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Autore: PrincessintheNorth    20/10/2019    1 recensioni
Nuova edizione della mia precedente fanfic "Family", migliorata ed ampliata!
Sono passati tre anni dalla caduta di Galbatorix.
Murtagh é andato via, a Nord, dove ha messo su famiglia.
Ma una chiamata da Eragon, suo fratello, lo farà tornare indietro ...
"- Cosa c’è?
Deglutì nervosamente. – Ho … ho bisogno di un favore. Cioè, in realtà non proprio, ma …
-O sai cosa dire o me ne vado.
- Devi tornare a Ilirea."
Se vi ho incuriositi passate a leggere!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morzan, Murtagh, Nuovo Personaggio, Selena | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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MORZAN
 
 
Anni prima, il giorno del compleanno di Murtagh era quello che Selena ed io attendevamo con più trepidazione, sostanzialmente perché ci permetteva di passare con il nostro piccolo una settimana intera invece dei soliti tre giorni a mesi alterni. Era un evento che celebravamo nell’intimità della nostra famiglia, senza sontuose feste di palazzo e ricevimenti ufficiali: noi tre, Brom, Derek, Alec e Miranda.
Katherine era arrivata il giorno prima che festaggiassimo il suo quarto compleanno, causando la meraviglia e a tratti la repulsione di Murtagh: era stupito nel vedere una bambina tanto piccola, che ancora non parlava né camminava, le cui possibilità di comunicazione erano ridotte semplicemente a pianti e sorrisi. Ciò che lo repelleva di lei era, ovviamente, il fatto che fosse una femmina. È una femminuccia, aveva brontolato. È debole e non gioca con la spada.
Meno di due ore dopo, il suo gioco preferito era diventato il montare la guardia alla sua culla, insieme ad Alec: non appena i suoi genitori gli avevano presentato la sorellina e fatto il tipico discorso sul buon esempio aveva dato in escandescenze, geloso delle attenzioni dei genitori. Miranda era costretta a letto a causa della fatica del travaglio e del parto, per cui Derek era rimasto da solo ad occuparsi della neonata, le cui necessità gli toglievano tempo da dedicare al piccolo. Alla fine era stato proprio Murtagh a far cambiare idea ad Alec, con un discorso fantasioso e un po’ confuso sul fatto che, essendo loro due prodi e valorosi cavalieri, dovessero proteggere la piccola madamigella. Se non sa nemmeno mangiale da sola, aveva commentato, non saplà neanche ploteggelsi. Noi facciamo i cavalieli e la ploteggiamo sennò la lubano.
 In effetti, da piccolo Murtagh aveva un’opinione un po’ altalenante riguardo a Kate: un momento prima era una noiosa lattante che non sapeva pulirsi il sedere da sola, quello dopo una bimba molto carina che trovava molto divertente. Quando, una volta, sua madre l’aveva esortato a farle una carezza, il bambino più irruento di Lionsgate aveva sfiorato la testolina della neonata con la gentilezza della seta: per dimostrare che aveva apprezzato il gesto, Katie gli aveva ficcato le dita in un occhio. Non era stato facile nemmeno per me trattenere l’uragano di furia che Murtagh era diventato, fermamente intenzionato a fargliela pagare amaramente.
Sei blutta!, aveva strillato. Ti odio! E puzzi di cacca! Io gliel’ho detto al mio papà, non la volio una bimba che puzza di cacca a casa mia! Vai via!
- SEI UNA MALEDETTA STREGA!
In vent’anni, nulla era cambiato, men che meno l’ambivalenza dei sentimenti di Murtagh riguardo a Katherine.
Ci trovavamo tutti sulla spiaggia del Tridente: Sìgurd ed Alec avevano iniziato a tirar di spada, catalizzando l’attenzione dei bambini; Audrey e Florence si erano fatte carico delle bimbe e dirigevano il cantiere di un enorme castello di sabbia; Murtagh, Eragon e Katherine, che sembravano aver fatto pace, giocavano a carte molto poco tranquillamente, più che altro perché lei continuava a vincere.
- Devo dire che hai un’arguzia eccezionale. Ti sei accorto della mia vera natura dopo quanto, tre anni di matrimonio? - rise lei. 
- Ti ho vista benissimo! Hai cambiato quella carta con la magia!
- È indubbio che Belle sia figlia tua. Frigni proprio come lei.
- SISTEMALA!
- Se sei così sicuro che l’abbia modificata perché non controlli tu stesso? – lo sfidò Kate. – Forza.
