'Adoro fare colazione a letto, la domenica mattina' Banner imboccava
lentamente Brooke, con le uova strapazzate che aveva preparato per loro 'sai,
quando arrivava il weekend ero più triste del solito. Mi ritrovavo da solo, con
poco da fare e molto tempo per me. Senza Università e Avengers, a parte qualche
uscita con Tony, facevo il conto alla rovescia, in attesa del lunedì... adesso
è il contrario. Non vedo l'ora sia venerdì sera, perché il fine settimana posso
coccolarti...'.
'Anch’io l'aspetto con impazienza… Per me, invece, ogni giorno era
uguale all'altro. Stando sempre in casa, le ore non passavano mai, tranne
quando scolpivo e nonostante la compagnia dei miei genitori...' gli scompigliò
i capelli ricci 'a proposito...ci hanno invitato a pranzo, oggi...' si lamentò.
'Uhm...i manicaretti di tua madre hanno un pessimo effetto sul mio
girovita…sono irresistibili' prese fra le dita la ciccia dell'addome.
'Si chiamano maniglie dell'amore e sono mie! ‘con un bacio ardente al
sapore di uova e pancetta, la bruna pose fine alla discussione, aprendone
un'altra ben più piacevole, interrotta sul più bello dallo squillare del
cellulare del professore, che lui recuperò dal comodino, con una smorfia di
disappunto, trasformatasi subito in un'espressione lugubre...ascoltando
l'interlocutore, fece cenno a Brooke di prepararsi, indicando la cabina
armadio.
Lei comprese si trattasse di una chiamata dal Quartier Generale e,
senza pensarci troppo su, dalla rastrelliera, prese gli abiti acquistati a
Salem, quelli di Little Witch, indossandoli velocemente.
'Abbiamo un bel problema' Banner lo comunicò, con voce flebile,
funerea 'c'è una strana attività solare con dei piccoli brillamenti, però
massivi...molto numerosi...'.
Si era infilato al volo t-shirt, jeans e sneakers 'Prendo le chiavi
dell'auto e ti aspetto giù' la avvisò, dandole un buffetto.
Lei annuì, terminando di vestirsi, poi lo fermò 'No, ci porto io!'.
Avrebbero fatto prima, non esitò.
Inginocchiata per tirare su la zip degli stivaletti neri, notò la
borsa marrone di Loki...non seppe mai il perché ma, d'istinto, ne estrasse il
Tesseract e lo ripose nel proprio zainetto, per portarlo con sé, uscendo
velocemente per raggiungere il professore che l’attendeva già sul balconcino,
volando via abbracciata a lui, in direzione della base.
'Ci mancava la strega, dopo il principe' Tony era riuscito persino a
sparare una battuta, vedendoli planare sul prato antistante la base, quasi
nell'attimo in cui atterrò Thor col Mjollnr.
Gli Avengers erano tutti presenti e in grande spolvero, uniformi
indosso e armi alla mano. Lui stesso indossava i bracciali di sua invenzione
utili per richiamare i componenti di Iron Man, pure se non sarebbe servito. Si
trattava di sembrare pronti, non essendolo veramente.
Il Capitano fissava il cielo, dal vetro della finestra del
laboratorio, affranto 'Sconfitto Thanos, credevo avremmo potuto affrontare
qualsiasi avversario...e ora...'.
Il fedele amico di una vita gli pose la mano in vibranio sulla spalla
'Sempre melodrammatico...'.
'Ha ragione, invece, Barnes...purtroppo stavolta non dipende da noi.
Vi ho chiamato con urgenza poiché dall'Osservatorio Astronomico della Nasa mi
hanno avvertito di movimentazioni molto anomale attorno al Sole. Sono scie di
flare di piccole dimensioni...però...' Stark ebbe un’incertezza, che Banner
colmò.
'Si accompagnano a brillamenti notevoli...ne basterebbe uno
soltanto...e saremmo carbonizzati in pochi minuti, fra enormi sofferenze...'
terminò per il fratello scienziato.
'Quanto tempo ci vuole perché la luminescenza raggiunga la Terra?' lo
interpellò Natasha, nervosa.
'L'eruzione solare vera e propria impiega pochi minuti per rilasciare
la sua energia. Dalla stella madre alla crosta terrestre circa otto minuti,
massimo dieci...il satellite che abbiamo puntato sul Sole ci segnalerà il
momento in cui nasce...' Tony fu chiaro. Era pochissimo.
