Anime & Manga > Fairy Tail
Ricorda la storia  |      
Autore: 33NaLu33    01/11/2019    4 recensioni
Era iniziato tutto per scherzo. Un innocuo, divertente, stupido scherzo sui social… finito male.
Assaltare l’area 51 il venti settembre duemila diciannove? Si erano detti i creatori del “gioco” ridendo. Perché no? Avevano pensato pubblicando il primo ma decisivo post.
La cosa non sarebbe finita bene, o forse si?
-*-
Solo tre pazzi come Natsu, Gray e Gajeel potevano invadere la struttura militare dell'area 51. Cosa ci troveranno dentro? Sono pronti a quello che li aspetta oppure verranno sopraffatti dalla situazione?
[NaLu, Gruvia, Zervis, accenni GaLe - Os - What If? - w. 3345]
Genere: Angst, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajeel/Levy, Gray/Juvia, Natsu/Lucy, Zeref/Mavis
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Assalto



 
 
Era iniziato tutto per scherzo. Un innocuo, divertente, stupido scherzo sui social… finito male.
Assaltare l’area 51 il venti settembre duemila diciannove? Si erano detti i creatori del “gioco” ridendo. Perché no? Avevano pensato pubblicando il primo ma decisivo post. Lì per lì sembrava una grande idea a tutti. Non c’era persona infatti che non avesse approvato o condiviso la notizia, tutti ne parlavano e tutti erano decisi a farne parte.
I mesi erano passati, ma il piano a discapito del tempo trascorso non era minimamente cambiato.
Non c’era da stupirsi quando la mattina designata per il raid centinaia e centinaia di persone si erano riversare in Nevada pronte a soddisfare la propria curiosità personale.
Le cose erano iniziate bene, o per lo meno. secondo i piani: nessuno aveva portato armi –come stabilito- e nessuno sembrava voglioso di iniziare uno scontro. Questo almeno fino all’ora di pranzo. L’idea era di manifestare pacificamente -in un primo momento per far abbassare la guardia ai militari- per poi iniziare una vera e propria rissa: manifestanti contro manifestanti.
Le forze dell’ordine sarebbero dovute intervenire per forza per mantenere l’ordine e la speranza dei leader dell’assalto era di lasciare scoperto almeno un lato dell’Area 51 così da permettere a pochi scelti di provare a intrufolarsi.
 
«Non avrei mai pensato di dirlo ma Loki sta facendo proprio un buon lavoro» mormorò Gajeel ricevendo un cenno di approvazione da parte di Gray. Anche a centinaia di metri di distanza, per di più dentro l’edificio principale, riuscivano a sentire le urla e le grida dello scontro che attutite arrivavano fino a loro. Le sirene della polizia non ci avrebbero messo molto ad arrivare e se non volevano essere sbattuti in prigione per i prossimi decenni avrebbero dovuto darsi una cazzo di mossa.
In cima al gruppo con una torcia in mano, l’aria concentrata –cosa più unica che rara- e l’andatura veloce Natsu non poteva che essere d’accordo con i due amici.
«Anche Levy è stata brava» la lodò. Era riuscita, insieme al loro amico Fried, a entrare nel server della struttura governativa, ad hackerarlo e a spegnere in meno di due minuti e trenta secondi contati ogni genere di allarme e elettricità spingendo i militari ad abbandonare la base per cercare l’origine del problema.
«La migliore» concordò il ragazzo dai lunghi capelli neri con la voce piena di orgoglio nei confronti della propria ragazza.
 
I tre stavano scendendo per le scale di servizio- illuminate dalla tenue luce di emergenza rossa - dal momento che gli ascensori erano inutilizzabili. Da fuori l’edificio non sembrava niente di che: un solo piano terra scuro, triste e molto deprimente. Chiunque ci fosse passato davanti lo avrebbe scambiato per abbandonato, ignorando che la vera magia era all’interno.
 
