Per voi che mi donate il vostro tempo e leggete, ecco una breve storia su Jim e Freddie, l'idea del matrimonio e la difficoltà di consigliare al meglio gli amici.
Erano passati ormai due
anni da quando Jim aveva incontrato
Freddie o, meglio, dalla notte in cui quest’ultimo gli si era
presentato con la
frase più sconveniente e personale a cui potesse pensare. Quant’ è grande il tuo cazzo,
caro? Sul momento, l’intera scena gli
era sembrata assurda. Freddie stesso gli era parso assurdo con quel suo
ghigno
sfrontato e quell’eccentrico modo di gesticolare.
Ciò nonostante,
due anni ed innumerevoli drammi più tardi
-inclusi l’amante tedesco di Freddie e le decine di volte in
cui, in seguito ad
una litigata, Jim era stato cacciato di casa per poi essere tempestato
dalle
chiamate del frontman che, pentito, lo supplicava di tornare- erano
ancora
insieme.
La loro relazione non si
poteva certo definire una delle più
convenzionali ma il sentimento che provavano l’uno per
l’altro era autentico e,
in nome di questo, Jim aveva segretamente iniziato a fantasticare sulla
possibilità di sposare Freddie. Come sarebbe stato chiamare
l’altro marito? Cosa
avrebbe provato nel
giurargli il suo amore davanti alle persone che gli erano
più care, in un
giorno che sarebbe stato dedicato solo a loro? La semplice idea lo
riempiva di
emozione.
Tuttavia, Freddie non
sembrava desiderare il matrimonio, nonostante
ogni tanto lo presentasse scherzosamente come suo marito. A dirla
tutta, non si
erano mai confrontati sull’argomento ma in diverse occasioni
aveva sentito il
frontman sottolineare quanto poco credesse ai legami duraturi. E poi,
aveva
davvero senso scervellarsi sulla questione quando la loro unione non
avrebbe
neppure avuto un valore legale? Sì, gridava una voce dentro
la sua testa: per saziare
il romanticismo di Jim sarebbero bastati uno scambio di promesse e una
fede al
dito di Freddie.
In preda
all’indecisione, si era trovato a chiedere un
parere a coloro che meglio conoscevano il cantante e che, nel bene o
nel male, avevano
esperienza con la questione matrimonio.
Ecco perché ora si trovava seduto su una comoda poltrona di
velluto marrone nel
salotto dei Deacon, i tre quarti della band Queen appollaiati sul
divano di
fronte.
“Beh, questo
è quanto. Che ne dite? È una follia?”
domandò
incerto, torturandosi le mani.
“Jim, a me
sembra una buona idea!” sorrise Brian. “Freddie
non fa che parlare di te mentre siamo in studio”.
“Sì,
conosco cose che avrei preferito non sapere”
borbottò
il più giovane dei tre, lapidario. Poi, aggrottò
le sopracciglia e aggiunse:
“Uhm, senza offesa, ovviamente”
Jim ridacchiò,
imbarazzato. “Nessuna offesa, John”
Il diretto interessato
ricambiò il sorriso, avvicinandosi
per rabboccargli il bicchiere di whisky. John aveva sempre un gusto
finissimo
nella scelta delle bevande alcoliche e sapeva che Jim, da buon
irlandese, non
disdegnava un paio di bicchieri mentre era in compagnia di amici.
“Non mi piacevi,
all’inizio” ammise Roger.
“Roger!”
lo rimproverò Brian, con tono esasperato.
“Ehi, dammi
tempo! Non avevo finito. All’inizio non mi
piacevi, è vero. Pensavo fossi una sanguisuga come quello
stronzo di Prenter.
Freddie non ha molta fortuna con gli uomini, di solito, e sono tanti
quelli che
cercano di approfittarsi di lui ma sembra proprio che questa volta
abbia
trovato la persona giusta” spiegò il batterista,
lasciando trasparire il
sollievo e la gioia che provava nel realizzare quanto Jim amasse
Freddie,
esattamente come questi meritava.
“Wow, sei stato
quasi dolce” commentò John.
“Contro ogni
aspettativa” aggiunse Brian, meravigliato.
“Stronzi del
cazzo” borbottò Roger.
Jim, semplicemente, rise.
Questi battibecchi erano
all’ordine del giorno, tra loro. Ormai, ci si era abituato e
trovava piuttosto
divertente sedere in disparte e guardarli mentre si punzecchiavano.
Dietro le
loro dispute, persino quelle più aspre, si potevano sempre
scorgere una profonda
conoscenza reciproca ed un grande affetto.
“Ti ringrazio,
Rog” annuì l’irlandese, grato delle
parole
del batterista.
“Nulla, amico!
Ma te lo devo dire: per me il matrimonio è
una totale fregatura! Non serve a nulla se non a far sentire due
persone intrappolate.
