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Autore: Blackberry23    20/10/2019    2 recensioni
Ichigo aveva capito che poteva farcela benissimo da sola e che non aveva bisogno di lui. Non le serviva un uomo che decidesse ogni aspetto della sua vita, non voleva diventare una semplice casalinga come sua madre. Così, il “per sempre” le era sembrato una minaccia. E aveva osato: aveva rifiutato la sua proposta di matrimonio, lasciandolo. A nulla erano valse le sue proteste, lei era stata irremovibile. Era cresciuta. E aveva voglia di ricominciare a vivere.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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– Dai!
– No.
– Daiiiiiiiiiii!
– No.
– Daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
– No.
– Per favore, per favore, per favore, per favore, per favore, per favore, per favore, per favore, per favore, per favore, per favore, per favore, per favore, per favore, per favore...
– Ho detto di no. È pericoloso. Non insistere.
– Uffa però! Sei diventata noiosa!
– Cosa? Io noiosa?
– Allora è un sì?
Ichigo sospirò.
– Purin...
– Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie! – disse la sua amica, gettandole le braccia al collo. – Taru-Taru sarà super contento!
« Ma perché finisce sempre così? » pensò la ragazza dai capelli rossi, guardando una certa scimmietta allontanarsi tutta soddisfatta mentre stringeva in mano la sua campanella.
Purin era riuscita a convincere Pai a farle vedere Taruto una seconda volta, prima dell’odierna sessione degli esperimenti. Per l’occasione, aveva pensato ad un nuovo numero acrobatico e di giocoleria, da eseguire con i sonagli dei suoi tamburelli e nientemeno che la Strawberry Bell. Ichigo le aveva ripetuto mille volte che le Mew Mew non si erano mai scambiate le armi e che potevano esserci delle gravi conseguenze... ma, come al solito, Purin aveva ottenuto lo stesso quello che voleva. 
« Kami-sama, che tipetta! » si disse sorridendo.
Forse prestarle la sua campanella era una cosa meno pericolosa di un esperimento alieno. Sì, doveva essere così. E poi, come si poteva resistere a quel tenero musetto? A quanto pare, nemmeno Pai aveva saputo dirle di no. Aveva addirittura fatto un mezzo sorriso. 
« Certo che è strano: è sempre stato così freddo e distaccato... cos’è successo ieri con Retasu? »
La ragazza aveva raccontato a tutta la squadra delle sue scoperte sul Pianeta degli alieni e sui ribelli, ma quando erano tornate in camera ed erano loro due da sole, non aveva voluto dirle nient’altro. Aveva solo balbettato starnutendo qualcosa a proposito di un coniglio che non era un coniglio e dei propri occhiali. Doveva essersi presa un bel raffreddore, perché poi, senza dire una parola, era andata subito a letto avvolta in un’enorme felpa azzurra. 
« Mmmmm... » rifletté, giocherellando distrattamente con un filo che penzolava dalla manica destra del vestito grigio che indossava quel giorno. Era un abito della lunghezza necessaria a coprire i lividi e le bruciature sulle braccia che quel dannato Chimero scarafaggio le aveva procurato.
Già, che casino ieri.
Kisshu aveva voluto lanciarle contro svariati Chimeri per il loro allenamento quotidiano, ma, a differenza degli altri, quel bestione era sfuggito completamente al loro controllo. C’era voluto parecchio per riportare tutto alla normalità. Oggi però, dato che non poteva usare la Strawberry Bell, non avrebbe affrontato alcun mostro alieno. 
« Speriamo che a Taruto piaccia lo spettacolo... »
Doveva affrettarsi: Purin l’aveva bloccata appena fuori dalla porta della sua stanza e Kisshu la stava sicuramente aspettando. Ichigo, guidata da Mash, si diresse a passi veloci verso la sala numero 7.
« Che succederà durante la missione nel quartier generale dei nemici? Ne usciremo vivi, Kisshu ed io? Se muoio, chi lo dirà a mamma e papà? » si chiese.
Shirogane non poteva farlo, era scomparso assieme a Keiichiro. Sicuramente erano stati rapiti. Ma da chi? 
Kisshu aveva fatto rapporto, come le aveva promesso, ma l’esercito extraterrestre non aveva novità sui loro amici. E se si fossero sbagliate? Se i seguaci di Deep Blue non c’entrassero per niente con la sparizione di Ryan e Kei? Shirogane aveva tante conoscenze... che fosse finito in un brutto giro terrestre? Forse erano stati rapiti dai servizi segreti di un altro governo: uno scienziato famoso in tutto il mondo per le sue pubblicazioni e il suo assistente potevano fare gola a molti...
Ma cosa potevano fare lei e le altre da lì? Erano state rapite anche loro e non potevano comunicare con nessuno ad eccezione di Cardamome e degli Ikisatashi, figuriamoci con le autorità giapponesi. O con le loro famiglie.
Ichigo sentì una fitta al cuore.
Chissà come erano preoccupati sulla Terra...
Pensò ai suoi genitori e a tutte le bugie che gli aveva raccontato quando era diventata una Mew Mew a tredici anni. Cosa era cambiato, a dieci anni di distanza? Quando le erano ritornati i segni, aveva chiamato velocemente sua madre per dirle che sarebbe stata da Minto per l’intero weekend. Non si ricordava nemmeno l’ultima volta che le aveva detto “ti voglio bene”. E suo padre... il suo papà, che la voleva accompagnare per mano anche all’università... le mancava veramente tanto. Il dolore al cuore si fece più forte. Ichigo chiuse gli occhi, immaginandosi i propri cari abbracciati a piangere nel salotto di casa. 

