Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |       
Autore: Kris91    01/11/2019    0 recensioni
ATTENZIONE! Come da avviso, sto riaggiornando con calma la storia, anche per inserire i nuovi dettagli visti nel remake.
Dopo la terza guerra mondiale, la Terra e il genere umano faticano a riprendersi. Molte nazioni sono scomparse e altre hanno prosperato. Gli esseri umani si dividono in grandi e tecnologiche metropoli e in poveri villaggi dove anche saper leggere è un lusso.
Tuttavia, esiste una società che non conosce decadenza: il Mondo Nascosto.
Il Mondo Nascosto, invisibile agli esseri umani, è regolato da un organizzazione chiamata l'Ordine. Durante un incantesimo di protezione annuale, un'apprendista viene risucchiata da un portale. Due donne dovranno varcare le dimensioni per andare a recuperarla. Ma, come si accorgeranno, il pianeta di Gaia è tutt'altro che disabitato.
* * *
- Così non va... Krizia ha avuto una specie di premonizione al Tempio degli Antichi -
- Una premonizione? Che premonizione? -
Barrett era evidentemente confuso, così come tutti gli altri che le fissarono in attesa.
- E' successo qualcosa che ancora non siamo riuscite a capire ma... Una cosa è sicura: qualcuno o qualcosa ha manipolato la vostra linea temporale creandone una alternativa in cui i fatti e il destino di questo mondo e di chi lo abita, sono cambiati -
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAP. 3 CAP. 3

Settore 1, ShinRa Building
h 09:01

- Ma perché dobbiamo fare questa cosa? -
- Perché dobbiamo recuperare Aeni. Ti ricordi Aeni? Piccola, capelli e occhi castani? Una gran rompiscatole? -
Avevano deciso che avrebbero fatto la prima mossa quella stessa mattina e stavano tentando di accordarsi sulle parti da recitare ma, visto che nessuna voleva accollarsi la seccatura di parlare di affari col Presidente, si stava rivelando piuttosto dura mettersi d'accordo.
- Sì... Ok... Non era quello che intendevo. Ma perché abbiamo bisogno di questa mascherata? Visto che in ogni caso dubito che ci facciano fare un giro turistico del palazzo -
- Infatti non sarà quello il nostro obbiettivo. É ovvio che non recupereremo Aeni oggi, questa messinscena serve solo a farci capire con chi abbiamo a che fare -
- Mah, io avrei optato per i vecchi classici metodi -
- Non possiamo entrare a spade sguainate come i pirati e dire "aargh, liberate la nostra compagna o ve ne faremo pentire". Sarebbe stupido... E mortalmente imbarazzante, dobbiamo conoscere il nemico meglio di quanto si conosca lui stesso, sapere in anticipo i loro piani e come si muoveranno, per questo i decriptatori e i microfoni -
- Va bene, va bene. Ma io non intendo rimanere nell'ufficio di quel pallone gonfiato! -
Con un enorme sospiro di rassegnazione, Hathor decise di "sacrificarsi per il bene comune" visto che s'intendeva abbastanza bene d'affari da capire almeno cosa fosse l'IVA (anche se la domanda era: ma esisteva in quel mondo?), mentre Katarina, sbuffando un po', avrebbe interpretato la parte della sua segretaria.

Una volta arrivate nella piazza principale, rimasero per qualche secondo a osservare il palazzo per poi prendere un respiro profondo ed entrare a testa alta.
Come prevedibile, anche solo l'entrata era enorme.
Una volta varcate le porte d'ingresso, proprio al centro del foyer c'era un pannello elettronico che indicava che reparto era adibito ogni piano e come raggiungerlo. Al centro della hall, disseminata di piante verdi, era sistemata una piccola reception, dove una giovane donna in tailleur blu scuro con la spilla rossa della ShinRa, parlava in modo concitato al telefono.
Ai lati della reception c'erano ben tre scale per parte: una con i classici scalini rivestiti di moquette blu e due scale mobili.
Subito dietro la reception, invece, era presente una zona shopping che esponeva tutti i vari prodotti della ShinRa, mentre degli schermi facevano vedere a rotazione diverse pubblicità della ShinRa.
Sopra l'area shopping era situata una saletta in cui era evidente ci fosse un bar per gli ospiti.
Quattro stendardi rossi riportanti il simbolo della ShinRa, erano sospesi sopra la reception e la hall, evidentemente costruita per dare un senso di impotenza a chiunque vi entrasse, permetteva di vedere bene i piani superiori almeno fino al decimo.
La hall era, fortunatamente, poco affollata: erano presenti solo un paio di persone che davano un'occhiata all'area shopping, mentre al bar erano seduti qualche dipendente. Al contrario, piani che si potevano scorgere dalla hall, erano brulicanti di vita, infatti era facile notare gli impiegati che camminavano freneticamente avanti e indietro.

Katarina e Hathor, che ormai avevano perso la baldanza con cui erano partite, si fermarono all'help desk fingendo di consultarlo.
- L'ufficio del Presidente è sicuramente all'ultimo piano -
- Beh dove ti aspettavi che fosse? Il vero problema è far bere la balla alla receptionist. Non so se riusciremo ad avere oggi l'appuntamento col Presidente  -
- Già, ma non possiamo tornare indietro e ripassare domani. Anche il più idiota tra gli idioti si accorgerebbe che qualcosa non va. Io voto per tentare, male che vada ci faremo dare un appuntamento per un altro giorno -
Hathor soppesò l'idea di Katarina.
- Forse non sarà necessario tornare domani. In fondo il piano prevede che siamo qui per affari, io direi di calcare su quell'aspetto. Quale ingordo uomo d'affari non vuole sentire una buona proposta? -
- Sì, ma ti ricordo che non abbiamo preparato questa fantomatica "buona proposta" da rifilare al Presidente -
- Non ti preoccupare. Qualcosa mi verrà in mente -
- Perfetto. Qualcosa tipo cosa? -
- Qualcosa. Dobbiamo andare alla reception perché la tipa ci sta guardando da un paio di minuti e fa un po' strano rimanere qui a parlare con aria cospiratrice -
Si avvicinarono alla reception con un sorriso che più falso non si poteva, ma la signorina dietro il bancone non sembrò darci troppo peso, ricambiando quel sorriso con un'altro altrettanto fittizio.
- Salve, signore. In cosa posso esservi utile? -
- Se dovessimo parlare con il Presidente è possibile farlo oggi o dobbiamo prendere un appuntamento per un'altro giorno? -
Hathor e Katarina si godettero l'espressione sconvolta della ragazza. Si riprese pochi secondi prima che Hathor le chiedesse se l'avesse colta una paresi facciale.
- Scusatemi, è raro che riceva questa richiesta. Se non sono indiscreta, di cosa vorreste discutere con il Presidente? -
- Affari. Abbiamo una proposta da fargli -
- Capisco. Se mi concedete qualche minuto, contatto la sua segretaria per sapere se il Presidente è nel suo ufficio e se è disposto a ricevervi -
- Prego. Faccia con comodo -