All’inizio, tutto è emozionante perché
niente è dovuto. Poi, si iniziano a fare
le cose unicamente perché si è sposati. E piano
piano tutto perde senso e
diventa dannatamente noioso: si criticano le rispettive abitudini, si
litiga,
si parla prevalentemente dei mobili nuovi e della lavastoviglie da
rimpiazzare
e, oh, si smette di fare sesso!” lo avvertì Roger,
con fare drammatico.
“Su, la tua
opinione non conta! Hai appena messo fine al tuo
matrimonio con Dominique. Sei di parte” intervenne Brian.
“Il mio matrimonio
con Chrissie non è stato così male. Abbiamo dei
problemi, certo, ma andiamo
avanti”.
“Sì,
Brian. Ti prego, ripetici quanto il tuo matrimonio sia
perfetto grazie al fatto che ti scopi Anita da anni!”
ribatté il batterista,
gesticolando freneticamente.
Il chitarrista
incassò il colpo, stizzito. Aprì la bocca per
replicare ma non riuscì a formulare una risposta.
Sospirò. “D’accordo,
touchè. Nessuno di noi due è indicato
per dare consigli sul matrimonio a Jim. John?”
suggerì.
L’irlandese
spostò rapidamente lo sguardo sul più giovane di
loro, seguito a ruota dagli altri due. Questi, nel frattempo, si era
dedicato
all’ottimo whisky e quando iniziò a parlare la sua
voce era leggermente
incrinata.
“Mmh, volete
sapere com’è il matrimonio? Okay”
acconsentì.
“Ronnie? Potresti venire un attimo?”
chiamò poi.
Una donna mora dai capelli
ricciuti entrò in salotto e si
avvicinò ai quattro uomini, una bambina assonnata seduta sul
fianco e stretta
tra le braccia.
“Ehi,
ragazzi!” sorrise, stanca. “John, è
essenziale? Sto
cercando di far addormentare Laura prima che svegli le altre tre
pesti”.
“Più
che essenziale! Jim vuol sapere com’è essere
sposati da
vent’anni” rise, alzandosi per lasciare il posto
sul divano alla moglie.
“Oh,
tesoro” sorrise Ronnie, rivolgendo all’irlandese
uno
sguardo sorpreso.
“Bando alla
ciance! Dicci la verità: quant’è
scadente il
sesso che fai, mmh? Devo vincere una scommessa!” la incalzò
Roger, divertito.
“Non abbiamo
scommesso” lo corresse Brian.
“Taci!”
intimò il batterista, avvicinandosi con un sorriso
furbo.
“Indietro da mia
moglie, animali!” li ammonì John, sistemandosi
sul bracciolo del divano, accanto a lei. “Rispondi solo alle
mie domande. Ti
danno fastidio molte cose di me?”
“Un’infinità!”
rise Ronnie.
“E litighiamo
spesso?” proseguì John.
“Almeno una
volta alla settimana penso che vorrei strangolarti”
ammise la donna, accarezzando i capelli della bambina addormentata.
“Quand’è
l’ultima volta che abbiamo parlato di qualcosa di
interessante che non riguardasse bambini, stoviglie o
bucato?” chiese il
bassista.
“è
una domanda a trabocchetto?” si stranì Ronnie,
aggrottando le sopracciglia e scatenando le risate di Brian e Roger.
“E che mi dici
del sesso? Quand’è l’ultima volta che lo
abbiamo fatto?” la interrogò di nuovo.
La donna rimase assorta
nei propri pensieri per qualche
secondo prima di rispondere. “La scorsa settimana, nel bagno
di quel locale. La
sera che Rog ha fatto da babysitter ai bambini!”
esclamò infine, arrossendo
leggermente. “I
migliori dieci minuti
dell’ultimo mese” aggiunse, ridendo.
“Io ho concluso
vostro onore” sospirò John, rivolgendo un
sorriso all’irlandese. “Ora sai
com’è realmente il matrimonio. A te la
scelta”.
“Visto? Avevo
ragione!” esclamò Roger, soddisfatto.
“Litigi,
noia e sesso mediocre”
“Di che
parli?” domandò Veronica, confusa.
“Della vostra
vita matrimoniale” offrì il chitarrista.
“Ma la mia vita
con John non è affatto così! Fa tutto parte
del gioco, Jim. Certo, ogni tanto mi sembra di non sopportarlo, ogni
tanto la
routine rende tutto un po’ meno emozionante di quanto fosse
all’inizio ma…il
modo in cui ridiamo sotto le coperte prima di dormire, il fatto che mi
prepari
del brodo caldo quando mi ammalo, la dolcezza con cui mette a letto i
bambini
ogni sera e persino il desiderio che ci porta ad essere cacciati da un
ristorante di lusso con l’accusa di atti osceni in luogo
pubblico mi
ricordano perché io lo ami e desideri passare
altri vent’anni insieme a lui” spiegò
Ronnie, cercando di rassicurare
l’irlandese. Poi, si avvicinò alle labbra di John
e vi posò un dolce bacio. “Lo
amo molto, non c’è dubbio”
mormorò. “E se stai cercando una risposta,
l’unica
domanda che dovresti porti è se tu e Freddie siete migliori
amici prima che
amanti, se siete disposti a supportarvi come tali” concluse,
tornando a
guardare Jim.