Anche quando si rese conto che da parte di Katie non vi era stato alcun trucco non smise di guardarla male, altrimenti gli sarebbe toccato chiedere scusa, e gli dei sapevano quanto quel ragazzo fosse poco incline a rinunciare al proprio orgoglio.
- Avrai barato sicuramente. – sibilò.
Katherine si buttò sulla sabbia, sospirando rumorosamente. – Dei del cielo, datemi la forza per sopportare questo bambinetto. Andiamo, Murtagh, anche Belle odia perdere e fa le scenate, ma lei ha tre anni!
- Non sto facendo alcuna scenata! – replicò l’altro piccato. – Se tu non avessi barato a quest’ora non …
- Vado a chiamare due balie. – Eragon sbuffò ridacchiando. – Avete delle preferenze, piccolini?
Inutile dire che i due si voltarono a guardarlo inferociti.
- Attento … - lo minacciò Murtagh.
- Ma che bravo, cucciolino! Hai detto la tua prima parolina!
Murtagh perse ogni interesse nel litigare con Kate e si avventò su Eragon: in un attimo, sia bambini che bambine persero ogni interesse nelle reciproche attività, attirati dal pestaggio.
- BLAVO PAPA’! – strillò Belle, saltellando ed esultando. – PLENDILO A CALCI NEL SEDELE!
- In qualità di padre li dovresti fermare. – Selena mormorò.
Era una sensazione strana riaverla al mio fianco, poterla di nuovo riabbracciare, sentire di nuovo il suo profumo: da quando Murtagh era stato rapito non era stata più lei, si era chiusa in sé stessa e nel suo dolore. Alla fine ero giunto a capire perché mi respingesse: avere davanti il padre del figlio che aveva perso le dava troppa sofferenza, ma mi evitava anche per la paura che continuassi a recriminarle il comportamento che aveva tenuto con Kate. Cosa che avevo fatto, agli inizi. Era stato Derek, infine, a mostrarmi la meschinità di quell’atteggiamento: ogni volta che vedevo Selena non perdevo occasione per ricordarle ciò che aveva fatto, nonostante sapessi che era stata manipolata da Eragon, nonostante sapessi cosa voleva dire subire certi maneggi.
Non appena avevo capito in che genere di persona mi ero trasformato avevo cercato subito di rimediare, ma non avevo ottenuto molti risultati. L’avevo incolpata di tutto, rifiutandomi di considerare nel torto anche Eragon, soprattutto della fuga di Kate e del suo diniego di tornare a casa o di farci vedere i bambini: l’avevo accusata ma non avevo mai ascoltato le sue lacrime di rimpianto, le sue scuse, le sue preghiere di aiutarla ad aggiustare le cose, ignorando il suo dolore per l’aver perso nuovamente Murtagh, per averlo dovuto abbandonare un’altra volta, per non poter abbracciare quanto di lui era rimasto. Avevo capito di dover rimediare quando Derek mi aveva sbattuto davanti agli occhi una lettera vergata nella calligrafia di Selena: una richiesta di annullamento del matrimonio.
“Non vedo motivi per cui non dovrei accogliere la sua domanda”, aveva ringhiato. Solo a quel punto mi ero reso conto che rischiavo veramente di perdere mia moglie, la donna che amavo, che mi era rimasta accanto in ogni occasione, persino in due decenni di prigionia: dopo Murtagh, dopo i nostri nipoti, non era una perdita che potevo sopportare.
Tuttavia, quando mi ero presentato alla sua porta per scusarmi, Selena non aveva aperto, e per ovvie ragioni: accecato dall’ansia e dalla disperazione l’avevo disturbata il giorno del compleanno di Murtagh. Non avevo minimamente pensato a quel dettaglio, sebbene fosse quanto avessi più caro anni prima: da che era successo il disastro ad Ilirea avevo cercato di dimenticare, mentre lei aveva ricordato, custodendo gelosamente ogni memoria e frammento di nostro figlio.
C’era voluto del tempo perché decidesse di parlarmi di nuovo: non c’era stato alcun modo di convincerla a tornare insieme a me, ma almeno aveva ritirato la richiesta d’annullamento. “Per il bene dei bambini”, aveva detto. “Non voglio che, quando tornerà, Murtagh abbia anche un divorzio da digerire. Merita di meglio”.
Meritava un padre che fosse rimasto accanto a sua madre nel momento in cui lei era più fragile. Non l’aveva avuto.
Da quel giorno il nostro rapporto era migliorato: certo, non era tornato ai fasti di un tempo, ma almeno lei non scappava da una stanza se mi ci trovavo anch’io. Parlavamo, collaboravamo, ricordavamo i tempi in cui Murtagh non diceva altro se non “mamma” e “papà”, ma nient’altro.
