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Autore: Ninnibell2001    27/10/2019    0 recensioni
Cosa accade, quando gli occhi di una piccola strega venticinquenne, dolce e bellissima, incrociano quelli di un timido professore, che ha il doppio dei suoi anni e si porta dentro un impegnativo alter ergo verde?
Brooke Brown e Bruce Banner sono i protagonisti di un’intensa e tenera storia d’amore, ambientata a New York, fra gli Avengers, a tre anni dalla vittoria su Thanos…Little Witch e Hulk!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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9 una stella sfolgorante

'Adoro fare colazione a letto, la domenica mattina' Banner imboccava lentamente Brooke, con le uova strapazzate che aveva preparato per loro 'sai, quando arrivava il weekend ero più triste del solito. Mi ritrovavo da solo, con poco da fare e molto tempo per me. Senza Università e Avengers, a parte qualche uscita con Tony, facevo il conto alla rovescia, in attesa del lunedì... adesso è il contrario. Non vedo l'ora sia venerdì sera, perché il fine settimana posso coccolarti...'.

'Anch’io l'aspetto con impazienza… Per me, invece, ogni giorno era uguale all'altro. Stando sempre in casa, le ore non passavano mai, tranne quando scolpivo e nonostante la compagnia dei miei genitori...' gli scompigliò i capelli ricci 'a proposito...ci hanno invitato a pranzo, oggi...' si lamentò.

'Uhm...i manicaretti di tua madre hanno un pessimo effetto sul mio girovita…sono irresistibili' prese fra le dita la ciccia dell'addome.

'Si chiamano maniglie dell'amore e sono mie! ‘con un bacio ardente al sapore di uova e pancetta, la bruna pose fine alla discussione, aprendone un'altra ben più piacevole, interrotta sul più bello dallo squillare del cellulare del professore, che lui recuperò dal comodino, con una smorfia di disappunto, trasformatasi subito in un'espressione lugubre...ascoltando l'interlocutore, fece cenno a Brooke di prepararsi, indicando la cabina armadio.

Lei comprese si trattasse di una chiamata dal Quartier Generale e, senza pensarci troppo su, dalla rastrelliera, prese gli abiti acquistati a Salem, quelli di Little Witch, indossandoli velocemente.

'Abbiamo un bel problema' Banner lo comunicò, con voce flebile, funerea 'c'è una strana attività solare con dei piccoli brillamenti, però massivi...molto numerosi...'.

Si era infilato al volo t-shirt, jeans e sneakers 'Prendo le chiavi dell'auto e ti aspetto giù' la avvisò, dandole un buffetto. 

Lei annuì, terminando di vestirsi, poi lo fermò 'No, ci porto io!'. Avrebbero fatto prima, non esitò.

Inginocchiata per tirare su la zip degli stivaletti neri, notò la borsa marrone di Loki...non seppe mai il perché ma, d'istinto, ne estrasse il Tesseract e lo ripose nel proprio zainetto, per portarlo con sé, uscendo velocemente per raggiungere il professore che l’attendeva già sul balconcino, volando via abbracciata a lui, in direzione della base.

'Ci mancava la strega, dopo il principe' Tony era riuscito persino a sparare una battuta, vedendoli planare sul prato antistante la base, quasi nell'attimo in cui atterrò Thor col Mjollnr.

Gli Avengers erano tutti presenti e in grande spolvero, uniformi indosso e armi alla mano. Lui stesso indossava i bracciali di sua invenzione utili per richiamare i componenti di Iron Man, pure se non sarebbe servito. Si trattava di sembrare pronti, non essendolo veramente.

Il Capitano fissava il cielo, dal vetro della finestra del laboratorio, affranto 'Sconfitto Thanos, credevo avremmo potuto affrontare qualsiasi avversario...e ora...'.

Il fedele amico di una vita gli pose la mano in vibranio sulla spalla 'Sempre melodrammatico...'.

'Ha ragione, invece, Barnes...purtroppo stavolta non dipende da noi. Vi ho chiamato con urgenza poiché dall'Osservatorio Astronomico della Nasa mi hanno avvertito di movimentazioni molto anomale attorno al Sole. Sono scie di flare di piccole dimensioni...però...' Stark ebbe un’incertezza, che Banner colmò.

