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Autore: Master Chopper    21/10/2019    2 recensioni
Un'altra misteriosa Hope's Peak Academy sembra essere apparsa, a qualche anno dalla morte di Junko Enoshima e dalla vendetta della Future Foundation. I suoi studenti sembrano aver vissuto una vita normale, fino a quando circostanze misteriose li trascinano in una prigione nel cielo dove sembra non esserci via d'uscita.
L'unica strada è verso l'alto, non si può più toccare terra. Cosa li attende sopra le nuvole: la speranza o solo un'immensa disperazione?
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto Naegi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Danganronpa FF Project'
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Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 4: Dance like the elephant and do your death walk when you feel to

(Part 6)  Investigation Time

 

 

“ Non voglio sentire la storia della tua autocommiserazione !”

“ Per essere d’aiuto devi innanzitutto farti avanti! Questa situazione è così paranormale da prenderci tutti, costantemente alla sprovvista… non esiste qualcuno più o meno adatto ad evadere di qui …”

 

Quelle parole appartenevano ad una persona che ormai non c’era più.

Un’amica ed una compagna per molti, e sicuramente qualcuno capace di tirare su il morale a tutti anche durante le situazioni più buie. Ed ora, proprio nell’evento più tragico che potesse accadere, non era lì per posare una mano sulla spalla dei suoi compagni ed incitare loro ad andare avanti.

Kumagai Yone era morta.

I restanti studenti erano accorsi in Armeria, e solo al loro ingresso l’annuncio di Monokuma era risuonato inutilmente nell’aria.

 “ Pim pom pam pom ! È stato ritrovato un cadavere. Trascorso un breve periodo di tempo libero si terrà un Processo di Classe.”

 

“ N-N-Nooo !” Fu l’urlo che istantaneamente emise Amari Sako, scoprendo il cadavere della sua amica.

Al suo fianco Ebisawa deglutì a vuoto, non riuscendo a trovare le forze per parlare. Lo spettacolo era così macabro da togliere il respiro.

“ Kumagai è… morta ?” Ripeteva intanto Lilith, con voce sempre più debole.

Quando ormai tutto ciò che fuoriusciva dalla sua bocca fu un sussurro, sgranò gli occhi ed il suo viso divenne pallido.

“ Kumagai è stata uccisa ?”

“ L’annuncio di Monokuma toglie ogni dubbio.” Le rispose Zayasu con astio, segno che non avrebbe mai voluto pronunciare quelle parole.

Nashi e Takejiro, fin’ora i più vicini al corpo, vennero presto affiancati da Kigiri. Di tutti i presenti, solo lei aveva avuto il coraggio di guardare più da vicino quello spettacolo macabro.

“ Akagi.” Richiamò con voce ferma l’Ultimate Rhythm Game Player, il quale sussultò.

Il ragazzo era stato trascinato dagli altri dopo esser stato trovato semicosciente in ascensore, ed ancora stava recuperando le forze necessarie per reggersi in piedi. Ovviamente, lo shock di quel che stava vedendo non aiutava affatto.

Tuttavia, sentendosi chiamare dalla criminologa, scattò subito sull’attenti.

“ Tu eri nell’ascensore al Secondo Piano quando hai avvertito Takejiro e Nashi di quel che stava succedendo qui… ma esattamente, cosa hai visto ?” Gli chiese la ragazza, voltandosi appena.

“ I-Io …” Lui incespicò molto prima di recuperare il controllo della sua lingua.

“ Una sparatoria! Ho sentito una sparatoria, e tutto ciò che ho visto è stato Kumagai correre qui dentro.”

“ Sembra sospetto. Troppo sospetto.” Disse immediatamente Takejiro, sovrastando la voce del compagno con la sua, austera e fredda.

“ Cosa ?!”

“ Considerando che eri l’unico a mancare alla festa potresti inventare qualsiasi cosa per giustificare la tua presenza qui. A proposito… come ci sei finito esattamente al Quarto Piano ?”

Gli occhi dell’Ultimate Liar, nascosti in parte dall’oscurità del cappuccio, puntarono il videogiocatore come un predatore squadra la sua preda. Sembrava volerlo divorare con il solo sguardo seduta stante.

“ No, aspetta! Non possiamo accusare Akagi, perché non era l’unico a mancare al Secondo Piano !” Intervenne prontamente Nishizaka, frapponendosi tra un Akagi tremante e Takejiro.

 

“ Parlo di Umezawa !” Gridò la rosa, con gli occhi ormai arrossati per la sofferenza.

“ Ah, già… Umezawa.” Il corvino di tutta risposta sbadigliò con aria indifferente “Qualcuno lo faccia uscire da quella maledetta stanza, tanto per cominciare.” 

“ Takejiro !” Esclamò Lilith, guardando verso il compagno con espressione sconvolta “ Come puoi parlare in questo modo a dei tuoi amici ?”

“ Questo è Takejiro per voi, ragazzi! Tu sei giustificata per aver perso la memoria, però voialtri dovreste essere abituati al mio modo di fare.” Rispose l’altro, sorridendo sotto i baffi.

“ Adesso basta !” Li interruppe Kigiri, anticipando Nishizaka o Lilith dal rispondere alle provocazioni.

“ Non possiamo iniziare le investigazioni senza Umezawa. Vi ricordo che abbiamo poco tempo prima del Class Trial, e dobbiamo sfruttarlo al meglio con le forze di tutti !”

Un silenzio scese sui presenti, pressante ed arduo come la triste verità che regnava tra di loro. Vivevano vincolati ad una regola, dopotutto: erano in mano a Monokuma.

 

“ Ci parlerò io.” Si fece avanti Zayasu. “ Comprendo che per Umezawa sia difficile accettare la realtà, ma è vero anche che dobbiamo tirarlo fuori di lì per avere il quadro completo della situazione.”

“ Vengo anch’io !” Disse sbrigativa Lilith. Dal suo sguardo fu difficile capire se la voglia di allontanarsi era più a causa di Takejiro, o della sensazione opprimente che le provocava la vicinanza con il cadavere di Kumagai.

Kigiri acconsentì con un segno del capo, dopodiché si voltò verso uno di loro che non aveva ancora aperto bocca.

“ Nashi ?”

L’Ultimate Memory continuava a guardare il corpo immobile dell’Ultimate Contorsionist senza quasi battere ciglio.

“ Nashi …” Stavolta a parlargli fu un’altra persona: Zetsu si era avvicinato al suo amico, posando entrambe le mani sulle sue spalle.

“ So che è difficile, ma anche stavolta dobbiamo andare avanti con le solite investigazioni.”

Non ricevette nessuna risposta.

“ Nessuno ti chiede di non essere triste per Kumagai, però …”

“ È così terribile arrendersi all’idea di farlo ancora, Zetsu.” Lo interruppe allora il bruno, rimanendo però distante miglia e miglia con lo sguardo.

“ Svelare la verità… accusare un compagno… accettare che le nostre vite vengano manipolate dalla disperazione: e se non potessi far succedere tutto questo ancora una volta ?”

“ Vuoi morire allora, Nashi ?” Con un movimento troppo veloce affinché Nashi lo percepisse, si sentì afferrare e girare dall’amico verso di sé.

“ Eh? Preferisci forse morire ?!” Zetsu non era mai suonato così severo in vita sua, eppure sembrava che il suo solito modo di esprimersi fosse stato sostituito con qualcosa di mai visto prima.

Nemmeno Kigiri o Takejiro avevano mai parlato a Nashi in quel modo, e per questo l’Ultimate Memory rimase di stucco, colto alla sprovvista.

“ Vuoi lasciar sparire nel nulla i tuoi amici, i tuoi sogni e le tue speranze solo perché hai paura di accettare ancora la realtà? In questo mondo c’è chi soffre ogni giorno per inseguire un obbiettivo che forse mai raggiungerà… quindi tu non puoi dirmi questo adesso! Fa’ qualcosa !”

