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Autore: Elgul1    25/10/2019    11 recensioni
In un mondo popolato da esseri sovrumani sta alla polizia cercare di garantire una sorta d'equilibrio, ma quando è la legge ad essere braccata, chi si occupa dell'ordine? Un nemico invisibile inizia a dare la caccia ad ogni eroe che lotta per la giustizia e la polizia brancola nel buio più totale. Starà a Steve e una squadra di agenti scelti scoprire chi si nasconde dietro queste morti brutali e i motivi che guidano il killer verso un piano malvagio e ambizioso.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Justice indossò la corazza con gesti esperti e veloci. Visto quello che stava succedendo era l'occasione giusta anche se in anticipo rispetto a quando aveva pensato di agire.
 - Devo sbrigarmi.- Pensò fra sè e sè non aveva tempo da perdere. 
" Sapevo di trovarti qui." Mormorò Karen scendendo di corsa le scale a piedi nudi. " Stai andando la fuori non è vero?" Gli chiese ancora la donna mentre lui finiva di fissare il gambale sinistro che si illuminò per un'istante. 
" E' l'occasione perfetta..." Rispose semplicemente lui. " Con una crisi così sicuramente uscirà allo scoperto e allora io lo attaccherò." Rispose convinto voltandosi e trovando il volto di Karen a pochi millimetri dalla sua bocca. " Ti prego ripensaci." Lo supplicò lei. Lui la strinse facendo attenzione a non farle male visto che indossava la corazza. 
" Tornerò da te. Te l'ho promesso ricordi?" Le disse con un sorriso tirato. 
" E quando tornerò c'e ne andremo da questo paese." Affermò ancora lui sicuro prima che la donna potesse rispondere le sue palpebre si fecero pesanti e, prima che cadesse al suolo, Justice la prese al volo.                        
   " Scommetto che saresti voluta venire con me. Proprio per questo ti ho addormentato..." Le sussurrò piano mentre la metteva a terra con delicatezza. " Tornerò a più tardi Karen." Disse prima di mettersi il casco per poi avviarsi verso la sua ultima caccia. 
 
 
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Steve si riempì il bicchiere per la terza volta fino all'orlo. Ormai, la bottiglia, era quasi vuota. Il caos che stava succedendo non lo riguardava e nemmeno fermare quel fottuto tizio ormai gli interessava che facesse quello che voleva. 
 
" Sul serio non ti importa più niente?" Chiese una voce inconfondibile per lui alle sue spalle. 
" No, non me ne importa più niente. Nel del caso e nemmeno di altro. Che vada tutto al diavolo." Replicò più che sicuro mentre si girava trovandosi lo spettro di Matthew col foro di proiettile sulla testa. 
 " Ti sei ridotto proprio male eh." Gli mormorò lo spettro ridendo e avvicinandosi a lui.
 " Senti chi parla." Borbottò mentre quello si metteva accanto a lui come se nulla fosse. 
" La devi smettere di fare così..." Cominciò a dire Matthew serio in volto. " Che senso ha tormentarsi? Che senso ha allontanarsi da tutti e vivere in questo modo?" Gli chiese mentre l altro non rispondeva ma faceva finta di nulla. 
" Tutti noi commettiamo errori, tutti noi, almeno una volta nella propria vita, arriviamo a un momento di smarrimento dopo aver compiuto una tale colpa che consideriamo insanabile..." Continuò a dirgli sempre senza ricevere risposta. " Ti devi perdonare e andare avanti non puoi vivere in questo tormento." Concluse lo spettro. 
 
" Dimmi come posso andare avanti?" Gli chiese dopo qualche istante di silenzio. 
" Come posso scordarmi che ho ucciso il mio miglior amico e ferito a morte in questo modo anche la donna che amava? Vivere con un simile fardello non sarà mai facile sono colpevole e lo sarò sempre." Mormorò ancora conscio di come, ognuna di quelle parole, lo facesse stare ancora più male con ancora più voglia di bere. " Hai ragione..." Concordo Matthew. " Sarai sempre colpevole di quello che hai fatto questo è verissimo però..." Mormorò ancora. 
" Lo Steve che conosco non si sarebbe messo a piangere come una mammoletta. Avrebbe reagito e si sarebbe rimboccato le maniche facendo quello che ha sempre saputo fare..." Continuò a dire. 
" E cosa saprei fare di così eclatante?" Chiese in parte incuriosito.             
 " Lottare nonostante tutto..." Affermò. " Non buttarsi giù per una colpa. Puoi rimediare e fare la differenza una vita per una vita ricordartelo sempre amico." Concluse rialzandosi dalla sedia. 
" E' giunto il momento che, io e te, ci salutiamo qui..." Mormorò ancora Matthew. 
" Sul serio non ti vedrò più?" Chiese rattristato Steve con le lacrime che cominciavano a cadere. " Sono stanco di tormentarti, stanco di averti asfissiato così con la mia presenza..." Gli spiegò lui. " E' l'ora di andare avanti e, ho deciso, che se tu non ti vuoi muovere sarò io a fare il primo passo. Addio Steve abbi cura di te." Concluse mentre, la sua figura, cominciò a sparire lentamente regalando all amico, un sorriso prima di scomparire per sempre.
 