'Si accompagnano a brillamenti notevoli...ne basterebbe uno soltanto...e saremmo carbonizzati in pochi minuti, fra enormi sofferenze...' terminò per il fratello scienziato.

'Quanto tempo ci vuole perché la luminescenza raggiunga la Terra?' lo interpellò Natasha, nervosa.

'L'eruzione solare vera e propria impiega pochi minuti per rilasciare la sua energia. Dalla stella madre alla crosta terrestre circa otto minuti, massimo dieci...il satellite che abbiamo puntato sul Sole ci segnalerà il momento in cui nasce...' Tony fu chiaro. Era pochissimo.

'Un piano?' Thor era perplesso, gli sembrava una situazione surreale. Pensò, con tristezza, a suo fratello e sua cognata, e ai quattro nipoti che aveva conosciuto superficialmente, rammaricato.

Brooke, le falangi unite a quelle di Bruce, in ugual modo, si chiese se avrebbe mai rivisto i propri genitori, che l'aspettavano per pranzo.

'L'unica soluzione sarebbe rimettere in moto il nucleo interno della Terra, sferzandolo con un'energia di portata immensa. Bisognerebbe spararla nel nucleo rallentato, dentro il mantello terrestre, per innescare nuovamente i moti connettivi. Il punto indicato dagli esperti è in prossimità della Fossa delle Marianne, la più profonda depressione oceanica conosciuta al mondo. Lì non c’è la crosta continentale da oltrepassare ma solo parte di quella oceanica, che è spessa circa cinque chilometri; è formata da una roccia basaltica, assai meno dura di quella continentale, che è granitica’ chiarì Tony.

‘Il problema è che eventuali armi o missili o raggi in nostro possesso non hanno la potenza che serve e causerebbero effetti collaterali incommensurabili. Terremoti, tsunami e radiazioni distruggerebbero ugualmente la vita sull'intero pianeta...' aggiunse Banner.

'Che razza di guaio' il conto alla rovescia con la morte, no. Vedova Nera, turbata, poggiò la fronte al vetro, accanto a Rogers, scrutandolo, malinconica. Lui mise a terra lo scudo e la strinse a sé, affettuoso.

'Non ho mai capito perché non vi siate messi insieme...Gesù, siete una coppia perfetta e avete perso anni…' bofonchiò Stark.

'Per piacere, non è il momento...' il Capitano si lamentò, udendo un suono allarmato provenire da uno dei terminali, davanti all'ironico e logorroico collega che imprecò 'Cristo santo, nooo'.

'È un flare, un brillamento immane...è partito da qualche secondo' Bruce, pallido come un fantasma, fissò Brooke...Perché? Perché così poco tempo per loro? Stava per aprire bocca e non poté.

Lei, accanto, gli scompigliò i riccioli e lo baciò. Le labbra morbide lo accolsero in un bacio passionale, dolce...unico...struggente 'Ti amo immensamente, professore...'.

Con gli occhi colmi dell'amore che si poteva mettere in un unico sguardo, si staccò da lui, fece due passi indietro, aprì lo zaino, tirò fuori il Cubo cosmico, lo strinse con un braccio e, con la mano libera vicino la bocca, gli mandò un ultimo bacino, generando un colpo d'incanto rosa a forma di cuore, che gli si posò sul petto.

Il tempo di vederlo scomparire sulla sua maglietta che era scomparsa pure la bruna, svanita con la Gemma dello Spazio.

'Nooooooo, Brookeeeeee' il grido disumano del professore risuonò nell'aria. 

Capirono in un attimo quale fosse la sua meta ed il sangue gli si gelò nelle vene.

'È una strega potente...' il biondo, incredulo, ripeté le parole di Loki, comprendendo, parimenti, perché suo fratello avesse lasciato il Tesseract a Little Witch, senza colpoferire, e perché non gli avesse risposto al telefono in nessuna circostanza, dai giorni della sua visita a New York…conosceva il destino di Little Witch…e probabilmente quello di tutti loro!

'È andata alla Fossa delle Marianne...col jet non arriveremo mai in tempo...Thor, forse io e te sì e fra pochi minuti sarà tutto finito...' Stark, affranto e speranzoso assieme, assemblò sul corpo le parti metalliche della propria armatura e si rivolse al suo amico più caro 'Vai con Point Break, è il più veloce...'.