La ragazza si attaccò al telefono per qualche minuto. Dopo un po', vedendo che non riusciva a contattare la segretaria, invitò le due a sedersi al bistrot che stava di sopra, dicendo che le avrebbe avvisate non appena saputo se il Presidente poteva riceverle. Consegnò loro due tessere per le consumazioni gratis dicendo che, per gli ospiti del Presidente pagava la compagnia.
Hathor e Katarina si sedettero a un tavolo il più possibile appartato ordinando due caffè. Da lì si vedeva l'entrata e quei pochi dipendenti che andavano e venivano senza quasi guardarsi in faccia.
- Una volta devo aver avuto un incubo simile. Non rimpiango la mia scelta di essere diventata una killer professionista piuttosto che ridurmi a una scialba segretaria -
Hathor portò la sua attenzione a Katarina che guardava tutti quasi schifata.
- Penso che anche loro, se potessero, sceglierebbero una vita diversa. Dire sempre di sì e sorridere a un tiranno non deve essere facile -
- Oh sì, immagino quanto possa essere complicato rinunciare alla propria dignità in cambio di soldi e un posto migliore a teatro -
- Sono tutti vestiti degli stessi colori nero, grigio o marrone. Che allegria -
- É una cosa che ho notato anche io alla nostra prima gita in città. Nonostante i neon e le vistose insegne, questa città è povera di colori... -
- ... E di gioia di vivere. Sembra vadano tutti avanti per inerzia -
- Tipico delle metropoli -
Proprio in quel momento videro comparire in cima alle scale la receptionist che le cercava con lo sguardo. Le fecero segno e lei si avvicinò.
- La segretaria mi ha detto che il Presidente ShinRa è pronto a ricevervi. Al terzo piano troverete uno svincolo per gli ascensori, vi porterà fino al cinquantanovesimo piano, da lì ne prenderete un'altro per il settantesimo -
- Grazie -
Si avviarono su per le scale per raggiungere il terzo piano e al contempo non si perdevano nessun dettaglio, seppur minimo.
- Cosa ne pensi? -
- Penso che, una volta detto al Presidente ciò che bisogna, non sarà affatto uno scherzo uscire da qui. Il piano terra è pieno di telecamere a circuito chiuso e scommetto che è lo stesso per tutti i piani, anzi, più si sale più ce ne saranno -
Una volta entrate nell'ascensore non riuscirono più a parlare, grazie al via vai di impiegati. Li osservarono tutti accuratamente: mentre loro non le calcolavano nemmeno, tanto erano concentrati sui loro documenti o sui loro telefoni, potevano benissimo avere dei bazooka in mano e nessuno se ne sarebbe accorto.
Arrivarono al cinquantanovesimo piano per poi prendere l'altro ascensore.
La tensione cominciava a crescere.
La paura di essere scoperte e uccise prima ancora di chiedere qualcosa.
Nonostante facessero quel lavoro da anni, la paura del fallimento non era mai venuta meno.
Ai suoi allievi Hathor diceva "è la paura del fallimento che vi impedisce di fallire", ma in quel momento, con la vita della sua allieva come posta, la tensione e la paura li sentiva eccome.

Quando le porte dell'ascensore si aprirono si trovarono di fronte a quella che, presumibilmente, fosse la segretaria del Presidente. Una ragazza giovane, non doveva avere nemmeno trent'anni, vestita come di consuetudine con un tailleur blu scuro completo di spilla della ShinRa, décolleté nere, camicia bianca, crocchia e occhiali da vista. Un tipo ordinario anche nell'aspetto con i suoi capelli e occhi marroni e la carnagione chiara.
- Voi due siete le signore di cui mi hanno parlato, suppongo. Io sono Selene Cross, la segretaria personale del Presidente Shinra -
- Piacere, io sono Myra Thorne e lei la mia segretaria Elinor Seyes. Immagino ti abbiano anticipato perché siamo qui -
- Sì, certo. Seguitemi prego, il Presidente vi aspetta -
La moquette rossa posata in terra, i mobili pregiati e i quadri raffinati alle pareti rendevano quel piano più una galleria d'arte che un ufficio. In fondo a quello che sembrava un'interminabile corridoio, c'era una massiccia porta di legno finemente intagliata. Le pregò di attendere qualche secondo affinché potesse annunciarle al Presidente, per poi farle accomodare chiudendo la porta dietro di loro.
L'ufficio era enorme.
La moquette rossa del corridoio proseguiva anche all'interno dell'ufficio, costeggiato da lussuosi vasi contenenti piante verdi e ben curate posati su dei gradini illuminati debolmente con delle luci led. Subito in fondo, posta sopra due ampi gradini, c'era la scrivania disposta a ferro di cavallo del Presidente e alle sue spalle un'immensa vetrata che dava sulla città con il logo della compagnia stampato sopra.
Ed era proprio dietro la scrivania che il Presidente era seduto, impegnato a guardare dei documenti, ma non appena sentì la porta chiudersi alzò la testa mettendo i documenti accanto al computer che stava alla sua destra e alzandosi per stringere la mano alle due donne. 
- Signore, benvenute -
- Salve, signor Presidente. É un piacere conoscerla, sono Myra Thorne e lei la mia segretaria Elinor Seyes -
- Piacere. Vogliate scusarmi per avervi fatto attendere così tanto nel foyer, tuttavia non aspettavo ospiti per oggi e le procedure per prendere un appuntamento con me sono molto diverse rispetto a quelle seguite oggi -
- Ci scusiamo anche noi per questa improvvisata, tuttavia mi hanno insegnato che per discutere d'affari è necessario muoversi di persona, per questo sono venuta direttamente qui -
- Condivido il suo pensiero, signora. Posso offrirvi qualcosa da bere? Un tè? Vino? -
- Un tè andrà più che bene. Preferisco condurre gli affari a mente lucida, grazie -
- Molto bene. Selene? SELENE?! -
Al secondo urlo, la segretaria rispose al telefono.
- Sì, signor Presidente? -
- Porta alle nostre ospiti il miglior tè che abbiamo -
- Subito -
- É una ragazza adorabile -
- É ancora inesperta, l'ho appena assunta. Allora, ditemi pure -
- Arriverò subito al sodo: di recente i laboratori hanno scoperto una cosa molto interessante, manipolando le molecole è possibile creare un tessuto antiproiettile, tuttavia, perché sia efficace più di una volta deve essere rinforzato con altro -
- Parla del mako? -
- Precisamente -
Appena si accorse che Selene era rientrata nell'ufficio interruppe il discorso per permetterle di poggiare comodamente il vassoio in fine argento sulla scrivania del Presidente. Una volta fatto la ragazza, un po' tremante, si ritirò di buon ordine con un lieve inchino ai presenti.
- Prego, signore -
Ringraziando, presero una tazzina a testa e un dolcetto al cocco.
- Lei non ci fa compagnia? -
- No, grazie. Non sono tipo da tè -
Infatti, si versò una generosa quantità di vino rosso in un calice per poi cominciare a sorseggiarlo lentamente.

