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Autore: Auri 25    21/10/2019    2 recensioni
< La vita è un insieme di luce e tenebra, non vi può essere solamente l'una o l'altra. >
Lui era un ragazzo che aveva rapporti sessuali con molte persone, che viveva in un mare di oscurità.
Ma un giorno incontrerà quella persona che lo porterà a capire che non per forza tutto deve rimanere sempre nero.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bekuta/Vector, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il chiarore della luna entrava dalla finestra dimenticata aperta insieme alle luci della città, illuminando il letto in cui giacevano il corpo di una ragazza, profondamente addormentata e quello di un ragazzo, sveglio e con gli occhi ametista rivolti al vuoto mentre lasciava vagare i mille pensieri che gli passavano per la testa.
Il giovane avvertiva il corpo caldo della donna contro il suo, il suo fiato sulla pelle e ciò non faceva che accrescere sempre più il suo disagio.
La situazione era frustrante poichè non faceva che ricadervi continuamente, vedeva tutti gli altri che in un modo o nell'altro aveva trovato la felicità, mentre a lui sembrava una cosa lontana, che forse non avrebbe mai raggiunto.
E così si abbandonava al piacere del sesso, facendo sue ragazze vuote, per le quali non provava nulla.
Era cosciente che così facendo non facesse altro che aggravare il suo stato, ma ormai era diventata un'abitudine, un vizio che non riusciva ad abbandonare nonostante non gli portasse benefici a lungo termine.
Il vuoto che c'era dentro di lui si colmava solamente per un momento, ma poi tornava più grande di prima e sempre più incolmabile.
Realizzò che la sua vita era un'esistenza vuota a differenza di quella degli altri bariani, questi erano stati in grado, infatti, di tornare a vivere.
Lui invece si trascinava avanti, non riusciva ad assaporare la vita, semplicemente esisteva.

Da quando era rinato grazie al codice numeron tutto ciò che aveva fatto gli tornava in mente molto spesso e si sentiva diviso a metà, da un lato tornava il ragazzo che era morto spiritualmente con l'omicidio di sua madre e provava disgusto per le azioni che aveva compiuto, dall'altro l'influenza che Don Thousand aveva esercitato su di lui era stata enorme e a volte lo portava a non pentirsi di niente e a sentirsi persino fiero di quanto aveva fatto.
Chi era lui? A cosa serviva vivere quell'esistenza vuota che causava dolore solamente a se stesso e a chi lo circondava?
Erano queste le domande che gli passavano continuamente da una parte all'altra del cervello e nonostante non le esprimesse mai a voce, poiché parlare di ciò che provava lo faceva sentire a disagio, Yuma, spinto dalla sua voglia aiutarlo e sostenerlo sempre, doveva intuirle e cercava inutilmente di coinvolgerlo in tutto per fargli cambiare pensiero, senza successo.
E così le cose non cambiavano, nessuno era stato in grado di riempire il vuoto del suo cuore e continuava a frequentare sempre più ragazze per riempire il vuoto delle sue notti insonni.


Stanco di stare sdraiato in quel letto a logorarsi con questi pensieri decise di rivestirsi e uscire, non curandosi affatto di cosa avrebbe pensato la ragazza l'indomani non vedendolo.
Quando si trovò fuori si rese conto di non sapere dove andare; le poche persone che camminavano ancora per le strade sapevano perfettamente quale era la loro destinazione e si affrettavano a raggiungerla e continuavano nel loro  incedere a passo svelto e deciso.
Lui, invece, non aveva la minima idea su dove potesse andare, in nessun luogo si sentiva di essere al proprio posto nel mondo.

Sovrappensiero raggiunse uno spiazzo che dava sul mare ed era  distante dal centro della città. La luce della luna si rifletteva nelle acque cristalline che si agitavano contro gli scogli e i vari bagliori e la luce soffusa creavano una visione mistica.
Il giovane prese consapevolezza che pur essendo arrivato casualmente in quel luogo era felice di averlo trovato dal momento che gli piaceva osservare il paesaggio, ma non lo faceva mai poiché solitamente di giorno quei spazi erano sempre pieni di persone e a lui non piaceva stare in mezzo alla gente, gli piaceva assaporare appieno la visione e ciò gli era possibile solo se era in solitudine, senza troppe altre presenze attorno.

