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Autore: Gatto1967    24/10/2019    0 recensioni
C'era una volta una bionda bambina orfana che viveva alla Casa di Pony.

Un giorno incontrò un bellissimo principe e se ne innamorò perdutamente, ma poi andò a lavorare presso una ricca e cattiva famiglia…

Si vabbè, direte voi, ma questa è la solita storia di Candy Candy! La conosciamo a memoria, a chi vuoi darla a bere?


Dite? In effetti questa bambina si chiama Candy, e anche altri personaggi e situazioni di questa storia, sembrano coincidere.


Uhm..... però qualcosa non torna. La bionda protagonista sembra un pochino più "sboccatella" della Candy che conosciamo, ogni tanto le scappa qualche piccola parolaccia e qualche pensiero non proprio in linea con gli insegnamenti di quelle sante donne che l'hanno cresciuta.


Anche i personaggi intorno a lei sembrano un po' diversi da come ce li ricordiamo, ma.... quanto diversi?

Persino gli oggetti e i riferimenti che la circondano sembrano non essere tanto in linea con la storia originale e finanche gli eventi della grande Storia sul cui sfondo si svolge la vicenda sembrano diversi.


Ma che razza di storia è? Direte voi.

Non è la storia di Candy Candy, è la storia della piccola Candy.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Più tardi Candy ed Elisa salirono di nuovo sulla collina di Pony, mentre Neal era sceso in paese a telegrafare la buona notizia della guarigione di Candy allo zio William alias Albert. Lui poi l’avrebbe riferita a tutti gli amici e conoscenti di Candy.

-Mi dispiace veramente tanto per tutte le cattiverie che ti ho combinato Candy.-

-Andiamo! In fondo è merito tuo se sono guarita!-

-Quindi da adesso io e te siamo amiche, non è vero?-

-Certo che siamo amiche! E quando torneremo a Chicago inizieremo a frequentarci e a uscire insieme! Devo portarti in un posto dove si mangiano panini buonissimi.-

-Intendi dire da Arnold’s?-

-Tu conosci Arnold’s?-

-Si certo, una volta Neal ci ha portate a mangiare lì, a me e mia madre. Facemmo le schizzinose ma sai una cosa? Si mangiava benissimo!-

 

Poco dopo le due ragazze sedevano di nuovo con la schiena addossata a Papà Albero, e Candy raccontò a Elisa la storia del principe della collina.

-E tu dici che quel ragazzo somigliava così tanto al povero Anthony?-

-In realtà di quel povero ragazzo io ho potuto vedere solo una fotografia, quindi non potrei giurarci che fossero due sosia, però la somiglianza era forte! Tu hai idea di chi potesse essere?-

-Non ne ho la più pallida idea! Forse un qualche cugino o parente degli Ardlay, o magari era uno sconosciuto che casualmente somigliava ad Anthony.

Piuttosto, a proposito di uomini…-

Candy rimase sbigottita: lei ed Elisa che parlavano di certe cose?

-…tu che ne pensi di mio fratello?-

-Ma cosa dici Elisa? Neal è un caro ragazzo e non gli porto certo rancore per quelle sciocchezze di quando eravamo piccoli, ma non ho mai pensato a lui come…-

-Lui era cotto di te lo sai?-

-Intendi… quando stavo da voi?-

-Esatto!-

-Beh, non voglio avere l’aria di rinfacciare niente, ma aveva uno strano modo di dimostrarlo!-

-Dai! Lo sai bene che dopo che rischiasti di morire annegata nel fiume lui ti portò rispetto! Credo proprio che fosse innamorato perso di te!-

-Un amore infantile.-

-Una volta mi ha confessato che di notte veniva nella tua stanza ad ammirarti mentre dormivi.-

Si portò la mano alla bocca come consapevole di aver detto qualcosa che non doveva.

-CHE COSA FACEVA?-

-Boccaccia mia!- disse Elisa dandosi un pugno in testa 

-Avanti Candy, era un ragazzino e in fondo non faceva niente di male!-

-Vorrei ben vedere!-

Risero insieme 

 

-A parte mio fratello, c’è qualcuno che ti interessa?-

-Da qualche tempo sono diventata amica di Terence Granchester.-

-L’attore? Certo che punti in alto tu!-

-In realtà l’ho visto poche volte, era stato ricoverato al mio ospedale per un’amnesia e mi avevano assegnata a lui nella speranza di un reciproco giovamento. In effetti lui guarì, mentre io…-