Katarina li osservava.
Sembravano due pitbull che si stavano studiando per scoprire in che punto fosse meglio azzannare l'altro.
Decise che avrebbe tagliato la corda il prima possibile da quel dannatissimo ufficio, non voleva stare lì ad assistere a quei discorsi altisonanti grondanti finta melassa.
Trovò la sua occasione pochi minuti dopo aver finito il thè, quando la sua vescica reclamò il bagno.
- Scusatemi molto ma, dovrei andare in bagno. Dove..? -
- Oh sicuro. La faccio accompagnare da Selene -
Richiamò la segretaria ordinandole di accompagnarla in bagno. Seguì la ragazza fuori dall'ufficio, fino all'ascensore capendo che, curiosamente e fortunatamente, il bagno non c'era su quel piano. Questo dettaglio le avrebbe facilitato il lavoro, altrimenti sarebbe stata dura spiegare come mai si trovava a zonzo nei piani alti della ShinRa.
Per rompere un po' il ghiaccio, decise di domandare alla segretaria.
- Immagino che il bagno presente al settantesimo piano sia privato, vero? -
- In effetti sì. É riservato solo al Presidente -
- Perdona l'invadenza della domanda, ma se tu dovessi avere un urgenza? -
- Dovrei comunque scendere al sessantaseiesimo piano, dove stiamo andando ora. Il bagno del Presidente è offlimits per tutti i dipendenti -
- Non oso immaginare durante il ciclo cosa ti tocchi fare -
La segretaria, evidentemente più timida di Katarina, arrossì per il commento rispondendole comunque cortesemente.
- Normalmente mi fermo in bagno la mattina quando arrivo, in pausa pranzo e prima di tornare a casa. E bevo pochi liquidi durante l'orario di lavoro -
Quando arrivarono al piano, la prima cosa che Katarina notò fu che era decisamente più caotico. Infatti, come le spiegò Selene, su quel piano c'erano gli uffici dei vari dirigenti, dei loro segretari e assistenti.
Mentre Selene le spiegava un po' come funzionava, una donna bionda uscì da un ufficio alla destra di Selene dandole una spallata. La bionda proseguì come se nulla fosse successo, anzi, addirittura la ragazza si scusò con la donna che probabilmente finse di non sentirla.
A quel palese atto di arroganza e maleducazione, lo spirito giustiziero di Katarina ribollì di rabbia.
- Mi scusi, penso che abbia urtato la ragazza. Potrebbe almeno scusarsi, non le pare? -
Come se avesse urlato le peggiori parolacce presenti nel suo vocabolario, piuttosto fornito tra l'altro, tutte le persone che giravano per il piano si fermarono osservando la scena quasi paralizzati.
A rallentatore, la donna si fermò e si girò verso di loro.
Lo sguardo carico di disprezzo nei suoi occhi, e il fatto che Selene le stesse praticamente bloccando la circolazione al braccio nel tentativo di farla desistere, la obbligarono a ingoiare il rospo e tacere.
- Mi spiace, devo essermi sbagliata -
La donna non disse nulla, semplicemente la squadrò dall'alto in basso e, senza dire nulla, si girò proseguendo per la sua strada. Solo allora il via vai dei vari uffici ricominciò. Katarina poté sentire molti degli impiegati commentare l'accaduto.
- La ringrazio per non aver detto nulla -
- Sono tutti così gentili da queste parti? E poi chi diavolo è? -
- Si chiama Scarlet. Dirige il dipartimento di sviluppo armi. Diciamo che l'educazione non è uno dei punti forti qui. Sono i dirigenti e il Presidente a decidere. So che il Presidente ha avuto due segretarie prima di me: con una ha avuto un figlio illegittimo, l'altra amava curiosare fra i documenti e un giorno è sparita -
- Fantastico -
- Purtroppo non abbiamo molta scelta. Il 98% delle persone che risiedono qui nella città alta lavorano alla ShinRa e il restante 2% ha familiari che ci lavorano. O sottostai a certe condizioni, oppure prendi posto nei bassifondi e ci rimani -
- É uno schifo -
La segretaria forzò un sorriso.
- Comunque questo è il bagno. L'aspetto fuori -
- Non preoccuparti, ricordo la strada. Posso tornare da sola  -
- Ma... -
- insisto. Scommetto che hai cose molto più produttive da sbrigare piuttosto che farmi da balia. Vai pure, se mi perdo chiederò a qualcuno -
La segretaria tentennò ancora qualche momento, prima di annuire e tornare verso gli ascensori.
Una volta assicuratasi che la segretaria fosse davvero andata via, fece quello che doveva fare in bagno, dato che ci doveva andare per davvero, dopodichè diede un'occhiata all'antibagno dove c'erano i lavandini. Fortunatamente quella sezione era in comune sia col bagno delle donne che con quello degli uomini e sapeva bene che se c'era un posto dove le persone si confidavano e lamentavano era proprio il bagno.
Piazzò un paio di microfoni sotto ai lavandini e uscì.
Proseguì piazzando decriptatori e microfoni per tutto il piano, dove poteva, per poi ripetere l'operazione su tutti gli altri piani fino al settantesimo, e il fatto che gli impiegati fossero tutti occupati da curarsi di lei, giocò a suo favore.