'Un piano?' Thor era perplesso, gli sembrava una situazione surreale.
Pensò, con tristezza, a suo fratello e sua cognata, e ai quattro nipoti che
aveva conosciuto superficialmente, rammaricato.
Brooke, le falangi unite a quelle di Bruce, in ugual modo, si chiese
se avrebbe mai rivisto i propri genitori, che l'aspettavano per pranzo.
'L'unica soluzione sarebbe rimettere in moto il nucleo interno della
Terra, sferzandolo con un'energia di portata immensa. Bisognerebbe spararla nel
nucleo rallentato, dentro il mantello terrestre, per innescare nuovamente i
moti connettivi. Il punto indicato dagli esperti è in prossimità della Fossa
delle Marianne, la più profonda depressione oceanica conosciuta al mondo. Lì
non c’è la crosta continentale da oltrepassare ma solo parte di quella
oceanica, che è spessa circa cinque chilometri; è formata da una roccia
basaltica, assai meno dura di quella continentale, che è granitica’ chiarì
Tony.
‘Il problema è che eventuali armi o missili o raggi in nostro possesso
non hanno la potenza che serve e causerebbero effetti collaterali
incommensurabili. Terremoti, tsunami e radiazioni distruggerebbero ugualmente
la vita sull'intero pianeta...' aggiunse Banner.
'Che razza di guaio' il conto alla rovescia con la morte, no. Vedova
Nera, turbata, poggiò la fronte al vetro, accanto a Rogers, scrutandolo,
malinconica. Lui mise a terra lo scudo e la strinse a sé, affettuoso.
'Non ho mai capito perché non vi siate messi insieme...Gesù, siete una
coppia perfetta e avete perso anni…' bofonchiò Stark.
'Per piacere, non è il momento...' il Capitano si lamentò, udendo un
suono allarmato provenire da uno dei terminali, davanti all'ironico e
logorroico collega che imprecò 'Cristo santo, nooo'.
'È un flare, un brillamento immane...è partito da qualche secondo'
Bruce, pallido come un fantasma, fissò Brooke...Perché? Perché così poco tempo
per loro? Stava per aprire bocca e non poté.
Lei, accanto, gli scompigliò i riccioli e lo baciò. Le labbra morbide
lo accolsero in un bacio passionale, dolce...unico...struggente 'Ti amo
immensamente, professore...'.
Con gli occhi colmi dell'amore che si poteva mettere in un unico
sguardo, si staccò da lui, fece due passi indietro, aprì lo zaino, tirò fuori
il Cubo cosmico, lo strinse con un braccio e, con la mano libera vicino la
bocca, gli mandò un ultimo bacino, generando un colpo d'incanto rosa a forma di
cuore, che gli si posò sul petto.
Il tempo di vederlo scomparire sulla sua maglietta che era scomparsa
pure la bruna, svanita con la Gemma dello Spazio.
'Nooooooo, Brookeeeeee' il grido disumano del professore risuonò
nell'aria.
Capirono in un attimo quale fosse la sua meta ed il sangue gli si gelò
nelle vene.
'È una strega potente...' il biondo, incredulo, ripeté le parole di
Loki, comprendendo, parimenti, perché suo fratello avesse lasciato il Tesseract
a Little Witch, senza colpoferire, e perché non gli avesse risposto al telefono
in nessuna circostanza, dai giorni della sua visita a New York…conosceva il
destino di Little Witch…e probabilmente quello di tutti loro!
'È andata alla Fossa delle Marianne...col jet non arriveremo mai in
tempo...Thor, forse io e te sì e fra pochi minuti sarà tutto finito...' Stark,
affranto e speranzoso assieme, assemblò sul corpo le parti metalliche della
propria armatura e si rivolse al suo amico più caro 'Vai con Point Break, è il
più veloce...'.
Poi fece cenno a Steve, che si avvinghiò alla sua vita, mentre il
principe asgardiano e Banner, in pena, erano già volati via e Bucky e Natasha
corsi nell'hangar verso il Quinjet.
Furono proprio loro a visualizzare, dall’aereo, cosa accadesse sopra
la Fossa delle Marianne, davanti al Giappone, tramite il satellite delle
Industrie Stark che avevano orientato su quella parte di Oceano Pacifico.
