Anime & Manga > Bungou Stray Dogs
Ricorda la storia  |      
Autore: Frizzina    27/10/2019    3 recensioni
Cosa accadrebbe se, in uno dei capitoli di massima tensione di tutto il manga, qualcosa andasse storto? Chuuya puo' fare affidamento soltanto su Dazai, e lo sanno bene entrambi. Che cosa penserebbero, e come agirebbero i due componenti del Duo Nero se la situazione si capovolgesse all'improvviso?
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Se dovessi arrivare troppo tardi, morirai. A te la scelta”.
Brividi gelidi scossero il corpo di Chuuya, saettando lungo la schiena. Si morse il labbro inferiore per non cadere in preda al panico e ironizzò.
“A me la scelta, eh? Come se davvero potessi decidere qualcosa quando dici così!”
Dazai accompagnò con esclamazioni di scherno i passi del suo partner che si stava allontanando. Era diventato come un rituale per loro.
“Double Black (small)!” ridacchiò.
“Chi diavolo sarebbe piccolo?” se la prendeva sempre a morte, ma questa volta sapeva che Dazai lo avesse volutamente provocato per allentare la tensione del momento.
Non gli piaceva ciò che stava per fare. Non sopportava proprio la sensazione di non controllare più il suo corpo. E non sopportava l’idea di dover dipendere solo da Dazai. Quello sgombro sapeva anche questo.
Si fermò.
Liberò la mente, sfilandosi prima un guanto, dopo l’altro.
Prese un profondo respiro.
Oh” ringhiò “Grantors of dark disgrace…” già sentiva il corpo formicolare. Lasciò cadere a terra i guanti.
Do not wake me again!” gridò, gli occhi puntati su Lovecraft, il suo –enorme- nemico.
Il terreno sotto ai suoi piedi si frantumò come vetro. Le sue mani divennero nere.
In un ultimo barlume di lucidità formulò un pensiero, una parola, una preghiera.
“Dazai”.
Dopodichè il vuoto. Davanti a sè un colosso da distruggere.
 
“Ugh…” gemette John Steinbeck aprendo gli occhi. Dazai gli fu subito alle spalle, puntandogli il pugnale di Chuuya alla gola. L’esplosione accecante di fronte a loro attirò l’attenzione dei due.
“Che… cos’è quello?” chiese il biondino mal celando una nota di terrore nella voce.
“Vuoi saperlo, cagnolino della Gilda?” rispose Dazai con un sorrisetto. “È la vera forma dell’abilità di Chuuya”. Non aveva nemmeno più bisogno di bloccare il corpo del suo avversario. Pietrificato dallo sgomento, era caduto carponi sull’erba osservando con gli occhi spalancati la furia cieca degli attacchi del rosso.
Dazai amava quel lato del suo partner, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Violenza pura e indiscriminata permeava ogni suo movimento. Il suo corpo sprigionava un potere talmente forte che lui stesso avrebbe avuto ragione di temerlo. E Chuuya gli stava mostrando di nuovo quel suo lato selvaggio, riponendo in lui cieca fiducia.
Dazai sapeva che a Chuuya facesse paura la sua stessa Corruzione. Aveva scelto di mettere la sua vita nelle sottili mani bendate dell’ex mafioso nonostante la faida aperta tra le due fazioni. Se lo avesse abbandonato in quella forma avrebbe potuto provocare un danno gravissimo alla Port Mafia, e l’Agenzia sarebbe stata in vantaggio.
Trasognato, ricominciò a parlare.
“Nella sua forma ‘corrotta’ Chuuya può manipolare i gravitoni circostanti e aumentare la densità del suo stesso corpo. Riuscirebbe a schiacciare un carro armato a mani nude. I proiettili fatti di gravitoni compressi sono come buchi neri che inghiottiscono tutto ciò che incontrano”. Distolse lo sguardo dal campo di battaglia per proteggere gli occhi dai lampi purpurei che da esso provenivano.
“Comunque sia, non può controllare la sua abilità. Una volta attivata, continuerà la distruzione finchè non morirà”.
Gli occhi di John, Dazai non poteva vederlo, scintillarono.
“Cosa diavolo sono quei tentacoli? Per quanto Chuuya li tagli, ricrescono in un istante. Sei il suo collega, no? Dovresti sapere cosa sia davvero”.
“Humph… se pure lo sapessi, non avrei motivo di dirtelo”. Nella mente di Steinbeck iniziava a delinearsi un’idea alquanto audace.
“Oh” sussurrò Dazai. Un secondo più tardi dalle labbra di Chuuya fuoriuscì un rivolo di sangue.
“È arrivato al limite”.
‘Ebbene, giochiamo ad armi pari’, pensò John.