-E poi l’hai rivisto?-

-Sì, qualche mese dopo mi invitò a New York a vedere un suo spettacolo. Da allora abbiamo cominciato a scriverci.-

-Ne sei innamorata?-

-Ma cosa dici? Sì è un bel ragazzo e non mi è indifferente, ma lo conosco appena.-

-So che è andato in guerra.-

-Si, sta in Africa, nell’ultima lettera che ho ricevuto mi diceva che avevano da poco liberato l’Etiopia dagli italiani.-

-Sì l’ho letto. Per fortuna questa guerra non ci riguarda Candy.-

-Tu credi? Se Hitler dovesse vincere la guerra per l’Europa inizierebbero tempi duri, e anche qui in America potremmo risentirne.-

-Non credo che Hitler possa vincere, è vero: in Russia finora ha dilagato, ma… ti ricordi le lezioni che seguivamo insieme?-

-Certo che le ricordo.-

-Ricordi come finì la campagna di Russia di Napoleone?-

-Sì, le truppe francesi furono stroncate dal “generale Inverno” della Russia e dovettero ripiegare.-

-Beh, l’inverno russo è vicino e i tedeschi potrebbero finire come Napoleone.-

Candy non auspicava certo la morte di migliaia di soldati tedeschi, ma in cuor suo si augurò che Elisa avesse ragione.

 

Il giorno dopo i Legan dovevano partire, Neal doveva rientrare al lavoro a Chicago, e anche Elisa era attesa da impegni di studio. Al mattino Neal e Candy salirono sulla collina.

-Un uccellino mi ha detto quello che facevi di notte quando abitavo da voi!- disse lei incrociando le braccia e con un tono di voce fintamente arrabbiato.

Lui arrossì.

-Già, un uccellino dai capelli rossi immagino. Avanti Candy, non facevo niente di male.-

-Entrare nella stanza da letto di una ragazza mentre lei dorme lo chiami “niente di male”?-

-Sai Candy, da piccolo mi piaceva scorrazzare per casa di notte, mentre tutti dormivano, mi immaginavo le storie fantastiche che leggevo sui libri, storie di pirati, di avventure, e io ero l’eroe nel tetro maniero.-

Candy sorrise intenerita.

-Talvolta pensavo che nei corridoi si aggirassero il Conte Dracula o il mostro di Frankenstein.-

-Oh mamma!- rise Candy –Già quella vostra casa di Lakewood sembra la dimora di un romanzo gotico, poi ti ci mettevi anche tu con queste fantasie…-

-Anche quando fui più grande mantenni questa abitudine, e una sera passai davanti alla tua stanza. La porta era socchiusa e io entrai.

Restai lì a guardarti mentre dormivi illuminata dalla luce della luna.

Lo so, non era una cosa bella, ma non mi è mai venuto in mente di fare… qualcosa di male…-

Candy gli prese le mani

-Neal, in questi anni di malattia sei stato encomiabile con me. Di te non voglio ricordare il ragazzino pestifero che mi tormentava, voglio ricordare il ragazzo che poi imparò a rispettarmi e che fu gentile con me quando ne avevo bisogno.-

-Candy, io non pretendo niente da te.-

-Lo so Neal… lo so… io… non so se davvero potrei provare qualcosa per te, mi capisci? Ma voglio che tu sappia che comunque vadano le cose io ti voglio bene…-

Neal non poté fare a meno di abbracciarla piangendo.

 

Subito dopo pranzo i Legan partirono 

-Quando tornerete a Chicago vi voglio rivedere subito. Capito bene ragazze?-

-Vuoi che ci scambiamo un’altra scazzottata Elisa?-

-Dio me ne scampi! Una mi è bastata e avanzata!-

Risero insieme mentre si abbracciavano.

Poi fu la signora Legan a voler abbracciare Candy.

-Abbi cura di te ragazza mia… abbi sempre cura di te…- In quell’abbraccio e in quel tono di voce sembrava esprimersi un rimpianto profondo, per ciò che poteva essere e non era stato. 

 

Troppo tardi l’altezzosa signora aveva capito quanto quella ragazza avrebbe potuto significare per lei e per la sua famiglia.

 

Quando la macchina partì, Candy si sentì un po’ malinconica.

Annie le strinse le spalle.

-Coraggio Candy! Sei guarita e hai trovato un’altra amica.-

Candy sorrise e abbracciò Annie

-Grazie di tutto Annie.-

 

Quello stesso pomeriggio arrivò un’altra macchina, Candy era curiosa: era raro vedere tante macchine alla Casa di Pony mentre Annie sembrava già sapere di chi si trattava.

