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Autore: RosaRossa_99_    28/10/2019    0 recensioni
"Vado in camera mia…"
Dissi alzandomi dalla sedia
"È un invito?"
Lo guardai malamente
"Ti ringrazio per avermi fatto passare una 'splendida' mattinata"
Virgolettai 'splendida' con le dita, per poi girarmi e andarmene
"Vedrai il pranzo allora!"
Era assolutamente, estremamente odioso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Erano due giorni che ero rinchiusa in quella casa, con la finestra sbarrata e la paura di rincontrarlo di nuovo. Non riuscivo a capire perché fosse in grado di tenermi così… sotto controllo. Quando era vicino a me era come se il mio corpo non mi appartenesse più, come se fosse lui a gestire i fili: ero un marionetta al suo servizio, e questo non mi piaceva affatto. Mi sentivo soggiogata da lui, attratta. Troppo attratta.

 

"Sophie!"

 

Mio padre urlò dal piano di sotto per farsi sentire. Così mi alzai dal letto, sporgendomi dalla ringhiera delle scale

 

"Dimmi pa!"

 

"Tesoro c'è una bella giornata. Perché non esci un po'? Ancora non hai fatto un bagno in piscina… beh un bagno vero e proprio"

 

"Uhm… non lo so pà"

 

"Suvvia! Tra poco riinizierà la scuola… goditi questi ultimi giorni. Io sto uscendo comunque, tornerò per cena. Per pranzo se vuoi ordina pure qualcosa, ti ho lasciato il numero di un ristorante molto buono"

 

"Va bene papà, grazie. Buon lavoro"
 

Forse aveva ragione… non potevo restare per tutto il tempo rinchiusa in casa solo per paura di rivederlo… e poi mi piaceva così tanto nuotare e prendere un po' di sole. E poi prima o poi sarebbe successo, eravamo vicini di casa, di stanza e saremmo anche stati a scuola insieme. Insomma, non c'era proprio modo di evitarlo tanto valeva convivere con l'idea…

Ritornai in stanza, recandomi nel guardaroba che finalmente ero riuscita ad ordinare in quei due giorni. Era così spazioso che nonostante tutti i vestiti che avevo rimaneva ancora spazio. Frugai nei cassetti dove tenevo l'intimo e i costumi, afferrandone uno intero bianco con la schiena scoperta e dei fiorellini in tulle rosa che la attorniavano. Presi un cappello a falda larga bianco, un telo e un paio di occhiali da sole a cerchio grandi. Poi mi diressi verso la toilette cercando le protezioni solari e trovandole. Infilai le infradito rosa e il libro che ancora non avevo finito di leggere e scesi, dirigendomi verso la piscina.

La giornata era proprio calda in effetti e il sole picchiava alto; poggiai tutta la roba sul lettino a baldacchino grigio chiaro, aprendo le tendine e agganciandole ai pali della struttura. Stesi il telo e mi ci sdraiai, iniziando a spalmarmi la crema su tutto il corpo: la mia pelle non era abituata a tutto quel sole e avrei rischiato seriamente di diventare un aragosta, spettacolo che volevo evitare.

Mi sdraiai a pancia in giù, cercando di mettere la crema anche sulla schiena

 

"Vuoi una mano?"
 

Alzai lo sguardo e lo vidi fissarmi da oltre la staccionata

 

"No grazie. Sto bene così"

 

In un battito di ciglia, senza troppi impegni nonostante la ringhiera fosse alta più di due metri, lui scavalcò prendendomi la crema dalle mani

 

"Ei!! Ma che fai?!"

 

"Ti aiuto"

 

Disse alzando le spalle e versandosene un po' sulle mani

 

"Ho detto di no, me la cavo benissimo da sola. Ritornatene da dove sei venuto"

 

"Dai fatti aiutare, per favore. Abbiamo iniziato con il piede sbagliato, lo ammetto, ma a quanto pare dovremmo sopportarci per molto, molto tempo. Vale la pena andare d'accordo. Che ne dici?"