“Sfortunatamente per voi, Lovecraft non può essere distrutto dall’esterno”.
Dazai sorrise premendo lievemente la lama sulla gola dell’altro.
“In altre parole… può essere distrutto solo da dentro”. Il suo sorriso mutò in un ghigno malvagio. John si accorse di cosa fosse successo solo quando il lampo proveniente dall’interno del corpo del suo mostruoso amico lo accecò.
Attuare il suo piano sarebbe stato molto più difficile del previsto. Se fosse riuscito ad annientare Dazai la vittoria sarebbe stata della Gilda, dal momento in cui, stando alle parole che poco prima gli aveva detto, Chuuya si sarebbe distrutto da solo.
Ben poco di umano era rimasto sui volti del Duo Nero.
“Finiscilo, Chuuya!” gridò Dazai a pieni polmoni. L’altro partì all’attacco.
John socchiuse gli occhi.
‘Ora o mai più’ pensò.
Attraverso le palpebre percepì il violento ed improvviso bagliore generato dalla bomba di gravitoni che Chuuya aveva scagliato.
Lovecraft era stato sconfitto.
Sentì la presa di Dazai allentarsi sul suo corpo. Il pugnale cadde ai suoi piedi.
Dazai stava già correndo verso il suo partner quando, senza ben capire come, si ritrovò disteso a terra. Credendo di essere inciampato, puntò un piede e si slanciò in avanti per prendere velocità.
Ricadde al suolo.
Capì solo allora di aver compiuto un fatale errore.
John stava in piedi sopra di lui con il pugnale in mano e una maschera d’odio sul volto.
Dazai si voltò verso Chuuya.
Sanguinava vistosamente. Doveva fermarlo.
Tentò ancora, disperatamente, di liberarsi.
Mai, mai prima di allora aveva pensato di poter perdere il controllo su una situazione.
Ora si rendeva conto del panico che lo stava assalendo, ne era pienamente cosciente, eppure non riusciva a pensare.
Poteva sentire il respiro affannoso di Chuuya. Vedeva il suo sangue che barbaramente gli consumava le viscere. Vedeva il giovane sopra di sé che gli puntava il pugnale alla gola.
Vedeva tutto questo, eppure non riusciva a muovere un dito.
Fece ciò che non aveva creduto di fare mai.
“Ti prego, fammi andare! Solo io posso fermarlo!” gridò afferrando i polsi di John.
Gli ormai inutili attacchi di Chuuya si facevano via via più fiacchi. Non gli restava che una manciata di secondi.
“Ti prego!” Dazai aveva le lacrime agli occhi.
Chuuya stava per morire.
Non riusciva nemmeno a vedere come una minaccia il fendente inesorabile che l’uomo sopra di sé stava calando. Si voltò di scatto.
“Chuuya!” gridò ancora, un’ultima volta, prima di avvertire una fitta acuta.
Gli mancò il respiro.
Spalancò gli occhi.
Il giovane Steinbeck ora stava scappando. Lo aveva pugnalato, mancando di poco il cuore.
Un calore bruciante gli invase il petto. Il dolore lancinante lo bloccava a terra.
Sentì un’altra esplosione.
Serrando gli occhi, prese un profondo, doloroso respiro, strinse i denti e, tenendosi una mano al petto, si precipitò verso il compagno ghermendogli con forza un polso.
Gli si appannò la vista.
“Il nemico è stato sconfitto” sussurrò allo stremo delle forze.
Ricadde in avanti, posando il capo sulla spalla dell’altro.
“Riposati… Chuuya” mormorò ancora, dolcemente, prima di accasciarsi al suolo, tremante.
Le tracce della Corruzione abbandonarono la pelle del rosso.
Questi si risvegliò. Non appena i suoi occhi ripresero il loro consueto colore celeste, cadde in ginocchio tossendo e sputando sangue.
‘Grazie Dazai’ pensò.
Mise a fuoco il terreno sotto di sé. Era rosso, rosso di sangue.
“Dannazione, Dazai. Perché non mi hai fermato subito…” mormorò con voce roca.
Sbattè più volte le palpebre. La chiazza di sangue si stava allargando. Eppure non gli sembrava di essere ferito.
“Mi fidavo di te… e ho usato la Corruzione…”
Sollevò appena lo sguardo. Vide il suo partner steso al suo fianco.
“Hai anche il coraggio di sfottermi?”
Si sedette. E vide che il sangue proveniva dal corpo di Dazai.
“Dazai..?” la sua voce non fu che un sussurro.
Arrancò verso di lui, che giaceva supino.
“Cosa cazzo stai facendo “ Chuuya avvertì un freddo improvviso.
Con le ultime energie che gli erano rimaste, voltò Dazai sulla schiena.