All’ennesimo pianerottolo Natsu si fermò lanciando un’occhiata veloce ai piani sopra di loro. Aveva perso il conto delle rampe di scale fatte e la cosa assurda era che guardando in basso non riusciva vedere la fine. Era quasi sicuro che andando avanti sarebbe finito al centro della terra.
Stava per riprendere a camminare quando un tintinnio metallico attirò la sua attenzione. Si bloccò di colpo ritrovandosi Gray addosso che nel frattempo aveva ripreso a seguirlo senza notare che lui invece si era immobilizzato.
«Che cazzo fai?» lo spintonò allibito «muoviti»
Tappandogli la bocca con la mano Natsu gli fece cenno di stare zitto. In un attimo anche i due amici si misero allerta.
«Non sento niente» mormorò Gajeel dopo un interminabile minuto di silenzio.
«Nemmeno io» concordò concentrato Gray mentre un altro tintinnio pervadeva l’aria.
«Sh» li zittì Natsu all’ennesimo rimbombo «l’avete sentito?»
«Cosa?» Chiesero all’unisono. Possibile che non lo sentano? Pensò il ragazzo dai singolari capelli rosa sorpassando entrambi. Era un rumore flebile vero, eppure si sentiva benissimo.
«Di qua» gli fece strada puntando verso la porta del piano pronto a scoprire da dove proveniva quel suono.
 
Imboccarono il corridoio velocemente precipitandosi verso l’unica altra uscita davanti a loro. A differenza delle altre porte quella che li aspettava era più spessa e robusta, forse persino rinforzata. Doveva essere chiusa ermeticamente ma a causa della corrente saltata e della poca protezione fornita dalle risorse di emergenza bastò usare il piede di porco in mano a Gray per forzarla.
I tre amici erano impazienti di sapere e ognuno fantasticava già su cosa ci potesse mai essere dentro: navi spaziali, macchine del tempo, spade o pistole laser, perfino a buchi neri in miniatura. Avevano fatto un lungo viaggio per arrivare fino a lì, avevano infranto decine e decine di leggi ed erano preparati a tutto… a tutto tranne che a una prigione.
Non c’erano sbarre di nessun tipo eppure i spessi vetri infrangibili erano un rimpiazzo lampante e inequivocabile. Celle fiancheggiavano i due lati dell’enorme stanza in penombra illuminata anche qui dalla stessa luce rossa dei corridoi.
 
“Siete in ritardo”
La voce più dolce e innocente che Natsu avesse mai sentito gli rimbombò in testa immobilizzandolo sul posto. Di scatto si voltò per lanciare un’occhiata shockata a Gray e Gajeel che ammutoliti quanto lui ricambiarono il suo stesso sguardo sorpreso.
«Lo avete sentito?» Chiese. I amici non fecero altro che annuire.
“Qui”
Per una seconda volta la stessa voce risuonò nelle loro teste ma invece di rimanere imbambolati la seguirono. “Sono qui”
Nella penultima cella incatenata –alle caviglie - contro la parete bianca e imbottinata una ragazza bionda e minuta quanto la sua amica Levy li stava aspettando. Aveva gli occhi di un verde magnetico i capelli lunghi e sporchi e un logoro abito bianco un po’ strappato.
“Sapevo che non sarebbe venuto ma avrei tanto voluto vederlo” mormorò triste indicando un pannello sul muro infondo.
«Chi?» Domandò Natsu senza riuscire a trattenersi mentre Gajeel raggiungeva i pulsanti di controllo cliccando e digitando come se sapesse esattamente che cosa fare. Avrebbe dovuto chiederle come riusciva a farlo: come riusciva a comunicare con loro senza che la sua bocca si muovesse, eppure la curiosità del momento prevalse sul buon senso.
“Zeref” rispose fissandolo dritto negli occhi. Anche lui aveva gli occhi verdi ma quelli di lei erano molto più scuri.
«Conosci mio fratello?» il ragazzo non riusciva veramente a capacitarsi dell’assurdità di quel momento.
“Non ancora”
Era pronto a chiederle che cazzo significava quando l’ormai familiare tintinnio metallico lo distrasse.
“Fermo” urlò la voce nella sua testa. La bionda si era alzata protraendosi verso di lui. “Non ancora”
Non ancora, non ancora pensò esasperato. Cosa c’era da aspettare?
Purtroppo lo capì letteralmente un secondo dopo quando il vetro della cella di fronte si aprì.
Litri e litri di acqua schizzarono fuori incontrollati a causa della forte pressione investendo Gray che nel frattempo si era avvicinato come in trans. In un attimo tutto il pavimento iniziò ad allagarsi.
«Gajeel che cazzo hai fatto?» Gridò Natsu che non riusciva più a vedere il moro.
«Quello che mi ha detto lei» urlò in risposta l’amico.
Stava per mettersi a gridare il nome di Gray quando una cosa grande e blu si riversò sul pavimento.
Natsu si rese conto solo dopo una seconda occhiata che non era una cosa ma due persone. Il suo migliore amico era sdraiato sul pavimento fradicio dalla testa ai piedi con una ragazza addosso.
«Gray» lo richiamò preoccupato. Lui non rispose o diede minimamente segno di averlo udito si sollevò semplicemente sui gomiti continuando a fissare negli occhi la… sirena.
Era tutta azzurra e blu dalla punta dei capelli fino alle squame della coda e se Natsu non fosse stato troppo allibito anche solo per continuare a respirare si sarebbe messo a urlare.
“Ora” lo risvegliò l’ormai familiare voce “Vai”
«Dove?» Riuscì a farfugliare voltandosi. La ragazza era libera dalle catene segno che Gajeel era riuscito a far funzionare il pannello. A poco a poco anche il vetro si stava aprendo e ora era in piedi e si stava avvicinando a lui. Con una mano puntava il dito in direzione dell’ultima cella della fila opposta mentre nell’altra teneva convulsamente un quaderno per disegni.
“Vai” lo incitò di nuovo “Ti sta aspettando”
«Gajeel pensa a Gray» esclamò senza ulteriori domande precipitarsi verso la direzione indicata.
Anche quella cella si stava aprendo ma a differenza di tutto il resto era illuminata da una tenue luce dorata.
Strano pensò Natsu prima di guardare dentro. La stanza era buia, umida e sporca, non era imbottita come quella della bionda enigmatica ne piena d’acqua come quella della sirena. Al centro riversa sul pavimento con i vestiti sporchi, il corpo pieno di lividi e il respiro affannoso una ragazza provava a tirare le catene di cui era prigioniera senza rendersi però conto che le manette erano ormai aperte.
Non sembrava avere niente di strano come le altre due, a parte il fatto che… brillava. Di luce propria si rese conto Natsu sconvolto. Come una lampadina, o meglio, come il sole. La sua pelle emanava luce. Splendeva letteralmente in mezzo a tutta quella oscurità.
“Muoviti” lo richiamo la voce. “Non c’è molto tempo”
Lui scrollo la testa irritato nel vano tentativo di scansare via la presenza dalla sua mente prima di entrare. C’è l’aveva già una coscienza, non gliene serviva una seconda.
Senza ulteriori indugi entrò.
Nell’attimo in cui varcò la soglia della cella però lei iniziò ad agitarsi e a urlare.
«Ehi, calmati. Sono qui per aiutarti» mormorò anche se non era esattamente vero. Non si aspettava di trovare delle persone rinchiuse là dentro men che meno delle ragazze. Chiunque le avesse imprigionate si meritava di bruciare all’inferno. Per sempre.
«Calmati» ripeté più sicuro con le mani protese in segno di resa verso di lei senza ottenere però la sua attenzione. Si era rannicchiata contro il muro tremando convulsamente.
«Non voglio farti del male. Mi capisci? Non sono qui per farti del male»
 
Un singhiozzo le sfuggi dalle labbra spezzandogli il cuore. Cosa le avevano fatto? Si chiese guardando i lividi e i tagli su tutto il suo corpo mentre una rabbia mai provata prima lo investiva.
Devo stare calmo si ammonì o rischio di spaventarla a morte.
«Adesso che ne andiamo, va bene?»
Non aspettò una risposta, non c’era più tempo. Si avvicinò e le passo il più delicatamente possibile una mano dietro la schiena, lei si dimenò provando a sottarsi alla sua stretta ma Natsu tenne duro. Non le fece male, o almeno lo sperò.
Le passò l’altro braccio sotto le ginocchia sollevandola dallo sporco pavimento. Era leggerissima e la cosa fece infuriare Natsu ancora di più.
Era sempre stato una testa calda –una miccia accesa e pronta ad esplodere- ma mai senza motivo: lottava per i suoi ideali e difendeva chiunque ne avesse bisogno senza fare mai alcuna distinzione.
Se non ci fosse stato il rischio di far finire in prigione i suoi amici per poi vedersi strappare da davanti agli occhi quelle povere ragazze sarebbe tornato su col solo scopo di spaccare la faccia a quei militari –che sicuramente sapevano- e a quei dottori –che sicuramente facevano-
 
Uscì dalla cella con un vortice di rabbia e pensieri che indistinti gli vorticavano in testa trovandosi davanti agli occhi una scena a dir poco assurda.
Alla sirena erano spuntate le gambe e Gray la stava aiutando –come si fai coi bambini piccoli quando imparano a camminare- a fare un passo alla volta. Era malferma ma tra le braccia del suo amico se la stava cavando decisamente bene.
Dall’altra parte la bionda enigmatica stava avvolgendo con lo scotch uno sportello rettangolare di ferro sul petto di Gajeel.
«E questo a cosa dovrebbe servirmi?» Stava chiedendo lui apertamente contrariato.
«A salvarti la vita» mormorò la ragazza a voce alta senza aggiungere altro.
«Da cosa?» Le domandò Gajeel questa volta esasperato.
Lei non gli rispose, gli lanciò solo un’occhiata.
«Bene. Tieniti pure i tuoi segreti»
In altre circostanze a Natsu sarebbe venuto da ridere –e perché no- avrebbe continuato a sua volta a scherzare ma quello non era ne il momento ne il luogo adatto, in quel momento uscire da lì era l’unica priorità.
Tra le sue braccia la ragazza aveva iniziato a calmarsi e sotto a tutto quello sporco riusciva a intravedere il biondo dei suoi lunghi capelli. Non appena incrociò il suo sguardo tutto parve fermarsi.
Natsu non credeva nel colpo di fulmine o nell’amore a prima vista eppure un brivido lo percorse da capo a piedi. I suoi lineamenti erano così delicati da farla sembrare fragile eppure i suoi occhi nocciola erano così vivi da darle una grinta mozzafiato.
Chiunque l’avesse torturata l’aveva piegata ma non spezzata.
Non appena Gajeel li noto sollevò un sopracciglio.
«Brilla» commentò l’amico indicandola con un dito. Lei si voltò appena per guardarlo incuriosita e al contempo con aria sospettosa.
«È un amico» la rassicurò «e si l’ho notato»
«Come il sole» insistette Gajeel.
«Più come una stella» lo corresse Natsu.
«Il sole è una stella idiota»
Natsu avrebbe tanto voluto tirargli un pugno, ma –uno- lui aveva ragione e –due- per farlo avrebbe dovuto lasciare la ragazza, cosa assolutamente fuori discussione.
 
 «Ragazzi non per interrompervi ma dobbiamo andare. Loki è bravo con le risse, ma a quest’ora o li hanno già arrestati tutti o poco ci manca»
È ora di levare le tende concordò avviandosi verso l’unica uscita. Gray aveva ragione.
Anche lui aveva preso in braccio la sirena. Sembrava molto sveglia ma non se la cavava molto bene con due piedi.
Gajeel lanciò un’occhiata eloquente alla bionda enigmatica.
«No» rispose secca, decisa e molto chiara. In un attimo si mise in testa al gruppo fermandosi però dietro la porta semichiusa.
«Okay, allora and…» provò a spronarla il moro.
«Non ancora» 
«Cosa c’è adesso?»
«Sh» li zittì passandosi l’indice sulle labbra.
In rigorosi silenzio aspettarono. E mentre i secondi passavano la tensione aumentava.
Natsu era pronto a spingerla delicatamente da parte e a farsi largo quando in sonoro rumore di passi li mise tutti in allerta. Sembrava che un intero esercito stesse scendendo per le scale dall’altra parte del corridoio.
Non appena il frastuono finì la ragazza si fece da parte.
«Ora possiamo andare»
Natsu era troppo allibiti per rispondere quindi si limitò ad annuire facendo un passo avanti.
«No, non tu» lo fermò subito lei «tu» disse puntando il dito verso Gajeel
Lui evitò accuratamente di fare domande in compenso li sorpassò aprendo la strada.
 
Cinque minuti e decide di rampe dopo erano quasi all’uscita.
«Che ne faremo di loro?» chiese di colpo Gray continuando a correre al suo fianco.
«Ci portate con voi» si intromise la ragazza enigmatica. A quanto pareva era l’unica che sembrava capirli.
«E dove?»
Gajeel conviveva in un piccolo appartamento vicino al campus con Levy quindi era fuori discussione. Gajeel, Fried e Natsu –dal canto loro- abitavano in una confraternita con tante feste e poca privacy. Loki… beh lui passava di letto in letto. Aveva una stanza nella congrega ma giravano voci che non ci avesse passato la notte nemmeno una volta.
«Da Zeref» rispose accucciandosi.
Natsu stava per chiedere come facesse a conoscere il fratello e perché si fosse abbassata ma non ebbe tempo perché il suono di uno sparo fendette l’aria.
La sirena urlò, la ragazza tra le sue braccia si coprì le orecchie e Gajeel barcollò all’indietro.
Lo avevano colpito, si reste conto Natsu terrificato.
In fondo al corridoio -poco primo dell’uscita- un cadetto reggeva una pistola in mano -puntata verso di loro- tremando dalla testa ai piedi.
«Ferm…»
Gajeel si slanciò in avanti. Lo disarmò con un calcio e con un pugno gli fece vedere le stelle. Il poveraccio non poté fare altro se non accasciarsi svenuto.
«Stai bene?» Gli chiese Gray terrorizzato quanto Natsu.
«Beh ora ho capito a cosa serviva» rispose lui battendo dei colpetti contro lo sportello attaccato al suo petto.
Un sospiro di sollievo uscì dalle labbra dei due amici che si sentivano così sollevati da poter quasi volare.
 
Nel frattempo la ragazza enigma…
«Mavis» lo corresse come se lo avesse sentito. Cosa –tra l’altro- assolutamente probabile.
«Cosa?» Domandò Gajeel confuso
«Mi chiamo Mavis» specificò lei rivolta a nessuno in particolare.
Si era avvicinata al ragazzo e dopo aver posato a fianco a lui il suo quaderno dei disegni gli aveva posato le mani sulla fronte.
«Che fai?» Si volle informare Natsu
«Cancello i suoi ricordi»
«Puoi farlo?»
 
La bionda ignorò la sua domanda. «Lei si chiama Juvia» affermò invece in direzione di Gray «e lei Lucy»
La situazione era così surreale che Natsu non riusciva a credere fosse veramente vera.
Avevano fatto irruzione nell’area 51, stavano liberando delle ragazze prigioniere e avevano in programma di irrompere senza preavviso a casa di Zeref, tutto ciò in meno di ventinove minuti e trenta secondi.
«Andrò bene» lo rassicurò Mavis aprendo la porta d’uscita.
«Come fai a saperlo?»
«L’ho visto» sorrise «io vedo sempre tutto»
 
 
Three months, twelve days and seven seconds later
[Tre mesi, dodici giorni e sette secondi dopo]
 
«Non me lo dire…»
«Non avevo intenzione di farlo» lo guardò storto Gray passandosi una mano sulla faccia esasperato.
«La tua ragazza…» affermò Natsu indicando Juvia seduta accanto all’amico con ancora la faccia sporca di sangue «Ha mangiato…»
«Si…»
«Un gatto…»
«Già…»
«Ma non un gatto qualsiasi. Si è mangiata il fottuto gatto della cazzo di dicente di matematica» sentenziò puntandole un dito contro.
Lanciandogli un’occhiataccia Gray passò un fazzoletto a Juvia.
 «Non capisco perché voi non li mangiate!» Si imbronciò lei.
«Perché sono gatti!»
«Anche i pesci sono pesci ma voi li mangiate»
La sua protesta –Natsu fu costretto ad ammettere- non faceva una piega.
Negli ultimi mesi lei e Lucy avevano imparato a parlare a leggere e a scrivere, imparavano in fretta molto in fretta ma alcune abitudini non riuscivano proprio a superarle.
Con l’aiuto di Levy si erano procurati documenti falsi e grazie a Zeref erano riuscite a farle entrare al college. Suo fratello non era solo uno dei professori migliori ma anche il più giovane preside di un’università.  
 
Tra una lezione e un'altra Zeref si era follemente innamorato di Mavis. Non lo avrebbe mai ammesso, non solo perché rischiava la cattedra ma anche perché le emozioni forti erano una cosa che lui non riusciva a gestire facilmente.
A volte la fissava così intensamente da essere inquietante.
Dal canto suo Mavis aveva un intero album pieno dei suoi ritratti. Lei vedeva il futuro e lo aveva visto e amato sin dal primo momento. L’aveva aiutata a passare le lunghe notti e i lunghi anni in prigione e ora il semplice fatto di averlo accanto in carne e ossa la rendeva felice.
 
Lucy se la stava cavando molto bene. Aveva smesso di sussultare alla vista di ogni persona. Ora amava ogni cosa con ogni fibra del suo essere e Natsu amava guardarla mentre lo faceva. Era divertente, spiritosa e molto solare.
Ogni notte la guardava tornare a casa tra le altre stelle e ogni mattina la ritrovava prontamente seduta ai piedi del letto. Gli sorrideva sempre, e poi, gli dava il buongiorno. A volte le era ancora difficile relazionarsi, soprattutto con le persone troppo invadenti o aggressive, ma per il resto le sue piccole stranezze rallegravano tutti coloro che entravano in contatto con lei.
Juvia invece si era messa con il suo migliore amico. Il freddo e cinico stronzo non aveva avuto scampo di fronte al fascino irresistibile della sirena. Ancora adesso non ammetteva di essere pazzo di lei e ogni qualvolta Natsu ne aveva l’occasione lo stuzzicava senza pietà.
Era molto felice per lui e un giorno o l’altro sarebbe riuscito a cavare di bocca a Gray le parole: “io amo Juvia”. Ne era più che sicuro.
 
I federali non li stavano cercando eppure Natsu non riusciva a togliersi di torno l’inquietudine. Aveva visto così tanti film da sapere che non si sarebbero fatti annunciare bensì avrebbero fatto irruzione senza il minimo preavviso.
Sapeva che –prima o poi- quel giorno sarebbe arrivato e sarebbero finiti in manette, o meglio: dietro le sbarre; ma non aveva importanza, perché per il momento la priorità era rimpiazzare il gatto della vecchia Porlyusica prima che lei avesse deciso di rimpiazzare loro.
«C’è un negozio di animali poco fuori dal campus» sospirò teatralmente «Se siamo fortunati sarà ancora aperto»






Mini angolo autrice
Grazie mille per essere attivati fino a qui!
Alla prossima 33NaLu33

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: 33NaLu33