Fino al mese prima.
Lei, Miranda e il resto della famiglia erano arrivati al Tridente poche ore dopo la partenza di Kate, secondo il piano di Derek. Belle e Killian si erano subito affezionati a Selena, molto più che a me: adoravano sentirla parlare di Murtagh, ascoltare i racconti delle sue marachelle, vedere i fairth che lo rappresentavano come un bimbo della loro età.
Fare i nonni ci aveva riavvicinati, finchè non era successo l’inevitabile ed eravamo finiti a letto. Quell’evento l’aveva turbata ed indotta a frapporre maggiori distanze fra di noi, distanze corredate da un silenzio tombale da parte sua. Quel mutismo l’aveva interrotto la sera del ritorno di Murtagh, per confessarmi di essere rimasta incinta.
Da quel momento in poi, non una parola. Non mi aveva nemmeno aperto la porta delle sue stanze, sorda ad ogni mia preghiera.
- Sono grandi abbastanza. – risposi. – Non hanno più bisogno di qualcuno che gli dica cosa fare o meno.
Ma vorrei essere il padre di quello che porti in grembo, sussurrai alla sua mente.
Lo sei, mormorò laconica.
Non rigirare le mie parole.
Non ho voglia di discutere, adesso.
Non voglio discutere, solo parlare … nient’altro, la pregai.
- Vado a chiedere alle cuoche se la merenda è pronta. – disse invece alzandosi, scrollandosi la sabbia dal vestito e dirigendosi verso il castello.
Murtagh ed Eragon, presi com’erano dalla loro zuffa infantile, non notarono niente, ma Katherine sì.
Lo sguardo che mi rivolse fugacemente era triste, ma non solo.
Sanguedidrago è convinta che sia colpa sua, mormorò Dracarys. Sovente utilizzava quell’epiteto per indicare Kate, riferendosi alla potente magia di cui era dotata. “Solo un drago può contenere tanta magia in sé”, aveva commentato nel vederla la prima volta. “Evidentemente questo è il prodotto di una lunga stirpe di Shur’ Tugal.”
Come può pensarlo?, replicai atterrito. Non ha nulla a che vedere con questa storia!
Davvero? Eppure è stata involontariamente la causa del rapimento di Murtagh. Eragon l’ha rinchiuso nelle segrete perché era convinto di amarla.
E quindi si sente responsabile anche dell’allontanamento fra me e Selena, conclusi.
Almeno credo, precisò.
Purtroppo non avevo motivo di dubitare delle sue parole: era tutto scritto a chiare lettere nei tristi occhi di Katie.


 
SELENA
 
 
 
Quando aprii gli occhi, la prima cosa che vidi fu il baldacchino del mio letto.
Quando mi ero addormentata? Non lo ricordavo. Istintivamente, mi portai una mano al ventre ancora piatto, pregando che non fosse successo niente al piccolo.
Non anche lui … i miei figli hanno già patito abbastanza.
- Come ti senti?
Nel mio campo visivo si fece spazio il volto di Sienna, la sorella di Derek, la donna ed amica da cui avevo appreso le arti della guarigione e della maieutica. Mi rivolse un sorriso gentile, per poi stringermi la mano.
- Che è successo? – domandai, la mente ancora confusa.
- Sei svenuta mentre tornavi dalle cucine con la merenda per i bambini. – mi spiegò. – Fortunatamente Morzan ti ha trovata appena in tempo, o il bambino avrebbe rischiato di subire gravi danni.
- Ma sta bene, vero?
Sienna annuì lentamente. – Lui, o lei, sì: ma preferirei che tu stessi a riposo per un po’.
- Ma se sta bene perché dovrei …
- Perché negli ultimi due anni tu, mia cara, hai cercato di attentare alla tua salute in ogni modo possibile. Il risultato? Sei estremamente indebolita. Hai    mangiato poco e niente e il tuo corpo si è adattato di conseguenza, precludendoti però di fare tranquillamente anche solo una passeggiata. Ora che      sei incinta hai bisogno di più forze, per cui starai a letto, ti riposerai, mangerai e cercherai di stare il più possibile calma.
Purtroppo, aveva ragione. Dal momento in cui Murtagh era stato preso e, soprattutto, da quando avevamo oltrepassato la Du Weldenvarden e l’incantesimo di Eragon era svanito, non c’era stato un giorno in cui mi sentissi felice, o anche solo desiderosa di vivere. Il mio figlio maggiore mi era stato nuovamente strappato, il minore aveva perso completamente sé stesso … e anche Kate, il bimbo che portava in grembo e Belle, l’ultimo, sottile filo che mi legava a Murtagh, se n’erano andati a causa delle cose orribili che l’influenza di Eragon aveva fatto scaturire dalla mia bocca.
