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Autore: Kizuato    18/10/2019    0 recensioni
Il suo orgoglio era già stato distrutto: aveva perso contro Alm per ben due volte, aveva perduto il suo posto come futuro imperatore, era stato privato di tutto.
Cosa aveva da perdere?
𝑵𝒖𝒍𝒍𝒂.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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『ᵀᵘˑˑˑ ᵀᵘ ʰᵃᶤ ᵖᵒʳᵗᵃᵗᵒ ᵛᶤᵃ ᵗᵘᵗᵗᵒ ᵈᵃ ᵐᵉˑ
𝑺𝑶𝑭𝑭𝑹𝑰𝑹𝑨𝑰 ᵖᵉʳ ᶜᶤᵒ̀ ᶜʰᵉ ʰᵃᶤ ᶠᵃᵗᵗᵒᵎ』

Rimebra le sue stesse parole.
Quelle che ha urlato contro suo cugino, nei meandri del suo castello.
Il dolore che prova brucia ancora, nonostante tutto il tempo passato. 
Rudolf, Massena, tutti coloro che gli avevano nascosto la verità... 𝘽𝙐𝙂𝙄𝘼𝙍𝘿𝙄, 𝘽𝙐𝙂𝙄𝘼𝙍𝘿𝙄, 𝘽𝙐𝙂𝙄𝘼𝙍𝘿𝙄!
Si dovevano essere divertiti alle sue spalle per tutti quegli anni, mentre lui si massacrava di allenamenti, di studio, di lezioni di etichetta, e tutto per non deludere suo nonno.
𝑷𝑬𝑹 𝑫𝑰𝑽𝑬𝑵𝑻𝑨𝑹𝑬 𝑼𝑵 𝑹𝑬 𝑫𝑰 𝑪𝑼𝑰 𝑻𝑼𝑻𝑻𝑰 𝑷𝑶𝑻𝑬𝑺𝑺𝑬𝑹𝑶 𝑨𝑵𝑫𝑨𝑹𝑬 𝑭𝑰𝑬𝑹𝑰, 𝑪𝑯𝑬 𝑨𝑽𝑹𝑬𝑩𝑩𝑬𝑹𝑶 𝑮𝑼𝑨𝑹𝑫𝑨𝑻𝑶 𝑪𝑶𝑵 𝑶𝑹𝑮𝑶𝑮𝑳𝑰𝑶!
Tutti i suoi piani per migliorare il Rigel, per rendere il suo popolo ancora più forte e fiero, per vivere con Rinea come imperatore e imperatrice... 𝑻𝑼𝑻𝑻𝑶 𝑵𝑼𝑳𝑳𝑰𝑭𝑰𝑪𝑨𝑻𝑶. 𝑻𝑼𝑻𝑻𝑶 𝑫𝑰𝑺𝑻𝑹𝑼𝑻𝑻𝑶. 𝑻𝑼𝑻𝑻𝑶 𝑰𝑵𝑼𝑻𝑰𝑳𝑬. 
E perché? Oh, lui sapeva il perché! 
Perché uno stupido ragazzino dai capelli verdi arriva e si scopre essere il figlio dell'imperatore. 
E improvvisamente, tutto ciò che lui non aveva ancora raggiunto con tutti i suoi anni di fatica, venirono raggiunti da Alm in poco meno di qualche minuto.
La folla che acclama suo cugino, mentre viene nominato Imperatore del Rigel... già lo immaginava. 
E 𝘚𝘰𝘧𝘧𝘳𝘪𝘷𝘢.
Sa di essere ridicolo, uno stupido disperato. 
Ma cosa doveva fare?! 
Cosa?! 
Era debole.
Era sciocco. 
Mᥲ ᥴ'ᥱ̀ ᥲᥒᥴorᥲ Dᥙmᥲ, ιᥣ Dιo dᥱᥣᥣᥲ forzᥲ, vᥱᥒᥱrᥲto ᥒᥱᥣ Rιgᥱᥣ.
Si...
ʙαѕᴛα αғғɪɗαяѕɪ αƖƖα ғᴏяᴢα ᴄʜє ғɪη'ᴏяα αᴠєᴠɪ ѕєຕᴘяє яɪғɪᴜᴛαᴛᴏ. Ɩα ғᴏяᴢα ɗɪ ɗᴜຕα.
Certo... la forza di Duma, quella che aveva sempre odiato. 
Noᥒ sᥲrᥲι ριᥙ̀ dᥱboᥣᥱ. 
Avrebbe sconfitto Alm.
Avrebbe dimostrato di essere lui, 𝑬 𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑳𝑼𝑰, l'unico adatto al ruolo di Imperatore.