Quando Steve si svegliò si ritrovo disteso a terra con gli occhi rivolti verso il soffito scrostato del suo appartamento. Ripensò a quello che era successo e a tutto quello che aveva fatto in quelle settimane e a cosa aveva affrontato. Gli arrivò alla mente tutto il team  poi Jennifer e infine quel killer pazzo che lo aveva suonato come un tamburo. 
- Sarei buono solo per lottare eh...- Riflettè mentre le parole di quella visione riaffioravano alla mente. Si rimise in piedi poi, presa la pistola sul tavolo,  la caricò. 
" Anche da morto continui a essere il più sveglio fra noi due." Mormorò prima di avviarsi verso la città aveva un killer da catturare e un debito di vita da saldare.
 
 
-
 
 
Si trovava in un luogo buio e pieno d'ombre. Karen avanzava coi piedi di piombo in quell'oscurita così fitta e spettrale attorno a se non vedeva che macerie non vedeva altro che distruzione provocata da qualche cataclisma. 
 
- Dove mi trovo?- Pensò fra sè e sè spaventata ma continuando ad avanzare alla ricerca di una via d'uscita che sembrava non esserci. Si ricordava del bacio scambiato con Justice prima che partisse e poi aveva un vuoto totale. Dalla nebbia vide una figura snella iniziare a formarsi via via che quella si diradava e, non appena quella coltre si sollevò, rimase sgomenta.
 
 Quella donna che gli stava sorridendo era proprio lei. " Ben arrivata." Disse la sosia col sorriso sadico sulle labbra. 
" Tu chi sei? E dove siamo?" Chiese come un fiume in piena Karen che, dentro di se, sapeva perfettamente qual'era la risposta a entrambe le domande. Lei rise in un modo che le fece accapponare la pelle facendogli venire i brividi lungo la spina dorsale. 
" Sul serio non sai chi sono?" Gli domandò a sua volta smettendo di ridere. Karen non rispose non poteva crederci. 
" Sul serio non sai dove siamo?" Le chiese ancora e, nuovamente, l'altra non vole rispondere non voleva pensare a quello che stava succedendo non poteva pensare che fosse vero. L'altra sospiro quasi rassegnata dalla paura dell'altra donna.
 " Ho sempre odiato questo tuo lato pauroso e codardo che hai lo sai Karen..." Borbottò la sosia scuotendo la testa. " Io sono Knife e questa è la Nostra mente." Concluse mettendo molta enfasi sul nostra lasciando ancora più di sasso Karen. 
" Perché ci troviamo qui? Di solito ci scambiamo e basta senza nemmeno trovarci faccia a faccia io non..."  
" La vuoi finire?!" Le gridò Knife bloccando quel fiume di parole senza alcun senso che la sua doppia aveva iniziato a dirle.  
" Dio mio ma quanto cazzo parli? E' mai possibile che tu non possa stare zitta due minuti?!" Replicò ancora dando un calcio a un sasso e facendolo volare via. " Siamo qui perchè sono stufa davvero..." Commentò ancora Knife dandogli le spalle. " Ogni giorno ci dobbiamo cambiare, ogni giorno io prendo il tuo posto, tu prendi il mio e viceversa è una cosa snervante sai." Le dichiarò avvicinandosi a un palmo di naso di Karen intimidita dalla sua presenza così vicina alla sua. 
" E quindi cosa vorresti fare." Disse con un filo di voce alla killer davanti al suo naso. 
" Scegliere chi di noi deve restare e chi deve sloggiare..." Rispose semplicemente Knife. 
" Una cosa che avremmo dovuto fare molti anni fa ma che abbiamo sempre rimandato." Aggiunse.
 " Io non voglio smettere di esistere." Sussurrò Karen spaventata da quell'evenienza non avrebbe più visto Justice sarebbe stata solo un'eco in una mente piena di follia. 
" Nemmeno io se è per questo!" Replicò Knife. " Essere relegata qui, non poter fare niente perché secondo te non è giusto sono stanca di averti come coscienza, sono stanca di avere un tale peso sullo stomaco..." Commentò ancora facendo apparire delle lame tra le sue mani e direzionandole minacciose verso la doppia. 
" Ne resterà solo una qui e quella non sarai di certo tu." Mormorò con un ghigno prima di piombarle addosso con le lame in pugno. Karen, spaventata, si sposto d'istinto evitando l'attacco per poi cominciare a correre lungo la città desolata. 
 