No.

No, non doveva pensare a queste cose. Non adesso. Adesso doveva continuare ad allenarsi. Doveva farlo anche per loro. La missione non era ancora cominciata.
« Andrà tutto bene. Poi, non appena troveremo una cura al virus, ritorneremo subito sulla Terra, dove dovremo inventarci qualcosa... » si disse, stringendo forte la spilla da Mew Mew. 
« Oh sì, spiegare le ragioni della nostra scomparsa sarà davvero entusiasmante. Ciao mamma, ciao papà, scusate tanto ma siamo state rapite dagli alieni! Ora possiamo partecipare ai programmi TV, andare a qualche convention di svitati negli Stati Uniti e scrivere un libro! » ironizzò Ichigo, mentre si trasformava.
« Kisshu deve cominciare a prepararmi il cappello di carta stagnola... » pensò, aprendo la porta della sala di allenamento numero 7.

***​

– Esperimento numero 123, preparato c) 83! 
Mew Minto sbadigliò elegantemente. Seduta sopra il tavolo metallico, si sollevò la gamba destra per accavallarla sopra l’altra.
« Nessuna Mew Mew si illumina alla presenza del preparato c) 83. Proviamo ora con un contatto diretto... »
– Nessuna Mew Mew si illumina alla presenza del preparato c) 83. Proviamo ora con un contatto diretto! – annunciò a gran voce Gingembre.
La ragazza bevve un lungo sorso del caldo infuso di erbe extraterrestri che Cardamome le aveva gentilmente portato.
« Nessuna reazione. Proviamo ora a versare qualche goccia del campione su una ferita... »
– Nessuna reazione. Proviamo ora a versare qualche goccia del campione su una ferita! – disse lo scienziato, scegliendo Mew Zakuro come cavia per testare quella sostanza. E dopo qualche minuto...
– ... esperimento fallito...
« Ma dai? » disse tra sé e sé Mew Minto, alzando gli occhi al cielo. Ogni giorno, da quando erano atterrate a questa parte, sempre la stessa storia. Mai un esperimento che andasse a buon fine. Anche i militari alieni avevano perso interesse: c’erano parecchi posti vuoti nella galleria che sovrastava il laboratorio. Come biasimarli? Avrebbe fatto anche lei la stessa cosa. La sostanza che aveva appena testato la sua Onee-sama era troppo viscosa per essere Acqua Mew. E poi... era di colore rosa.
Rosa.
« Qui abbiamo dei seri problemi di vista o siamo sprofondati nell’abisso della disperazione... » 
Era scesa anche lei là sotto tre anni fa. Bastava così poco per ricaderci...

Mew Minto scosse le ali.