Avvicinandosi allo steccato che divideva la radura dallo strapiombo notò che l'unica panchina presente era occupata, vi era seduta una ragazza che con i suoi occhi color ametista ammirava l'orizzonte.
I capelli lunghi si spostavano pigramente, agitati dalla leggera brezza notturna e le mani stringevano le gambe tenute accovacciate al petto.
Deciso a non rimanere in piedi si sedette accanto a lei, la quale non si sorprese poiché probabilmente aveva già captato la sua presenza.
Non seppe quanto tempo fosse passato esattamente dal momento in cui si era seduto, forse minuti o forse ore, ma ad un certo punto tutto quel silenzio rotto solo dal rumore delle onde che si infrangevano contro gli scogli portò la sua mente ad iniziare nuovamente a pensare ai concetti funesti di prima.
Stavolta, però, determinato a zittirli almeno per un momento decise di rivolgersi alla ragazza e provare a parlarle per non lasciarsi prendere di nuovo da quei pensieri.

“ Cosa fai qua, sola, nel bel mezzo della notte? Se mi è lecito chiedertelo, ovviamente. ” domandò, con un tono che non tradiva alcuna emozione.
“ Guardo il panorama... Mi piace osservare i paesaggi, ma non ne ho mai la possibilità. Di giorno è pieno di persone e a me piace vederli in solitudine poiché solo cosí mi trasmettono qualcosa.
Potrei chiederti la stessa cosa, comunque, anche tu ti ritrovi qua tutto solo a quest'ora. ” rispose la ragazza anche lei con un tono indifferente guardandolo distrattamente e solo per un breve attimo con i suoi occhi ametista che sfavillavano nel buio della notte.
Il ragazzo si stupì di constatare che la giovane si ritrovasse lì poichè era stata guidata da un pensiero tale e quale al suo e spinto da questo stupore decise di approfondire il dialogo per cercare di inquadrarla e capire che persona fosse.
“ Be' possiamo dire di essere giunti qua per lo stesso motivo, allora. Come ti chiami? ” chiese con un tono che stavolta risultò meno vuoto rispetto a prima poiché voleva mantenere vivo il dialogo per impedire alla sua mente di tornare ad elaborare i pensieri di prima.
“ Mi chiamo Sumire*... E tu? ” replicò la ragazza, guardandolo in modo più intenso stavolta e dando così la possibilità al giovane di osservarla.
Era una ragazza molto bella, il viso aveva dei tratti particolarmente dolci, i lunghi capelli che le incorniciavano il viso erano castani mentre gli occhi erano ametista, proprio come i suoi.
Furono in particolar modo questi ultimi a stupirlo, il suo sguardo era magnetico e profondo.
In quel mare ametista campeggiava la tristezza per una vita che probabilmente non le aveva mai riservato delle gioie o dei momenti di pura felicità, ma in contrapposizione a ciò erano animati anche da una luce particolare... Quella della speranza.
Aveva uno sguardo così intenso che fu capace di scombussolarlo poichè si sentiva vicino alle emozioni che trasmetteva.

“ Io... Mi chiamo Vector ” rispose con voce un po' persa dopo un tempo indefinito.
“ Dato che vuoi rimanere in solitudine forse è meglio che vado ora. ” aggiunse con un tono deciso e alzandosi di scatto, deciso ad allontanarsi il più velocemente possibile da lì.
I sentimenti che aveva letto negli occhi di Sumire lo avevano fatto risvegliare dalla sua apatia poiché lo avevano portato a realizzare che non era il solo che si sentiva così e lo aveva fatto sentire come se un cambiamento fosse possibile e che potesse essere più vicino di quanto pensasse e Vector non era pronto ad accettarlo dal momento lo riteneva una mera illusione.
È difficile credere che vi possa essere anche della luce dopo aver vissuto nelle tenebre più nere.




Salve a tutti popolo di efp!
Questa storia partecipa alla liens challenge e sarà formata solamente da soli due capitoli.
Spero che il testo non vi dispiacerà troppo e che siate clementi in quanto non scrivevo sul sito da un bel po'.
(^▽^)
Non ho molto da dire, voglio solo chiedervi di segnalarmi eventuali errori presenti nel testo e di farmi sapere il vostro parere tramite una recensione perchè per me è molto importante sapere se sto svolgendo un buon lavoro, se vi piace e in cosa potrei migliorare.
Grazie in anticipo, perciò, a tutte le persone che leggeranno, recensiranno e/o metteranno questa fanfiction tra le preferite/seguite/ricordate.

Ci si vede al prossimo capitolo, saluti a tutti.

*Sumire in giapponese è un nome femminile che significa violetta.

   
 
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