" E' inutile che tu fugga!" Sentì gridare da Knife poco dietro di lei che la tallonava. 
" Non c'e posto qui in cui potrai nasconderti da me Karen." Le urlò ancora mentre la donna svoltava in un vicolo evitando, per un soffio, un coltello lanciato che le taglio di netto alcuni ciuffi di capelli. L'altra si trovo davanti un muro alto più di due metri che le parava la strada di fronte a se.
 
" Sei sempre fuggita dai problemi che ti si paravano davanti..." Mormorò la killer alle sue spalle tremanti. " Doveti uccidere i nostri genitori perché ci maltrattavano, ho dovuto uccidere chiunque ci sbarrava la strada verso il successo nel nostro campo e poi chiunque volesse catturarci..." Scagliò il coltello di destra che prese di striscio la guancia della chimica messasi con le spalle al muro. 
" Ho fatto questo solo per noi per soppravvivere e tu, adesso, non vorresti darmi il tuo posto? No io non ci sto." Puntualizzò ancora mentre una nuova arma compariva nella mano. 
" Io ho un motivo per vivere adesso..." Sussurrò lei di risposta convinta di quello che pensava. 
Knife rise. 
" Vorresti dire che dopo qualche giorno con lui e quella nottata tu adesso voglia vivere? Dopo che per anni hai solo voluto essere morta?!" Sbottò furiosa scagliando il coltello che colpì in pieno la coscia sinistra di Karen che si mise in ginocchio per il dolore.
 " Le persone possono cambiare e decidere da sole cosa voler diventare." Rispose ancora lei mentre si teneva il punto colpito da cui usciva sangue. 
" Mio dio quel tizio ti ha fatto il lavaggio del cervello oltre a farti diventare cotta di lui..." Commentò Knife avvicinandosi a lei e scuotendo la testa per la stupidita della sua doppia.
 " Non lo capisci..." Le sussurrò in un orecchio mentre afferrava con forza i suoi capelli facendogli male.
 " Ci sta solo usando niente di più e niente di meno..." Le mormorò ancora suadente. " Non appena avrà finito con noi ci butterà così come hanno sempre fatto tutti coloro che ti hanno conosciuto.  Solo di me ti puoi fidare come sempre del resto." Concluse con un sorriso maligno sul volto.
 L'altra scosse la testa nonostante il dolore che veniva dalla stretta della doppia.
 " No, Justice non è così dovresti averlo capito anche tu..." Replicò sicura. " Se non fosse stato diverso l'avresti già cercato d'uccidere ma, invece, non ci hai mai provato anche quando ci ha picchiate..." Disse ancora convinta. " Anche a te piace esattamente come piace a me. Noi siamo la stessa persona." Concluse. 
" Non dire cazzate!" Esclamò l'altra colpendola con la mano aperta girandole il viso. 
" Io non sono debole come te." Puntualizzò fredda. 
" Se fossi stata tu la forte perché, in questi giorni, non sei mai apparsa e arrivi solo ora che lui non c'e e sono sola?" Gli domandò a bruciapelo Karen. Knife digrignò i denti colta sul vivo. " Tu hai paura..." Mormorò l'altra per darsi una risposta.
 " Tu hai paura di lui. Perché mai una come te dovrebbe avere paura di un semplice umano?" Gli chiese notando la testa di Knife pulsare. 
" Sarà perché ti rende vulnerabile? Forse perché, di fronte a lui, ti senti spaesata e non sai cosa provi realmente?" Domandò ancora mettendosi in piedi visto che, la ferita sulla gamba, era sparita. 
" Sta zitta..." Sussurrò di rimando la killer. 
" Sentimenti come l'amore e simili non sono significativi per te non almeno quanto l'odio e la rabbia..." Le disse ancora Karen con un sorriso triste. " Per questo, quando lui ti ha detto quelle cose, ti sei sentita rifiutata per questo, nonostante tu provi la stessa cosa che provo io, hai deciso di nasconderti e rifugiarti qui..." Continuò a dirgli arrivando di fronte a lei senza alcun timore ma con un sorriso triste sul volto. 