Quando Katarina la lasciò a parlare con il Presidente, Hathor era già pronta a sfoderare la sua migliore faccia da culo, imparata in tutti gli anni che era regina, per fargli bere quella stronzata che si era inventata. Gliel'avevano spiegato molto bene i suoi insegnanti di etichetta a palazzo: mai lasciar trasparire emozioni dal viso, bisogna essere cortesi e gentili ma sempre insondabili.
Non avrebbe mai pensato che ciò che aveva appreso durante quelle noiose e lunghissime lezioni, le sarebbe stato utile in una situazione del genere.
Si appuntò mentalmente di mandare una lettera di ringraziamento ai suoi insegnanti.
Se erano ancora vivi dopo l'invasione di Niflheim.
Aveva cominciato illustrando dei dettagli inventati di sana pianta e spacciati per i dieci comandamenti, con sua somma sorpresa, aveva addirittura notato dell'interesse da parte del Presidente.
Quando terminò il suo discorso, bevve un'altro sorso di tè ormai completamente freddo, mentre il Presidente pensava a ciò che gli aveva detto. In quella pausa dalle trattative, Hathor, si mise a fissare fuori dall'immensa vetrata pensando a come poteva stare Aeni, fino a che il Presidente stesso non interruppe il flusso dei suoi pensieri.
- Noto che le piace la vista che c'è da qui, signora -
- Lo ammetto, sì. É davvero incantevole -
Il Presidente si girò con la sedia verso la vetrata dandole le spalle.
- La miglior vista di Midgar -
In quel momento decise che avrebbe lanciato l'amo, incurante del fatto che probabilmente il Presidente le aveva offerto l'occasione di proposito. In fondo, era lì per quello.
- Ho sentito che ci sono stati dei problemi un paio di giorni fa. Gli abitanti parlavano di una stella caduta -
Il Presidente si bloccò girandosi immediatamente verso di lei.
- Le persone hanno bisogno di avere sempre qualcosa su cui spettegolare. Nulla di quello che le è stato raccontato è vero, e comunque, tutto è già stato risolto -
Un lieve sorriso piegò le labbra di Hathor.
- Allora qualcosa è successo. Cosa era? -
- Lei ha frainteso, signora. Volevo dire che ho mandato i miei uomini a controllare, ma non c'era nulla di anomalo -
Era un notevole bugiardo. Non si meravigliava del fatto che avesse in mano quel mondo, era molto abile a mentire e a rigirare la frittata a suo vantaggio. Ma ora non era proprio il momento di lodare le sue capacità, doveva dilatare il più possibile i tempi per permettere Katarina di piazzare quanti più decriptatori e microfoni poteva e carpirgli informazioni.
- Capisco, la mia era pura curiosità. Sa, ero già in città quando è successo e mi aveva parecchio incuriosita. Se insieme a quella luce fosse arrivato anche qualcosa, mi sarebbe piaciuto poterlo studiare -
Hathor cominciò a fissarlo negli occhi, ma quell'uomo non tradiva la minima insicurezza. Poi, di colpo, si poggiò allo schienale della sedia e aspirò profondamente dal suo sigaro per poi posarlo ancora acceso, nel posacenere alla sua destra.
Hathor capì che stavano arrivando alla resa dei conti, ma ciò che le chiese il Presidente la fece vacillare.
- Sa, signora, non mi ha ancora detto da dove viene -
- Come, prego? -
- Sì, non mi ha detto dove sono i vostri laboratori e da dove venite. Da Junon, forse? -
Hathor cominciò ad essere visibilmente in difficoltà non avevano preparato quella parte, mentre il sorriso sadico sul volto del Presidente si allargava sempre di più.
- Poteva essere interessante, ma devo rifiutare la sua proposta. E ora gradirei sapere i vostri reali piani -
- Che intende? -
- É chiaro che sapete della ragazza che ho trovato, quindi vorrei sapere cosa rappresenta lei per voi -
Non poteva dirgli chi erano in realtà lei, Aeni e Katarina o avrebbe trovato un modo per ricattarle con la vita della sua allieva. Non che non potesse farlo comunque, ma rivelargli tutto quanto non era decisamente l'idea migliore, quindi decise di continuare a giocare la carta della "donna d'affari".
- La ragazza è un prodotto della mia equipe. Immagino che avete trovato ciò che c'è nelle sue vene, il sangue nero. Quel sangue è un prodotto sintetico, realizzato utilizzando il mio DNA e possiede delle caratteristiche particolari, di cui sono sicura siete già al corrente -
Una menzogna con in mezzo delle sane mezze verità, il tutto senza scoprirsi troppo.
- Quindi è una vostra proprietà -
- Esattamente -
- Beh, non importa più perché ora è mia e i miei laboratori la stanno studiando. Quindi, per poterci lasciare nel migliore dei modi, vi chiederei di consegnare tutto il materiale che avete su quella ricerca. Da oggi mi appartiene -
Hathor non poté fare a meno di sorridere della prepotenza del Presidente. Era chiaro che i soldi e il potere che ne derivava gli avevano dato alla testa, era convinto di poter aver tutto e che tutto gli fosse dovuto.
- Lo trova divertente -
- Quello che trovo divertente è che lei sia così sicuro che lo farò senza opporre resistenza. Non sarà così facile per voi -
Hathor si alzò dalla sedia e guardò il Presidente dall'alto in basso con sufficienza.
- Speravo di poter risolvere tutto con una chiacchierata e una stretta di mano. Evidentemente le cose non vanno sempre come previsto, peccato. Non si preoccupi ci vedremo ancora, ma i toni delle future conversazioni saranno ben diversi -
Fu il turno del Presidente di sorridere.
- Mi spiace, signora, ma temo che voi e la vostra segretaria non possiate andare molto lontano. Credo che approfitterete della mia ospitalità per un bel po' di tempo ancora -

Katarina stava scaricando su una chiavetta USB, dei documenti dal computer della segretaria del Presidente. Lanciò uno sguardo alla ragazza che, dopo averle fatto perdere i sensi con un forte pugno allo stomaco, era ancora incosciente sul divanetto dove l'aveva poggiata. Le era dispiaciuto doverla colpire, ma stava per dare l'allarme.
Tuttavia, questo suo accorgimento fu inutile visto che proprio in quel momento suonò l'allarme. Si affacciò sul corridoio per poi vedere Hathor correre fuori dall'ufficio del Presidente come se avesse il diavolo alle calcagna, passandole davanti senza nemmeno accorgersi che era nell'ufficio della segretaria.
Poco dopo sentì l'auricolare vibrarle nella tasca interna della giacca, con un lieve sorriso, lo prese e rispose.
- É stato davvero interessante vedere una sessantenne correre via stile Usain Bolt -
- Fai poco la spiritosa, non mi ero accorta che il Presidente stava per dare l'allarme; l'ho steso in fretta e me ne sono andata via, visto che la porta dell'ufficio era blindata -
- Capito -
- Tu piuttosto dove sei? -
- Strano che tu me lo chieda, mi sei passata davanti e manco mi hai vista, alla faccia dei sensi superpotenziati. Sono alla scrivania della segretaria del Presidente, di fianco alla porta d'entrata del suo ufficio -
Silenzio imbarazzato dall'altra parte.
- Sul serio? -
- Già. Comunque ora non importa, piuttosto, ormai avranno già allertato tutte le guardie possibili e immaginabili che staranno controllando le uscite, come facciamo? -
- Penso che dovremo fare ognuna per sé, sarà difficile beccarci lungo la strada... -
- Specie perché nemmeno mi hai vista ed ero praticamente al tuo fianco -
- Piantala! Ci vediamo direttamente all'hotel e lì penseremo a cosa fare d'ora in poi -
- Va bene, ci vediamo all'hotel -
Chiusa la conversazione, Katarina, si ritrovò a dover studiare un piano di fuga su due piedi. Certo le alternative non erano molte: bisognava solo scendere senza farsi uccidere.
Una bazzecola.
In quel momento sentì l'ascensore arrivare al piano.
Si nascose in fretta dietro la scrivania, ma riuscì comunque a vedere circa una dozzina di uomini e donne vestiti con un completo giacca e cravatta nero precipitarsi alla porta dell'ufficio del Presidente. Potevano benissimo essere dei semplici impiegati, ma tra il fucile in mano a una bionda e due pistole in mano a un'altro tizio, era piuttosto chiaro che non lo erano.
Decise, quindi, che avrebbe aspettato che se ne andassero per poi assumere l'aspetto di una guardia semplice per potersene andare senza troppa fatica.

