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Autore: Ale Villain    02/11/2019    0 recensioni
Los Angeles, California, Stati Uniti.
I Bangtan Boys sono una crew di ballerini professionisti, emigrati oltre oceano per costruirsi una carriera.
Oltre oceano, è emigrato anche un gruppo di italiani, in America per frequentare l’università.
Pezzi di vita quotidiana, scenari e personaggi che si intrecciano tra di loro.
Il desiderio, l'uno dell'altra.
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Ambra dischiuse le labbra, come realizzando quello che le avevo appena detto.
Si susseguirono attimi di silenzio. Tae stava scrutando l’espressone di Ambra, in cerca di una conferma e di una proposta simile a quella che avevo fatto io a lui.
Io continuavo a spostare lo sguardo dai suoi occhi alle labbra. Erano truccate, aveva un rossetto rosso scuro, che però se ne stava andando via piano piano.
Non l’avevo mai baciata.
Mi ritrovai in automatico a piegarmi maggiormente su di lei. Mi avvicinai piano piano, sempre di più, fino a quando non mi ritrovai ad un soffio dalle sue labbra.
-----
E in quel momento mi sentii una cretina qualunque perché, proprio come una cretina qualunque, ero cascata nel suo gioco.
Genere: Erotico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @AleVillain
                                                                                              
 
 


 
 
Vi lascio il video che mi ha fatto venire l’idea
Per questa storia
Non è mio, ma di @kingtaesx
A voi:
Blame On Me | Suga
Potrebbe essere interessante vederlo
Prima di leggere la mia storia.
 


 
 
 
 
Capitolo 6                                                                                                                  P.Y.

“Quindi è questo il palco?” borbottò Namjoon, con le braccia incrociate al petto mentre passeggiava lentamente di fronte all’enorme impalcatura posta davanti a noi.
Quel giorno, io e gli altri della crew avevamo deciso di andare a vedere il locale in cui ci saremmo esibiti con quella benedetta coreografia, che non riusciva a entrarmi in testa.
Da quando ero uscito dall’ospedale, mi ero esercitato tutti i giorni, come sempre, ma la paura di fare movimenti bruschi e far saltare i punti che avevo sul ventre mi bloccava sempre.
“Non ho mai sentito di gente a cui sono saltati i punti dell’appendicite” mi aveva detto una volta Jin, dopo avermi visto preoccupato per tutta la durata delle prove e mentre si metteva intorno al collo un asciugamano “Tantomeno ballando”
Io lo avevo guardato di sbieco, non sapendo che rispondergli. In qualche modo mi aveva rassicurato, ma il fatto che lui non ne fosse mai stato testimone non significava che fosse una cosa impossibile.
Insomma, le ultime prove erano state un completo disastro. E ciò non aveva fatto altro che scatenare l’ira di Hoseok, che non ne poteva più di ripetermi le solite cose e farmi vedere gli stessi movimenti anche tre volte di seguito.

Prima la gamba sinistra, poi la destra. Non così, più aperte. E stendile quelle braccia, che ti costa?