Brooke si era materializzata lì, ed era rimasta in volo, col
Tesseract ancora fra le braccia ma immediatamente, per avere le mani libere,
aveva estratto la Gemma blu dal Cubo e l’aveva riposta nella tasca dello
spolverino, gettando via il suo contenitore.
Passato lo scombussolamento dello strano viaggio, nella mente le si
aprì un varco...ebbe un'intuizione precisa di dove indirizzare, con esattezza,
i colpi d'incanto...mosse le dita e le sfere colorate di rosa, una via l'altra,
colpirono la roccia all’interno della Fossa, superati gli undici chilometri di
muro d’acqua, creando un passaggio per l’energia successiva, che si insinuò in
direzione del nucleo terrestre.
La testa era sgombra di retropensieri...doveva provare, tentare di
salvare il mondo meraviglioso in cui vivevano le persone che amava...i suoi
amici, i suoi genitori e…Bruce!
Come nello scontro con Kratos, fu il sentimento che provava per il professore
a guidarla, il senso di libertà e completezza che le dava stare con lui, la
felicità assoluta del suo abbraccio, il ricordo di ogni momento che avevano
trascorso insieme...e li rammentò, uno ad uno, contenta di aver avuto la
fortuna di un incontro che le aveva cambiato la vita, che l'aveva resa una
persona migliore, che l'aveva fatta diventare Little Witch.
Bruce era stata la sua magia…e insieme la sua favola.
I colpi erano tanto numerosi e repentini nel susseguirsi da apparire
come un unico raggio di luce rosa, continua. Percepì che il nucleo terrestre
stesse riprendendo il suo movimento naturale, con lentezza.
Insistette nei colpi, vedendo sulla sinistra apparire il mantello
rosso di Thor e...il suo professore attaccato al collega...maledizione...era così
concentrata!
Stretto all'asgardiano, Banner la guardava; avrebbe voluto
dissuaderla, ma forse era l'unica possibilità che avevano e la bruna non
sembrava stanca o spossata.
Rimase muto, a fissare la sua bellissima, tenace e coraggiosa Little
Witch, con Tony che sopraggiungeva con Steve al seguito e gli si affiancava 'Non
ce la farà, sta per arrivare il flare, mancano pochi secondi...'.
Brooke udì perfettamente le parole di Stark…Sussultò, girandosi verso
il gruppo, e incrociò i quarzi scuri di cui si era innamorata…fu folgorata
dalla visione che aveva avuto nel soggiorno dell’appartamento di New York…capì
quale fosse il suo destino…sorrise al suo professore…poi…sdoppiò i propri
poteri!
Con la mano destra, mantenne il controllo dei colpi d'incanto rosa che
andavano a bersaglio nella faglia mentre con la sinistra, alzata in alto, fece
partire una sorta di altro raggio, stavolta verde, verso il cielo...i suoi
occhi erano dello stesso colore, stavolta, sempre più intenso…verdi anch’essi!
'Che sta facendo?' domandò Thor.
'Sta salvando il pianeta...' bisbigliò Bruce, vedendola leggermente in
difficoltà, con un dubbio amletico nel cuore...e uno strano sentore…come se
l’energia la stesse mangiando viva…
'Ha creato una barriera attorno alla Terra, la sta schermando, con un
colpo d'incanto...verde…c’è un alone di quell’identico colore che la ricopre,
ovunque. Il flare è stato comunque deviato e non ha intaccato lo sbarramento…e
poi…dalla strumentazione, io e Nat abbiamo rilevato che il nucleo è tornato a
girare alla velocità e temperatura abituale, non è più rallentato; la piccola
strega ce l’ha fatta, ringraziatela da parte nostra' la voce esaltata e felice
di Bucky, rimbalzata tramite Iron Man fra di loro, confermò ciò che avevano
intuito.
'È incredibile...' commentò Thor.
All'ennesimo e ultimo colpo d'incanto, di grande potenza, Little
Witch, molto pallida, si voltò; i fanali verdi piantati sul suo amore tornarono
cerulei e le labbra si arcuarono in un sorriso incantevole...un attimo prima
che le palpebre si chiudessero e precipitasse in acqua, priva di sensi.
'Brookeeeeeeee' il professore perse il controllo, in preda alla
disperazione; iniziò la solita trasformazione, fra le braccia del biondo, che
non riuscì a trattenerlo e lo lasciò andare.
