scia di vestiti sporchi che lascio sul pavimento della camera. Mi accerto di avere a portata di mano gli asciugamani ed entro togliendomi l’elastico che fin ora ha mantenuto in alto i capelli.
Apro il rubinetto ed un getto d’acqua ghiacciata risveglia immediatamente la circolazione in tutto il mio corpo.
Non amo stare sotto la doccia per troppo tempo, ma per quel poco che ci resto, mi piace abbandonarmi alla neutralità dei pensieri.
E per dieci minuti non penso più né a mio padre, né alla morte di mia madre, né al vecchio mondo angelico del quale non ricordo niente, né alla vendetta assurda che è stata ideata.
I miei sensi si concentrano sull’odore del nuovo bagnoschiuma che la governante ha deciso di comprare questa settimana. Qualcosa all’aroma di cocco.
Ma va bene così. Sono troppo stressato per altri motivi per perdere tempo dietro quella donna, spiegandole cosa deve comprare e cosa no.
Dopo essere uscito, essermi rivestito ed aver scalciato in un angolo i panni sporchi per far capire a Batusha che quando li vede deve toglierli da li e lavarli, decido di prendere il libro dal mio comodino e di proseguire la lettura interrotta questa mattina.
Cerco inutilmente gli occhiali che non ricordo dove ho posato e, non trovandoli, impreco sottovoce prima di stendermi ugualmente sul letto accavallando le gambe allungate.
I capelli ancora bagnati lasciano un alone umido sulla federa del secondo cuscino del letto che ho messo dietro la nuca per sorreggermi mentre leggo.
Dopo un quarto d’ora, giusto mentre sono già immerso nella lettura e sto per scoprire chi ha condotto la falsa autopsia del corpo di Meredith, la porta si apre e la figura di mio fratello resta ferma sulla soglia.
Io non mi scomodo a dirgli di entrare, gli basta un mio sospiro scocciato.

«Allora? Domani mattina per che ora dobbiamo andare secondo te?»   mi chiede mentre si avvicina al letto.
«Non di certo di mattina!»   lo apostrofo chiudendo con uno scatto il libro.
Trevor si acciglia.
 
«Prima devo seguire delle lezioni online. Devo capire su quale modulo concentrarmi per i primi esami. Senza alcuni di quelli, non posso farne altri.» mi affretto a spiegare scocciato mentre poso il libro nuovamente sul comodino.
Trevor aveva dieci anni quando è stato privato dei propri poteri per essere poi marchiato a vita come “angelo caduto” venendo a vivere con mio padre qui sulla terra. E mentre mio padre ha trovato la propria strada fortunata in un’ impresa di costruzioni, mio fratello ha avuto qualche problema in più ad ambientarsi a scuola, ragion per cui non avendo finito gli studi non può automaticamente rientrare in qualche corso universitario, ed io so quanto questo gli pesi. Soprattutto vedendo me che riesco a darmi da fare nonostante tutto.
Ma alla fine la mia storia è stata relativamente diversa dalla sua. Io non sono stato privato dei miei poteri, semplicemente non ho avuto modo di svilupparli. Inoltre sono stato assegnato a mio padre sulla terra che avevo solo due anni d'esistenza. Le nostre vite, per quanto possa sembrare insignificante come particolare, si differenziano molto per questa semplice peculiarità.
Non sono stato generato sulla terra, questo è sicuro.
Per tutto il resto del tempo non ricordo chi si è preso cura di me, ma di certo non mia madre. Mia madre non poteva più farlo.
Ed in un certo senso, non ha comunque voluto.

«Come vuoi, ma non possiamo arrivare più tardi dell’ora di pranzo. Dobbiamo comunque capire con chi hai a che fare Darren.» mi spiega Trevor guardando con attenzione i miei movimenti mentre mi alzo a sedere al lato opposto del letto.
Ho capito Trevor, so come devo gestire la situazione. Non cominciare a farti venire qualche mania di controllo.
»  rispondo dandogli ormai le spalle.
«Io voglio solo che finalmente sia fatta vendetta Darren, non ne posso più di tutto questo.» risponde a voce bassa.
Io mi giro di scatto e lo guardo con occhi ridotti a due fessure:
«Credi che non ne abbia anche io le tasche piene? Sono anni che papà e tu impazzite dietro tutto questo. E già solo per un motivo simile dovrei essere più che motivato a concludere tutto in fretta!» dico a denti stretti, con un tono di voce che non si fa problemi a lasciar trasparire la mia rabbia che credevo placatasi dopo la doccia.
«Tu non ti rendi conto di quanto possa essere importante una cosa simile. Non riesci a focalizzare il problema.» ribatte risoluto Trevor mentre si avvicina a me con aria ostile.
Ah io non riesco a focalizzare il problema? Pur volendo, dopo le miliardi di volte che me lo avete ricordato senza preoccuparvi di come certi ricordi potessero fare male, il problema l’ho focalizzato eccome. E voi gli state dando ancora più potere autodistruggendovici dietro per tutto questo tempo!
Vorrei tanto rispondere così, dando voce ai miei pensieri, ma non ho intenzione di far capire come tutta questa situazione abbia in realtà segnato tutta la mia infanzia e adolescenza. Non avrebbe senso e soprattutto, è un qualcosa che è passato da un lato, ed ancora vivo da un altro. Il lato ancora vivo è rappresentato da un fuoco che tenderà a bruciare tutto ciò che incontra. Finché non sarà soffocato dalle sue stesse ceneri probabilmente.

«Fottiti Trevor.»  mi limito a dire facendogli capire con lo sguardo che l’unica cosa che deve fare ora non è ribattere ma girare i tacchi ed uscire da questa cazzo di stanza. Ed è proprio quello che in effetti, recependo il messaggio, fa. Ed io resto solo, con un grado di tensione pari a quello che avevo prima di entrare nel box doccia. Sferro un pugno sulla base del comodino e resto in silenzio per il tempo restante.
 

-Angolo autrice.-
 

Ciao anime! Spero che il capitolo possa aver chiarito -non troppo- alcune delle situazioni nebulose del personaggio.
Mi piacerebbe sapere come ve lo immaginate Darren, perchè io sto cercando di disegnarlo al meglio, ma magari all'esterno l'idea che si recepisce, è differente...
Ho un po' modificato il capitolo rispetto all'originale ed ho finalmente corretto anche le virgolette del discorso diretto.
Ho visto che si sono aggiunte anime tra coloro che seguono la storia e ne sono davvero felice, grazie per dedicarmi la vostra fiducia ed il vostro tempo nella lettura. Soprattutto quando decidete di spendere dei minuti per lasciare una recensione! Sapete che vi leggo sempre con molto piacere.
Bene, vi lascio come sempre, i link utili da copia incolla.
Un baciotto ciotto ciotto.
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