Ero stufo di sentire quelle ramanzine, per di più fatte da una persona più piccola di me. Anche se di un anno solo, non avevo mai perso l’occasione per ricordargli chi tra noi due fosse il più grande.
Lo avevo esaurito talmente tanto che era arrivato al punto di volermi far fare, alla fine delle solite prove, tutta la mia parte di coreografia completamente da solo.
Ogni volta cercavo degli escamotages per scamparla – non mi piaceva per niente ballare da solo davanti a loro e ad uno specchio – ma si erano sempre rivelati tutti inutili. Per non farmela scampare mai, Hoseok era passato addirittura alle minacce:
“Yoongi sto seriamente pensando di non farti partecipare, ‘sta volta” mi disse un pomeriggio, con un tono particolarmente serio che non gli si addiceva per nulla.
Io ero rimasto immobile.
“Non ti sembra esagerato? Brutto stron-“
“Addirittura?” aveva domandato Jungkook a Hoseok, con sorpresa, interrompendo il mio impropero e salvandomi da una sgridata (assicurata) da parte di Namjoon.
“Addirittura, sì” aveva annuito Hoseok “A meno che non me la balli da solo. Qui. Adesso”
Io avevo corrugato la fronte, camminando piano verso il centro della sala da ballo e fulminandolo con lo sguardo. Lui aveva mantenuto la medesima espressione di prima, per poi avvicinarsi allo stereo e rimettere da capo la canzone. Poi lo avevo visto ridere soddisfatto con il leader.
Bastardo.
“A te va bene, no?”
Non mi ero reso conto che il leader mi si era avvicinato e che aveva già scrutato attentamente il palco.
Sbattei un paio di volte le palpebre, prima di girarmi verso di lui e farfugliare: “Cosa?”
“Lì dietro” mi indicò lui, apparentemente non rendendosi conto che mi ero completamente perso nei miei pensieri “Dico, quando entriamo in scena tu puoi entrare da dietro quel pannello lì”
Seguii l’indice di Namjoon e osservai uno dei tre pannelli posti sul lato sinistro del palco, adibiti per l’entrata in scena dei ballerini.
“Sì, per me va bene” risposi, alzando vagamente le spalle.
Namjoon fece un’espressione strana e incrociò nuovamente le braccia al petto, esattamente nello stesso modo in cui aveva fatto prima, quando aveva esaminato il palco. Il problema era che, in quel momento, stava esaminando me.
“Ti va bene quel punto, dunque” disse, tra sé e sé “Yoongi, ma si può sapere dove hai la testa?”
Io aggrottai le sopracciglia. Cosa avevo detto che non andava?
“Che c’è?” gli risposi malamente “Ho appena detto che va bene”
“Yoongi, tu sei a destra all’inizio della coreografia” mi rimbeccò “Non a sinistra”
Io mi immobilizzai. Gettai velocemente un’altra occhiata al palco e ai pannelli.
Cazzo, aveva ragione.
Mi grattai vagamente una tempia con l’indice destro, non sapendo bene come rispondergli o in generale se dire qualcosa. Tanto probabilmente qualsiasi cosa sarebbe stata inutile.
“Non voglio ritornare sul discorso di Hoseok” continuò lui, salvandomi da quello stato imbarazzante del non sapere cosa dire “Ma io a sto punto mi chiedo se tu sia veramente pronto per questa coreografia”
Lo guardai abbastanza tristemente, prima di sospirare e sedermi per terra a gambe incrociate.
Mi presi il viso tra le mani.
“Scusa” borbottai, un po’ a fatica “Scusa, Namjoon. Ma l’operazione mi ha un po’ destabilizzato. Non sono mai stato operato e non so come ci si deve comportare. Per di più è stato tutto così improvviso…”
Namjoon mi lasciò sfogare rimanendo in silenzio, mentre prendeva posto accanto a me, anche lui a gambe incrociate.
“Lo so” mi disse “E posso capire benissimo. Ma io adesso te lo dico per il tuo bene: se non te la senti, nessuno ti dice niente. Jimin può tranquillamente sostituirti”
Io gli lanciai un’occhiataccia.
“Non voglio essere sostituito da qualcuno” scandii. Piuttosto avrei preferito che levassero direttamente la mia parte di coreografia, ma mai mi sarei fatto sostituire, durante un’esibizione per giunta, da qualcun altro. E con il fatto che altre crew partecipavano, rischiavo di fare una figuraccia e di farla fare anche agli altri, se si presentavano con una persona in meno.
Namjoon, stranamente, annuì comprensivo.
“È solo l’operazione il problema?” mi chiese poi e io sperai, da quel repentino cambio di argomento, che prendesse la mia frase come un invito a lasciarmi nella coreografia.
Annuii.
“Quindi con Ambra va tutto bene, deduco”
Io mi voltai di scatto verso di lui. 
“Giusto?” insistette.
“Va tutto anche fin troppo bene” mormorai, prima di cominciare a spiegare: “Dopo il compleanno di Rafaelle, siamo rimasti sotto casa sua. Ci siamo baciati e… Ho potuto constatare che mi vuole quanto me”
Namjoon si era messo nuovamente in ascolto, con sguardo serio e sembrava non avere intenzione di interrompermi.
“Ma poi mi ha allontanato bruscamente. Sai com’è, non vuole essere considerata una delle tante” proseguii io, gesticolando appena “Ma poi ci siamo rivisti il giorno dopo e le ho spiegato che non voglio solo fare sesso con lei”
Namjoon fece un verso strano, tipo risata soffocata.
“E poi ci siamo baciati di nuovo. A stampo” mi affrettai subito dopo a specificare “E le ho offerto il pranzo”
“Che frequentazione atipica” ridacchiò Namjoon.
Per la prima volta in quel giorno, mi venne da sorridere sinceramente e mi unii alla sua risata.
“Non so frequentarle, le ragazze” dissi, facendo spallucce “Mi è successo troppe poche volte”
“Perché erano sempre coreane” disse Namjoon, spingendomi amichevolmente sulla spalla “Ti ci voleva una straniera”
“A quanto pare” ridacchiai io, ancora. Feci qualche respiro, prima di aggiungere: “L’ho invitata a vederci all’esibizione”
Namjoon fece un’espressione soddisfatta.
“Lo sapevo che c’era anche qualcos’altro sotto”
“Non ci ha mai visto esibirci, mi sembrava carino chiederglielo”
Il biondino alla mia sinistra si grattò vagamente il mento.
“Ah quindi tu l’hai invitata per farle vedere come balliamo tutti noi” mi punzecchiò “Sicuro, egocentrico?”
Io scossi la testa, sbuffando.
“Quando mai te l’ho detto…” borbottai, facendo una finta espressione pentita.
“Comunque ho deciso anche io di invitare qualcuno” mi informò lui, poggiando gli avambracci sulle ginocchia “Sarah”
“Ah! Quella che hai conosciuto la settimana in cui ero in ospedale?” domandai, curioso.
“Sì, esatto. L’infermiera” sorrise, per poi aggiungere “Ti dovrei ringraziare, quindi”
Io risi, facendo spallucce.
Namjoon mi guardò e si mise a ridere, prima di passarmi un braccio intorno alle spalle.
“E comunque, testa calda, se hai bisogno di sfogarti, fallo” disse, tornando serio “Siamo colleghi, ma prima di tutto siamo amici”
Mi voltai verso di lui e fu in quel momento che pensai che chiunque, nella propria vita, dovesse avere un Namjoon vicino.
 