-Albert!- gridò Candy correndo ad abbracciare il suo amico di sempre.

Lui non riuscì a trattenere le lacrime.

-Quindi adesso sai.-

-So cosa Albert?-

 

Candy arrivò al fiume sconvolta e in lacrime. Non voleva andare in prigione, lei non aveva fatto niente! 

Udì un rumore dietro di lei e si sentì perduta: l’avevano trovata!

Dalla fitta vegetazione che delimitava la radura in riva al fiume emerse il suo amico Albert.

-Albert! Aiutami Albert! Non voglio andare in prigione! Non voglio!-

Gridò la bambina con la voce strozzata correndo ad abbracciare il suo amico.

-Ma che stai dicendo Candy? Perché dovresti andare in prigione?-

-Non voglio andare in prigione! Io non ho fatto niente!-

-Sei scappata Candy? Vieni con me, andiamo a chiarire la cosa.-

-No! No! Non voglio andare in prigione!-

Ma che diavolo stava dicendo? Se solo si fosse calmata. Si chinò su di lei e le strinse le spalle.

-Ascoltami Candy! Non puoi stare nel bosco! Con questo freddo non sopravviveresti nemmeno una notte. Vieni con me.-

-No! No! No!- 

Gridava con voce sempre più strozzata e isterica, non c’era scelta: doveva farla calmare, capirci qualcosa. Le diede uno schiaffo, ma lei imprevedibilmente perse l’equilibrio e cadde a terra battendo la testa contro qualcosa.

Il panico si disegnò sul volto di Albert mentre cadeva in ginocchio vicino al corpo della sua piccola amica.

Candy aveva battuto la testa contro un sasso, proprio come Anthony!

-Candy! Candy!- 

Le sentì il polso e batteva regolarmente, la bambina era solo svenuta.

Non poteva portarla indietro finché non avesse capito cosa diavolo era successo, così la sollevò fra le braccia e la portò con sé alla casa nel bosco.

 

-Ricordi Candy? È stata colpa mia se hai perso la memoria.-

-Ma cosa dici Albert? È stato un incidente! Io ero come impazzita, DOVEVI farmi calmare!-

-Quindi… non mi porti rancore?-

-Rancore? A te? Ho appena salutato Elisa Legan come una cara amica, figurati se posso portare rancore a te!

Tu mi hai sempre aiutata nei momenti più bui della mia vita.

Sei stato amico, fratello maggiore, mi hai salvato la vita due volte! Come posso avercela con te? COME?!!!!-

Si abbracciarono piangendo.

 

Dopo che ebbero pranzato insieme ai bambini della Casa di Pony e si furono intrattenuti con loro, Albert si alzò e disse a Candy:

-Raggiungimi fra qualche minuto sulla collina.-

Annie ridacchiava sotto i baffi.

-Ehi dico! Mica vorrete farmi fare a pugni un’altra volta!-

Albert rise di cuore

-No tranquilla Candy! E poi quella è stata un’idea di Annie. Aspetta un po’ e poi sali sulla collina.

Mentre Albert si dirigeva verso il pendio della collina, Candy squadrò sospettosamente Annie che continuava a ridacchiare.

-Non mi fido più di te lo sai?-

Annie si alzò ad abbracciare quell’amica che era tornata a considerare una sorella. 

-Sta tranquilla Candy: non posso certo dirti che noi non soffriremo più nella nostra vita, ma posso assicurarti che nel momento del bisogno mi avrai sempre vicina.-

 

Dopo qualche minuto Candy salì sulla collina e non vi vide nessuno.

-Albert?- chiamò senza ricevere risposta

-Albert?- di nuovo silenzio

-Ehi insomma! Che scherzi sono questi?-

Poi sentì un suono, un suono che le diede un altro flash.

Vide quel ragazzo che somigliava tanto al cugino di Archie e Stear, e poi vide… Albert… vestito allo stesso modo che suonava la stessa cornamusa.

-A-Albert?-

-Lo sai che sei più carina quando ridi che quando piangi?-

 

Ora era tutto chiaro: Albert e Anthony erano zio e nipote, e si somigliavano tantissimo: Albert era il “principe della collina”!

Prese dalla tasca del suo vestito la spilla, la spilla con l’emblema degli Ardley, e la frappose fra sé e il “principe”.

Fu come se solo in quel momento tutto il suo passato le si svelasse nella mente e davanti agli occhi. Fu come se solo in quel momento potesse dirsi veramente e completamente guarita.

 

Corse ad abbracciare il suo “principe” ridendo e piangendo insieme.

 
   
 
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