Poi fece cenno a Steve, che si avvinghiò alla sua vita, mentre il principe asgardiano e Banner, in pena, erano già volati via e Bucky e Natasha corsi nell'hangar verso il Quinjet.

Furono proprio loro a visualizzare, dall’aereo, cosa accadesse sopra la Fossa delle Marianne, davanti al Giappone, tramite il satellite delle Industrie Stark che avevano orientato su quella parte di Oceano Pacifico.

Brooke si era materializzata lì, ed era rimasta in volo, col Tesseract ancora fra le braccia ma immediatamente, per avere le mani libere, aveva estratto la Gemma blu dal Cubo e l’aveva riposta nella tasca dello spolverino, gettando via il suo contenitore.

Passato lo scombussolamento dello strano viaggio, nella mente le si aprì un varco...ebbe un'intuizione precisa di dove indirizzare, con esattezza, i colpi d'incanto...mosse le dita e le sfere colorate di rosa, una via l'altra, colpirono la roccia all’interno della Fossa, superati gli undici chilometri di muro d’acqua, creando un passaggio per l’energia successiva, che si insinuò in direzione del nucleo terrestre.

La testa era sgombra di retropensieri...doveva provare, tentare di salvare il mondo meraviglioso in cui vivevano le persone che amava...i suoi amici, i suoi genitori e…Bruce! 

Come nello scontro con Kratos, fu il sentimento che provava per il professore a guidarla, il senso di libertà e completezza che le dava stare con lui, la felicità assoluta del suo abbraccio, il ricordo di ogni momento che avevano trascorso insieme...e li rammentò, uno ad uno, contenta di aver avuto la fortuna di un incontro che le aveva cambiato la vita, che l'aveva resa una persona migliore, che l'aveva fatta diventare Little Witch. 

Bruce era stata la sua magia…e insieme la sua favola.

I colpi erano tanto numerosi e repentini nel susseguirsi da apparire come un unico raggio di luce rosa, continua. Percepì che il nucleo terrestre stesse riprendendo il suo movimento naturale, con lentezza.

Insistette nei colpi, vedendo sulla sinistra apparire il mantello rosso di Thor e...il suo professore attaccato al collega...maledizione...era così concentrata!

Stretto all'asgardiano, Banner la guardava; avrebbe voluto dissuaderla, ma forse era l'unica possibilità che avevano e la bruna non sembrava stanca o spossata.

Rimase muto, a fissare la sua bellissima, tenace e coraggiosa Little Witch, con Tony che sopraggiungeva con Steve al seguito e gli si affiancava 'Non ce la farà, sta per arrivare il flare, mancano pochi secondi...'.

Brooke udì perfettamente le parole di Stark…Sussultò, girandosi verso il gruppo, e incrociò i quarzi scuri di cui si era innamorata…fu folgorata dalla visione che aveva avuto nel soggiorno dell’appartamento di New York…capì quale fosse il suo destino…sorrise al suo professore…poi…sdoppiò i propri poteri!

Con la mano destra, mantenne il controllo dei colpi d'incanto rosa che andavano a bersaglio nella faglia mentre con la sinistra, alzata in alto, fece partire una sorta di altro raggio, stavolta verde, verso il cielo...i suoi occhi erano dello stesso colore, stavolta, sempre più intenso…verdi anch’essi!

'Che sta facendo?' domandò Thor.

'Sta salvando il pianeta...' bisbigliò Bruce, vedendola leggermente in difficoltà, con un dubbio amletico nel cuore...e uno strano sentore…come se l’energia la stesse mangiando viva…

'Ha creato una barriera attorno alla Terra, la sta schermando, con un colpo d'incanto...verde…c’è un alone di quell’identico colore che la ricopre, ovunque. Il flare è stato comunque deviato e non ha intaccato lo sbarramento…e poi…dalla strumentazione, io e Nat abbiamo rilevato che il nucleo è tornato a girare alla velocità e temperatura abituale, non è più rallentato; la piccola strega ce l’ha fatta, ringraziatela da parte nostra' la voce esaltata e felice di Bucky, rimbalzata tramite Iron Man fra di loro, confermò ciò che avevano intuito.

'È incredibile...' commentò Thor.

All'ennesimo e ultimo colpo d'incanto, di grande potenza, Little Witch, molto pallida, si voltò; i fanali verdi piantati sul suo amore tornarono cerulei e le labbra si arcuarono in un sorriso incantevole...un attimo prima che le palpebre si chiudessero e precipitasse in acqua, priva di sensi.