 
*
 

Mi sistemai per l’ennesima volta il colletto della camicia. A quanto sembrava, non ne voleva sapere di starsene al suo posto. Ogni due per tre, uno dei due lati si alzava e l’effetto era veramente antiestetico.
“Lascia perdere” fece Jin, mentre si dava nuovamente una pettinata ai capelli, osservandosi nello specchio contornato da lucine, stile camerini di Hollywood “I colletti di ‘ste camicie non stanno a posto. Io ci ho rinunciato”
Lo guardai qualche secondo, studiando la sua camicia che era esattamente uguale alla mia – a parte per il colore, dato che la mia era nera e la sua blu – e notando che anche la sua aveva il colletto alzato. Rincuorato, smisi di guardarlo e tornai a concentrarmi sulla mia immagine. Riprovai un’ultima volta a sistemarmi, giusto per provare, ma sbuffai sonoramente poco dopo. Forse aveva ragione Jin.
“Fortunatamente non siamo ad una sfilata” intervenne Jimin, mentre si faceva mettere della cipria sul volto da una delle truccatrici “Tra meno di un’oretta saremo conciati da fare schifo e i colletti delle camicie saranno il nostro ultimo pensiero”
“Già sento le ragazze urlare per quando ci vedranno sudati e affaticati” rise Jin, posando finalmente la spazzola e provocando del rossore in volto sulla truccatrice alle prese con Jimin.
Sogghignai anche io. Non aveva tutti i torti, alla fine. Il problema era che io già sapevo che l’unica ragazza di cui avrei voluto l’attenzione non avrebbe mai urlato.
In realtà mi bastava sapere che era lì a vedermi.
Se era lì. Il dubbio si insinuò improvvisamente dentro di me.
Mi spostai di scatto dallo specchio e mi fiondai sul divanetto, dove avevo appoggiato il mio borsone, con tutti i vestiti di ricambio. Tirai fuori il cellulare e mi sedetti, sotto lo sguardo curioso degli altri due.
 