Settore 1, Hotel Four Seasons
h 22:05

Erano andate alla ShinRa quella mattina, eppure stava ancora aspettando che Katarina tornasse. Non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che fosse stata catturata. 
Le avevano fatto notare molto spesso che aveva manie di controllo, specie quando dirigeva un'operazione, doveva sapere esattamente cosa succedeva o dava di matto.
Proprio nel momento in cui pensava che o si calmava oppure avrebbe fatto il solco nel pavimento a furia di camminare avanti e indietro, sentì la porta della suite aprirsi per rivelare una Katarina, o meglio il suo aspetto da segretaria, con il fiatone e qualche graffio sul viso.
- Cominciavo seriamente a preoccuparmi, credevo avessero preso anche te -
- No... Non... Ci sono riusciti per poco -
- Cosa è successo? -
Katarina si avvicinò al divano per lasciarsi cadere e togliersi il cerotto muta forma. 
- Ho dovuto faticare un po' per andarmene da quel dannatissimo palazzo. Quando ho chiuso la conversazione con te sono arrivati quelli che immagino siano i Turks, per assicurarsi che il Presidente stesse bene e se ne sono andati dopo un sacco di tempo. Ho preso l'aspetto di un fante, e mi hanno incastrata con un giro di ronda per il palazzo, che tra parentesi è enorme, ma sono comunque riuscita a piazzare altri microfoni e decriptatori. Una volta che sono riuscita a scappare, dei SOLDIER si sono accorti di chissà che dettaglio e ho faticato non poco a togliermeli di torno. Comunque è bene che ce ne andiamo da qui, e alla svelta anche -
Hathor le si sedette a fianco mentre le porgeva un bicchiere di acqua che bevve in poco tempo.
- Durante il giro di ronda hai visto qualcosa di utile o interessante? -
- A parte il fatto che molto probabilmente le donne delle pulizie impazziscano per pulire tutto? Beh sì. Al quarantaseiesimo piano c'è una sala controllo. Si vedono tutte le telecamere della città e del palazzo, ma è strettamente sorvegliata da due fanti armati e almeno un'altro all'interno che controlla tutto quanto -
- Questo potrebbe essere interessante. Tuttavia ne parleremo meglio nel nuovo alloggio nel settore 8. Ho trovato un delizioso motel e ho chiesto se avevano un paio di camere -
- Come ci sei finita nel settore 8? -
- Beh diciamo che anche io ho dovuto togliermi dai piedi alcuni insetti prima di riuscire a tornare, così ho fatto un giro turistico per deviare i fanti -
- Vuol dire che ti sei persa -
Hathor arrossì quasi impercettibilmente, ma quando parlò l'imbarazzo era chiaro nel suo tono.
- Che? No, non mi sono persa, ho dovuto liberarmi di alcuni fanti -
- Va bene, quando ci aspettano al motel? -
- In realtà ci aspettavano un'ora fa, meglio preparare le valigie e andare a disdire le camere -
- Ricordandomi di quanto è stata gentile la receptionist l'altro ieri, dubito che recupereremo la caparra -

ShinRa Building, piano 48
h 11:33

Inutile dire che la notizia delle due donne che si erano introdotte alla ShinRa si espanse a macchia d'olio. Anche se , fortunatamente, il tutto rimase circoscritto all'interno del palazzo e anche lì solo pochi lo sapevano., il resto pensava che l'allarme fosse scattato per un'esercitazione per i fanti.
Il Presidente, i dirigenti, i Turk e i pochi fanti coinvolti erano gli unici a sapere come erano andate esattamente le cose. Ai SOLDIER fu semplicemente detto che c'era stata una fuga di notizie, ma che la cosa era stata arginata e li avevano messi in compagnia dei fanti a controllare l'intero palazzo.

Il gruppo di fanti coinvolto, aveva reso noto che avevano seguito una delle due fino alla ferrovia del settore 1, dopodiché ne avevano perso le tracce.
Da lì poteva essere andata in qualunque direzione: poteva aver preso il treno ed essere andata nel settore 8, o nel 5 oppure nei bassifondi, o ancora poteva averli depistati ed essere rimasta sopra il piatto.
Le variabili erano troppe, per questo chiesero il permesso di rientrare.
Tuttavia, appena rientrati, il capo del dipartimento per la sicurezza, Heidegger, li aspettava per avere il rapporto completo di quanto era avvenuto.
Heidegger era uno di quegli uomini che non amava perdere, anzi, non ammetteva nessun tipo di errore specialmente i suoi. Era stato uno dei primi a credere e a investire nella compagnia quando tutti gli altri la snobbavano. Il tempo gli aveva dato ragione: tutti quelli che avevano messo i bastoni tra le ruote alla ShinRa quando stava nascendo erano o morti o languivano nelle prigioni e nei bassifondi.
- Rapporto -
- Abbiamo seguito una delle due intruse fino alla stazione del settore 1, dopodiché è sparita. Non abbiamo idea di dove sia andata -
- L'avete persa???!!! E io che diavolo dico al Presidente, ora??!! Che degli incapaci l'hanno persa??!! -
Nel momento in cui alzò la voce, alcuni fanti incassarono la testa nelle spalle come i bambini quando commettono qualche marachella. In parte se l'aspettavano, tuttavia nessuno si mosse dal suo posto, nemmeno quando Heidegger atterrò il fante che gli aveva fatto rapporto con un pugno in faccia, spaccandogli il naso e il labbro inferiore.
Era già pronto a caricare un altro pugno al fante successivo, quando un'imperiosa voce maschile lo fermò.
- Tutto questo non è necessario -
Heidegger si voltò lentamente verso l'entrata della stanza, forse per poter dare la possibilità all'interlocutore di rettificare quanto aveva appena detto.
- E voi che ci fate qui? Non eravate col Presidente? -
Si rivolse sgarbatamente ai due uomini in completo nero, ma entrambi non fecero neanche una piega. Questo lo mandò in bestia, ma ciò che disse in seguito il più anziano, lo fece arrabbiare di più.
- Sì, eravamo col Presidente. Ma visto che le due donne sono riuscite a fuggire dal palazzo seminando i fanti, il Presidente ha ritenuto più opportuno che ci concentrassimo sulla loro cattura. Infatti, sono venuto qui per comunicarle i suoi ordini: da ora, il compito di catturarle passa a noi Turks, se e quando ne avremo bisogno richiederemo supporto alle sue truppe. Inoltre, chiediamo ai fanti coinvolti di non fare parola della vicenda, ancora meglio sarebbe che se ne dimenticassero e facessero finta che tutto questo non sia mai successo. Il Presidente vuole mettere a tacere in fretta tutte le possibili chiacchiere sulla vicenda, la cosa verrà passata come un'incursione dei soldati di Wutai e chiede ai fanti di spargere questa voce  -
Videro chiaramente il volto di Heidegger farsi paonazzo; in poche parole gli avevano comunicato che doveva farsi da parte e senza troppe storie.
Quella era l'ultima cosa che voleva fare.
Quando cominciava qualcosa voleva sempre e comunque finirla. A quanto pare non in quel caso.
- Che cos... ? -
- Questo è quanto. Non siamo tenuti a discutere gli ordini con lei, se desidera maggiori delucidazioni al riguardo, si rivolga al Presidente in persona. Noi ora abbiamo da fare -
Senza nemmeno aspettare una qualsiasi reazione, i due uomini si voltarono e si diressero verso l'ascensore che li avrebbe portati al quarantaseiesimo piano: il quartier generale dei Turks.