Sprofondò, fra le onde dell'Oceano, già con le sembianze di Hulk, in
un cambiamento più che repentino.
'Il mostro che alberga dentro Banner ha capacità di resistenza e
agilità...può tirarla fuori...Rogers, ti va un bagno?' senza attendere la
risposta positiva del Capitano, Stark lo trascinò con sé, lasciandolo di
vedetta, a pelo d’acqua, e scendendo nelle profondità marine, con Thor alle
calcagna.
Il liquido era maledettamente freddo, e più ci si inoltrava, più era
buio. Fu la pelle di Hulk a fargli da faro. Tony osservò Bruce nuotare,
sgraziato e imponente, con foga, verso il corpo inerme della Brown e,
stringendolo fra le braccia, risalire a galla, battendo le gambe enormi; si
indirizzò verso Steve, rimasto in superficie, in attesa, che l’aiutò a tenerla
con la testa fuori dall'Oceano.
'È viva?' Point Break si ritrovò a chiederlo, sconvolto. Il viso della
ragazza era cinereo, le labbra erano blu, i capelli a raggiera galleggiavano
scomposti. L’energia sprigionata dai colpi d’incanto era stata letale, per l’interessata,
rappresentando, al contrario, la salvezza per tutti gli altri.
Iron Man le poggiò la mano sul petto, e il guanto metallico ne
verificò i segni vitali. Gridò 'Il cuore batte ma non respira...va
ventilata...Capitanooooo' Rogers, fattale uscire, con un’abile e repentina
manovra, l’acqua di mare ingerita dai polmoni, iniziò la respirazione bocca a
bocca, nel tempo in cui Thor la reggeva, per permettere al professore di
riprendere l’aspetto umano.
'Devi tornare in te...Bruce...ha bisogno di te...' lo pregò Stark,
osservandolo dibattersi fra le onde, e fu pronto a agguantarlo, immaginando
quanto fosse provato, fisicamente e psicologicamente.
‘Tony…aiutami…’ bisbigliò il suo fratello scienziato, appena
trasformato, stringendo la manina affusolata della sua fidanzata, gelata.
‘Dobbiamo farla respirare…guarda lì…forse abbiamo una possibilità’ un
gommone di salvataggio della Marina delle Isole Filippine, con tre operatori a
bordo, gli si fece incontro.
Ai soccorritori, Stark chiese se avessero una maschera a ossigeno o
simili e subito gli addetti la passarono.
Steve la collocò sul viso della Brown. Nel frattempo, Point Break
cercò nelle tasche dello spolverino la Gemma dello Spazio, senza successo…poteva
essere il lasciapassare per un teletrasporto alla base, ma non ve n’era
traccia, probabilmente era dispersa sul fondo del mare o era stata disintegrata
dalla potenza di Little Witch.
‘Thor, riporta Brooke al Quartier Generale; io ti seguo con Bruce.
Steve, rimani qui, sul gommone, fino a quando non arrivano Bucky e la Vedova.
Natasha’ Tony le parlò tramite la trasmittente, mantenendo un sangue freddo che
non era più sicuro di possedere ‘mobilita i migliori medici del paese,
spiegando l’accaduto, affinché ci diano un altro parere sullo stato della
paziente…e, per piacere, avvisa anche i suoi genitori, con più tatto che puoi’.
Con uno sguardo accorato agli altri, mise i motori al massimo, in scia al
mantello rosso del principe, il respiro dell’altro addosso.
Erano stati pochi minuti, con le teste in pieno delirio. Ovviamente
loro quattro erano giunti prima dei dottori e dei Brown.
Con un grandissimo sforzo, Banner aveva spogliato la bruna degli abiti
grondanti e, detersala con salviette umidificate, l’aveva vestita con un camice
usa e getta; con l’aiuto di Thor, l’aveva distesa sul letto medico, nel piccolo
ma attrezzato ospedale che avevano predisposto per le emergenze.
Agganciata a ogni monitor possibile ed attaccata a un respiratore di
ultima generazione, era, apparentemente, ancora in vita…ma lui era uno
scienziato…e sapeva bene come fosse amplio, in medicina, tale concetto...era
una vita a cui avevano strappato il futuro...insieme al proprio!
Nemmeno si era cambiato; scalzo e con i jeans logori, accolse Sheila e
Robert, insieme a Tony. Le loro facce addolorate alla vista della figlia in
quelle condizioni lo fecero impazzire, delirare; soprattutto quella di suo
padre, che si avvicinò agli schermi, intanto che Stark illustrava gli
avvenimenti delle ultime ore, tessendo le lodi di Brooke, per quanto inutili,
sottolineando il suo nobile sacrificio.
‘Il cuore batte ma il ritmo è molto flebile, incerto…invece, i polmoni
sono andati. Ho fatto l’impossibile perché non vivesse attaccata a un
respiratore…e poi è finita così…quando non sarà più ventilata, andrà in arresto
cardiaco’ Robert lo mormorò, in maniera asettica, con le mani poggiate sul
braccio della ragazza, come a volerla trattenere a sé.
‘Purtroppo sì, la macchina respira per lei e le onde celebrali sono minime;
purtroppo, tra lo sforzo per le sfere di energia e il tempo trascorso
sott’acqua senza ossigeno, l’attività neuronale del cervello è quasi zero. Siamo
in attesa delle analisi del sangue, ho effettuato un prelievo, per un ulteriore
scrupolo’ Tony li avvisò.
Sheila era già morta dentro…aveva provato la sensazione orripilante di
stare per sopravvivere alla figlia, durante gli anni in cui aveva affrontato la
distrofia muscolare, ma ora l’attanagliava un’afflizione orrenda, peggiore;
dall’altro lato del letto, riuscì a fare una sola domanda, che mandò in pezzi,
letteralmente, quel poco che rimaneva dell’equilibrio mentale dei presenti ‘Hai
incluso anche un test di gravidanza?’.
Il professore voltò la testa, quasi a bocca aperta…aveva avuto un
brivido a vedere i colpi d’incanto verdi volare verso il cielo, e la sfumatura
gli era parsa simile al colore dell’epidermide di Hulk…aveva rimandato la
riflessione al mittente, dato ciò che era accaduto successivamente.
Thor, cambiatosi con una tuta da ginnastica blu della squadra, appena
sopraggiunto, dette un colpo di tosse ‘Cosa vi fa credere sia incinta?’.
'La visione doveva rimanere un vostro segreto, me lo ha detto
ugualmente, Bruce…’ sua mamma aveva ricevuto una confidenza speciale, che
espose ai presenti e, in primis, al fidanzato ‘So che le sue
premonizioni si sono avverate, nessuna esclusa…per cui…’.
‘D’accordo, eseguiremo l’esame per le Beta HCG, relative all’ormone
della gravidanza, per toglierci il pensiero…Banner, meglio che tu ti dia una
sistemata, nel frattempo’ Tony lo invitò e l’altro si affrettò, ritornando un
quarto d’ora dopo, anche lui in tuta scura, i capelli ancora bagnati,
nell’esatto istante in cui i risultati delle analisi del sangue furono pronti.
Scorrendoli, il professore emise un singulto…era come aveva previsto
Sheila ed era il motivo del verde delle sfere di energia e dell’ultimo
splendido sorriso che gli aveva rivolto prima di perdere conoscenza ‘Aspettiamo
un figlio, Brooke è incinta di tre settimane…’; il tono era molto triste. La
notizia più bella e più attesa era giunta nel momento più buio e disgraziato
della sua esistenza.
Le condizioni della ragazza erano disperate, e, chiaramente, non
sarebbe sopravvissuta per portare a termine la gravidanza: non ci sarebbe stata
più…né lei né l’embrione che era il frutto della loro commistione amorosa.
Mise le mani sul viso, non riuscendo a trattenersi. Le lacrime
sgorgavano come un fiume in piena; singhiozzando, si abbassò sulle ginocchia,
senza alcuna vergogna, balbettando ‘La cosa che mi fa più male è che l’abbia
scoperto nel momento in cui tirava i colpi d’incanto e che abbia goduto pochi
attimi di questa felicità, lo desiderava moltissimo…il bambino…entrambi’. Era
chiaro che prima non sapesse di essere in attesa, in caso contrario lo avrebbe
detto subito, sia a lui sia ai suoi genitori. Il suo pianto si fece più
struggente, inconsolabile.
Sheila, commossa, si abbassò, carponi, al suo fianco ‘Se per Brooke
era tanto importante, teniamola in vita e… se non avrà complicazioni e sarà
sano, vostro figlio nascerà!’.
‘Scusa?’ suo marito la scrutò come vaneggiasse.