'Brookeeeeeeee' il professore perse il controllo, in preda alla disperazione; iniziò la solita trasformazione, fra le braccia del biondo, che non riuscì a trattenerlo e lo lasciò andare.

Sprofondò, fra le onde dell'Oceano, già con le sembianze di Hulk, in un cambiamento più che repentino.

'Il mostro che alberga dentro Banner ha capacità di resistenza e agilità...può tirarla fuori...Rogers, ti va un bagno?' senza attendere la risposta positiva del Capitano, Stark lo trascinò con sé, lasciandolo di vedetta, a pelo d’acqua, e scendendo nelle profondità marine, con Thor alle calcagna. 

Il liquido era maledettamente freddo, e più ci si inoltrava, più era buio. Fu la pelle di Hulk a fargli da faro. Tony osservò Bruce nuotare, sgraziato e imponente, con foga, verso il corpo inerme della Brown e, stringendolo fra le braccia, risalire a galla, battendo le gambe enormi; si indirizzò verso Steve, rimasto in superficie, in attesa, che l’aiutò a tenerla con la testa fuori dall'Oceano.

'È viva?' Point Break si ritrovò a chiederlo, sconvolto. Il viso della ragazza era cinereo, le labbra erano blu, i capelli a raggiera galleggiavano scomposti. L’energia sprigionata dai colpi d’incanto era stata letale, per l’interessata, rappresentando, al contrario, la salvezza per tutti gli altri.

Iron Man le poggiò la mano sul petto, e il guanto metallico ne verificò i segni vitali. Gridò 'Il cuore batte ma non respira...va ventilata...Capitanooooo' Rogers, fattale uscire, con un’abile e repentina manovra, l’acqua di mare ingerita dai polmoni, iniziò la respirazione bocca a bocca, nel tempo in cui Thor la reggeva, per permettere al professore di riprendere l’aspetto umano.

'Devi tornare in te...Bruce...ha bisogno di te...' lo pregò Stark, osservandolo dibattersi fra le onde, e fu pronto a agguantarlo, immaginando quanto fosse provato, fisicamente e psicologicamente.

‘Tony…aiutami…’ bisbigliò il suo fratello scienziato, appena trasformato, stringendo la manina affusolata della sua fidanzata, gelata.

‘Dobbiamo farla respirare…guarda lì…forse abbiamo una possibilità’ un gommone di salvataggio della Marina delle Isole Filippine, con tre operatori a bordo, gli si fece incontro.

Ai soccorritori, Stark chiese se avessero una maschera a ossigeno o simili e subito gli addetti la passarono.

Steve la collocò sul viso della Brown. Nel frattempo, Point Break cercò nelle tasche dello spolverino la Gemma dello Spazio, senza successo…poteva essere il lasciapassare per un teletrasporto alla base, ma non ve n’era traccia, probabilmente era dispersa sul fondo del mare o era stata disintegrata dalla potenza di Little Witch.

‘Thor, riporta Brooke al Quartier Generale; io ti seguo con Bruce. Steve, rimani qui, sul gommone, fino a quando non arrivano Bucky e la Vedova. Natasha’ Tony le parlò tramite la trasmittente, mantenendo un sangue freddo che non era più sicuro di possedere ‘mobilita i migliori medici del paese, spiegando l’accaduto, affinché ci diano un altro parere sullo stato della paziente…e, per piacere, avvisa anche i suoi genitori, con più tatto che puoi’. Con uno sguardo accorato agli altri, mise i motori al massimo, in scia al mantello rosso del principe, il respiro dell’altro addosso.

Erano stati pochi minuti, con le teste in pieno delirio. Ovviamente loro quattro erano giunti prima dei dottori e dei Brown.

Con un grandissimo sforzo, Banner aveva spogliato la bruna degli abiti grondanti e, detersala con salviette umidificate, l’aveva vestita con un camice usa e getta; con l’aiuto di Thor, l’aveva distesa sul letto medico, nel piccolo ma attrezzato ospedale che avevano predisposto per le emergenze.

Agganciata a ogni monitor possibile ed attaccata a un respiratore di ultima generazione, era, apparentemente, ancora in vita…ma lui era uno scienziato…e sapeva bene come fosse amplio, in medicina, tale concetto...era una vita a cui avevano strappato il futuro...insieme al proprio!