Come se quel dolore non fosse abbastanza, Morzan ci aveva tenuto particolarmente a tormentarmi per un anno e mezzo, ricordandomi ogni volta che mi vedeva di ciò che era accaduto e di chi era la colpa. Odiava l’idea che fosse di Eragon, perciò aveva deciso che la responsabile di tutto ero io. Inizialmente avevo ritenuto che incolpare tutto e tutti fosse il suo modo di gestire il dolore, di tenere vivo il ricordo di Murtagh, poi però mi ero resa conto che ricordarsi di suo figlio era l’ultimo dei suoi pensieri. Era stato quello a farmi prendere la decisione di andare da Derek e chiedere l’annullamento del matrimonio.
Io non avevo colpe: se avevo trattato male Kate era stato per colpa di Eragon, per gli dei! Avevo il cuore spezzato per ciò che era accaduto a mio figlio, ma continuare a giustificarlo, come facevano Derek e Morzan, non era aiutarlo! Non meritavo il trattamento che l’uomo che doveva amarmi più di ogni altra mi riservava. Non meritavo di venire svilita, insultata, accusata ingiustamente!
Non appena era venuto a sapere della richiesta di divorzio Morzan aveva immediatamente cambiato rotta, cercando disperatamente di convincermi a ritornare con lui, tentando di rimediare, ma non me l’ero sentita di accogliere le sue richieste: lo amavo, sì, ma lui mi meritava?
Era stato solamente per amore verso i miei figli se avevo ritirato la richiesta: quando Murtagh tornerà, avevo pensato, vorrà stare con i suoi bambini, con sua moglie. Non volevo che avesse altri pensieri per la testa.  
Ovviamente, però, dovevo rovinare tutto e finirci a letto, con Morzan, per poi ritrovarmi incinta. Figurarsi se la lieta novella non l’aveva reso più determinato a riconquistarmi!
Con un bambino di mezzo, ormai la situazione era diventata ben più complicata di prima: il piccolo meritava di nascere in una famiglia unita, piena d’amore e fiducia … e la fiducia, verso Morzan, da parte mia non c’era ancora.
- Murtagh? – domandai.
- Murtagh non è dove vorrebbe essere. – Sienna commentò. – è giunta una delegazione di elfi dalla Du Weldenvarden e anche una di nani da Tronjheim. Credo ci sia anche il loro re. Non ama molto fare il lord, Murtagh. – ridacchiò, trascinandomi nella sua ilarità.
No, Murtagh non aveva sicuramente il temperamento adatto per fare il signore di un castello. Troppo impulsivo, troppo impaziente … e spesso troppo arrogante. Non che Kate fosse molto diversa.    
- Sai per caso che ore sono?
- Oh, è quasi ora di cena. Fra poco arriverà il tuo pasto. Tranquilla. – mi strizzò l’occhio ridendosela. – è tutta roba succulenta, adatta a soddisfare ogni    tua voglia.
Quello rallegrò decisamente il mio umore.
- E in cosa consisterebbe?
- Ah, goditi la sorpresa. Ti lascio riposare, ora. E non fare guai. – ridacchiò.
Quando uscì rimasi solo in compagnia del bambino, che non poteva dirsi una gran compagnia, e di Mellie, la gattina di Belle, che iniziò a trovare estremamente divertente dare la caccia ai miei piedi.
Quella solitudine venne interrotta ben presto, quando Belle entrò in camera disperata, chiamando la sua gatta. Evidentemente l’aveva persa.
- È qui. – la rassicurai indicandole la micia, che nel frattempo si era addormentata. – Adesso sta facendo la nanna.
- Oh … - sussurrò arrampicandosi sul letto. – Allola dobbiamo pallale piano pianissimo, sennò si sveglia.
Mi raggiunse e si accoccolò contro di me, abbracciandomi e appoggiando la testolina sul mio petto: sembrava parecchio annoiata.
- C’è qualcosa che non va, amore?
- La mamma e il papà stanno ancola pallando con il signole basso con la babba lunga. – mormorò. – E con quello altissimo con i capelli lunghi e le       olecchie a punta come il nonno e lo zio Elagon. Hanno detto che ola non possono giocale e Evan e Killy non voliono che gioco con lolo pecchè sono   una femmina e Mellie non la tlovavo più …
- Sai una cosa, Belle? Anche io mi stavo annoiando. Se vuoi possiamo giocare insieme. – alla proposta le si illuminò lo sguardo.
Fece per parlare, ma venne interrotta da qualcuno che bussò alla porta.