Senza parlare percorsero il corridoio che li avrebbe portati alla sala meeting dove i restanti Turks erano già riuniti.
Prima di parlare, Veld fece segno a Tseng di mostrare sullo schermo dei computer posti davanti a ogni Turks le foto delle due donne.
- Come già saprete queste due donne sono riuscite ad arrivare fino a Presidente. Presentandosi come sedicenti donne d'affari, hanno ottenuto un appuntamento direttamente al settantesimo piano e hanno affermato una sorta di proprietà sulla ragazza che è stata presa in custodia tre giorni fa da Reno e Rude. L'ordine è una caccia all'uomo pura e semplice: dobbiamo trovarle e catturarle. Il Presidente deciderà poi cosa farne. Quindi, per ora, non vanno uccise -
- Non sarà troppo complicato, insomma sono una vecchia e una ragazza. Che problemi potrebbero darci? -
Era evidente che fosse appena arrivato, ancora non aveva imparato ad ascoltare prima di parlare e soprattutto a non sottovalutare ogni situazione. Con un tono parecchio seccato gli rispose una ragazza da corti capelli biondi, ma con più esperienza nel settore.
- Ti ricordo che queste due donne hanno fregato tutti i fanti, alcuni SOLDIER e lo stesso Presidente. Non le conosciamo, non sappiamo cosa aspettarci e sottovalutare la situazione è una possibilità che non possiamo concederci -
L'occhiata che le rivolse il Turk dai capelli ramati non fu delle più amichevoli e la diceva lunga su come la pensasse. La bionda finse di non vederlo e continuò a parlare rivolgendosi direttamente a Veld.
- Abbiamo qualche indicazione su dove trovarle? -
- Ottima domanda Emma: non sappiamo nulla di loro, tanto meno dove cercarle. Quindi, dovremo estendere la ricerca a tutta la città -
Quella frase provocò nuovamente la reazione di Alvis e del super pigro Reno.
- COSA???!! DOVREMO SETACCIARE TUTTA LA CITTÀ?? PERCHÉ NON TUTTO IL MONDO A QUESTO PUNTO???!! -
Veld alzò una mano per invocare il silenzio, cosa che ottenne all'istante.
- Hai ragione, Alvis, ma per ora cercheremo le loro tracce in città, poi se il caso lo richiede, anche in tutto il mondo. Tuttavia in quel frangente cercherò il supporto dei fanti e dei SOLDIER, ma solo e unicamente in quel caso. La questione è in mano nostra e il Presidente esige il massimo riserbo sulla questione -
- In pratica non si deve venire a sapere che due donne da sole hanno eluso la ferrea sorveglianza della ShinRa arrivando facilmente al Presidente e che altrettanto facilmente sono scappate -
Veld annuì in direzione di Emma.
- Esattamente. Quindi vi dividerete i vari settori e comincerete a cercare. Verso mezzanotte vi rivoglio qui per fare il punto della situazione -
Tutti i Turks annuirono alzandosi dal tavolo, consapevoli che quella caccia all'uomo aveva fatto guadagnare a tutti una notte in bianco.

Settore 8, Motel Icecap
h 22:56

Come previsto il proprietario del motel non era stato molto contento di ricevere ospiti a quell'orario assurdo ma, dopo avergli pagato la stanza per due settimane in anticipo e con la promessa che se avessero dovuto andarsene prima poteva tenere il denaro, si rivelò essere molto più gentile e accondiscendente.
Certo le camere non erano lussuose come quelle dell'hotel, tuttavia erano pulite e le lenzuola erano fresche di lavatrice. Inoltre erano comunicanti tra di loro.
Dopo essersi sistemate, fecero tavola rotonda in camera di Hathor per scambiarsi le informazioni su ciò che avevano scoperto durante l'indagine alla ShinRa.
- Dal Presidente che notizie? -
- Intanto riconfermo che Aeni è in mano loro. Mi ha fatto intendere che è nei loro laboratori e che hanno trovato il sangue nero, tuttavia ancora non sanno cosa sia esattamente e tanto meno lo sanno usare -
- Durante il giro turistico verso i bagni, la segretaria mi ha spiegato come funziona l'azienda: il Presidente gestisce la baracca e gli da il nome, ma ci sono altri cinque dirigenti che gestiscono vari dipartimenti, mi ha anche un po' spiegato che personaggi sono e non ne aveva una buona opinione. Ho avuto occasione di vederne anche uno: una bionda che sembra uscita da un bordello, tuttavia le carte che aveva con sé erano interessanti -
- Ovvero? -
- Avevano tutta l'aria di essere progetti per armi avanzate -
- Perfetto, la cosa si fa sempre più divertente -
Hathor si prese qualche momento per riflettere, tuttavia Katarina ancora non aveva finito.
- Comunque sono riuscita a piazzare tutti i decriptatori e i microfoni che avevamo, il computer sta scaricando e registrando tutto -
- Il pc? E da dove l'hai preso? -
- Era pericoloso lasciarlo nell'altro hotel, se l'avessero controllato vi avrebbero trovato tutto quanto, insieme alla posizione di tutti i microfoni e decriptatori. Non ho avuto scelta, e poi non penso che abbiamo tempo e soldi per andare a comprarne uno -
- Va bene, va bene. Altro? -
- Mentre passavo in rassegna i piani sono passata anche dal sessantasettesimo e sessantottesimo piano. Sono completamente blindati, servono delle tessere magnetiche per poterci accedere -
- E scommetto che non tutti i dipendenti della ShinRa hanno l'autorizzazione per entrarci -
- Pensi sia lì che tengono Aeni? -
- É più che probabile, ma dobbiamo esserne sicure -
Hathor si alzò andando alla finestra. Anche se erano più lontane, il palazzo della ShinRa sembrava ancora spaventosamente vicino.
- A cosa pensi? -
Rimase in silenzio per qualche minuto prima di darle una risposta che mai si sarebbe aspettata.
- Non mi aspettavo tutti questi problemi per riportarla a casa -
- Ti senti ancora in colpa, vero? -
Nessuna risposta, ma a Katarina fu chiaro che ci aveva preso.
- Tu avevi avvertito Aeni di non assistere alla cerimonia, che non le era consentito. Lei ti ha disubbidito ed è stata catturata da Dio sa cosa, in tutto questo io non vedo le colpe che dici di avere -
- Avrei dovuto impormi di più -
Katarina si alzò, avvicinandosi ad Hathor. Non la abbracciò e nemmeno le mise una mano sulla spalla, Katarina non era tipo da contatto fisico, sapeva che solo starle accanto le dava il sostegno che silenziosamente Hathor chiedeva.
- Non puoi cambiare ciò che è successo, l'unica cosa che possiamo fare ora è riportare indietro Aeni il prima possibile. E, tanto per alleggerire la situazione, dobbiamo assolutamente farci venire una buona idea perché, violazione della privacy a parte, non so a cosa ci possano servire i file della ShinRa -
- A un cazzo, ci serviranno. Non sappiamo muoverci per la città, non sappiamo dove poterci nascondere in caso di necessità, non sappiamo chi ci possa coprire o di chi fidarci e, ultimo ma non meno importante, non abbiamo la più pallida idea di cosa farà Shinra ora che siamo venute allo scoperto -
- Bello sapere quante cose non sappiamo... -
Lo sguardo torvo che Hathor riservò a Katarina le fece comprendere che non era proprio il momento di fare le brillanti.
- Ora come ora possiamo solo aspettare. Quindi, stare vicino alla finestra cercando l'illuminazione divina, non ti servirà. Meglio dormire -
Hathor annuì semplicemente, persa ancora nei suoi pensieri e a stento sentì Katarina darle la buonanotte.