 

Lo guardai di sottecchi, cercando di capire se fosse sincero o meno

 

"Niente doppi fini?"

 

Lui scosse la testa

 

"Assolutamente no, certo a meno che tu non cambi idea eh… in quel caso"

 

"STEF!"

 

"Va bene, va bene. Amici e basta… per ora"
 

Disse portandosi le mani impomatate davanti e sussurrando all'ultimo il 'per ora'. Era incorreggibile… ma io ero sempre per dare una seconda possibilità e poi era vero, lo avrei dovuto sopportare per i prossimi due o tre anni. Valeva la pena tentare ad essere amici, magari chissà, si sarebbe rivelato una persona diversa. Oppure no

 

"Avanti, aiutami con la crema. MA solo sulla schiena, guai a te se provi a scendere, ti avverto"
 

Lui ridacchiò, iniziando a massaggiarmi le spalle, cospargendomi di crema. Mi sentivo nervosa sotto il suo tocco

 

"Hai i muscoli tesi"

 

Mi fece notare lui. Lo aveva notato che non ero a mio agio

 

"Uhm si, sono un po' stanca ultimamente"

 

Lo sentii salire sul divanetto e mettersi a cavalcioni sulla mia schiena, un po' il mio sedere. Sgranai gli occhi, alzandomi di scatto con il busto. Meno male che mio padre non era in casa, se avesse assistito a quella scena penso che gli sarebbe venuto un infarto, come minimo

 

"Ma che fai?! Levati!!"

 

"Rilassati! Ti sto sciogliendo la tensione, tesoro"
 

Pressò una mano tra le spalle, facendomi ridistendere con il busto, e iniziando a massaggiarmi meglio le spalle e la schiena. Tirai un sospiro di sollievo, era davvero bravo. Il disagio e la tensione piano piano stavano sparendo, lasciandomi solo un senso di rilassatezza

 

"Solitamente preferisco che sia la ragazza a stare sopra… ma per te farò pure un'eccezione"

 

Sgranai gli occhi, risvegliandomi da quello stato di beatitudine. Mi divincolai, facendolo cadere di fianco a me. Scoppiò a ridere, guardando la mia faccia rossa per la rabbia

 

"Non sei divertente"

 

"Questo perché non puoi vedere la tua faccia, rilassati. Stavo scherzando. Se dico una cosa la mantengo, ero serio quando ho detto 'solo amici'"

 

Scossi la testa, alzandomi e dirigendomi vero la piscina. Salii sul trampolino facendo un tuffo a testa, l'acqua subito mi rilassò, abbassando la temperatura del mio corpo, dovuta alla rabbia… oppure a quel massaggio.

Non appena riemersi, uscendo dalla piscina, lo trovai lì a guardarmi con la mascella spalancata

 

"Chiudi la bocca o ti entreranno le mosche"

 

Dissi con un sopracciglio alzato

 

"Uhm… ehm… il- costume"
 

Mi accigliai

 

"Cos'ha il mio costume…"
 

Abbassai lo sguardo, sbiancando. Il tessuto si era appiccicato al mio corpo, diventando trasparente e lasciando vedere il mio fisico. Arrossii di colpo

 

"NON GUARDARE!"
 

Lui si portò una mano davanti gli occhi, tirandomi l'asciugamano. Questa sarebbe stata la prima e ultima volta che avrei messo un costume bianco

 

"Questo momento resterà nella mia memoria fino alla fine dei miei giorni"
 

Mi avvolsi l'asciugamano, dirigendomi verso di lui e tirandogli uno schiaffetto sul braccio muscoloso. Spostò la mano, lasciandomi perdere in quei due occhi. Ghignò, probabilmente consapevole dell'effetto che mi faceva

 

"Non pensavo fossi tipa da piercing"

 

Disse indicando il mio ombelico

 

"Uhm, cos'ha che non va?"