‘Sarà ciò che rimane di lei, di voi…so che capita, a volte, di
utilizzare il corpo della mamma come un’incubatrice umana…e, Bruce’ gli si
rivolse ‘non lo dico per egoismo, perché voglio diventare nonna, credimi.
Saresti un ottimo padre, mia figlia ha visto bene, in te. Ti conosco dalle sue
parole e dal modo in cui ti guardava…cresceresti un bambino che è il frutto del
vostro amore, e se tu vorrai, noi saremo al tuo fianco, ti sosterremo, come
avrebbe voluto Brooke. La scelta, tuttavia, è esclusivamente tua, non sentirti
forzato dalle mie parole’. Fu sincera, aiutandolo a rimettersi in piedi e
porgendogli un fazzolettino di carta. Era il momento di rimanere uniti.
‘In effetti, è stabile, si potrebbe tentare. E’ una donna sana,
robusta, giovane. In molti casi è accaduto che le gravidanze di madri in stato
vegetativo si siano concluse positivamente’ Stark parlò prima da scienziato.
Poi da amico ‘Bruce…quando avete iniziato la vostra frequentazione, ti
dissi che Brooke era il tuo regalo, il regalo che la vita ti aveva fatto. Forse
mi ero sbagliato…magari il regalo del destino, o di un Dio della fede in cui io
e te crediamo poco, era un altro, colui o colei che avete concepito insieme.
Lo sai, non ho figli miei e probabilmente non ne avrò mai…ho un
fratello scienziato dal cuore grande che stimo…saresti un padre eccezionale, lo
confermo’ fu l’immagine di Banner, in piedi, davanti al letto di morte della
donna che amava, che lo spronò, lo sguardo vacuo che gli lesse negli occhi,
l’idea che avrebbe potuto superare il vuoto dell’assenza di Little Witch,
colmandolo con la presenza di un altro essere umano meraviglioso a cui
dedicarsi.
Bucky, Steve e Natasha, rientrati con Quinjet, e precipitatisi per
accertarsi delle condizioni della Brown, si fermarono, ammutoliti, vicino a
Thor, che, braccia conserte e animo in pezzi, ascoltava la conversazione dai
toni funerei e surreali, con discrezione.
‘Va bene, proviamo…’ il professore acconsentì, con una voce inaridita
dal dolore che lo stava colpendo ‘ad una condizione: rimarrò con lei, ogni
istante, fino alla fine…non voglio lasciarla sola…gliel’ho promesso’.
Il tempo tornò ad essere il bene più prezioso che possedeva: forse avrebbe
avuto altri otto mesi, per tenere la mano alla sua piccola strega, per
stringerla fra le braccia, per baciarle il viso, per carezzarle i capelli. Gli
interessò più del resto, persino dell’idea di diventare padre.
‘Saremo con te…tutti’ Robert, estremamente intenerito, si avvicinò,
per rassicurarlo, data un’occhiata complice alla stanza, dove le altre teste
annuivano e un’altra, infelice, al corpo immobile della sua bellissima figlia.
***
Erano stati gli otto mesi più lunghi della vita degli Avengers ed era
stato peggio che scervellarsi per trovare rimedio alla dissolvenza prodotta da
Thanos.
Avevano compreso cosa racchiudesse il termine ‘in attesa’ nel caso di
una donna incinta, per di più in quello stato. Erano stati testimoni del dolore
della famiglia Brown e di Bruce, in primis, i soli per cui i mesi, invece,
erano trascorsi troppo velocemente.
Banner aveva vissuto nella stanza del Quartier Generale dove, di
comune accordo, Brooke era rimasta ricoverata ed aveva ricevuto le cure
migliori che si potessero destinare ad una malata nelle sue condizioni, per
mantenere in vita un involucro fisico scevro di intelletto e parola,
apparentemente dormiente, nel cui ventre cresceva una bambina.
Dai controlli e analisi a cui era stata sottoposta, infatti, avevano
scoperto fosse femmina e si erano premurati di colorare di rosa ogni oggetto
possibile della camera e del corredino che stavano acquistando, man mano, per
lei. E non parve un caso, a nessuno di loro, che fosse la stessa sfumatura dei
colpi d’incanto lanciati da sua madre.