Non riuscirono a dormire per molto tempo.
Intorno a mezzanotte furono svegliate, come sicuramente tutta la città, da una forte esplosione.
Rapidamente si avvicinarono alle finestre presenti nelle rispettive stanze. Una colonna di fumo nero si levava da dietro l'hotel dove erano rimaste per due giorni.
Pochi minuti dopo Katarina aprì la porta che metteva in contatto le due stanze.
- Pensi che abbiano capito dove stavamo prima? -
- No, il fumo non viene dall'hotel. Tu torna pure a dormire, io vado a fare un giro -
Katarina sapeva che quel "giro" l'avrebbe sicuramente portata nel settore 1.
- Va bene, ma stai attenta e chiamami in caso avessi bisogno -
Hathor annuì senza quasi prestarle ascolto. Si praticò un taglietto alla nuca dove, prima che la ferita le si richiudesse, applicò il cerotto muta forma adottando lo stesso aspetto di quando era andata da Shinra.
Sapeva che, molto probabilmente, ci sarebbe stato qualcuno che controllava le operazioni di salvataggio dei possibili superstiti e che sicuramente l'avrebbero notata. Voleva carpire quante più informazioni possibili da quella persona.

Settore 5 bassifondi, Wall Market Pub
h 00:01

Erano in pausa.
Prima di fare un avvilente rapporto a Veld si fermarono al loro solito pub a bere qualcosa. Forse per trovare sul fondo del bicchiere il coraggio di dire al capo che non avevano trovato la minima traccia di quelle due donne.
Nessuno parlava, tutti stavano pensando.
Come potevano essere sparite nel nulla? Quasi nessuno era riuscito a notarle quando erano uscite dal palazzo. Emma e Judet avevano analizzato scrupolosamente i video della sorveglianza del palazzo: ne avevano visto una entrare nell'ascensore e scomparire nella ripresa successiva, anzi, stando a ciò che aveva ripreso la telecamera sembrava che nemmeno fosse uscita. Tuttavia doveva essersene andata in qualche modo, perché dei SOLDIER di terza classe l'avevano beccata appena fuori dalle porte d'entrata del palazzo e poi li aveva portati a spasso per la città come cagnolini. Mentre l'altra non era proprio stata inquadrata, ma dei fanti che stavano di ronda nel settore 1 l'avevano notata e seguita per quasi tutto il settore, per poi perderla nei pressi della stazione.
- Chi lo dirà a Veld? -
A rompere il silenzio fu la nuova recluta Turk: Alvis, era con loro da poco più di un mese dopo che era stato beccato da Reno mentre tentava di rubare una moto dal garage della ShinRa. Normalmente l'avrebbero sbattuto in prigione e gettato via la chiave, ma Veld aveva visto del potenziale in lui e aveva interceduto per lui con il Presidente affinché entrasse nel corpo.
- Io lo farei dire a te dato che hai parlato, novellino -
Alvis si girò quasi con un gesto meccanico verso Reno lanciandogli un'occhiataccia che il rosso non registrò minimamente, mentre alcuni Turks nascondevano il leggero sorriso dietro al bicchiere.
Alvis tentò di rispondergli con una delle sue battute più cattive, ma non fece ora ad aprire la bocca.
Un boato tremendo fece tremare i bicchieri sui tavoli e fece cadere delle bottiglie di liquore dal bancone del bar. I Turks si precipitarono fuori dal locale per guardarsi intorno. Tempo cinque secondi e il cellulare di Reno squillò.
Rimase al telefono due minuti contati per poi girarsi verso i colleghi e spiegare in fretta l'accaduto.
- Il reattore del settore 1 è stato fatto saltare con una bomba. Il capo vuole che sospendiamo la ricerca di quelle due e che andiamo a controllare -
Gli altri annuirono in risposta e lo seguirono fino al reattore dove trovarono un vero inferno.
Alcuni fanti venivano curati sul posto, oppure portati via in barella da alcuni esponenti del Dipartimento Scientifico, mentre altri che erano giunti in supporto aiutavano a tirare fuori i corpi dei loro commilitoni da sotto le macerie.
I Turks per un momento rimasero impalati indecisi su cosa fare, poi Reno fece avvicinare il fante che dirigeva le operazioni con un gesto della mano.
- Signore! -
- Che diavolo è successo? -
- Una bomba ha fatto esplodere il reattore -
- Davvero? Non lo sapevo -
- Beh... Ecco... -
Vedendo il fante in difficoltà, Emma corse involontariamente in suo aiuto.
- Ci sono degli indizi su chi possa essere stato? -
- Nessuno, signora, ma stiamo ancora cercando. Al momento la nostra priorità è estrarre i fanti che erano di guardia all'interno del reattore -
 Proprio in quel momento un fante corse verso di loro con un foglio in mano. Il fante stava per consegnarlo al suo capo quando Reno glielo strappò dalle mani con "grazie" canzonatorio.
Si ritrovò a fissare un foglio rosso bruciacchiato con disegnato in bianco un teschio stilizzato con ossa incrociate e una A. Girò il foglio e dietro c'era scritta una sola parola. AVALANCHE.
- Non sembra un volantino promozionale di un nuovo bar di Midgar -
La battuta ironica della bionda Emma strappò un sorrisino a Reno che annuì in risposta.
- Direi proprio che è la firma di chi ha fatto saltare il reattore -
- Gli oppositori della ShinRa non sono mai mancati, ecco perché ci siamo noi -
Mentre il resto dei Turks esaminava il foglio, Alvis si stava guardando intorno in cerca di qualsiasi tipo di indizio. Nel preciso momento in cui alzò lo sguardo sulla folla di curiosi che era accorsa a vedere il disastro, riconobbe un volto conosciuto.
Era lì, una delle due donne che dovevano catturare, fissava il reattore oramai ridotto a un cumulo di macerie, sembrava che nemmeno si fosse accorta della loro presenza. Tuttavia, non appena si accorse di uno sguardo insistente su di sé si girò, lo fissò per pochi secondi per poi girare sui tacchi e andarsene.
Alvis avvertì immediatamente gli altri Turks; spesero diverso tempo a cercarla tra la folla e nei vicoli vicini, ma si era come volatilizzata.
- Accidenti! Se n'è andata -
Alvis, dalla rabbia, diede un calcio a una lattina che rimbalzò sul muro e quasi centrò Freyra che non gli risparmiò un'occhiataccia, ma venne liquidata con un'alzata di spalle del ragazzo.
- Mi sembra chiaro che è sparita. Deve aver sentito l'esplosione ed è venuta a vedere cosa è successo, nulla di più -
- Cosa ti fa pensare che non sia stata lei a far saltare il reattore? -
- Non avrebbe sprecato il tempo di farsi dare un appuntamento col Presidente. É molto chiaro ciò che vuole: la ragazza. Se avesse voluto arrecare qualsiasi tipo di danno non sarebbe venuta fino al quartier generale per poi filarsela senza aver ucciso il Presidente, e ne avrebbe avuto l'occasione, dopotutto sono rimasti da soli per diverso tempo. No, quelli che hanno fatto saltare il reattore sono stati degli altri -
La teoria di Emma convinse tutti quanti, purtroppo non potevano nemmeno dedurre da dove poteva essere arrivata, visto che l'esplosione si era sentita benissimo anche nei bassifondi.
Erano di nuovo a punto e a capo.

