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Autore: madsdreamsx    14/10/2019    0 recensioni
Richie Tozier ha 16 anni e dopo la Tragedia per lui tutto è cambiato, ha dei grossi problemi di salute e si sente più giù che mai, i suoi pensieri sono sempre più cupi. Lui vorrebbe essere un ragazzo normale, ma non lo sarà mai e nella piccola cittadina di Derry non ha un amico e non si è mai innamorato.
Quando la sua psicologa insieme alla madre gli propongono di andare in una clinica per farsi curare lui si ribella, ma non sa che la sua vita cambierà e non tornerà ad essere quello di prima.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quando rinvenne non si trovava più nello studio della dottoressa, ma era coricato da quanto poteva percepire, su una superficie morbida, un letto molto comodo, ma non il suo.

Aprì gli occhi di scatto e vide annebbiato, qualcuno gli aveva tolto i suoi occhiali, senza i quali non vedeva assolutamente nulla. Aveva provato anche le lenti a contatto, ma gli davano fastidio agli occhi dopo pochi minuti e poi era affezionato ai suoi spessi occhiali neri e quadrati.

Si mise seduto sul letto, la camera non era camera sua: lo avevano messo in una camera singola e ovviamente aveva avuto una delle sue crisi, di nuovo. Quindi le medicine non facevano nessun effetto, fantastico.

Si coricò nuovamente sul letto appoggiando la testa sul cuscino, demoralizzato perché non ne poteva più anche se lui non ricordava nulla di quelle crisi e si svegliava solamente dopo. Era come se il suo cervello si spegnesse e poi si riaccendesse, ma lui non aveva ricordi o se li aveva sembravano come in un sogno, quasi irreali.

Ma cos'era successo prima della crisi? Chiuse gli occhi per qualche secondo, certo gli avevano parlato del manicomio o istituto psichiatrico, per lui restava un manicomio. Non voleva andare lì, davvero non voleva perché lui stava bene, davvero stava bene... sarebbe stato bene, ma anche dentro di se' sapeva che non fosse così. Era bullizzato, era chiamato pazzo praticamente da tutti, non aveva mai avuto un amico e non conosceva l'amore: questa non era vita. Valutò nella sua mente i pro dell'andare in quella struttura: forse si sarebbe fatto degli amici, forse sarebbe guarito da suoi problemi o perlomeno migliorato e poteva avere una tregua dai bulli e dalla sua vita in quella piccola cittadina. I contro? Bhe.. non voleva stare lontano da casa, non gli piacevano le cose nuove e faticava a farsi degli amici, anche se spesso le sue battute facevano ridere gli altri. Forse in un posto dove nessuno lo conosceva, avrebbe potuto ricominciare. Forse... le sue riflessioni furono interrotte da qualcuno che gli toccava il braccio.

“Richie? Richie?”. Era la voce di sua madre. Il ragazzo aprì gli occhi.

“Tesoro”, disse la donna con stupore di Richie toccandogli il braccio “come ti senti?”.

Il ragazzo aprì gli occhi e guardò la donna che poche volte lo aveva trattato con gentilezza e con amore.

“Si”, rispose lui guardando la madre negli occhi, i suoi stessi occhi. “Senti mamma, riguardo a quello che diceva la psicologa prima...”.

“Non devi preoccuparti ora, se non vuoi andare, sei libero di farlo”.

“No...”, rispose Richie “sarà strano non stare a casa e stare in un manicomio, ma voglio andarci”.

“Non è un manicomio, Richie”, lo corresse la madre “comunque sei sicuro?”.

“Per me lo è e si saranno altri ragazzi con problemi come me, quindi si mamma voglio andarci”.

“Sapevo che avresti detto così”, disse la madre e sembrava quasi contenta. “Dovrei chiamare la struttura ora e parlare con la dottoressa” e detto ciò uscì dalla stanza prendendo il suo telefono.

Richie chiuse gli occhi, gli faceva un po' male la testa.. voleva andare in quel posto, così sarebbe stato meglio.. e con quel pensiero cadde in un sonno profondo.

 

 

E così era tutto deciso, la mattina seguente dei dottori lo visitarono per accettarsi che stesse bene, il suo neurologo gli fece fare un esame per accertarsi che tutto andasse bene, ma tutto era perfetto, aveva avuto solamente quella crisi e con molto dispiacere di Richie gli aumentarono le pastiglie, perché la dose che prendeva sembrava non essere abbastanza e lo mandarono a casa.