Nemmeno si era cambiato; scalzo e con i jeans logori, accolse Sheila e Robert, insieme a Tony. Le loro facce addolorate alla vista della figlia in quelle condizioni lo fecero impazzire, delirare; soprattutto quella di suo padre, che si avvicinò agli schermi, intanto che Stark illustrava gli avvenimenti delle ultime ore, tessendo le lodi di Brooke, per quanto inutili, sottolineando il suo nobile sacrificio.

‘Il cuore batte ma il ritmo è molto flebile, incerto…invece, i polmoni sono andati. Ho fatto l’impossibile perché non vivesse attaccata a un respiratore…e poi è finita così…quando non sarà più ventilata, andrà in arresto cardiaco’ Robert lo mormorò, in maniera asettica, con le mani poggiate sul braccio della ragazza, come a volerla trattenere a sé.

‘Purtroppo sì, la macchina respira per lei e le onde celebrali sono minime; purtroppo, tra lo sforzo per le sfere di energia e il tempo trascorso sott’acqua senza ossigeno, l’attività neuronale del cervello è quasi zero. Siamo in attesa delle analisi del sangue, ho effettuato un prelievo, per un ulteriore scrupolo’ Tony li avvisò.

Sheila era già morta dentro…aveva provato la sensazione orripilante di stare per sopravvivere alla figlia, durante gli anni in cui aveva affrontato la distrofia muscolare, ma ora l’attanagliava un’afflizione orrenda, peggiore; dall’altro lato del letto, riuscì a fare una sola domanda, che mandò in pezzi, letteralmente, quel poco che rimaneva dell’equilibrio mentale dei presenti ‘Hai incluso anche un test di gravidanza?’.

Il professore voltò la testa, quasi a bocca aperta…aveva avuto un brivido a vedere i colpi d’incanto verdi volare verso il cielo, e la sfumatura gli era parsa simile al colore dell’epidermide di Hulk…aveva rimandato la riflessione al mittente, dato ciò che era accaduto successivamente. 

Thor, cambiatosi con una tuta da ginnastica blu della squadra, appena sopraggiunto, dette un colpo di tosse ‘Cosa vi fa credere sia incinta?’.

'La visione doveva rimanere un vostro segreto, me lo ha detto ugualmente, Bruce…’ sua mamma aveva ricevuto una confidenza speciale, che espose ai presenti e, in primis, al fidanzato ‘So che le sue premonizioni si sono avverate, nessuna esclusa…per cui…’.

‘D’accordo, eseguiremo l’esame per le Beta HCG, relative all’ormone della gravidanza, per toglierci il pensiero…Banner, meglio che tu ti dia una sistemata, nel frattempo’ Tony lo invitò e l’altro si affrettò, ritornando un quarto d’ora dopo, anche lui in tuta scura, i capelli ancora bagnati, nell’esatto istante in cui i risultati delle analisi del sangue furono pronti.

Scorrendoli, il professore emise un singulto…era come aveva previsto Sheila ed era il motivo del verde delle sfere di energia e dell’ultimo splendido sorriso che gli aveva rivolto prima di perdere conoscenza ‘Aspettiamo un figlio, Brooke è incinta di tre settimane…’; il tono era molto triste. La notizia più bella e più attesa era giunta nel momento più buio e disgraziato della sua esistenza.

Le condizioni della ragazza erano disperate, e, chiaramente, non sarebbe sopravvissuta per portare a termine la gravidanza: non ci sarebbe stata più…né lei né l’embrione che era il frutto della loro commistione amorosa.

Mise le mani sul viso, non riuscendo a trattenersi. Le lacrime sgorgavano come un fiume in piena; singhiozzando, si abbassò sulle ginocchia, senza alcuna vergogna, balbettando ‘La cosa che mi fa più male è che l’abbia scoperto nel momento in cui tirava i colpi d’incanto e che abbia goduto pochi attimi di questa felicità, lo desiderava moltissimo…il bambino…entrambi’. Era chiaro che prima non sapesse di essere in attesa, in caso contrario lo avrebbe detto subito, sia a lui sia ai suoi genitori. Il suo pianto si fece più struggente, inconsolabile.