Settore 7 bassifondi, 7th Heaven
h 02:03

La prima missione era stata un successo.
Stavano tutti festeggiando al bar di Tifa. Tutti eccetto lui.
Certo, aveva un bel bicchiere di liquore in mano da cui aveva già bevuto qualche sorso, ma la verità è che era preoccupato.
Da quando aveva lasciato le file della ShinRa aveva cominciato a lavorare come mercenario, non riusciva più a rimanere nella fanteria semplice perché gli ricordava costantemente il fatto di non essere riuscito a superare il test per entrare in SOLDIER.
Aveva faticato ad ammettere con Tifa il suo fallimento, o meglio, non gliel'aveva proprio detto l'aveva lasciato intendere; per cui la sua vecchia cotta, anche se non così vecchia come avrebbe voluto far credere, gli aveva proposto di entrare in AVALANCHE vista la sua conoscenza profonda dei metodi della ShinRa e la sua abilità con la spada.
Aveva già avuto una buona dose di scontri verbali con Barret, prontamente placati da Tifa e Jesse l'hacker del gruppo; tuttavia, Barret continuava ancora a fissarlo come se si aspettasse che gli piantasse un coltello tra le costole il prima possibile.
Era un vero paradosso: l'avevano assunto perché sapeva come si muoveva la ShinRa, ma non si fidavano al 100% di lui perché aveva militato tra le fila della ShinRa.
Anche in quel momento in cui stavano festeggiando sentiva addosso lo sguardo pesante e accusatorio di Barret.
Fece stoicamente finta di niente e buttò giù un'altro sorso di liquore.
Ne aveva bisogno per non pensare troppo.
Quando avevano visto alla tv la notizia dell'esplosione del reattore, senza farsi troppo notare, aveva dovuto distogliere lo sguardo.
Quanti cadaveri.
Quanti morti.
Fanti e civili, stesi a terra con dei teli scuri sopra per celarli alle telecamere.
Avevano inquadrato una donna che urlava e piangeva tra le braccia di due fanti che la tenevano ferma per non correre dal figlio arruolato nei fanti ed era rimasto ucciso nell'esplosione.
Si ricordava quella donna: suo figlio si era addestrato con lui a Junon, avevano la stessa età, era andata ad accoglierlo alla stazione di Midgar quando era tornato e ora avrebbe dovuto seppellirlo.
Nonostante la sfiducia degli altri membri lo irritasse, in quel frangente, c'era un'altra cosa che lo preoccupava non poco: la reazione del Presidente non si sarebbe fatta attendere troppo.
L'avevano colto di sorpresa e uomini come il Presidente amavano, invece, avere il controllo di ogni situazione. La risposta da parte di Shinra sarebbe arrivata più dura e tempestiva che mai.
Cominciò a sentire la testa leggera a causa dell'alcool così, prima di collassare sul bancone del bar, diede la buonanotte a tutti e si ritirò.
Avrebbe preferito passare una notte tranquilla, tuttavia le immagini del telegiornale gli torturarono la mente per un bel po' prima di lasciarlo sprofondare nell'oblio di un sonno, fortunatamente, senza sogni.


Spazio autrice

Mi prendo un po' di spazio poiché nello scorso capitolo mi sono scordata di fare alcune precisazioni:
1) Età e altezza dei SOLDIER: in particolare dei tre dell'Ave Maria (Angeal, Sephiroth e Genesis), ho messo che tutti e tre hanno 25 anni, questo perché dando un occhio alla linea temporale sono tutti e tre nati a poca distanza l'uno dall'altro, tuttavia viene detto che Angeal ha 25 anni mentre Sephiroth ne ha 20 (ai tempi di Crisis Core). Questa cosa è impossibile proprio per la breve distanza di nascita fra i tre. Genesis, invece, è più giovane di pochi mesi. Per quanto riguarda le altezze, sempre in Crisis Core, viene detto che Zack Fair è alto circa 190 cm e Sephiroth 185 cm, la cosa è impossibile perché guardandoli vicini è evidente che Sephiroth sia più alto, per cui ho invertito le altezze.
2) Il piano dei Turks e dei fanti: non vengono mai specificati (magari lo diranno nel Remake) per questo me li sono inventati di sana pianta. Chiunque li sapesse è pregato di dirmelo;
3) Descrizione degli ambienti: in particolare il quartier generale della ShinRa, li ho presi dai concept art del Remake. Quindi la hall e l'ufficio del Presidente arrivano dai concept ufficiali;
4) Shinra & ShinRa: forse avrete notato che in alcuni casi il nome della compagnia è scritto in modi diversi, non sono errori di battitura semplicemente con ShinRa identifico la società per intero, mentre con Shinra il Presidente e Rufus (quando comparirà).
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: Kris91