- Dovrebbe essere la mia cena. – mormorai facendo per alzarmi.
- No nonna aplo io! – Belle strillò, correndo verso la porta e rischiando di rimanerci spiaccicata sopra. – CIAO NONNO!
Ovviamente.
- Tu, mascalzona, dovresti già essere a nanna. – ridacchiò Morzan prendendola in braccio.
- È plesto … - brontolò la piccola. – Io e la nonna dobbiamo giocale. Giochi anche tu?
- Molto volentieri. – la assecondò, per poi spostare lo sguardo su di me. – Cosa ci fai in piedi?!
- Stavo venendo ad aprire la porta, ma Belle è stata più veloce.
- Non ti saresti dovuta alzare. – mormorò preoccupato. – Non ti fa bene sforzarti.
- Non mi sono sforzata. – sospirai.
Morzan scosse la testa, nascondendo un mezzo sorriso. – Cosa dobbiamo fare con questa nonna, Belle?
Lei lo guardò un po’ confusa. – Io volevo giocale … anzi no. Volevo fale il legalo a papà pecchè è il suo compelanno. Solo che non so che legalo dagli.
- Mmh … - Morzan e Belle si sedettero sul letto, occupando lo spazio vuoto. – Sono sicuro che un disegno lo manderà letteralmente in visibilio.
Belle strinse gli occhi, riflettendo sulla proposta, per poi annuire.
- È una idea calina. – commentò: in men che non si dica, si era piazzata sulla mia scrivania, carta e colori alla mano, per iniziare il suo disegno.
- Ti ho portato la cena. – fece Morzan, porgendomi un vassoio ricco di pietanze: uova, pancetta, stinco di maiale …
- Non riuscirò mai a mangiare tutta questa roba. – obiettai. – Sarebbe troppa perfino se mangiassi normalmente.
- Lo so. – ridacchiò. – è per questo che sono qui.
- Ruberai la cena ad una donna gravida? – lo accusai teatralmente, sorprendendomi di quanto fosse facile e naturale parlare con lui.
Morzan proruppe in una fragorosa risata, cosa che provocò le ire di Belle. – MI HAI FATTO SBAGLIALE IL DISEGNO! – strillò la bimba, regalandogli il suo miglior sguardo inferocito. – BLUTTO!
Infuriata, appallottolò il foglio di carta, lo lanciò in testa a suo nonno e ne prese un altro.
- Cattivo. – brontolò ancora una volta, senza alzare gli occhi dal foglio. – Blutto, blutto cattivo.
- Sì, sì, va bene. – Morzan la assecondò. – Brutto cattivo, lo dico alla mamma e al papà che ti prendono a calci nel sedere. Cambia minacce, signorina.
- Lasciala stare. – lo esortai. – Si sta impegnando così tanto …
- Somiglia a Murtagh. – sorrise leggermente. – Ha la sua stessa espressione concentrata.
In effetti aveva ragione, la somiglianza era incredibile, sembrava di aver davanti Murtagh: proprio come lui, agitava pigramente le gambette e assottigliava gli occhi per concentrarsi. Aveva persino la sua stessa rughetta in fronte.
Chissà a chi sarebbe somigliato, il piccolo che aspettavo.
Trascorremmo una buona mezz’ora nel più totale silenzio, interrotto solamente dal frusciare del pennello di Belle sul foglio.
- Ola Mellie … - borbottò, accingendosi a disegnare la micia.
Belle sta disegnando tutta la sua famiglia, insieme, mormorò Morzan. Facciamo sì che anche questo bambino un giorno lo possa fare. Stavamo recuperando ciò che eravamo, prima di scoprire della gravidanza … lui, o lei, merita una famiglia unita, che si ami e che lo ami.
Aveva ragione. Negli ultimi mesi il nostro rapporto aveva goduto di un importante riavvicinamento: erano piccoli, timidi passi, ma erano comunque in avanti.
Per il bambino, e anche per noi stessi, dovevamo procedere.
- UFFA! – sbottò Belle. – Non ci stiamo tutti nel foglio! Siamo in tloppi nonna!
- E tra qualche mese saremo ancora di più. – ridacchiò Morzan, cercando di non farsi sentire dalla piccola.
Evidentemente non aveva considerato che, per nipote, avevamo una bimba concepita da due Cavalieri, provenienti da stirpi di Cavalieri, quindi con capacità superiori a quelle degli altri bambini.
Stizzita, si voltò verso di noi. – Non ho più spazio, eh! Un altlo non ci sta! E piantatela di pallale che mi distlaggo e sbaglio!





 
   
 
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