Mentre beveva un altro sorso dell’infuso, guardò Mew Ichigo che, tra un esperimento e l’altro, cercava di riattaccare la campanella della sua arma.
Era stata la prima persona che aveva visto al suo risveglio. I suoi genitori, suo fratello e la sua anziana governante erano ancora in viaggio per la Francia, avevano preso l’aereo. Anche le altre, insieme a Ryan e Keiichiro, stavano per arrivare all’ospedale parigino in cui si trovava. Ma Ichigo era a Londra e ovviamente aveva fatto in fretta.
« Ichigo... »
Grazie al cielo era lì in quel momento. Se non ci fosse stata lei, se fosse stata da sola, non... non... non...

Mew Minto sbatté di nuovo le ali.

– Oh, ci sono riuscita! Finalmente! – esclamò forte Mew Ichigo, facendola sussultare leggermente. Portò ancora la tazza che stringeva fra le mani alla bocca, per continuare a bere. 
« E Zakuro... »

– Stop agli esperimenti! Sospendete tutto immediatamente! Portate subito le Mew Mew in sala 21, ripeto, portate subito le Mew Mew in sala 21! – gracchiò la voce di Kisshu da un altoparlante, distogliendo la ragazza dai suoi pensieri.

***​

La testa le faceva malissimo. Sembrava che stesse per scoppiare da un momento all’altro. Che diamine le avevano dato oggi?

– Oggi? Ma... ma...
– Sì, oggi. Tra poco apriremo un portale per arrivare ad un centinaio di metri dalla rete fognaria della loro base.
– Dobbiamo passare dalle fogne? Ma che schifo! Non c’è un altro modo? Nella mappa interattiva che mi avevi fatto stud...
– Tesoro, ti concedo di salutare tutte le tue amiche. Non basta questo a soddisfarti, micetta? – disse Kisshu a voce bassa, toccando con fare scherzoso la punta del naso della sua amica.

Mentre Mew Ichigo sbraitava contro un certo alieno che rideva a crepapelle, Mew Zakuro cercò di ordinare tutte le informazioni che aveva appena ricevuto. 
Oggi, l’unità di commando capitanata da Kisshu si sarebbe infiltrata nella base dei seguaci di Deep Blue. Obiettivo: eliminare l’Alto Sacerdote, il capo spirituale e paramilitare dei ribelli, in vista del suo prossimo comizio. Quella missione doveva rappresentare un’operazione di controguerriglia, in risposta al grave attacco durante il quale era stato ferito e infettato Taruto. I membri del commando (inclusa Mew Ichigo) dovevano mettersi uno speciale congegno elettronico a forma di bracciale, che, come mostrava per l’ultima volta Cardamome con il prototipo, permetteva tra le altre cose di visualizzare la pianta 4D della base ribelle e di indossare una tuta mimetica dotata di un casco protettivo.
Gli schermi di tutti i computer della sala 21 mostravano la foto dell’Alto Sacerdote da diverse angolazioni. Anche se le doleva molto la testa, la ragazza riuscì a ringhiare alla vista della faccia dell’alieno. Non le piaceva per niente. Ma, in verità, non le piacevano neanche tutti gli altri extraterrestri, compresi gli Ikisatashi. 
« Come si dice? Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio! »
Non aveva alcuna intenzione di fare alleanze con degli alieni che le stavano usando come dei topi da laboratorio. E poi, non aveva mai amato il gioco di squadra: era un lupo solitario. L’unica eccezione che aveva fatto era stata per le sue amiche e per la salvezza della Terra. Dovevano restare guardinghe: quegli alieni potevano essere capaci di tutto e di più. Mew Ichigo si stava lasciando troppo andare e probabilmente non si era resa conto che se i ribelli facevano fuori Kisshu, lei restava da sola: gli altri militari dell’unità erano dei perfetti sconosciuti, non potevano proteggerla. 
« Le emozioni tolgono lucidità. Soprattutto in guerra. Un attimo di distrazione e... zac, siete finiti... » pensò, guardando la sua amica e il resto del commando venire risucchiati uno ad uno dal portale.
« Mew Minto può solo volare e Mew Retasu non può usare il braccio destro per via delle vesciche. Mew Purin è l’unica che è in grado di combattere, quando non si gratta come una scimmia. Basterà... »

Fu un attimo.

Mew Zakuro strappò di mano a Cardamome il prototipo del bracciale. Dopodiché, con un potente schiocco di frusta, afferrò la gamba dell’ultimo soldato, facendosi così risucchiare anche lei dal portale, tra le grida disperate delle sue amiche e degli scienziati extraterrestri.
   
 
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