17
Le Difese Crollano
No.
No. No.
Non
voglio che te ne vada. Resta, per favore. Resta con me.
Ma le parole che il maestro ha pronunciato in
quella stessa stanza sono ancora lì, sospese nell’aria, a farle da scudo contro
il sorriso rassicurante di Jon.
«Sì. Esci per favore» dice allora, sperando di
non implorarlo di restare quando se ne andrà.
«San…»
«Ti prego di non chiamarmi così davanti ad
altri.»
Non sa dove abbia preso tutto quel veleno, sa
solo che vorrebbe smettere per lanciargli le braccia al collo. Jon sembra
ferito. Arretra di un passo, e Spettro è subito da lui.
«Se preferisci, posso chiamarti Vostra Grazia
anche in privato.»
Le difese di Sansa crollano. Sente le lacrime
lambirle gli occhi. Vorrebbe confessargli tutto, chiudersi a chiave e
dimenticare il resto del mondo.
«Come credi» mormora, sforzandosi di rendere
convincenti quelle parole.
Jon sembra sconfitto. Piega le spalle in avanti e
guarda a terra. «Si può sapere che cosa ho fatto?»
Niente. Assolutamente niente. Ma non posso
permettere che mi tolgano la corona.
«Non lo sai?» Cerca di risultare il più arrogante
possibile. Può odiare sé stessa, ma non vuole che Jon pensi davvero di aver
sbagliato.
«Credo di saperlo» risponde Jon, contro le sue
previsioni. Lo vede stringere forte i pugni, mentre Spettro gli lecca il dorso
della mano. «E mi dispiace, Sansa. Mi dispiace davvero per quello che ti ho
fatto. Se tu non avessi risposto al bacio, io…»
«Il bacio? Pensi che sia quello il motivo per cui
ti sto cacciando?»
«Hai altri motivi per odiarmi?»
Come potrei odiarti? Io…
«E comunque io ti ho baciato per prima.»
Gira intorno al letto, reggendosi alle colonne.
Sente ancora dolore, ma la paura di ferire Jon le fa dimenticare la ferita. Si
ferma solo quando è a pochi passi da lui.
«Sei sicura? Credevo di essere stato io a baciarti.»
Jon avanza verso di lei. «Pensavo ti fossi pentita.»
«Pentita?» Abbassa gli occhi sulla sua gola
quando lo vede deglutire. Ha i primi bottoni slacciati, e Sansa allunga una
mano per toccarli. «Non sono pentita.»
Sale con le dita sul suo collo, a sfiorargli i
capelli e l’accenno di barba. Poi si perde nel nero dei suoi occhi. Sente lo
stomaco contrarsi quando Jon le prende la mano. Un calore nuovo, che non ha
niente a che fare con il riscaldamento del castello, scivola lungo il suo
corpo, fino a incendiarle le viscere.
«Allora cosa c’è?» sussurra Jon.
«Mi credono debole» mormora. «Credono che sia
succube di…»
«Di chi?» la interrompe Jon, alterato.
Basta lo sguardo di Sansa per rispondere. Jon
stringe le palpebre, poi le lascia la mano.
«È assurdo» commenta, dandole le spalle.
«Lo so.»
Poi si volta verso di lei, e il fuoco che brucia
nei suoi occhi non ha niente a che vedere con il desiderio.
«Non dovresti farti influenzare da certe
dicerie.»
«Non mi faccio influenzare, infatti.»
«Volevi impedirmi di vederti!» esclama, le
braccia al cielo. Spettro geme al suo fianco. «Per questo! Chiacchiere da taverna.»
«Non sono solo chiacchiere, Jon!» Sansa si appoggia
alle sue spalle. «Vogliono nominare un nuovo Re! Vogliono sceglierlo tra i lord
del nord.»
Jon si blocca all’improvviso, poi la afferra per
le braccia. «Chi ti ha detto una cosa simile? Il nord è sempre appartenuto agli
Stark. Grande Inverno non è mai stato senza uno Stark.»
«A parte quando Ramsay ha bruciato tutto… quando i
Bolton si sono insidiati qui al castello.»
«C’eri tu…» sussurra Jon, e Sansa si chiede se
sappia tutti i ricordi orrendi che quella frase le riporta alla mente.
«Vogliono portarmi via la corona, Jon. E non è
uno scherzo.»
«Devi chiamarli. Manda a chiamare i lord e gli
alfieri, chiedi il loro giuramento di fedeltà. Non potranno negartelo: sei la
loro Regina. Fallo, prima che si mettano contro di te. Mostra loro la lupa che
sei.»
Hai sangue Stark nelle vene, si
ripete, mentre Jon la stringe.
Sente il calore del suo corpo, le sue mani sulla
schiena, e i pensieri svaniscono.
Poi Jon abbassa le palpebre. «Perché non me l’hai
detto?»
Sansa evita i suoi occhi. Stringe il farsetto
nero tra le dita. «Perché è per te che è successo. O almeno, questa è la scusa.»
«Ma cos’ho fatto per inimicarmi il nord?»
«Dicono che mi hai plagiata. Che rivuoi la
corona, e che non ti faresti problemi a rubare la mia… virtù, per averla. Anche
se forse hanno dimenticato che ci ha già pensato Ramsay a farlo.»
Vede Jon arrossire. Sente le sue mani sui fianchi
sfiorarla appena. Perché in quello che pensano i lord c’è un fondo di verità: Jon
la desidera. Ma quello che forse non sanno è che per Sansa è lo stesso.
«Non voglio la corona.»
«Lo so.»
«Però è vero che ti voglio, San. Anche se il
potere non c’entra nulla. Direi che è un peso, perché se fossimo solo due
contadini, a nessuno importerebbe di noi.»
«Potremmo stare insieme» sussurra Sansa,
accarezzandogli una guancia.
«Se non fosse per il mio giuramento… ho giurato,
Sansa. Non mi è permesso prendere moglie.»
Sansa gli afferra il volto tra le mani. «Bene»
dice, sentendo il suo respiro bollente sulle labbra. «Perché io non voglio più
essere la moglie di nessuno.»
N.d.A.:
Scusate il ritardo! Aggiorno prima che il
maltempo me lo impedisca.
Ultimamente sono stata molto presa da Death Note
(che, non so perché, mi ha riportato alla mente Lady Oscar, tanto da
convincermi a riguardarlo per l’ennesima volta) e ho iniziato due storie in
questo fandom. Insomma: se lo conoscete, se vi piacciono L e Light, sapete dove
trovarmi!
Passando a La Voce dell’Inverno: nel prossimo
capitolo non compariranno Sansa, Jon o Brienne. E nemmeno Bran. Sarà
interamente dedicato ad Arya. Diciamo così. In realtà sarà grazie a lei se
scopriremo diverse cose. Sarà più lungo degli altri (per questo non ho potuto
aggiungere parti con Sansa e Jon!), ma mi è stato impossibile tagliarlo.
Spero di sentirvi! E intanto grazie mille,
davvero, a chi continua a leggere, recensire e a chi ha aggiunto la storia alle
preferite/seguite. Grazie di cuore.
Celtica