Sheila, commossa, si abbassò, carponi, al suo fianco ‘Se per Brooke era tanto importante, teniamola in vita e… se non avrà complicazioni e sarà sano, vostro figlio nascerà!’.

‘Scusa?’ suo marito la scrutò come vaneggiasse.

‘Sarà ciò che rimane di lei, di voi…so che capita, a volte, di utilizzare il corpo della mamma come un’incubatrice umana…e, Bruce’ gli si rivolse ‘non lo dico per egoismo, perché voglio diventare nonna, credimi. Saresti un ottimo padre, mia figlia ha visto bene, in te. Ti conosco dalle sue parole e dal modo in cui ti guardava…cresceresti un bambino che è il frutto del vostro amore, e se tu vorrai, noi saremo al tuo fianco, ti sosterremo, come avrebbe voluto Brooke. La scelta, tuttavia, è esclusivamente tua, non sentirti forzato dalle mie parole’. Fu sincera, aiutandolo a rimettersi in piedi e porgendogli un fazzolettino di carta. Era il momento di rimanere uniti.

‘In effetti, è stabile, si potrebbe tentare. E’ una donna sana, robusta, giovane. In molti casi è accaduto che le gravidanze di madri in stato vegetativo si siano concluse positivamente’ Stark parlò prima da scienziato.

Poi da amico ‘Bruce…quando avete iniziato la vostra frequentazione, ti dissi che Brooke era il tuo regalo, il regalo che la vita ti aveva fatto. Forse mi ero sbagliato…magari il regalo del destino, o di un Dio della fede in cui io e te crediamo poco, era un altro, colui o colei che avete concepito insieme.

Lo sai, non ho figli miei e probabilmente non ne avrò mai…ho un fratello scienziato dal cuore grande che stimo…saresti un padre eccezionale, lo confermo’ fu l’immagine di Banner, in piedi, davanti al letto di morte della donna che amava, che lo spronò, lo sguardo vacuo che gli lesse negli occhi, l’idea che avrebbe potuto superare il vuoto dell’assenza di Little Witch, colmandolo con la presenza di un altro essere umano meraviglioso a cui dedicarsi.

Bucky, Steve e Natasha, rientrati con Quinjet, e precipitatisi per accertarsi delle condizioni della Brown, si fermarono, ammutoliti, vicino a Thor, che, braccia conserte e animo in pezzi, ascoltava la conversazione dai toni funerei e surreali, con discrezione.

‘Va bene, proviamo…’ il professore acconsentì, con una voce inaridita dal dolore che lo stava colpendo ‘ad una condizione: rimarrò con lei, ogni istante, fino alla fine…non voglio lasciarla sola…gliel’ho promesso’.

Il tempo tornò ad essere il bene più prezioso che possedeva: forse avrebbe avuto altri otto mesi, per tenere la mano alla sua piccola strega, per stringerla fra le braccia, per baciarle il viso, per carezzarle i capelli. Gli interessò più del resto, persino dell’idea di diventare padre.

‘Saremo con te…tutti’ Robert, estremamente intenerito, si avvicinò, per rassicurarlo, data un’occhiata complice alla stanza, dove le altre teste annuivano e un’altra, infelice, al corpo immobile della sua bellissima figlia.

***

Erano stati gli otto mesi più lunghi della vita degli Avengers ed era stato peggio che scervellarsi per trovare rimedio alla dissolvenza prodotta da Thanos.

Avevano compreso cosa racchiudesse il termine ‘in attesa’ nel caso di una donna incinta, per di più in quello stato. Erano stati testimoni del dolore della famiglia Brown e di Bruce, in primis, i soli per cui i mesi, invece, erano trascorsi troppo velocemente.

Banner aveva vissuto nella stanza del Quartier Generale dove, di comune accordo, Brooke era rimasta ricoverata ed aveva ricevuto le cure migliori che si potessero destinare ad una malata nelle sue condizioni, per mantenere in vita un involucro fisico scevro di intelletto e parola, apparentemente dormiente, nel cui ventre cresceva una bambina.

Dai controlli e analisi a cui era stata sottoposta, infatti, avevano scoperto fosse femmina e si erano premurati di colorare di rosa ogni oggetto possibile della camera e del corredino che stavano acquistando, man mano, per lei. E non parve un caso, a nessuno di loro, che fosse la stessa sfumatura dei colpi d’incanto lanciati da sua madre.