Vide il pugnale.
Vide il sangue sgorgare a fiotti lenti, sempre più lenti.
Cremisi sul candore delle bende.
Represse un conato.
Incrociò il suo sguardo con quello di Dazai e subito fu a pochi centimetri dal suo volto. Lo prese tra le mani.
“Che cazzo fai, Mackerel” la sua voce, flebile, tremava. Le sue mani tremavano. Aveva abbastanza esperienza per capire fin dal primo sguardo quali ferite fossero mortali.
E lo sapeva anche Dazai.
Gli scostò a rapidi gesti i capelli dal volto freddo e pallido.
“È solo un graffio, Dazai” grandi, calde lacrime gli rotolarono sul viso. Caddero sulle guance dell’altro.
Egli sorrise appena e, debolmente, scosse il capo.
“Ti riporto a casa, vedrai che starai bene” continuava ad accarezzargli il viso. Di nuovo un breve cenno di diniego.
“Dazai non puoi, non puoi lasciarmi adesso!” singhiozzò. Si asciugò il viso.
Dazai lo guardava. Un’espressione serena -per quanto possibile- sul volto. I suoi occhi brillavano sempre meno. Erano fissi in quelli di Chuuya. Posò una mano sulla sua.
“Sono così felice… che tu… stia bene, partner” sussurrò. Sorrise. E chiuse gli occhi.
 
Le dita di Chuuya si strinsero attorno alle ciocche di capelli del suo compagno. La sua testa gli pesava sul palmo. La voltò appena verso di sé. Non incontrò alcuna resistenza nel farlo. Chuuya era immobile. La sua espressione aveva perso ogni emozione. Guardava il volto di Dazai con gli occhi sgranati, come quelli di un bambino. Non avvertiva alcun suono, solo il rimbombare sordo del proprio cuore.
Non provava nulla. Né stanchezza né paura. Soltanto un enorme, profondo e viscerale senso di vuoto.
Dazai era…
Chuuya si aspettava che da un momento all’altro il suo compagno avrebbe aperto gli occhi, prendendolo in giro per la sua preoccupazione. Gli sembrava inconcepibile che non l’avesse ancora fatto.
Gli avrebbe dato della femminuccia, del rammollito e lui, lui lo avrebbe attaccato con espressioni pungenti, cercando di fare del suo meglio per metterlo a tacere. Lo avrebbe disprezzato, se lo avesse canzonato per la sua altezza. Gli avrebbe anche sganciato un destro all’altezza dello stomaco, perché no.
Perché non aveva ancora aperto gli occhi? Mosse appena la mano con la quale sorreggeva il capo del compagno. Da sotto le sue palpebre chiuse stillò una piccola lacrima che scese irregolarmente verso gli zigomi.
Non riusciva nemmeno a formulare il pensiero.
Dazai era…
No, non era possibile. Doveva essere un sogno, un terribile incubo. Non appena fosse finito, Chuuya si sarebbe risvegliato ubriaco steso sul bancone di qualche bar.
Morto.
La parola gli lampeggiò in testa come un’insegna luminosa.
Morto.
Non gli diceva molto. Era una parola come tutte le altre, una successione di lettere alla quale era stato attribuito un significato. Avrebbe anche potuto essere un’altra, le parole erano un’entità così effimera, non avevano valore.
Dazai era morto.
Chuuya sussurrò la frase a fior di labbra.
Non riusciva a comprenderne il senso e sempre più ne perdeva quanto più ci ripensava.
Dazai, il folle, eccentrico, maniaco suicida era morto.
Non gli sembrava possibile, eppure la sua pluriennale esperienza come membro della Port Mafia gli aveva insegnato che tutti fossero un nulla in questo mondo, fragili ed effimeri.
Non gli rispondeva. Non si muoveva. Non gli avrebbe più parlato. Non lo avrebbe più insultato.
Nessuno più lo avrebbe chiamato chibikko.
Lentamente, dal profondo del suo animo, cominciò a realizzare tutto questo. Era così la manifestazione della morte?
‘Dazai’.
Nessuno più lo avrebbe conosciuto né capito come aveva fatto Dazai.
E di nessuno Chuuya si sarebbe più fidato come di lui.
Accarezzò il viso dell’altro.
Era ancora tiepido.
Un doloroso nodo gli serrò la gola.
Si chinò sul viso del suo compagno, ormai rinchiuso nell’algida bellezza della morte. Poggiò la fronte sulla sua e rimase così, immobile, fino a dimenticarsi persino di sé stesso.
 
La brezza agitava lievemente le foglie sulle chiome dei frassini. La luna le illuminava.
Nella radura non rimase altro che il silenzio.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bungou Stray Dogs / Vai alla pagina dell'autore: Frizzina