 

“ Esiste un altro modo per combattere, Nashi. Un giorno lo capirai …”

Senza un reale motivo le ultime parole che Nashi avesse sentito dire da Kumagai gli rimbombarono nella mente, forse merito del classico scherzo della sua memoria.

- Morire ?- Ripeté nella sua testa, sollevando il capo verso Zetsu. Vide brillare oltre gli occhiali dell’amico una luce di speranza e determinazione, qualcosa che non era ancora stata soffocata.

Nemmeno lui avrebbe voluto venir soffocato.

- No… è vero. Devo combattere.- Si rispose allora, percependo un gran caldo investire il suo corpo, partendo dal petto ed arrivando fino alla faccia.

In quel momento il verde sollevò le mani, lasciandolo andare. Gli mostrò un sorriso come se fosse una ricompensa: aveva già capito che le cose sarebbero andate per il meglio.

Il bruno si passò le mani sulla faccia, massaggiandosi le guance con forza per risvegliarsi da un fastidioso intorpidimento che lo aveva avvolto fino a quel momento.

 

“ Oya oya! Finalmente è arrivato il vostro momento di brillare !” L’irritante voce di Monokuma scosse l’atmosfera già fragile come un cataclisma.

“ Non senza il Monokuma File, però! Già, già: dove vai se il Monokuma File non ce l’hai ?” Proprio mentre aveva iniziato ad improvvisare una canzoncina, Kigiri gli si piazzò davanti a braccia conserte.

“ Dacceli e sparisci !” Ordinò, squadrando l’orso così piccolo e sovrastato dalla sua ombra.

Il robot stranamente non ebbe da obbiettare, né aggiunse parola, e scomparve in un misterioso silenzio.

Gli e-Handbook degli studenti si accesero al suono di una notifica, e a tutti fu accessibile una pagina che non vedevano da giorni:

 

Vittima: Kumagai Yone

Il corpo è stato ritrovato in Armeria poco dopo l’ora del decesso, risalente alle 19:10.

Kumagai presenta una ferita da arma da fuoco al torso che le ha perforato il corpo da parte a parte. Il proiettile non è in corpo.

 

“ Ora sono le 19:30… è morta relativamente da pochissimo.” Sussurrò Amari dopo aver controllato l’orario. Si strinse nelle spalle, come se volesse nascondersi dalla realtà che la sua amica fosse viva mezz’ora prima, mentre ora non più.

“ Come al solito Monokuma omette delle informazioni cruciali !” Sbottò Nishizaka “ Perché anche stavolta manca l’arma del delitto? Lo fa chiaramente apposta, non c’è mai una situazione equa !”

“ Forse trova più divertente lasciarci investigare sulle cause della morte, quando sa che l’assassino ha costruito un omicidio complesso.” Le rispose Takejiro, come al solito tranquillo mentre parlava di argomenti tanto macabri.

“ Ad esempio però nel caso di Arima non era così importante comprendere le cause della morte, ed infatti era riportato chiaro e tondo l’annegamento.”

“ Non importa. Mi occuperò io per adesso dell’ispezione del cadavere.” Intervenne Kigiri, procedendo spedita verso il corpo, ovvero dove nessuno aveva osato avvicinarsi.

 

Nashi preferì osservare la ragazza dai capelli lilla operare, piuttosto che esaminare anch’egli il cadavere. Sicuramente non era portato per essere un criminologo: le precedenti volte che aveva dovuto ispezionare delle vittime di omicidio non si era sentito per niente bene.

Zetsu gli posò una mano sulla spalla, distogliendo la sua attenzione.

“ Questa volta è diversa dal primo caso, non trovi ?” Domandò con un leggero sorriso.

“ Cosa intendi dire ?”

“ Ai tempi dell’assassinio di Domen non avevamo idea di come muoverci per investigare, così ci lasciammo guidare da Kigiri. Questa volta però non siamo impreparati: abbiamo fatto il callo del detective ormai !”

“ Già! Che belle esperienze formative abbiamo avuto …” Il bruno fischiò con sarcasmo, non riuscendo ad essere tranquillo mentre il suo amico si vantava di certe qualità.

“ Dai, hai capito cosa voglio dire! Proviamo così… tu cosa controlleresti adesso ?”

La domanda di Zetsu lo colse alla sprovvista, forse perché non si era mai considerato davvero pronto per iniziare quelle investigazioni. Tuttavia non volle apparire smarrito dopo il discorso motivazionale che gli era stato fatto, così cercò di concentrarsi.

- Appurato che per adesso Kigiri sta cercando di scoprire quale sia la causa della morte, non possiamo scoprire quale sia l’arma del delitto. Se la sapessi, cercherei di capire se sia stata nascosta e da dove provenisse …-

Mentre pensava lasciava viaggiare il suo sguardo tra le mensole ed i suoi compagni sparsi nella sala, fino a quando la parola più ricorrente nelle sue elucubrazioni divenne sempre più palese.

Arma. Inavvertitamente aveva posato gli occhi sull’arma più eccentrica in tutta l’Armeria, la quale infatti era sempre stata in bella vista.

Posta esattamente di fronte alla porta d’ingresso, sul muro opposto, c’era la teca contenente il fucile nero Dragunvoid.

Il ragazzo si avvicinò, lasciando che il suo riflesso scivolasse sulla targa dorata accanto all’arma da fuoco.

Lo spazio all’interno della teca era più grande di quanto si potesse pensare osservandola dall’esterno, in quanto il fucile era sempre stato appoggiato su di un piedistallo mostrando il fianco.

Tuttavia, in base ai ricordi di Nashi, non era mai apparso nella posizione in cui si trovava ora, ovvero puntando verso l’esterno.

Quasi rabbrividì alla vista della bocca da fuoco posta all’altezza del suo petto, ma comprese subito quanto quella paura fosse ingiustificata.

Mosse infatti una mano verso lo sportello della teca, e provando ad aprire trovò immediatamente resistenza da parte dell’anta.

“ È molto difficile aprirla.” Constatò, per poi rivolgersi a Zetsu.

“ Tu credi che il fucile sia carico ?”

Il verde sussultò, e per poco non gli caddero gli occhiali: “N-N-Nashi! Non vorrai mica spararti, oppure sparare qualcuno ?!”

Prima che il bruno potesse dare dell’idiota al suo amico, una terza vocina intervenne.

“ Nooo! Se vuoi suicidarti te lo impedirò !” Strillò Monokuma, frapponendosi tra la teca ed i due ragazzi.

“ Tuttavia se il tuo obbiettivo è uccidere… fa pure.” L’orso ammiccò verso l’Ultimate Memory, il quale si ritrasse schifato.

“ Quindi è carico o no questo fucile? Risparmiaci la fatica di estrarlo, sembra pesantissimo.” Zetsu riprese il discorso senza battere ciglio.

“ Puoi scommetterci che lo è: intendo sia carico che pesante !” Rispose il robot peluche.

“ Soltanto un tiratore esperto ed addestrato alla guerra sarebbe in grado di sparare con questo gingillo! Non è di certo un giocattolo per addobbare il salotto di un qualche americano prima che i loro figli lo usino in una strage scolastica !”

“ Che battuta terribile …” Commentò Nashi con amarezza, ma Monokuma era già sparito.

 

“ Hai visto qui ?” Zetsu sembrava aver già ignorato l’intervento dell’orso, e piuttosto invitò l’amico a seguirlo con lo sguardo.

Il verde indicò qualcosa ai piedi della teca: un oggetto lungo, costituito in piccola parte di legno, ma che si espandeva subito in una larga lama d’acciaio a forma di foglia ricurva.

“ È la falce muraria che abbiamo visto il primo giorno qui al Quarto Piano !” La riconobbe istantaneamente il bruno, accovacciandosi per osservare meglio l’arma.

“ Si chiamava così ?”

Lui annuì: “ L’aveva letto Kumagai nell’inventario.”