" E anche se fosse così?!" Le gridò di nuovo di rimando ma non sortendo alcun effetto stavolta sulla doppia.
 " Non lascerò che tu prenda la superficie non lascerò che tu l'abbia vinta." Disse ancora ma con meno convinzione di prima. Karen la strinse a se lasciando di stucco l'altra. 
" Io non voglio avere la superficie..." Le sussurrò lasciando di sasso l'altra. " A lui non serve una debole come. Nonostante mi piaccia, nonostante io voglia stare con lui non è un peso come me che gli occorre..." Le spiegò con un velo di tristezza nella voce e con le lacrime che cadevano dal suo viso sapendo bene quello che stava per fare. 
" Se ci fossi stata tu non sarebbe andato da solo. Se ci fossi stata tu l'avresti forse convinto a desistere cosa che io non sono riuscita a fare..." Continuò a dire stringendo a se il doppio che ricambio con la stessa intensita e che ascoltava in silenzio per la prima volta. 
" Avrà bisogno della tua forza, della tua capacità. Non della mia." Concluse infine sapendo che, in questo modo, avrebbe dovuto rinunciare all'unica persona che, nella sua vita, l'aveva trattata come suo pari in quel breve periodo lungo quanto un respiro. 
" Ma quanto sarai sentimentale..." Borbottò Knife con le lacrime esattamente come Karen. 
" Se volevi farmi impietosire ci sei riuscita e tanto anche ma, su una cosa ti sei sbagliata..." Ammise quasi come se gli desse fastidio. " Io non sarei riuscita a fare quello che hai fatto tu per lui non sarei riuscita a svelarmi così." Disse quasi afflitta dalla capacità della sua doppia di parlare così cuore a cuore con un'altra persona.
 " Forse allora c'e solo una strada." Provò a suggerire lei sicura della sua scelta. 
" E sarebbe?" Chiese l'altra. 
" Unire le parti dell'una e dell'altra senza che, nessuna delle nostre caratteristiche vada a coprire quelle dell'altra." Le spiegò con un sorriso sincero e staccandosi da Knife. 
" Si, direi che quello la fuori avrà davvero una vita infernale con noi lo sai." Le disse la killer ridendo mentre Karen le porgiava la mano destra.       " Sei pronta?" Knife ci pensò per qualche istante che sembrava un'eternita e poi, titubante, allungò la mano sinistra stringendo quella destra di Karen.
 " Si, lo sono." Rispose anche se con una nota d'incertezza nella voce.        
 " Allora andiamo." Annunciò Karen mentre, una specie di terremoto, iniziò a smuovere tutto quello che c'era rimasto in piedi in quella città distrutta la foschia si dirado del tutto mostrando una fortissima luce che inglobo tutto quello che c'era attorno a loro.
 
 
Quando si risvegliò dal suolo si sentì diversa come nuova. Si rimise in piedi con sicurezza e si avvicinò al tavolo su cui c'era ancora il coltello del pranzo e, con qualche sforzo, riuscì a tenerlo sollevato in aria e sorrise poi, con la sinistra, tasto la bottiglia di plastica che, sotto il suo tocco, mutò in vetro. - Siamo due in uno Knife e Karen non sono più divise.- Pensò più fiduciosa che mai nelle sue capacita. E, mentre si guardava allo specchio, osservò una cosa che la colpì i suoi occhi, sempre azzurri e chiari come un mare calmo erano azzurri con un blu simile a un mare in tempesta. 




Sergei: denominato Abyss classe III ha il potere di creare vortici oscuri capaci di assorbire qualunque cosa e consumarla più ne assorbe più si rafforza. Con questo potere può sia allungarlo in un massimo di 800 metri. 

Angolo dell autore: Eccomi col capitolo 42 :) ho pensato che, una piccola pausa, ci volesse da tutte queste lotte ed eccola qua :) ci vediamo col 43 grazie a chi legge e recensisce a presto.
   
 
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