La madre aveva telefonato alla struttura, lui voleva andarci il prima possibile, così il giorno seguente sarebbe stato già lì per cominciare una nuova vita e forse guarire e diventare un ragazzo normale.

Non aveva nessun amico da salutare o a cui dire addio, non gli sarebbe mancata la scuola che sua madre aveva avvertito, mise tutto ciò che gli serviva in un borsone e poi sua madre guidò fino all'istituto 'Heaven for Mental Health' che distava circa un'ora dalla cittadina di Derry e si trovava nei pressi di Bangor, la grande città che lui non aveva mai visitato.

Il manicomio, come Richie lo chiamava, si trovava però fuori Bangor ed era circondata dalla foresta, forse c'era persino una sorta di lago o forse era un ruscello? Poteva sentirne il rumore. Era una costruzione vecchio stile a quattro piani e aveva una giardino enorme, però il tempo non era dei migliori per essere aprile e quindi nessuno poteva sfruttare del bel tempo.

Sugli scalini che portavano alla porta principale c'era una signora di mezza età , forse era il capo di quel posto.

Richie scese dall'auto, il viaggio era stato silenzioso: era un po' agitato e sua madre non aveva parlato.

Prese la sua valigia e facendo un bel respiro si diresse dalla donna attraversando il giardino insieme alla madre.

“Salve, tu devi essere Richard Tozier”, disse la donna che aveva una voce un po' acuta.

“Solamente Richie”, disse il ragazzo allungando la mano alla donna che la strinse.

“Allora piacere Richie”, disse la donna guardando il ragazzo negli occhi “Benvenuto nel nostro Istituto”.

Istituto.. meglio manicomio.. pensò Richie.

“Salve signora”, disse la donna salutando la madre “lei può venire a trovare il ragazzo, ma non può entrare ora”.

“Molto bene”, disse la madre “Allora Richie verrò a trovarti una volta alla settimana, cerca di stare meglio”, disse la donna e gli dette una bacio sulla guancia.

Cercare di stare meglio? Come se tutto dipendesse da lui..

“Ciao mamma”, disse Richie e poi la donna si girò e tornò alla macchina. Richie non si voltò per guardarla.

“Allora”, disse la donna “io sono la Dottoressa Gates e sono la direttrice dell'istituto”, il ragazzo annuì “dormirai con altri due ragazzi della tua stessa età e parteciperai anche alle sedute di gruppo”.

“Sedute di gruppo?”, chiese Richie con un certo panico nella voce “che cazzata”, disse senza pensarci.

La dottoressa alzò un sopracciglio salendo le scale, quel posto era popolato da ragazzi di tutte le età, qualcuno faceva dei versi strani, altri fissavano il vuoto.

C'era una ragazza molto carina dai capelli rossi che rideva insieme ad un altro ragazzo dai capelli castani e alto. Richie superò queste persone e seguì la donna, portando il suo borsone.

“Qui non sono ammesse parolaccie o linguaggio scurrile”, disse la donna in tono severo “ condividerai la tua camera insieme ad altri due ragazzi, la camera numero 102”, disse la donna “ma prima devi compilare dei moduli”.

“Okay”, disse Richie ed entrò nell'ufficio della donna. Era una stanza al primo piano, sembrava quasi uno studio di un preside dell'università: c'erano diverse diplomi attaccati alle pareti, nessun effetto personale, ma c'erano molti libri. La donna si sedette alla sedia alla sua scrivania e prese dei fogli che il ragazzo compilò il silenzio scrivendo i suoi dati anagrafici, i suoi problemi, il motivo per cui era lì e da chi aveva sentito parlare della clinica. Richie compilò tutto in dieci minuti, poi riconsegnò i soldi alla donna.

“Bene”, disse la donna alzandosi “ti accompagno nella tua stanza”, disse lei e si alzò, il ragazzo fece lo stesso prendendo il suo borsone. La sua stanza era all'ultimo piano, in fondo al corridoio a destra.

“Bene, ci vediamo di sotto per la tua prima sessione di gruppo fra un'ora”, disse e se ne andò.

Richie fece due bei respiri e poi aprì la porta della camera 102.

   
 
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