 “ Però se non sbaglio era più lunga di così.”

Di tutta risposta a quell’osservazione Nashi decise di sollevare la lama, mostrando all’amico come la parte in legno dell’asta fosse effettivamente spezzata.

“ Si è spezzata ?!” Sussultò Zetsu, avvicinandosi per osservare le schegge sporgenti dall’impugnatura.

“ Allora credo di sapere dove sia l’altro pezzo… avevo visto qualcosa di simile vicino al cadavere.”

Dettò ciò l’occhialuto si voltò, cercando con lo sguardo verso la direzione dove si trovava Kigiri.

Intanto Nashi ripose la falce sul pavimento, non potendo più ignorare il suo peso.

- È davvero un’arma spaventosa… chissà che razza di danni può causare ?- Osservando semplicemente la lama ricurva fu facile intuire che niente del genere sembrava esser stato usato su Kumagai.

D’altronde l’unica ferita riportata dal Monokuma File era “da arma da fuoco”.

- E poi… sono sicuro che anche con una lama tanto appuntita e con tutto il suo peso, non avrebbe potuto minimamente scalfire Kumagai.- Una frase del genere sarebbe sembrata insensata in un qualsiasi altro contesto, però il ragazzo ragionava usando come testimonianza i propri ricordi.

 

Zetsu sollevò un braccio in un tentativo di difesa, ma fortunatamente qualcosa si frappose giusto in tempo: Kumagai, saettando davanti all’asta, protese una mano verso l’alto.

L’arma precipitata verso di lui era formata da un’asta lunga circa un metro e cinquanta, con l’aggiunta di una lama sottile e dalla punta acuminata, come una piccola falce. Tutto ciò che Kumagai aveva fatto, però, non era stato afferrare il bastone, bensì parare con il palmo aperto la punta dell’arma.

Questa si era immobilizzata come se la carne della ragazza fosse stata fatta d’acciaio.

 

Quell’immagine era stata tanto incredibile quanto emblematica della forte protezione che l’Ultimate Contorsionist aveva significato per tutti loro.

Incredibile però era anche pensare che quella stessa protezione fosse stata distrutta, portando via una loro fedele amica.

Nashi strinse gli occhi, costringendosi a sospirare per scacciare una forte angoscia dal proprio petto.

“ Eccola qui.” Zetsu tornò poco dopo, riportando la continuazione dell’asta: com’era da aspettarselo, apparteneva proprio alla falce muraria.

L’arma, con quell’estensione dell’impugnatura, dava più l’impressione di un’alabarda.

“ Chissà perché la lama si trovava qui, mentre il resto dell’asta a qualche passo di distanza… esattamente tra la teca ed il corpo di Kumagai, poi.” Quella riflessione fatta ad alta voce dell’amico colpì particolarmente il bruno.

Questi infatti, sollevando lo sguardo poté appurare un dettaglio davvero bizzarro.

Considerando che la teca del Dragunvoid si trovava di dirimpetto alla porta d’ingresso, il cadavere di Kumagai con il rispettivo lago di sangue era collocato esattamente al centro di questi due elementi.

“ E Kumagai era riuscita a fermare questa roba con una sola mano? Certo che era davvero sovrumana.” Commentò Zetsu, ritornando ad osservare la falce.

 

Abbandonando la prima illuminazione che era riuscito ad avere alle proprie spalle, Nashi comprese che le informazioni più importanti sarebbero derivate dall’ispezione del cadavere.

Raggiunsero così Kigiri, trovandola china sul corpo, ma posizionata in modo da non avere gli stivali immersi nel sangue.

Il primo dettaglio che risultò lampante e sconvolgente nella sua semplicità fu la possibilità di ammirare il volto di Kumagai. La maschera anti-gas era stata riposta di fianco, scoprendo un viso pallido come cera.

Un rivolo ormai rosso e secco decorava un filo di pelle lungo la guancia, partendo dalla bocca socchiusa.

“ Glieli hai chiusi tu gli occhi ?” Domandò Zetsu, riferendosi alle palpebre serrate della loro amica deceduta.

“ Sì. Sotto la maschera erano aperti, sgranati dal dolore.”

Nashi ringraziò mentalmente la criminologa di averlo risparmiato da quella visione, e tristemente rimase in ascolto di cosa avesse da dire.

“ Non ci sono altre ferite nel corpo, nemmeno superficiali: nessuna cicatrice aperta e niente segni di lotta. Un solo colpo da arma da fuoco ha perforato l’addome di Kumagai all’altezza del rene sinistro.” La ragazza sembrava star ripetendo il Monokuma File con accuratezza chirurgica, eppure dimostrava una certa rigidità: era evidente che qualcosa per lei non quadrasse.

“ Il proiettile quindi non è rimasto nel corpo ?” Incalzò Nashi, riallacciandosi all’unica testimonianza attendibile che avessero.

“ Non più, e sicuramente non lo è mai stato per più di una frazione di secondo: ha perforato il corpo fino alla schiena, continuando la sua traiettoria fino in fondo alla sala.”

“ Quindi… se trovassimo il proiettile potremmo capire in che direzione stava guardando Kumagai quando è stata sparata: dovrebbe infatti essere arrivato dal lato della stanza verso cui lei rivolgeva le spalle.” Intuì il ragazzo, ricevendo un silenzioso assenso.

- Intanto sappiamo che vicino alla teca del Dragunvoid non c’era nessun proiettile.- Si appuntò mentalmente.

“ Piuttosto… questa maschera ?” Zetsu aveva preso in mano la maschera anti-gas, girandola in più angolazioni.

“ Ah, giusto! Voi non potete saperlo, ma quando siamo arrivati qui l’Armeria era satura di un qualche gas.” Rispose prontamente Nashi.

 

“ Tu e Takejiro siete stati i primi ad arrivare qui, giusto ?” Kigiri ruppe il silenzio, senza però degnarlo di uno sguardo.

“ Già.”

“ Dicevo… questa maschera sembra importante !” Zetsu gonfiò le guance, probabilmente offeso dall’esser stato ignorato.

“ Quando questa stanza è stata riempita di gas Kumagai era ancora viva, tanto da indossare la maschera.”

“ Forse si trattava di un gas velenoso.” Ipotizzò il suo amico “ Però di che gas si tratta ?”

“ L’inventario dell’Armeria riportava diverse scorie chimiche adatte alla preparazione di veleni e gas.” La criminologa, essendo una dei pochi ad aver letto l’inventario, accorse in loro aiuto.

In quel momento però una quarta voce si aggiunse, intromettendosi nella discussione.

“ Forse allora ho trovato qualcosa di utile !” Esclamò Amari, stringendo i pugni davanti al petto con aria determinata.

I due ragazzi si scambiarono un rapido sguardo, concordando sul dare retta all’Ultimate Video Maker.

La ragazza dai capelli viola indicò prontamente in direzione della porta, facendo segno di seguirla.

“ Io rimango qui… ho quasi concluso.” Annunciò Kigiri, vedendo allontanarsi i restanti tre.

 

“ Allora …” Iniziò Amari, raggiungendo Ebisawa davanti alla porta d’ingresso spalancata.

“ Stavamo cercando indizi in questa zona, ed effettivamente abbiamo trovato qualcosa che al nostro ingresso è passato inosservato.”

Chinandosi in direzione di un’anta, indicò dei piccoli detriti scuri nascosti nell’ombra.

Zetsu immediatamente provò ad allungare una mano per ispezionarli meglio, ma Ebisawa lo trattenne per il braccio.

“ Attento! Guarda bene cosa c’è scritto lì !”

L’occhialuto sgranò gli occhi per la sorpresa, ed incuriosito mise a fuoco l’apparente innocuo pezzo di rottame.

Un brivido lo attraversò quando vide chiaramente come sulla superficie fosse stato disegnato un simbolo: due ossa incrociate dietro un teschio.

