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Autore: unforgivensoul    28/10/2019    1 recensioni
Jim desidera sposare Freddie. E se questi non volesse? Meglio chiedere un parere a Brian, Roger e John. Loro sì che sanno tutto sul matrimonio!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, Jim Hutton, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per voi che mi donate il vostro tempo e leggete, ecco una breve storia su Jim e Freddie, l'idea del matrimonio e la difficoltà di consigliare al meglio gli amici.

Erano passati ormai due anni da quando Jim aveva incontrato Freddie o, meglio, dalla notte in cui quest’ultimo gli si era presentato con la frase più sconveniente e personale a cui potesse pensare. Quant’ è grande il tuo cazzo, caro? Sul momento, l’intera scena gli era sembrata assurda. Freddie stesso gli era parso assurdo con quel suo ghigno sfrontato e quell’eccentrico modo di gesticolare.

Ciò nonostante, due anni ed innumerevoli drammi più tardi -inclusi l’amante tedesco di Freddie e le decine di volte in cui, in seguito ad una litigata, Jim era stato cacciato di casa per poi essere tempestato dalle chiamate del frontman che, pentito, lo supplicava di tornare- erano ancora insieme.

La loro relazione non si poteva certo definire una delle più convenzionali ma il sentimento che provavano l’uno per l’altro era autentico e, in nome di questo, Jim aveva segretamente iniziato a fantasticare sulla possibilità di sposare Freddie. Come sarebbe stato chiamare l’altro marito? Cosa avrebbe provato nel giurargli il suo amore davanti alle persone che gli erano più care, in un giorno che sarebbe stato dedicato solo a loro? La semplice idea lo riempiva di emozione.

Tuttavia, Freddie non sembrava desiderare il matrimonio, nonostante ogni tanto lo presentasse scherzosamente come suo marito. A dirla tutta, non si erano mai confrontati sull’argomento ma in diverse occasioni aveva sentito il frontman sottolineare quanto poco credesse ai legami duraturi. E poi, aveva davvero senso scervellarsi sulla questione quando la loro unione non avrebbe neppure avuto un valore legale? Sì, gridava una voce dentro la sua testa: per saziare il romanticismo di Jim sarebbero bastati uno scambio di promesse e una fede al dito di Freddie.

In preda all’indecisione, si era trovato a chiedere un parere a coloro che meglio conoscevano il cantante e che, nel bene o nel male, avevano esperienza con la questione matrimonio. Ecco perché ora si trovava seduto su una comoda poltrona di velluto marrone nel salotto dei Deacon, i tre quarti della band Queen appollaiati sul divano di fronte.

“Beh, questo è quanto. Che ne dite? È una follia?” domandò incerto, torturandosi le mani.

“Jim, a me sembra una buona idea!” sorrise Brian. “Freddie non fa che parlare di te mentre siamo in studio”.

“Sì, conosco cose che avrei preferito non sapere” borbottò il più giovane dei tre, lapidario. Poi, aggrottò le sopracciglia e aggiunse: “Uhm, senza offesa, ovviamente”

Jim ridacchiò, imbarazzato. “Nessuna offesa, John”

Il diretto interessato ricambiò il sorriso, avvicinandosi per rabboccargli il bicchiere di whisky. John aveva sempre un gusto finissimo nella scelta delle bevande alcoliche e sapeva che Jim, da buon irlandese, non disdegnava un paio di bicchieri mentre era in compagnia di amici.

“Non mi piacevi, all’inizio” ammise Roger.

“Roger!” lo rimproverò Brian, con tono esasperato.

“Ehi, dammi tempo! Non avevo finito. All’inizio non mi piacevi, è vero. Pensavo fossi una sanguisuga come quello stronzo di Prenter. Freddie non ha molta fortuna con gli uomini, di solito, e sono tanti quelli che cercano di approfittarsi di lui ma sembra proprio che questa volta abbia trovato la persona giusta” spiegò il batterista, lasciando trasparire il sollievo e la gioia che provava nel realizzare quanto Jim amasse Freddie, esattamente come questi meritava.

“Wow, sei stato quasi dolce” commentò John.

“Contro ogni aspettativa” aggiunse Brian, meravigliato.

“Stronzi del cazzo” borbottò Roger.

Jim, semplicemente, rise. Questi battibecchi erano all’ordine del giorno, tra loro. Ormai, ci si era abituato e trovava piuttosto divertente sedere in disparte e guardarli mentre si punzecchiavano. Dietro le loro dispute, persino quelle più aspre, si potevano sempre scorgere una profonda conoscenza reciproca ed un grande affetto.

“Ti ringrazio, Rog” annuì l’irlandese, grato delle parole del batterista.