『ᴰᵉˢᶤᵈᵉʳᵃᵛᵒ ᵈᶤᵛᵉᶰᵗᵃʳᵉ ᵘᶰ ᶤᵐᵖᵉʳᵃᵗᵒʳᵉˑˑˑ ᵈᵉˢᶤᵈᵉʳᵃᵛᵒ ᵈᶤᵛᵉᶰᵗᵃʳᵉ ᵘᶰ ʳᵉ ᵖᵉʳ ᵗᵘᵗᵗᵃ ˡᵃ ᵛᵃˡᵉᶰᵗᶤᵃ˒ ᵉ ᵈᶤ ᵛᵉᵈᵉʳᵉ ᵘᶰ ˢᵒʳʳᶤˢᵒ ˢᵘˡ ᵛᶤˢᵒ ᵈᶤ ᴿᶤᶰᵉᵃˑˑˑ』

Si... desiderava solo quello. Ricordava di averlo pensato.

𝑫𝒐𝒏𝒂 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒂 𝑫𝒖𝒎𝒂.𝑰𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆, 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒐𝒅𝒊𝒐, 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒑𝒂𝒔𝒔𝒂𝒕𝒐—.... 𝑻𝑼𝑻𝑻𝑶!

Per diventare imperatore...
ᴘєя ɗɪᴠєηᴛαяє ɪຕᴘєяαᴛᴏяє.

Una persona debole non può governare nulla.
Una persona debole non può donare un sorriso a colei che ama.
Ⲋⲉⲛⲹⲁ ꓓⳙⲙⲁ, ⲛⲟⲛ ⳏⳙⲟⳕ ⳋⲟⳳⲉⲅⲛⲁⲅⲉ ⲛⳙⳑⳑⲁ. Ⲋⲉⲛⲹⲁ ꓓⳙⲙⲁ, ⲛⲟⲛ ⳏⳙⲟⳕ 𝖽ⲟⲛⲁⲅⲉ ⳙⲛ ⳽ⲟⲅⲅⳕ⳽ⲟ ⲁ ⲥⲟⳑⲉⳕ ⲥⲏⲉ ⲁⲙⳕ.

Quella dannata voce continua a perseguitarlo, a sussurrargli ciò che dovrebbe fare nell'orecchio.
Quella voce è così simile alla sua... ma c'è qualcosa di diverso.
È più ᴘᴏᴛєηᴛє.
Lo sentiva chiaramente. 
Si... doveva pregare Duma. Non gli restava altro da fare. Le persone disperate... 𝓹𝓻𝓮𝓰𝓪𝓷𝓸, no? 
Il suo orgoglio era già stato distrutto: aveva perso contro Alm per ben due volte, aveva perduto il suo posto come futuro imperatore, era stato privato di tutto.
Cosa aveva da perdere?
𝑵𝒖𝒍𝒍𝒂.

[...]

Sentiva il potere scorrere nelle sue vene, nel suo sangue, in tutto il suo corpo.
Era una sensazione magnifica, rinvigorante.
Aveva sacrificato Rinea a Duma, ma ora... lei era al suo fianco, sotto forma di una bellissima donna fatta di fuoco, simile a una ᴠєѕᴛαƖ, ciò che restava delle sacerdotesse che si sacrificarono a Duma in tempi antichi.
Non ricordava che cos'era successo di preciso dopo aver sacrificato la sua amata, sapeva solo che era stato evocato come Eroe agli ordini di Kiran.
Ma nonostante questi fossero i presupposti, il "principe" non resta sempre al castello.
In quel momento era sulle rive di una cascata, poco lontana dal bosco. 
Si... il vento è calmo, e il sole non era così cocente. Una giornata meravigliosa da passare con la propria fidanzata. 
Il suo fiero cavallo era poco lontano, e lo spirito in fiamme della sua amata girava attorno a lui, con la sua solita espressione malinconica. 
Berkut stava sorridendo.*

«Ah, Rιᥒᥱᥲ... sᥱι bᥱᥣᥣᥲ ᥴomᥱ sᥱmρrᥱ.» 

Le sussurrò, mentre le accarezzava le guance col guanto d'arme.
La pelle di Rinea era fatta di fiamme, ma Berkut non si scottò minimamente. 

«Ah, Rιᥒᥱᥲ...»

Le dita del principe tremavano appena, lo sguardo si rattristava, i denti si stringevano con forte rabbia. 

«Rιᥒᥱᥲ...»

Lui lo sapeva, non era un idiota.
𝑸𝒖𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒆𝒓𝒂 𝑹𝒊𝒏𝒆𝒂, 𝒍𝒂 𝒔𝒖𝒂 𝒂𝒎𝒂𝒕𝒂. 
Quell'essere era solo ciò che ne restava, un ricordo infuocato e sbiadito, che non poteva imitare lo splendido sorriso che caratterizzava la donna che avrebbe voluto come sua sposa.

«𝙍𝙄𝙉𝙀𝘼! 𝓓𝓞𝓥𝓔 𝓢𝓔𝓘... 𝓡𝓘𝓝𝓔𝓐?! 𝓓𝓸𝓿𝓮... 𝓼𝓮𝓲...»