“ Ma questo simbolo …!” Sussultò immediatamente, ritraendo la mano.

“ Esatto.” Annuì Amari.

“ È il simbolo dei pirati !” Esclamarono all’unisono, mentre Nashi ed Ebisawa si schiaffavano una mano in faccia, esasperati.

“ Da tutti i pezzi che siamo riusciti a riunire, doveva trattarsi di un container dalla forma di un barile, alto circa un metro e cinquanta ...” Spiegò l’Ultimate Radio Host, per poi ritornare a guardare quel simbolo: “… contenente del veleno.”

“ Avete davvero riunito tutti i pezzi ?” Domandò Nashi.

“ Solo di una fiancata, in realtà.”

Il ragazzo più alto scostò con il piede il frammento metallico, avvicinandolo ad una composizione di altri frammenti dello stesso tipo. Era palese come appartenessero tutti alla stessa forma, e dal modo in cui alcuni pezzi erano curvi e non piatti, davano proprio l’idea di formare il fianco di un cilindro.

Il dettaglio più importante e lampante fu come su tutti i frammenti riuniti fossero riportate delle scritte, quasi sbiadite del tutto sul metallo annerito.

 

- Monokuma Second Special Poison …- Lesse mentalmente Nashi, prevedendo già come quella lettura gli avrebbe procurato solo brividi.

- Nuova versione del famigerato veleno di Monokuma, riadattato e migliorato. Il contenitore in acciaio conserva il veleno al meglio!

Attenzione: da conservare lontano da luoghi caldi o a diretto contatto con il sole. Il veleno persiste in forma liquida, ma esala gas parzialmente infiammabili.

A differenza della precedente versione garantisce una morte lenta ed inesorabile. Se ingerito o inalato tramite i gas, anestetizza i muscoli ed inibisce le funzioni cerebrali in pochi minuti, facendo in modo che dopo circa un’ora sovvenga la morte per asfissia.

(Tenere lontano dalla portata dei bambini piccoli !)-

 

Dopo aver letto tutto ciò il ragazzo non poté fare a meno di ritenere sempre più atroce la creazione di Monokuma.

“ Secondo voi centra qualcosa con l’omicidio ?” Domandò Amari, confusa.

“ Non sembra che ci sia più il veleno all’interno, e sicuramente il gas qui accennato era lo stesso visto da Nashi e Takejiro.” Ipotizzò Zetsu.

La Video Maker sembrò ancora molto scettica: “ Se qui ci fosse ancora Fujima saprebbe dirci se la causa di morte di Kumagai sia stata proprio questo veleno.”

“ Penso che la maschera anti-gas tolga ogni dubbio, però.” Ribatté Ebisawa.

“ A voi non sembra strana un’altra cosa, piuttosto ?” Intervenne Nashi, incupito.

Sotto lo sguardo confuso dei suoi amici si spostò dove aveva trovato il frammento con il simbolo d’avvertimento, ovvero tra l’anta aperta e la parete.

Lentamente mise mano sulla maniglia, richiudendo la porta.

“ Perché mai un container di acciaio dovrebbe essere ridotto in frammenti ?”

Una risposta che bene o male aveva immaginato si mostrò davanti ai suoi occhi: il lato della porta che dava verso l’interno era completamente diverso da quello esterno, presentando una grossa macchia nera e che puzzava di bruciato.

Ovviamente tutto ciò era passato inosservato dal momento in cui la porta era rimasta spalancata verso l’Armeria, tuttavia il dettaglio dei detriti trovati tra le ante e la parete era parso sospetto sin da subito.

“ Per la peppa e la peppina !” Ululò la video maker “ Sembra il segno di un’esplosione !”

“ Ma un’esplosione non dovrebbe aver abbattuto la porta ?” Domandò scettico Ebisawa, anche se non poco sorpreso.

“ La macchia non è così grande, quindi forse era abbastanza controllata… e comunque le porte sono d’acciaio e molto pesanti. Poi, appartenendo ad un’armeria, non stento a credere che siano persino antiproiettile.” Zetsu si era già avvicinato abbastanza da poter toccare con mano il nuovo indizio, analizzandolo con sguardo concentrato.

“ L’ipotesi è dunque che il container sia esploso mentre era a contatto con il lato interno della porta.” Osservò Nashi.

“ Ma perché mai? Che senso avrebbe ?” Domandò la ragazza, ed a quel punto nessuno seppe darle una risposta.

L’Ultimate Memory era troppo assorto nei suoi pensieri, cercando soprattutto di rispondere a quel quesito, quando il suo amico ritornò tra loro con una strana luce negli occhi.

“ Guardate qui.” In Zetsu si poté percepire un misto di preoccupazione ed eccitazione quando mostrò trepidante un proiettile tra le sue dita.

“ È caldo.”

Nessuno di loro sembrava aver visto un qualcosa di simile prima d’ora, così si avvicinarono incuriositi.

Il proiettile presentava una punta schiacciata, ridotta in tanti filamenti ricurvi al punto da assomigliare ad una banana con la buccia tirata all’infuori. Nonostante la forma pressata, si intuiva come in realtà fosse in origine molto lungo.

“ Era tra gli altri frammenti dietro la porta.” Continuò Zetsu, rigirandolo tra le dita “Guardate: si possono notare delle macchioline rossastre! Forse è sangue.”

“ Se davvero c’è stata un’esplosione allora il sangue sul proiettile dovrebbe essersi seccato all’istante.” Ipotizzò Nashi, tastando con mano il proiettile e verificando come effettivamente fosse molto caldo, quasi bollente.

 

Il dialogo sulla natura di quel bossolo proseguì fin quando l’Ultimate Radio Host non si illuminò in volto.

“ Giusto! Mentre raccoglievo tutti i frammenti mi era parso di vedere qualcosa in fondo alla parete.”

Zetsu decise di continuare a cercare frammenti o altri indizi vicino alla porta, con Amari, così l’unico a seguire Ebisawa fu Nashi.

“ Qui.” Il ragazzo lo condusse non molto distante dall’ingresso, sul lato destro della sala.

Esattamente come aveva dichiarato, c’era qualcosa di insolito, e che l’Ultimate Memory non ricordava fosse lì in passato.

In uno spazio di parete non coperto da teche o mensole era stato formato un buco abbastanza grande e largo da poterci strisciare all’interno ed anche rimanere seduti.

 Una volta fatto questo, però, ci si sarebbe potuti appoggiare ad una parete completamente liscia e perfetta, senza segni di erosione o crepe.

Ebisawa rimase fermo a rimuginare su quale senso potesse avere tutto ciò, mentre Nashi ispezionava il resto delle pareti per controllare che non ci fossero altre spaccature simili.

Dopo un rapido giro passato anche a controllare dietro armadi e teche, confermò che quello strano pertugio era un caso unico.

- Non è possibile che sia casuale: sono sicuro che non c’è mai stato prima d’ora.- Pensò, osservando la postazione di Ebisawa dal centro della stanza.

- Ciò che è accaduto in questa stanza dev’essere molto più complesso di quel che sembra …-

 

“ Ehi, Nashi.” Una voce che non sentiva da tempo lo sollevò dai suoi pensieri.

Takejiro si stava avvicinando con le mani immerse nelle tasche della felpa ed uno sguardo abbastanza seccato, forse complice la compagnia di una serissima Kigiri.

“ Scoperto qualcosa ?” Gli domandò l’Ultimate Liar.

“ Un’arma rotta davanti alla teca del fucile Dragunvoid, frammenti di un barile contenente veleno, un proiettile, una fenditura nella parete… forse sono tanti indizi, ma non mi sembra di aver ottenuto nulla.”

“ Già, sembra tanta roba davvero confusa.”

L’atteggiamento di Takejiro non era il suo classico, un po’ superficiale e distaccato, perché un certo nervosismo rendeva il suo modo di parlare alquanto teso.