“Nulla, amico! Ma te lo devo dire: per me il matrimonio è una totale fregatura! Non serve a nulla se non a far sentire due persone intrappolate. All’inizio, tutto è emozionante perché niente è dovuto. Poi, si iniziano a fare le cose unicamente perché si è sposati. E piano piano tutto perde senso e diventa dannatamente noioso: si criticano le rispettive abitudini, si litiga, si parla prevalentemente dei mobili nuovi e della lavastoviglie da rimpiazzare e, oh, si smette di fare sesso!” lo avvertì Roger, con fare drammatico.

“Su, la tua opinione non conta! Hai appena messo fine al tuo matrimonio con Dominique. Sei di parte” intervenne Brian. “Il mio matrimonio con Chrissie non è stato così male. Abbiamo dei problemi, certo, ma andiamo avanti”.

“Sì, Brian. Ti prego, ripetici quanto il tuo matrimonio sia perfetto grazie al fatto che ti scopi Anita da anni!” ribatté il batterista, gesticolando freneticamente.

Il chitarrista incassò il colpo, stizzito. Aprì la bocca per replicare ma non riuscì a formulare una risposta. Sospirò. “D’accordo, touchè. Nessuno di noi due è indicato per dare consigli sul matrimonio a Jim. John?” suggerì.

L’irlandese spostò rapidamente lo sguardo sul più giovane di loro, seguito a ruota dagli altri due. Questi, nel frattempo, si era dedicato all’ottimo whisky e quando iniziò a parlare la sua voce era leggermente incrinata.

“Mmh, volete sapere com’è il matrimonio? Okay” acconsentì. “Ronnie? Potresti venire un attimo?”  chiamò poi.

Una donna mora dai capelli ricciuti entrò in salotto e si avvicinò ai quattro uomini, una bambina assonnata seduta sul fianco e stretta tra le braccia.

“Ehi, ragazzi!” sorrise, stanca. “John, è essenziale? Sto cercando di far addormentare Laura prima che svegli le altre tre pesti”.

“Più che essenziale! Jim vuol sapere com’è essere sposati da vent’anni” rise, alzandosi per lasciare il posto sul divano alla moglie.

“Oh, tesoro” sorrise Ronnie, rivolgendo all’irlandese uno sguardo sorpreso.

“Bando alla ciance! Dicci la verità: quant’è scadente il sesso che fai, mmh? Devo vincere una scommessa!”  la incalzò Roger, divertito.

“Non abbiamo scommesso” lo corresse Brian.

“Taci!” intimò il batterista, avvicinandosi con un sorriso furbo.

“Indietro da mia moglie, animali!” li ammonì John, sistemandosi sul bracciolo del divano, accanto a lei. “Rispondi solo alle mie domande. Ti danno fastidio molte cose di me?”

“Un’infinità!” rise Ronnie.

“E litighiamo spesso?” proseguì John.

“Almeno una volta alla settimana penso che vorrei strangolarti” ammise la donna, accarezzando i capelli della bambina addormentata.

“Quand’è l’ultima volta che abbiamo parlato di qualcosa di interessante che non riguardasse bambini, stoviglie o bucato?” chiese il bassista.

“è una domanda a trabocchetto?” si stranì Ronnie, aggrottando le sopracciglia e scatenando le risate di Brian e Roger.

“E che mi dici del sesso? Quand’è l’ultima volta che lo abbiamo fatto?” la interrogò di nuovo.

La donna rimase assorta nei propri pensieri per qualche secondo prima di rispondere. “La scorsa settimana, nel bagno di quel locale. La sera che Rog ha fatto da babysitter ai bambini!” esclamò infine, arrossendo leggermente.  “I migliori dieci minuti dell’ultimo mese” aggiunse, ridendo.

“Io ho concluso vostro onore” sospirò John, rivolgendo un sorriso all’irlandese. “Ora sai com’è realmente il matrimonio. A te la scelta”.

“Visto? Avevo ragione!” esclamò Roger, soddisfatto. “Litigi, noia e sesso mediocre”

“Di che parli?” domandò Veronica, confusa.

“Della vostra vita matrimoniale” offrì il chitarrista.

“Ma la mia vita con John non è affatto così! Fa tutto parte del gioco, Jim. Certo, ogni tanto mi sembra di non sopportarlo, ogni tanto la routine rende tutto un po’ meno emozionante di quanto fosse all’inizio ma…il modo in cui ridiamo sotto le coperte prima di dormire, il fatto che mi prepari del brodo caldo quando mi ammalo, la dolcezza con cui mette a letto i bambini ogni sera e persino il desiderio che ci porta ad essere cacciati da un ristorante di lusso con l’accusa di atti osceni in luogo pubblico  mi ricordano perché io lo ami e desideri passare altri vent’anni insieme a lui” spiegò Ronnie, cercando di rassicurare l’irlandese. Poi, si avvicinò alle labbra di John e vi posò un dolce bacio. “Lo amo molto, non c’è dubbio” mormorò. “E se stai cercando una risposta, l’unica domanda che dovresti porti è se tu e Freddie siete migliori amici prima che amanti, se siete disposti a supportarvi come tali” concluse, tornando a guardare Jim.