La sua voce, di nuovo distorta dalla tristezza e dalla furia, tirò un urlo che venne poi domato da una serie di singhiozzi.
Le mani, che poco prima accarezzavano il volto dell'essere ch'era tornata a volteggiare attorno a lui, ora stringevano i capelli bruni del giovane uomo.
Dovᥱvᥲ trovᥲrᥱ Rιᥒᥱᥲ. Forse anche lei era stata evocata, in quel castello. Avrebbe potuto vedere di nuovo il suo volto, il suo sorriso. Avrebbe potuto risentire la sua candida voce che chiamava il suo nome, con più dolcezza di qualsiasi nota. 
Si... le note. Loro amavano danzare, soprattutto lei. Si faceva prendere tanto dai passi che avrebbe potuto continuare in eterno. E lui seguiva le sue mosse leggiadre, poiché amava vederla estasiata. 
L'avrebbe trovata, anche se avesse dovuto ribaltare l'intero castello.

Più veloce del vento, Berkut tornò in groppa al suo destriero, seguito dall'essere simile a una ᴠєѕᴛαƖ.
La distanza dal castello parve essere molto breve tanto che andava veloce, avvolto dalla sua aura rossastra di rabbia e tristezza pura. 
Non appena arrivò all'enorme e biancastra struttura, Berkut smontò, e si diresse verso l'entrata.
Avrebbe chiesto all'evocatore se, finalmente, Rinea era giunta in quel luogo.
Non fece in tempo ad urlare il nome del "L'Evocato Salvatore" che, dopo pochi passi dentro il castello, sentì una musica. 
Una musica stupenda, la stessa che lui e la ragazza dai capelli turchesi ballavano sempre. 
Un sorriso si dipinse sul volto contratto dalla rabbia, e l'aura cremisi divenne lievemente più tenua di prima.
Doveva essere un segno. La sua Rinea, la sua amata Rinea, era lì.
Con un sorriso adesso più accentuato di prima, quasi folle, il "principe" iniziò a correre verso l'aula del castello dove proveniva quella melodia. 
Incontrò svariati eroi per la strada, chiaramente spaventati da lui, ma non se ne curò. 
Voleva solo rivedere Rinea, e... la vide. 
Raggiunta un'ampia stanza circolare, scorse la donna di profilo.
Il sorriso di Berkut divenne ancora più ampio, mentre si appoggiava al muro del corridoio che c'era poco prima di poter entrare nella stanza. 

«Rι... ᥒᥱᥲ...!»

Ma, appena Rinea fece un passo indietro mentre danzava, Berkut denotò che stava ballando con qualcun'altro.
Stava ballando con 𝒍𝒖𝒊.
Si... era proprio lui, sè stesso.
Ma quella versione di sé, probabilmente evocata da un altro tempo, era totalmente diversa dal Berkut che era lui adesso.
Riconobbe facilmente che, sul sè stesso del passato, c'era un sorriso calmo, dolce. 
E anche Rinea stava sorridendo felice, mentre il vecchio sé la faceva volteggiare, portandola ad appoggiarsi sul suo petto.
Si guardarono, si baciarono sulle labbra velocemente, e poi ripresero a danzare. Proprio come una volta, erano talmente concentrati su di loro che non badava a nient'altro.
E Berkut, quello di adesso, disperso nella sua rabbia e disperazione, non poteva far altro che restare a guardarli, come se non potesse entrare nella stanza.
Era qualcosa di proibito a lui.
Non aveva più il diritto di danzare col suo amore dopo averla sacrificata.
Duma gli ha dato forza, velocità, destrezza, ma... gli ha tolto Rinea. Gli ha tolto la persona che amava di più. 
No... era inutile incolpare il Dio della Forza.
Quello che successe fu solo colpa sua.
Della sua debolezza, della sua stupidità, della sua disperata ricerca di accettazione.
Lui aveva ucciso la donna che amava.
Lui aveva fatto sì che potesse solo guardare il suo passato con invidia.
La ᴠєѕᴛαƖ gli accarezzava il volto rigato dalle lacrime che erano fuoriuscite di volontà propria, ma i suoi palmi non sono minimamente delicate come quelle della sua amata.
E Berkut continuava a restare lì, a osservare Rinea danzare con ciò che era lui un tempo.
La sua aura rossa si era ora quasi del tutto attenuata, e l'unica cosa che provava ora era triste malinconia.

«... Rιᥒᥱᥲ...»
Sussurrò, triste.
𝙼𝚊 𝚗𝚎𝚜𝚜𝚞𝚗𝚘 𝚙𝚘𝚝𝚎𝚟𝚊 𝚜𝚎𝚗𝚝𝚒𝚛𝚎 𝚒𝚕 𝖕𝖗𝖎𝖓𝖈𝖎𝖕𝖊 𝖈𝖆𝖉𝖚𝖙𝖔.
   
 
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