La mia prima MiloxCamus, nonché il mio primo tentativo di Shonen-ai
Peach juice
Milo
aprì il frigorifero cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare
Camus.
Sapeva
bene che il suo francesino aveva un sonno delicatissimo quando dormiva in
qualsiasi altro ambiente che non fosse casa sua, e l’appartamento di Milo ad
Atene non faceva eccezione: bastava un minimo rumore a svegliarlo, e poi
rimaneva di cattivo umore per tutto il resto della giornata.
Però
in quel momento Milo aveva sete ed alla fine aveva deciso di arrischiare ad
alzarsi.
Osservò
un po’ l’interno del frigo per decidere cosa bere.
Acqua?
No, non gli andava.
Birra?
Non era proprio il caso. Non con Camus che si sarebbe svegliato con l’odore
dell’alcol.
C’era
solo un cartone di succo di pesca.
Milo
sospirò. Non è che gli piacesse tanto, ma non aveva altra scelta e se ne versò
un bicchiere.
Chiuse
gli occhi mentre beveva. Non era poi così male: molto dolce, è vero, ma con un
retrogusto un po’ aspro che non gli dispiaceva affatto.
Proprio
come il suo Camus.
Gli
venne un attacco di nostalgia non appena pensò a lui.
Camus,
il francese freddo come il ghiaccio.
Camus,
che si scioglieva sempre tra le sue braccia.
Camus,
che aspettava solo le sue carezze per lasciarsi riscaldare.
Camus,
che dormiva un sonno fragile come un fiocco di neve nella stanza accanto, nel
suo letto.
All’improvviso
provò un fortissimo desiderio di vederlo e tornò in camera sua con il bicchiere
ancora in mano.
Sorrise
a vedere il suo ragazzo addormentato, i capelli verde acqua sparsi sul cuscino,
il lenzuolo che gli copriva il petto solo a metà, la pelle chiara che risaltava
nella luce scarsa che filtrava dalla finestra.
:-Camus…-:
Mormorò
piano quel nome che ormai aveva riempito tutta la sua vita.
SBAM
Un
colpo di vento fece sbattere la finestra e Camus si mosse disturbato.
“Ahia!
Questa non ci voleva”
Pensò
Milo preoccupato mentre lo osservava che apriva gli occhi con una smorfia
infastidita.
:-Milo…
te lo avevo detto di chiudere la finestra, no?-:
Biascicò
con la voce impastata di sonno.
:-Sì,
amore, scusa-:
Milo
riaccostò le ante e fece scattare la maniglia, poi si girò di nuovo verso di
lui.
:-Cosa
guardi?-:
Chiese
Camus incuriosito.
Milo
sorrise.
:-Te
guardo, è ovvio, no?-:
Sapeva
che era arrossito, non lo vedeva, ma sapeva bene che il suo freddo Camus
arrossiva sempre per quelle cose.
:-Ah…
hem… che stai bevendo?-:
Voleva
solo sviare il discorso, e Milo lo sapeva.
:-Solo
un po’ di succo di pesca-:
Guardò
il bicchiere che aveva in mano e all’improvviso gli venne un idea.
:-Ne
vuoi un po’?-:
Camus
lo osservò incerto.
:-Come?-:
:-Ti ho
chiesto se lo vuoi assaggiare-:
Camus
lo osservò sospettoso, un campanello d’allarme che tintinnava dentro di lui: aveva
colto il tono malizioso del bel greco e sapeva di doversi aspettare un tranello.
Mai fidarsi di quello scorpioncino dispettoso.
Milo
sentiva su di se lo sguardo indagatore dell’altro e sorrise divertito. Decise
di punzecchiarlo un po’.
:-Andiamo,
ne vuoi o no?-:
Camus
era sempre più diffidente: non riusciva a capire come ma sapeva che Milo stava
tentando uno dei suoi giochini e lui non voleva cascarci. Non troppo facilmente
almeno. Spostò lo sguardo sul bicchiere di plastica. In controluce si vedeva il
liquido opaco. Era dell’innocuo succo di pesca, ma nelle mani di Milo anche
quello poteva diventare un pericolo. Guardò di nuovo il suo compagno e non si
rassicurò per niente: Milo aveva lo stesso sguardo di una pantera a caccia.
E la
preda era lui.
C’era
odore di frutta nell’aria, un odore dolce e aspro, che nascondeva sempre delle
sorprese.
Proprio
come il suo Milo.
Camus
sospirò.
:-E va
bene… fammi assaggiare-:
Si era
arreso.
Milo
sorrise ancora. Aveva vinto di nuovo.
Bagnò
le labbra nel liquido e posò il bicchiere sul comodino, poi si chinò su Camus.
Gli
sfiorò con un dito le labbra morbide, piano, poi lentamente posò la bocca sulla
sua e cominciò a baciarlo.
Un
bacio lento, rilassante, in cui entrambi si persero ad occhi chiusi.
Quando
si staccarono ansimavano, ma avevano tutti e due un sorriso beato che si
rifletteva sul volto dell’altro.
:-Allora,
Camus, ne vuoi ancora?-:
Chiese
Milo malizioso.
Per
tutta risposta Camus gli mise un braccio dietro il collo e se lo tirò addosso.
:-No,
tesoro mio… adesso è te che voglio-: