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Autore: StagTree    26/10/2019    4 recensioni
Dalla creazione dell'universo alla nascita dell'essere umano, i Pokémon e la sapienza, l'unico sentimento che avrebbe potuto precedere la logica in importanza era l'incondizionato amore per un altro uomo, evidentemente. E pensò, al diavolo le ossa: sotto una pressione tale nemmeno la cenere.
{ hardenshipping | pre-oras }
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ivan, Max (Team Magma)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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composta ad agosto. è una delle ultime cose che ho scritto che non mi danno la nausea rileggere

ambientata qualche tempo prima degli eventi nei giochi

 

(maxie = max; archie = ivan)

 


 

 

 

 

"Maxie, sei stancante" disse Archie, dissero tutti – dissero, i piccoli amici dei primi anni di esistenza, quando ancora non aveva il potere del libero arbitrio, con un ginocchio sbucciato e i fragili arti a terra; disse, sua madre, in un momento plasmato dal tramonto della sua infanzia, dopo aver fatto cadere un vaso di ceramica per la pura e spregevole, nuova soddisfazione di averlo ridotto in brandelli e di esserne il carnefice; disse, suo padre, durante la veglia del suo secondo spiacevole decennio, consenziente ad un ritorno a casa dall'università che durasse meno di quarantotto ore; dissero gli insegnanti, gli studenti, dissero i colleghi di lavoro e i clienti, disse il mondo – disse, Maxie, perennemente toccato dalla divina e sfortunata consapevolezza del fatto che effettivamente lo era, stancante. E per quanto, di problemi, non ne erano mai esistiti per lui, in relazione a questo suo cronico morbo, in un qualche suo sfigurato modo di filosofico e connaturato essere, Archie aveva in definitiva spezzato il suo corpo plasmato e piegato dai disappunti altrui, e di Maxie non sarebbero nemmeno rimaste le ossa. Dalla creazione dell'universo alla nascita dell'essere umano, i Pokémon e la sapienza, l'unico sentimento che avrebbe potuto precedere la logica in importanza era l'incondizionato amore per un altro uomo, evidentemente. E pensò, al diavolo le ossa: sotto una pressione tale nemmeno la cenere.

 

Così il martire sarebbe salito alla croce, e si sarebbe abbandonato alla divina preminenza, a un sospiro, un sorriso di sufficienza: "Ricordi" disse, la preminenza, "quando giocavamo a chi si sarebbe addormentato per prima sul divano? Era il divano più scomodo del mondo, ma eravamo sempre cosi stanchi..." E ricorda, Maxie, sì, quel mondo su cui voleva porre la sua bandiera, come sulla luna, la sua personale spedizione in funzione di un'espansione del suo personale, scarno continente – era stata Unova, secoli orsono, e sarebbe stata di nuovo Unova, e Kanto e Johto e la sua beneamata Hoenn, pure, e ancora tante altre, tutte le altre – ma grandi, grandissime, e mai un aggettivo più banale e accurato di questo per descrivere il piano del genio del piccolo scienziato sognatore, il martire appeso alla croce per amore dell'amore stesso. Veloce, calcoli a mente: quale mai potrebbe essere stata la bizzarra equazione che dimostrasse l'uguaglianza tra un bacio e una scoperta straordinaria, una fortuita idea di estensione? E allora l'amore si sarebbe esteso al mondo intero, no?, era questa l'operazione da fare? – dopo averlo dichiarato suo, chiaramente. Che stemma ci sarebbe stato sulla sua bandiera, e di che colore, con quale motto?

 

Aprí le mani allora, Archie, quindi le poggiò ai lati del volto di Maxie in una chiamata a Terra a razzo lanciato: "Ricordi..." iniziò, di nuovo, singhiozzando vagamente, "Ricordi quando..." – stupido, stupido, avrebbe dovuto già sapere che non c'era modo di fermarlo, il razzo, il sogno – “Quando rimanevamo svegli per ore parlando di cosa avremmo voluto fare una volta finito di studiare, e quando..." – era assegnato allo spazio dalla nascita, Maxie, con le stelle al volto, i punti vivi di una galassia – “Quando quella notte, ricordi?, quella notte, quando ci eravamo confessati l'un l'altro, e ci siamo detti..." – stupido, stupido!, come poteva non ricordare, sulla croce, il suo delitto di pace? – “Ci siamo detti ti amo, Maxie. Ricordi?" Ricordi?

 

E sì, pensò, Maxie, e sacrificherò qualsiasi sia la sottile brama che ci ha mantenuto uniti fino a questo punto, e la mia empatia al cosmo, se necessario. Non sto pregando per ottenere salvezza; l'uomo di scienza è un uomo pratico. Sono stato giovane, un tempo, uno stolto credente, ma un tempo non significa ora, e ora significa che il mio futuro ho deciso non sarà mai più disegnato dall'inchiostro sbavato dall'umana compassione e dalla cieca speranza; l'uomo di scienza non prega.

 

"L'umana compassione", rispose Maxie, "non è più affar mio." E pure le stelle avrebbero pianto, fino a spegnersi, indolenti – fino a chiedersi che gusto avrebbe avuto la terra bruciata, la desolazione e la lenta morte dei sensi, fino a convincersi che ci sarebbe stato abbastanza inchiostro nel calamaio per poterlo scoprire da sé.

 

Allora Archie si mosse, afferrò la porta con la vena di staccarla, prese il lancio e partì per la sua propria spedizione, un viaggio nel buio, perché se nell'alto del cielo le stelle si erano estinte, Archie sarebbe andato a ricercarle in basso, nell'abisso del nulla, tra le crepe dello sconosciuto oscuro, perché due direzioni non potranno mai seguirne una sola.

 

Consolati, Maxie!, pensò – pensò a lungo, seduto e immobile sul trono di ghiaccio del perdente, consolati! Davanti a fogli che sembravano parlargli in una lingua incomprensibile – consolati! La distrazione dell'amore non prevede la rincorsa di un obbiettivo tanto grande. Non ci saranno rivincite, solo duri fatti.

 

Ma malgrado ciò, pesava il suo cuore acerbo di candide fitte, perché il martire mai scese dalla croce, e duplicò anzi la sua pena in un'impresa irreversibile.

 

 

  
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