Che, giorno dopo giorno, era allietata dalle chiacchiere del suo fidanzato; il professore le parlava continuamente, di qualsiasi argomento, tenendo le falangi unite alle sue, le faceva ascoltare musica, il suo adorato Michael Jackson, leggeva per lei, come fosse in vita.

Decine di luminari avevano confermato la diagnosi e la prognosi formulate in prima battuta: lo stato vegetativo della bruna sarebbe rimasto tale e, a seguito del parto e dell’interruzione della ventilazione assistita, anche il cuore avrebbe cessato di battere. L’attività celebrale continuava a essere pari a zero e Bruce credeva un pochino nelle favole, ma non nei miracoli.

Credeva soprattutto nel suo amore ed avrebbe fatto stare bene la sua piccola strega fino alla fine, l’avrebbe coccolata finché avesse potuto, con la collaborazione dei genitori e degli amici, che si alternavano al suo capezzale, anche per confortarlo, per dargli il cambio, affinché, in quei frangenti, potesse lavarsi e mangiare i manicaretti che sua suocera gli portava…aveva perso molto peso e si stava trascurando, abbrutendo, diventando più simile alla bestia che albergava in lui, latente.

Sì, sua suocera…era stata proprio Sheila, un pomeriggio, seduta su una poltrona accanto a Brooke - entrata all’epoca nel settimo mese di gravidanza - a proporgli di celebrare il matrimonio che sarebbe stato la conclusione naturale del loro rapporto.

Sapeva della proposta del professore: sua figlia glielo aveva raccontato, raggiante, la mattina seguente, e non vedeva alcun motivo perché non accadesse. Lei e Robert, che avevano la tutela giuridica della ragazza, si affrettarono a far preparare i documenti necessari e ad organizzare la cerimonia, intima e sentita.

Un sacerdote - poiché la bruna era credente - con un rito semplice, celebrò le nozze, alla presenza degli Avengers e dei coniugi Brown.

Brooke indossava l’abito nero coi profili bianchi - il preferito suo e del futuro marito - che la madre aveva scelto per lei; l’aveva preparata, spazzolandole i capelli, dandole una leggera passata di trucco, e fatto confezionare un bouquet di rose della specie ‘Antico amore’.

Era più bella che mai, pensarono i partecipanti, Banner in testa, nel momento delle promesse, che pronunciò insieme a Sheila, infilando le vere alle loro dita e posandole, unite, sul ventre fecondo del suo amore…fu un lampo nel cuore di Bruce…era quella, la visione di Little Witch, era sempre stata quella…’le nostre mani avevano le falangi intrecciate, come facciamo sempre...erano appoggiate sul mio pancione...ero incinta e noi sposati, perché, agli anulari, avevamo due fedi di oro giallo'.

Questo gli aveva detto e questo si era realizzato poiché questo era ciò che aveva visto.

Hope Brown Banner nacque il 28 aprile 2023 nel Quartier Generale degli Avengers, a New York City, con parto cesareo, a cui assistettero suo padre e suo nonno, oltre allo staff medico che lo aveva eseguito.

Pesava tre chili e cinquanta grammi, era lunga cinquantadue centimetri, aveva i capelli castani scuri, gli occhi cerulei ed era sana come un pesciolino.

Il suo pianto accorato si interruppe fra le braccia di suo padre Bruce, non appena lui, commosso, le dette un bacino; la bambina smise di vagire e si aprì al mondo, in un dolce sorriso…al professore parve la creatura più incantevole che avesse mai visto…la seconda…la lasciò alle coccole dei nonni materni e dei suoi amici Avengers, per affrontare il compito più ingrato che la vita gli avesse riservato: recarsi nella stanza accanto, per dire addio a sua moglie, al grande amore della sua vita, alla sua bellissima e tenera Little Witch.

Da solo, come programmato…staccata la spina del respiratore, si stese accanto a lei, unendo le loro labbra e le loro mani, ancora ‘Ciao, amore mio…mia piccola strega’ furono le ultime parole che poté sussurrarle, prima che volasse via.

***

N.d.a.

Il demone della scrittura si è impossessato di me, e la storia si è materializzata sul foglio, inconsapevolmente. Se avete letto fin qui, e sofferto insieme a me, fate un piccolo sforzo, incrociate le falangi alle mie fino all’ultimo capitolo, il prossimo.

 

   
 
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