“ Probabilmente si può collegare con ciò che Takejiro ha trovato nell’inventario… o meglio, ciò che manca.” Intervenne Kigiri, suscitando curiosità con poche parole.

A quel punto il corvino sbuffò.

“ Intendi dire che manca qualcosa dall’inventario ?” Domandò Nashi, al che l’altro ragazzo sollevò un quaderno: l’inventario dell’Armeria.

“ Kigiri me l’ha fatto ricontrollare in seguito all’omicidio, per poi verificare che tutte le armi qui riportate fossero al loro posto. A quanto pare non è così, però …”

“ E cosa manca ?” Insistette il bruno, vedendosi così passare il quaderno mentre la criminologa prendeva parola.

“ Due cariche di C4 e tre pistole: due Walther PPQ ed una Smith & Wesson 357 Magnum… da quanto risultano mancanti, Takejiro ?”

“ Non è mai sparito niente da qui prima di oggi.”

 

Kigiri puntò Nashi con uno sguardo tagliente quanto la lama di un coltello, mentre al suo fianco Takejiro restava nell’indifferenza, ignaro di cosa stesse accadendo.

Immediatamente il bruno comprese cosa fosse successo.

 

“ Vi dico solo una cosa: ieri sera ho scoperto Nishizaka nascondere una pistola nella sua giacca mentre tornava in camera …”

“ E colui che per tutto il giorno, presumibilmente ha fatto da guardia all’Armeria, addirittura controllando che tutto fosse a suo posto tramite l’inventario… oggi non ha riportato niente. Dubito allora che Takejiro sia stato anche un solo istante in Armeria.”

 

Takejiro aveva mentito.

Kigiri questo lo sapeva bene, l’aveva sempre saputo, ed ora l’aveva smascherato di fronte a Nashi con una spietatezza senza eguali: voleva dimostrare al ragazzo il quale non era stata in grado di convincere prima, che effettivamente ci fosse da sospettare di Takejiro.

Nashi non poteva parlare, tantomeno dare segnali del suo evidente stato di ansia, quindi fece appello a tutte le sue forze pur di apparire normale. Dentro di sé in realtà sentiva di star diventando sempre più freddo, come un blocco di ghiaccio.

 

“ Dicevamo …” Sorprendentemente fu proprio l’Ultimate Liar a riprendere il discorso “ Mancano queste tre pistole e le cariche di C4, e qui dentro non ci sono. Controlliamo nelle altre stanze di questo piano.”

“ Cosa ti fa pensare che non possano essere finite su altri piani ?” Domandò Kigiri, convinta però a spostarsi verso la porta d’ingresso.

“ Ho una personale teoria a riguardo.”

Nashi aveva appena finito di mostrare agli altri il proiettile trovato quando, appena usciti dall’Armeria, si imbatterono in Zayasu ed Akagi.

L’Ultimate Rhythm Game Player era accasciato ad una parete, mentre dall’alto lo scrittore cercava di parlargli, non venendo però ascoltato.

“ Dov’è Lilith ?” Fu la domanda di Takejiro, al che l’albino si accigliò per un istante.

“ Sta cercando di far uscire Umezawa dalla stanza.” La risposta era stata secca ed evasiva, infatti Zayasu aveva evitato quasi del tutto il contatto visivo con l’altro.

Inevitabilmente quel comportamento fu collegato a quanto era successo tra Lilith e Takejiro durante la festa al Secondo Piano, un evento capace di lasciare visibilmente sconvolto l’Ultimate Fanfiction Writer.

Indirizzando il loro sguardo verso la porta del magazzino alla loro sinistra, trovarono facilmente la sagome dell’Ultimate Majokko.

“ Non vuole uscire di qui …” Sussurrò Lilith ai ragazzi, non appena si avvicinarono.

Kigiri rispose prontamente che prima o poi l’avrebbe fatto, dimostrando una sicurezza abbastanza inquietante, per poi dirigersi verso il magazzino a destra.

Lì la porta era aperta.

 

- A detta di Ebisawa e Amari questo è il magazzino più grande …- Ci tenne a sottolineare Nashi, facendo il suo ingresso.

A primo acchito sarebbe potuta sembrare la solita stanza di sempre, e già il pensiero di rovistare tra infinite cianfrusaglie era sconfortante, ma ad una seconda occhiata risaltò all’occhio un dettaglio importante.

Sul pavimento appena davanti alla porta giacevano proprio due piccole pistole d’acciaio nero.

Nashi trasalì nel vederle, mentre Kigiri accorse prontamente ad analizzarle.

“ Quali sono ?” Fece Takejiro.

“ Non sono un’esperta di armi, ma c’è inciso il nome del modello: Walther PPQ, Polizei Pistole Quickdefense. “

“ Sono solo le Walther PPQ quindi. Manca ancora la Smith & Wesson… potrebbe essere qui.”

“ Lo spero.” Concluso il dialogo, i due iniziarono ad ispezionare la stanza a partire dai primissimi scaffali.

 

L’Ultimate Memory era sul punto di seguirli, quando si sentì tirare per la camicia dalla schiena.

“ Nashi… ?”

Nishizaka si era palesata alle sue spalle, ora guardandolo con una strana espressione, non dissimile dalla paura.

“ Devo parlarti.” Disse lei senza attendere un momento in più, nonostante il suo volto dimostrasse un’evidente esitazione.

“ Qui ?” Sussurrò Nashi, non rendendosi conto di come mai la sua voce si fosse abbassata così tanto.

“ N-No, per favore.” Scrollando le spalle, come a voler scacciare un brivido, l’Ultimate Web Personality lo prese per mano. Senza tirarlo, ma solo guidandolo, lo portò fuori dal magazzino.

Tremava. Quella mano tremava, comprese Nashi.

Lanciò uno sguardo all’interno della stanza, prima di lasciarla, e fu allora che vide per l’ultima volta gli occhi di Kigiri: erano spalancati come due fari, paragone al quanto azzeccato dato il bagliore che emisero per un attimo.

Un segnale di pericolo era stato lanciato, e per la seconda volta quel giorno Nashi non l’aveva colto in tempo.

Così il bruno realizzò che la mano tremante era solo la sua, e ripercorse con lo sguardo il braccio davanti a sé, posandosi infine sulla nuca della ragazza che lo stava guidando.

- La pistola mancante …-

Kigiri l’aveva avvertito il giorno prima che Nishizaka nascondesse con sé una pistola non segnalata come scomparsa da Takejiro, e ciò implicava che i due ragazzi ora si trovassero soli con due bugiardi, due persone di cui sospettare e forse anche temere.

Non avevano mosso nemmeno un paio di passi fuori dal magazzino, quando avvenne qualcosa di inaspettato nel corridoio.

 

La porta immediatamente di fronte si aprì, facendo trovare faccia a faccia un ragazzo ed una ragazza, entrambi con i capelli rossi.

Per quanto potesse sembrare assurdo, qualsiasi cosa stesse passando per la mente di Nashi in quel momento si acquietò, lasciandolo focalizzare solo su di una persona.

Umezawa Gaho era tornato tra loro. Lui non lo vedeva ormai da più di ventiquattr’ore, e non avrebbe potuto immaginare di trovarlo in condizioni ben peggiori rispetto a come l’aveva lasciato.

La divisa dell’Ultimate Stuntman era rimasta ancora sporca dopo le giornate di lavoro, mentre il suo volto, smunto e pallido, si contrasse al sol contatto con l’esterno.

Gli occhi erano gonfi, incorniciati da un’aureola rossa e vivida.

“ Umezawa !” Lilith non perse tempo, e con uno scatto lo cinse tra le sue braccia. Dapprima il rosso provò a ritrarsi per lo spavento, ma un istante dopo sembrò perdere ogni forza.

Come un ammasso informe si accasciò sulla ragazza, chinando il capo e le spalle mentre questa lo sorreggeva.