 

Il suo sorriso si aprì ancora di più

 

"È molto… sexy"

 

Mi accigliai, incrociando le braccia al petto

 

"Stai dicendo che non sono sexy?"

 

"Nah, sei molto sexy, se no io non sarei qui a spalmarti la crema. Dico solo che QUEL piercing non è esattamente qualcosa da 'brava ragazza'"

 

Roteai gli occhi. Mi aveva appena detto che ero sexy. Io, sexy.

 

"STEFAN?!"
 

Vidi il suo sguardo accigliarsi alla voce di suo padre che lo chiamava, era una cosa che effettivamente aveva fatto anche quando erano venuti a pranzo da noi…

 

"S-SI! ARRIVO!"

 

Lo guardai stranita. Era paura quella che gli leggevo in faccia?

Deglutì

 

"Allora a presto, amica sexy"
 

Disse, facendomi un occhiolino e cercando di mostrarsi spavaldo, ma non convincendomi del tutto. Esattamente come all'andata scavalcò senza problemi, superando le alti siepi che davano la privacy alle due case, e sparendo così dalla mia visuale.

Il suo atteggiamento mi aveva davvero stranito… era come se lui fosse intimorito da suo padre, ma non come un figlio dovrebbe esserlo cioè rispettandolo, il suo era più un atteggiamento di sottomissione o non saprei come definirlo. C'era qualcosa che non quadrava, me lo sentivo. Alla cena non avevo notato niente, troppo confusa dalla sua presenza, anche se… lui non aveva mai guardato in faccia il padre.

Rimasi su quel lettino, avvolta nell'asciugamano, per ancora qualche minuto, prima di sentire un languorino provenire dalla mia pancia. Scossi la testa, raccogliendo tutte le mie cose e rientrando in casa. Guardai l'orologio appeso all'ingresso ed era l'una passata; non mi andava di cucinare così mi diressi verso il telefono nello studio di mio padre, notando il bigliettino di mio padre con su il numero:

 

VERANDA +43 1 5222520194

Ordina quello che vuoi, ti consiglio la tartare di manzo e la zuppa viennese.

Buon pranzo, ti voglio bene piccola gemma

 

Sorrisi leggendo quelle parole, mio papà era sempre così buono e dolce con me.

Chiamai il numero ordinando le cose suggerite da mio papà che era davvero un buongustaio e se la cavava in cucina. Il cibo sarebbe arrivato tra un'ora così decisi di andare a fare una doccia.

Non appena infilai dei pantaloncini di tuta e un top azzurro, che mi lasciava intravedere l'ombelico, il citofono suonò. Tamponai i capelli ancora bagnati con un asciugamano mentre correvo giù dalle scale, andando ad aprire il cancello del residence e poi quello di casa con un bottone e dopo poco la porta: un fattorino sulla trentina mi sorrise porgendomi un sacchetto di carta bianco. Lo presi sorridendo e pagando il conto. Richiusi la porta con un calcio andando in cucina e poggiando il cibo sul tavolo. Non appena stavo per sedermi a mangiare il campanello di casa risuonò. Mi alzai di malavoglia dirigendomi verso la porta, la aprì ritrovandomi Stefan con il sopracciglio sanguinante e la guancia rossa.

 

"S-stefan? Che è successo??"
 

Dissi mettendomi da parte e facendolo entrare

 

"Io… s-scusa. Non sapevo dove andare"

 

"N-non capisco… che ti è successo?"
 

Vedendo che lui non rispondeva, rimanendo sulla porta d'ingresso in silenzio e con lo sguardo abbassato, parlai di nuovo

 

"Vieni, andiamo in cucina"
 

Gli dissi, spingendolo dalla schiena verso la cucina, ma al mio tocco sul suo viso comparve una smorfia di dolore. Mi accigliai, alzandogli la maglietta e notando un livido nero percorrere il suo fianco sinistro.

Sgranai gli occhi portandomi una mano davanti la bocca

 

"Mio dio… chi ti ha fatto questo?"

   
 
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