Che, giorno dopo giorno, era allietata dalle chiacchiere del suo
fidanzato; il professore le parlava continuamente, di qualsiasi argomento,
tenendo le falangi unite alle sue, le faceva ascoltare musica, il suo adorato
Michael Jackson, leggeva per lei, come fosse in vita.
Decine di luminari avevano confermato la diagnosi e la prognosi
formulate in prima battuta: lo stato vegetativo della bruna sarebbe rimasto
tale e, a seguito del parto e dell’interruzione della ventilazione assistita,
anche il cuore avrebbe cessato di battere. L’attività celebrale continuava a
essere pari a zero e Bruce credeva un pochino nelle favole, ma non nei
miracoli.
Credeva soprattutto nel suo amore ed avrebbe fatto stare bene la sua
piccola strega fino alla fine, l’avrebbe coccolata finché avesse potuto, con la
collaborazione dei genitori e degli amici, che si alternavano al suo capezzale,
anche per confortarlo, per dargli il cambio, affinché, in quei frangenti,
potesse lavarsi e mangiare i manicaretti che sua suocera gli portava…aveva
perso molto peso e si stava trascurando, abbrutendo, diventando più simile alla
bestia che albergava in lui, latente.
Sì, sua suocera…era stata proprio Sheila, un pomeriggio, seduta su una
poltrona accanto a Brooke - entrata all’epoca nel settimo mese di gravidanza -
a proporgli di celebrare il matrimonio che sarebbe stato la conclusione
naturale del loro rapporto.
Sapeva della proposta del professore: sua figlia glielo aveva
raccontato, raggiante, la mattina seguente, e non vedeva alcun motivo perché
non accadesse. Lei e Robert, che avevano la tutela giuridica della ragazza, si
affrettarono a far preparare i documenti necessari e ad organizzare la
cerimonia, intima e sentita.
Un sacerdote - poiché la bruna era credente - con un rito semplice,
celebrò le nozze, alla presenza degli Avengers e dei coniugi Brown.
Brooke indossava l’abito nero coi profili bianchi - il preferito suo e
del futuro marito - che la madre aveva scelto per lei; l’aveva preparata,
spazzolandole i capelli, dandole una leggera passata di trucco, e fatto
confezionare un bouquet di rose della specie ‘Antico amore’.
Era più bella che mai, pensarono i partecipanti, Banner in testa, nel
momento delle promesse, che pronunciò insieme a Sheila, infilando le vere alle
loro dita e posandole, unite, sul ventre fecondo del suo amore…fu un lampo nel
cuore di Bruce…era quella, la visione di Little Witch, era sempre stata quella…’le
nostre mani avevano le falangi intrecciate, come facciamo sempre...erano
appoggiate sul mio pancione...ero incinta e noi sposati, perché, agli anulari,
avevamo due fedi di oro giallo'.
Questo gli aveva detto e questo si era realizzato poiché questo era
ciò che aveva visto.
Hope Brown Banner nacque il 28 aprile 2023 nel Quartier Generale degli
Avengers, a New York City, con parto cesareo, a cui assistettero suo padre e
suo nonno, oltre allo staff medico che lo aveva eseguito.
Pesava tre chili e cinquanta grammi, era lunga cinquantadue
centimetri, aveva i capelli castani scuri, gli occhi cerulei ed era sana come
un pesciolino.
Il suo pianto accorato si interruppe fra le braccia di suo padre
Bruce, non appena lui, commosso, le dette un bacino; la bambina smise di vagire
e si aprì al mondo, in un dolce sorriso…al professore parve la creatura più
incantevole che avesse mai visto…la seconda…la lasciò alle coccole dei nonni
materni e dei suoi amici Avengers, per affrontare il compito più ingrato che la
vita gli avesse riservato: recarsi nella stanza accanto, per dire addio a sua
moglie, al grande amore della sua vita, alla sua bellissima e tenera Little
Witch.
Da solo, come programmato…staccata la spina del respiratore, si stese
accanto a lei, unendo le loro labbra e le loro mani, ancora ‘Ciao, amore
mio…mia piccola strega’ furono le ultime parole che poté sussurrarle, prima che
volasse via.
***
N.d.a.
Il demone della scrittura si è impossessato di me, e la storia si è
materializzata sul foglio, inconsapevolmente. Se avete letto fin qui, e
sofferto insieme a me, fate un piccolo sforzo, incrociate le falangi alle mie
fino all’ultimo capitolo, il prossimo.