“ Io... io …” Sollevando debolmente la mano mentre poche rauche parole fuoriuscivano dalla sua gola straziata, si calò gli occhiali da motociclista. Un istante prima che questo accadesse, però, fu possibile intravedere un luccichio proveniente dai suoi occhi lucidi.

“ Io non sono riuscito a proteggerla !” Rabbia e dolore esplosero mentre Umezawa ricominciava a piangere, struggendosi impotente su Lilith.

La ragazza serrò le labbra, così travolta da quelle fortissime emozioni da non trovare le parole necessarie.

Anche Nashi percepì quella valanga di sofferenza nonostante la distanza, sentendo il pianto del ragazzo scorrergli addosso, ed infine dentro di sé.

“ Umezawa …” Riuscì solo a pronunciare il suo nome, desiderando però poter fare più di quanto stesse facendo Lilith per condividere quel dolore.

“ Tu… lo compatisci ?” Domandò a quel punto Nishizaka, essendosi soffermata anch’ella per assistere alla scena.

“ Ma ti ha colpito in faccia ieri! E… e ha detto che tutti noi potevamo essere i mastermind …” Le parole fuoriuscivano confuse dalla bocca della rosa, così come era confusa l’immagine che aveva della realtà attorno a sé, non riuscendo minimamente ad afferrarla.

L’Ultimate Memory non rimase però indifferente a tali parole.

 “ Tu !” D’improvviso però la voce rotta dal pianto di Umezawa si trasformò in qualcosa di già sentito prima: odio e rabbia.

I presenti assistettero alla scena senza nemmeno realizzare cosa stesse succedendo.

L’Ultimate Stuntman si districò dalla presa di Lilith, per poi scagliarsi di peso verso una direzione sola: l’angolo dov’era accasciato Akagi.

Quando Akagi sollevò lo sguardo, comprendendo la situazione, inciampò all’indietro con un urlo di terrore.

“ Maledetto! Sei stato tu ad ucciderla !!” Con ferocia animalesca Umezawa spiccò un salto verso il ragazzo, con le mani protratte in avanti e le dita già serrate a pugno.

Fortunatamente Zayasu riuscì ad intervenire in tempo, bloccando la carica del rosso con il proprio corpo. Ovviamente il colpo gli arrecò non poco danno, ma comunque riuscì a rimanere in piedi, bloccandolo dalle spalle.

“ No! Lasciamelo ammazzare !” Gridava Umezawa, dimenandosi come una furia quando anche Takejiro intervenne per placcarlo.

Akagi intanto non faceva altro che strisciare all’indietro, non riuscendo a staccare lo sguardo dalla maschera di violenza che incombeva sulla sua vita. Ne fu inevitabilmente spaventato, iniziando a tremare convulsamente.

“ Sta’ fermo! Non è adesso il momento di risolvere questa cosa …” Bofonchiò Takejiro tra uno sforzo e l’altro.

“ Non serve a niente un Class Trial! Non è mai servito a niente! Le persone continuano a tradire, a mentire, a morire! Basta con tutto questo!! BASTA !!”

Sotto lo sguardo impotente di Nashi stava avvenendo qualcosa di difficilmente descrivibile, parte di un’esperienza di vita così estrema da essere irripetibile.

In un corridoio di cemento all’interno di una torre nel nulla, un ragazzo urlava con al forza della disperazione al suo amore perduto, alla speranza che era stata calpestata, alla sofferenza per raggiungere un benché minimo piacere che era stata piegata dall’ennesima morte.

La consapevolezza di essere troppo piccolo per poter impedire che tutto ciò accadesse ancora, ed ancora una volta, schiacciò Nashi sempre più forte ad ogni lacrima versata tra le urla di Umezawa.

 

 “ Non puoi dire questo: non è per niente vero !”

Un grido ancor più sofferente sovrastò di colpo la voce di Umezawa, facendo piombare tutto nel silenzio. Lanciandosi verso la schiena dello stuntman, Lilith lo cinse in un abbraccio.

“ Tu non vuoi uccidere proprio nessuno! Cosa ti viene in mente di dire, adesso ?” Strofinando il proprio viso sul corpo del ragazzo, cercava a stento di soffocare dei singhiozzi di pianto.

Lo stuntman divenne come di pietra, non potendo guardare in faccia la sua amica, però percependo ogni singolo battito del suo cuore come se fosse dentro di sé. Con lo sguardo vacuo, perso nel vuoto, tremò ad ogni brivido che attraversava Lilith, mentre sentiva le sue mani stringergli le braccia.

“ Tu vuoi solo uscire di qui… come tutti noi: per questo dobbiamo farlo insieme! Basta uccidere, basta con queste morti !”

Lentamente Takejiro e Zayasu si scostarono, guardando la ragazza mentre tutta la tensione sembrava precipitare come pioggia, disperdendosi nel silenzio.

“Se noi che siamo sopravvissuti, che portiamo il peso delle vite dei nostri amici sulle spalle, fossimo pieni di fiducia nel prossimo… allora non avrebbe senso ucciderci l’un l’altro !”

Il cuore in frantumi del rosso perse un battito al sentire quelle parole, e per la prima volta dopo tempo lo sentì riprendere a pulsare. Qualcosa si stava mettendo in moto, riscaldandolo con un calore dimenticato.

“ Ne sono sicura: usciremmo di qui sicuramente! Dobbiamo crederci fino alla fine… e non lasciarci sopraffare dalla disperazione.”

Lilith lasciò scivolare le proprie mani senza più forze, accarezzando quelle del rosso, il quale però rimase ancora a lungo immobile.

“ No …” Dalla sua bocca venne emesso un flebile rantolio, presto soffocato dallo scoppiare di un nuovo pianto.

“ Non voglio uccidere nessuno! Non voglio che nessun altro muoia! Voglio solo andare a casa !!”

Gettando la testa all’indietro, rivolgendosi al cielo inesistente, Umezawa lasciò scivolare fiumi di lacrime lungo le sue guance, non trattenendosi più e rimpiangendo tutto ciò che aveva perso.

 

Persino Akagi, che fino a poco prima si era sentito in pericolo di vita, aveva smesso di tremare. Aver assistito a quella scena così intensa aveva inevitabilmente animato anche il suo, di cuore.

Takejiro aveva chinato il capo, ergendo una barriera da tutti gli altri grazie al suo cappuccio, mentre Zayasu si affiancò alla ragazza per metterle una mano sulla spalla.

L’Ultimate Majokko si staccò dalla schiena del rosso, lasciando intravedere un timido sorriso dopo tutto quel dolore. Facendo voltare Umezawa, lo abbracciò nuovamente.

 

“ Comunque sia …” L’Ultimate Liar ruppe il silenzio, tuttavia sembrava stesse parlando più a se stesso

“ Allontano il ciccione per questioni di sicurezza.”

Dopo quella comunicazione si avvicinò ad Akagi, prendendolo per un braccio e facendolo rialzare. Insieme proseguirono verso l’Armeria.

“ Dobbiamo …” Nashi sentì Nishizaka sussurrargli mentre manteneva lo sguardo fisso davanti a sé, come in uno stato di trance.

“ Ti devo far vedere ciò che ho trovato !” Un attimo dopo parve riprendersi e tornare a parlare con un tono normale, questa volta rivolgendosi direttamente al ragazzo.

Tuttavia Nashi esitò a risponderle, avendo ancora la sua attenzione catturata dall’abbraccio tra Umezawa e Lilith.

Le parole gli morivano in bocca, in quanto i suoi pensieri scorrevano rapidissimi ma estremamente comprensibili, come macchine in fila perfetta su di una strada.

Era bastato poco per cambiare completamente il suo umore ed il suo modo di pensare: ascoltare un discorso tanto incoraggiante sul non perdere la fiducia nel prossimo era quanto più gli potesse servire.