Questi la osservò a lungo: la tenerezza con cui la mano di John era posata sulla sua spalla, il senso di famigliarità e calore che sembrava provare nell’appoggiarsi al fianco del bassista, l’emozione con cui entrambi guardavano la bambina che Veronica stringeva amorevolmente tra le braccia. Non provava forse le medesime sensazioni stando accanto a Freddie? Il cantante stesso non faceva che ripetergli quanto lo amasse e quanto fosse grato che Jim lo capisse e gli stesse accanto. All’improvvisto, realizzò la verità delle parole di Ronnie: bastava questo. Aveva una risposta, avrebbe chiesto a Freddie di sposarlo.

“Io…credo di avere la risposta che mi serviva” sorrise l’irlandese, svuotando il bicchiere di distillato in un solo colpo. “Mi sento più leggero. E felice! Grazie”

“Razza di pervertiti! È questo che fate quando mi pregate di tenere i bambini?” sbottò Roger, assumendo un’espressione fintamente sconvolta.

“Oh, no. Non sempre. A volte guidiamo fino alla tua casa in montagna e prendiamo in prestito la jacuzzi”  rivelò John, sorseggiando dell’altro alcolico, palesemente brillo.

“Voi fate cosa?!” esclamò il batterista, alzando notevolmente la voce.

“Shh!” lo zittì Ronnie. “La bambina!”

“Sì, Sì, certo” borbottò il biondo, incrociando le braccia al petto. “Ne riparleremo quando cambierò la serratura” continuò.

Poco dopo, il suo sguardo cadde sull’espressione sognante di Jim e si lasciò andare ad un sospiro. “Beh… tutto è bene quel che finisce bene!”

Brian ridacchiò. “Oh no, devi pagarmi, ricordi? Abbiamo scommesso e io ho vinto”.

“Ma se hai detto tu stesso che non era una scommessa, Dottor so tutto io?” si oppose il batterista.

“Questo valeva prima che io avessi ragione” spiegò il chitarrista, con fare ovvio.

Nel giro di pochi secondi, un grido di frustrazione lasciò le labbra di Roger che si avventò sui ricci di Brian. In breve, i due iniziarono a lottare, finendo sul pavimento, ed era difficile comprendere in che misura si trattasse di uno scherzo e in quale volessero uccidersi realmente.

Veronica li guardò, scuotendo la testa. “Pensavo che quattro bambini fossero abbastanza! Invece eccone altri due! Litigano ancora come quando avevano vent’anni! Dovrei ricordargli che ne hanno quaranta e la gente si aspetta che siano maturi?” rise.

“Non ci pensare nemmeno! Sono il mio spettacolo preferito, da tempo ormai” intervenne Jim, unendosi alle risa. “Grazie davvero Veronica…mi hai dato il coraggio che mi serviva” la ringraziò, poi. “Anche se non ho capito come facessi a sapere che volessi chiedere a Fred di sposarmi…” aggiunse, confuso.

Ronnie stringe a sé la bambina, alzandosi dal divano. “Perspicacia femminile” sorrise, facendogli l’occhiolino. “Notte Jim, notte tesoro” mormorò prima di voltarsi e dirigersi verso la rampa di scale che portava alle camere dei bambini.

“Buonanotte Ronnie, chiamami se si dovessero svegliare. D’accordo?” la salutò John, seguendola con lo sguardo.

“Stai certo che lo farò!” rise, salendo le scale.

Con la moglie fuori dal proprio raggio visivo, John si sporse verso la bottiglia di whisky. “Dobbiamo festeggiare!” esclamò, versando ad entrambi un generoso bicchiere.

“Uh, sì” annuì l’irlandese, già piuttosto allegro.

Tuttavia, un attimo prima che potessero bagnarsi le labbra con il liquido dall’odore pungente, una voce autoritaria, proveniente dal piano di sopra, li fece sobbalzare.

“John! Posa quel bicchiere! Non vi sembra di star esagerando?!”

Jim si portò una mano al cuore. “Dio, mi ha spaventato!” rise.

“Ecco il matrimonio!”.  Il colpevole alzò gli occhi al cielo, divertito, prima di gridare Sì, cara, hai ragione e calare velocemente il whisky.

“JOHN DEACON!” ruggì ancora la voce.

“Diamine, è brava!” notò Jim.

“Dannatamente!”. Il bassista si strinse nelle spalle, un sorriso furbo sulle labbra.

Sì, Jim voleva tutto questo. Freddie sarebbe diventato suo marito e sarebbero stati felici, insieme.

 

 

 

   
 
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