Questi la
osservò a lungo: la tenerezza con cui la mano di
John era posata sulla sua spalla, il senso di famigliarità e
calore che
sembrava provare nell’appoggiarsi al fianco del bassista,
l’emozione con cui
entrambi guardavano la bambina che Veronica stringeva amorevolmente tra
le
braccia. Non provava forse le medesime sensazioni stando accanto a
Freddie? Il
cantante stesso non faceva che ripetergli quanto lo amasse e quanto
fosse grato
che Jim lo capisse e gli stesse accanto. All’improvvisto,
realizzò la verità
delle parole di Ronnie: bastava questo. Aveva una risposta, avrebbe
chiesto a
Freddie di sposarlo.
“Io…credo
di avere la risposta che mi serviva” sorrise
l’irlandese, svuotando il bicchiere di distillato in un solo
colpo. “Mi sento
più leggero. E felice! Grazie”
“Razza di
pervertiti! È questo che fate quando mi pregate di
tenere i bambini?” sbottò Roger, assumendo
un’espressione fintamente sconvolta.
“Oh, no. Non
sempre. A volte guidiamo fino alla tua casa in
montagna e prendiamo in prestito la jacuzzi”
rivelò John, sorseggiando dell’altro
alcolico, palesemente brillo.
“Voi fate
cosa?!” esclamò il batterista, alzando
notevolmente la voce.
“Shh!”
lo zittì Ronnie. “La bambina!”
“Sì,
Sì, certo” borbottò il biondo,
incrociando le braccia
al petto. “Ne riparleremo quando cambierò la
serratura” continuò.
Poco dopo, il suo sguardo
cadde sull’espressione sognante di
Jim e si lasciò andare ad un sospiro.
“Beh… tutto è bene quel che finisce
bene!”
Brian
ridacchiò. “Oh no, devi pagarmi, ricordi? Abbiamo
scommesso e io ho vinto”.
“Ma se hai detto
tu stesso che non era una scommessa, Dottor
so tutto io?” si oppose il
batterista.
“Questo valeva
prima che io avessi ragione” spiegò il
chitarrista, con fare ovvio.
Nel giro di pochi secondi,
un grido di frustrazione lasciò
le labbra di Roger che si avventò sui ricci di Brian. In
breve, i due
iniziarono a lottare, finendo sul pavimento, ed era difficile
comprendere in
che misura si trattasse di uno scherzo e in quale volessero uccidersi
realmente.
Veronica li
guardò, scuotendo la testa. “Pensavo che quattro
bambini fossero abbastanza! Invece eccone altri due! Litigano ancora
come
quando avevano vent’anni! Dovrei ricordargli che ne hanno
quaranta e la gente
si aspetta che siano maturi?” rise.
“Non ci pensare
nemmeno! Sono il mio spettacolo preferito,
da tempo ormai” intervenne Jim, unendosi alle risa.
“Grazie davvero Veronica…mi
hai dato il coraggio che mi serviva” la ringraziò,
poi. “Anche se non ho capito
come facessi a sapere che volessi chiedere a Fred di
sposarmi…” aggiunse,
confuso.
Ronnie stringe a
sé la bambina, alzandosi dal divano.
“Perspicacia femminile” sorrise, facendogli
l’occhiolino. “Notte Jim, notte
tesoro” mormorò prima di voltarsi e dirigersi
verso la rampa di scale che
portava alle camere dei bambini.
“Buonanotte
Ronnie, chiamami se si dovessero svegliare.
D’accordo?” la salutò John, seguendola
con lo sguardo.
“Stai certo che
lo farò!” rise, salendo le scale.
Con la moglie fuori dal
proprio raggio visivo, John si
sporse verso la bottiglia di whisky. “Dobbiamo
festeggiare!” esclamò, versando
ad entrambi un generoso bicchiere.
“Uh,
sì” annuì l’irlandese,
già piuttosto allegro.
Tuttavia, un attimo prima
che potessero bagnarsi le labbra
con il liquido dall’odore pungente, una voce autoritaria,
proveniente dal piano
di sopra, li fece sobbalzare.
“John! Posa quel
bicchiere! Non vi sembra di star esagerando?!”
Jim si portò
una mano al cuore. “Dio, mi ha spaventato!”
rise.
“Ecco il
matrimonio!”. Il
colpevole alzò gli occhi al cielo,
divertito, prima di gridare Sì,
cara, hai
ragione e calare velocemente il whisky.
“JOHN
DEACON!” ruggì ancora la voce.
“Diamine,
è brava!” notò Jim.
“Dannatamente!”.
Il bassista si strinse nelle spalle, un
sorriso furbo sulle labbra.
Sì, Jim voleva
tutto questo. Freddie sarebbe diventato suo
marito e sarebbero stati felici, insieme.