Fino a poco prima la sua mente era ottenebrata dal dubbio, ed ovunque guardasse trovava solo lati negativi, pregiudizi e sospetti riguardanti i suoi compagni. Più che compagni, però, poteva considerarli ormai i suoi amici, ragazzi e ragazze con i quali aveva superato, e stava superando, l’inferno.

- Tutto questo è cambiato con un abbraccio.- Realizzò infine, percependo la grandezza infinita di un insignificante gesto.

 

“ Aspetta, Nishizaka. Voglio ascoltare la testimonianza di Umezawa.” Rispose infine alla ragazza dai capelli rosa, la quale ovviamente reagì con sorpresa.

“ M-Ma… !” Fu sul punto di ribattere con le stesse parole di prima, quando il ragazzo la interruppe guardandola in faccia.

La sua espressione di sicurezza e determinazione fu categorica: “ Voglio anch’io fidarmi di tutti! Per farlo però devo ascoltare tutti i miei amici, senza escludere nessuno.”

La ragazza si trovò allora impossibilitata dall’insistere, ed anzi rimase meravigliata, in silenzio. Dopo qualche secondo di silenzio, mentre un leggero rossore colorava le sue guance, annuì sbrigativamente.

Così i due si avvicinarono al trio presente al centro del corridoio.

 L’Ultimate Stuntman sussultò sorpreso vedendo il bruno avvicinarsi, per poi chinare il capo. Nonostante prima fosse esploso in un vortice di emozioni, ora pareva essere rimasto solo un  fragile guscio.

Il debole Umezawa, attanagliato solo dalla paura e dal rimorso, non riusciva a sostenere lo sguardo dell’amico che aveva accusato e addirittura colpito.

“ Umezawa …” Lo chiamò l’Ultimate Memory, intuendo subito come il ragazzo di fronte a sé volesse erigere una barriera per difendersi dal senso di colpa. Tuttavia, a costo di mostrarsi impulsivo per la prima volta nella sua vita, si piazzò di fronte a lui.

“ Ho bisogno di sapere cosa ci facessi tu qui.”

Zayasu e Lilith si volsero istantaneamente verso il rosso, trovandolo ancora riparato in se stesso.

Sorprendentemente, una flebile voce uscì comunque dalla sua gola.

“ Ero venuto qui da solo.” Guardò altrove, verso il punto in cui il corridoio terminava con la porta dell’Armeria.

Lì si erano rifugiati Takejiro ed Akagi, e lì era scomparsa per sempre Kumagai Yone.

“ Poi ho sentito le voci di Kumagai e di Akagi… con degli spari. Mi sono riparato nel Magazzino qui a sinistra, ed è… tutto qui.” Non c’era più vita nella sua voce. Pareva distante anni luce dalla realtà, forse riparato in un luogo dove nessun dolore poteva più nuocergli.

Nashi lo guardò a lungo, invece, intenzionato a non scappare da quel mondo tanto reale quanto crudele.

- Io non posso fuggire, perché è solo qui che posso trovare davvero la verità !-

“ Grazie.” Disse con totale sincerità, senza mostrarsi entusiasta o deluso da quanto avesse sentito.

Nishizaka lo osservò infine dirigersi verso il magazzino ancora inesplorato.

“ Cosa hai capito dalla sua testimonianza ?” Gli chiese, seguendolo con quella domanda tanto impellente.  

“ Per adesso non ne ho idea.” Rispose sbrigativamente il ragazzo, mentre distrattamente si allentava il nodo della cravatta: la situazione iniziava a farsi fin troppo tesa.

 

Nashi non sapeva bene cosa stesse cercando nel suo vagabondaggio frenetico, però fortunatamente trovò qualcosa degna di nota: un buco nel muro, pressappoco identico a quello trovato in Armeria, si presentava in un punto non molto nascosto del magazzino più piccolo.

- La sua natura è la stessa di quello sulla parete dell’Armeria… un esplosivo… - Iniziò a riflettere, sempre più attanagliato dallo scorrere del tempo.

Immaginandosi il Quarto Piano come una mappa tridimensionale, fu sicuro di due cose: il magazzino in cui si era nascosto fino ad allora Umezawa si trovava a sinistra rispetto all’Armeria, e le due pareti su cui erano presenti quegli strani buchi si trovavano in punti diametralmente opposti.

- Pareti collegate …- Pensò il ragazzo, e fu allora che grazie a quelle parole chiave, i ricordi agirono in suo aiuto.

 

Non appena fu uscito dall’ascensore, il rumore di qualcosa di pesante che cozzava contro una parete lo colse di soprassalto. Lanciò un gridolino, ma fu felice che nessuno l’avesse sentito. Allarmato, comprese che il rumore provenisse dalla parete al suo fianco.

 

Come aveva potuto constatare il giorno prima, proprio lì al Quarto Piano, la parete di quel magazzino e del bagno dei ragazzi era collegata.

- Forse può essere qualcosa privo di senso adesso, ma …- Comunque mosso dal dubbio e dalla curiosità, indietreggiò fino a raggiungere il punto esatto dove era crollato uno scaffale.

Trovò tutto come prima, con le cianfrusaglie sparse per terra, meno un’eccezione: il terzo buco nel muro, identico ai precedenti.

Al veder confermare quella sua intuizione venne scosso da una scarica di brividi.

“ Questo è identico al buco nel bagno delle ragazze !” Esclamò allora Nishizaka, colta da un’illuminazione.

“ Cosa ?” Trasalì il ragazzo.

“ Sì, era proprio dove volevo portarti: quando siamo uscite tutte dal bagno su questo piano, ho notato un buco simile a questi che abbiamo trovato in un angolo.”

“ L’hai notato solo tu ?”

“ Non lo so. Credo… eravamo allarmate dall’annuncio di Monokuma.” La rosa si strinse nelle spalle, mostrando parecchia insicurezza.

“ Se si trova nel bagno delle ragazze io non posso entrarci. Dovresti avvisare Kigiri, di sicuro lei vorrà investigare …” Le parole di Nashi gli morirono in gola quando, nel bel mezzo della frase, Nishizaka lo afferrò per la manica.

Tirandolo debolmente a sé, la ragazza si fece guardare negli occhi. Nel silenzio della sua paura stava gridando: “Guardami !”

Il ragazzo la guardò, e tutto il mondo attorno parve smettere di ruotare in quel turbine di follia.

Lo sguardo dell’Ultimate Web Personality ricercava solo Nashi e nessun’altro. Impaurita ed indifesa, si era aggrappata a lui come si fa con uno scoglio in un mare in tempesta.

L’Ultimate Memory si fece carico dell’importanza di tutta quella fiducia, e solo allora comprese di non aver più paura di Nishizaka.

Annuì alla sua amica, così lei lo condusse fuori di lì.

 

Dopo aver ottenuto il permesso da Monokuma, garantito soltanto per “il bene delle investigazioni”, entrambi poterono entrare nel bagno delle ragazze senza infrangere alcuna regola.

Lì Nashi poté osservare il quarto buco nel muro, della stessa natura e fattura degli altri tre, situato in un angolo. Era molto difficile notarlo da qualsiasi angolazione, specialmente dall’ascensore o dalla porta d’ingresso.

Mentre il ragazzo si chiedeva come mai quel buco fosse situato in una posizione più nascosta rispetto agli altri, aggiornò mentalmente la mappa del Quarto Piano con i nuovi segni delle esplosioni.

 

 

“ Grazie Nishizaka. Se non fosse stato per te non sarei mai potuto venire a conoscenza di tutto ciò.” Disse infine alla compagna, vedendola ricambiare un sorriso.

“ Nashi… io credo di potermi fidare solo di te, qui dentro.” Rivelò lei con un filo di voce, distogliendo lo sguardo quasi con vergogna.

Il bruno fu sorpreso dal sentirsi dire tutto ciò: “ Ma come? Nishizaka, io sono sicuro che tu possa fidarti di tutti …”

Stavolta la rosa non dovette nemmeno guardarlo, e per la seconda volta Nashi si interruppe.

- Fidarsi di tutti… anche quando sappiamo che tra di noi c’è l’assassino di Kumagai …- Non poteva essere così immotivatamente ottimista, pretendendo anche che la sua fiducia contagiasse il prossimo.

La situazione in cui si trovavano era irrealistica, pericolosa e basata su di un fragile rapporto tra speranza e disperazione. Fidarsi e non fidarsi poteva essere un ottimo modo per darsi forza ed andare avanti, tuttavia spesso non era così facile decidersi.

“ Nishizaka… se ti fidi davvero di me …” Il ragazzo volle provare a fidarsi, sperando di star scegliendo la strada giusta anche questa volta.

“ Dimmi la verità: davvero tu hai rubato una pistola dall’Armeria ?”

Il tempo si fermò, immortalando l’espressione impietrita di Nishizaka. Nashi si sentì ammontare nel petto il peso di una grande pena, tuttavia non demorse.

Vide come lentamente il viso della ragazza si stesse rilassando, facendole incurvare le labbra verso il basso.

“ Sì …” Sussurrò infine.

“ Perché l’hai fatto ?”

Lei a quel punto si ritrasse, volgendo il suo sguardo altrove. “ Non mi crederesti mai …”

“ Non è vero.” Rispose prontamente il ragazzo, così rapidamente da sorprendere l’altra.

Nishizaka, stupita da tanta determinazione, si ritrovò a guardare negli occhi Nashi. Un tremito le attraversò le labbra, facendole serrare ancor di più.

“ Io ti crederò, Nishizaka… so bene che non volevi fare nulla di male. Per il tempo passato assieme, per le gioie ed i dolori condivisi …”

Dopo la morte di Fujima e Masuku, Nishizaka sembrava essere rimasta sempre più sola, ed in tutti i tentativi di avvicinarsi a lui per parlargli, solo ora Nashi capiva come in realtà avesse voluto cercare anch’ella un’ancora di salvezza.

Dopo tutto l’affetto che gli aveva dimostrato, rimanendo persino ad aspettare il suo risveglio dopo essere svenuto in piscina, Nashi non poteva credere di aver davvero dubitato di Nishizaka anche solo per un secondo.

 

“ Scusami per non averti rivelato prima del piano di fuga ideato da Umezawa.” Disse, trovando necessaria più che mai quell’ammissione di colpa.

Forse motivata proprio da tale gesto, la ragazza sciolse il nodo che le otturava la gola, liberandosi in un sospiro.

“ Akagi …” Iniziò col dire, non facendo altro che ammontare la tensione nell’aria.

“ Akagi mi ha costretta a rubare una pistola per lui.”

 

Nashi sbarrò gli occhi, credendo per un istante di aver sentito male. Quando però si confrontò con lo sguardo serio e sincero della ragazza, realizzò di aver compreso tutto alla perfezione.

“ Akagi ?” Ripeté, cercando di trovare senso a tutto ciò.

“ Due giorni fa Akagi mi ha presa in disparte, invitandomi a parlare con lui… quando d’improvviso mi ha puntato contro una pistola.”

“ Ti ha minacciato con una pistola ?” Domandò incredulo il ragazzo, percependo la fatica impiegata dalla ragazza per recuperare quello spaventoso ricordo.

“ M-Ma come faceva ad aver già una pistola ?”

“ Mi disse che l’aveva presa con sé il primo giorno in cui era entrato in Armeria… e che proprio perché era facilissimo rubare un’arma senza farsi notare da nessuno, io avrei dovuto prendergliene una.”

L’Ultimate Web Personality lanciò uno sguardo supplicante al ragazzo.

“ Io però non centro niente… gliel’ho lasciata non appena ho avuto l’occasione! Non mi ha voluto dire cosa volesse farci, però in quel momento ero costretta ad obbedirgli… oppure mi …” Si interruppe, non riuscendo a proseguire oltre.

Nashi socchiuse le palpebre fino a rendere i suoi occhi appena due fessure. Tutto l’impegno mentale accumulato nell’ultima ora si era tramutato in un pungente dolore ai lati della testa, causandogli ancora più stanchezza ed affaticamento.

Ormai sentiva il terreno scivolargli da sotto i piedi, come in un eterno mal di terra. Dovette lottare, soprattutto in quella situazione, per rimanere concentrato e non lasciarsi perdere d’animo.

“ Ricordi quale pistola fosse ?”

“ Mi chiese di prendere una Walther PPQ. Ho fatto molta fatica a trovarla, tra tutti i tipi di pistole presenti in Armeria, ma… non so perché mi abbia chiesto proprio quella.”

- La Walther PPQ è lo stesso modello trovato nel magazzino a destra.- Pensò Nashi, per poi correggersi.

- Anzi! Erano ben due pistole di quello stesso modello. Questo vuol dire che se la pistola posseduta in precedenza da Akagi fosse stata anch’essa una Walter PPQ …-

“ P-Poi …” La voce tramante della ragazza però lo interruppe.

“ C’è un’altra cosa che posso dirti riguardo Akagi. Durante la festa temevo volesse fare qualcosa di pericoloso, così per quanto lui volesse tenermi distante, lo tenevo d’occhio. Ebbene, ad un certo punto ho origliato una conversazione in privato tra lui e… Kumagai.”

Nashi prestò massima attenzione, nonostante il nome della loro compagna morta gli avesse revocato l’orrenda immagine del suo cadavere.

“ Akagi sembrava in procinto di lasciare il Prato mentre tutti gli altri ballavano, così Kumagai gli si è avvicinata …”

 

“ Akagi! Dove stai andando ?”

“ Io… credo di aver bisogno del tuo aiuto! Ho visto Umezawa prendere l’ascensore, credo sia andato al Quarto Piano. Ho paura che voglia fare qualcosa di sconsiderato, per favore, andiamo lì insieme !”

 

“ Dopodiché si sono allontanati di corsa… e non li ho più visti.” Terminò di raccontare la rosa.

L’Ultimate Memory realizzò che, in base all’ora della morte riportata nel Monokuma File, quelli dovevano esser stati gli ultimi momenti della vita di Kumagai Yone.

- E li ha trascorsi insieme ad Akagi… proprio qui al Quarto Piano.-

La shoccante immagine dell’Ultimate Rhythm Game Player trovato in ascensore, che avvertiva lui e Takejiro di dirigersi al Quarto Piano, si ripresentò violentemente.

Dubbio e paura lo circondarono, dando il colpo di grazia dopo tutto il dolore di cui era stato reso partecipe.

 

Un jingle ormai familiare a tutti gli studenti risuonò tra le stanze silenziose, interrompendo le investigazioni già protratte a lungo.

I monitor si accesero, proiettando il volto bicolore di Monokuma.

“ Mi sono stancato di aspettare! È tempo del Class Trial… come si sol dire, la quarta volta è quella buona !”

Con il silenzio venne anche l’accettazione dell’ordine, al che gli undici sopravvissuti compresero che era arrivata l’ora di giocare il tutto e per tutto.

Nashi e Nishizaka percepirono gli altri muoversi nel corridoio, sicuramente diretti agli ascensori.

L’Ultimate Web Personality cercò un’ultima volta il sostegno nello sguardo del ragazzo, ma lui poté solo dissimulare tutto l’estenuante dolore di cui si era fatto carico.

“ Nashi… ce la faremo ?” Gli domandò lei.

“ Sì. Anche stavolta.”

 

“ Esiste un altro modo per combattere, Nashi. Un giorno lo capirai …”

 

In una decina di minuti, tutti loro erano radunati di fronte all’ascensore.

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Terminate le investigazioni, gli studenti sono pronti ad affrontare per la quarta volta il Processo di Classe! Quali sono le vostre teorie, e chi crediate sia il colpevole?

Non mi dileguo molto con questo angolo autore,  proprio perché la voglia di scrivere già del processo è molta!

Alla prossima!

 

 

   
 
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