From Sugar To Ambra H 20.37
Dimmi che sei già entrata. Fuori c’è una fila pazzesca
 
A dire la verità non avevo idea di come fosse la situazione fuori dal locale. Io e gli altri sei avevamo messo piede lì dentro intorno alle 17 e non ci eravamo più mossi.
Ma quella era la prima cosa che mi era venuta in mente per farmi dire se fosse effettivamente arrivata. Avrei anche potuto chiederglielo direttamente, ma non volevo passare per un ragazzo pressante.
 
From Ambra To Sugar H 20.38
Sto facendo compagnia a Giorgia qui fuori, sta fumando una sigaretta. Guarda che non c’è nessuna fila
 
Mi battei forte una mano sulla faccia. Che figura di merda. Per lo meno ero sicuro fosse al locale.
La mia attenzione tornò quasi immediatamente al cellulare, che aveva vibrato di nuovo.
 
From Ambra To Sugar H 20.38
Ti prego non dirmi che ho sbagliato locale o entrata
 
Mi misi a ridere, poco prima di rispondere.
 
From Sugar To Ambra H 20.40
No, tranquilla. Era una scusa per capire se c’eri
From Ambra To Sugar H 20.43
Te lo avevo detto che sarei venuta
From Sugar To Ambra H 20.45
Anche dopo l’esibizione?
 
Per un momento mi maledii mentalmente. Ancora una volta non ero riuscito a trattenermi dal fare quel tipo di allusione che tanto la faceva imbarazzare – e quasi sicuramente anche innervosire, in certi casi – ma me l’aveva servita su un piatto d’argento.
La risposta di Ambra, però, mi fece tranquillizzare.
 
From Ambra To Sugar H 20.46
A fanculo ci stai già andando da solo, giusto?
 
Le risposi velocemente, facendo il finto offeso e poi misi via il telefono; mi resi conto che mancavano dieci minuti alla nostra entrata in scena e sperai che anche Ambra se ne fosse accorta.
Eravamo il secondo gruppo su sei, per cui potevamo ritenerci fortunati: dopo la nostra coreografia, potevamo goderci tutte le altre senza ulteriori ansie.
I buttafuori della discoteca fecero il loro ingresso nei camerini, per poi accompagnarci ai lati del palco.
Forza, Suga. Nonostante tutti i problemi, l’hai provata fino alla nausea.
 
 
 
P.A.
Forse uscire fuori per qualche minuto era parsa una buona idea solo all’inizio. Era stato bello riuscire a prendere una boccata d’aria, decisamente bello. Il problema era che, una volta rientrate, ci stavamo già scordando come si faceva a respirare.
“Ma quanta cazzo di gente c’è?” commentò Giorgia, mentre sgomitava per passare davanti “Che hai da guardare? Guarda che ho il biglietto per le prime file!” esclamò poi, ad un ragazzo che l’aveva guardata male quando si era accorto che lo aveva superato.
Le presi una mano e la trascinai via, cercando di evitarci casini e discussioni inutili. In quell’occasione, conoscere i Bangtan si era rivelato utile: eravamo riusciti ad avere i biglietti direttamente da loro, per cui potevamo superare tutta la folla e metterci nelle prime file, lungo le transenne.
“Ma se ci schiacciano da dietro?” avevo chiesto a Namjoon quando ci aveva fatto recapitare i biglietti.
“Lo spazio per chi ha i biglietti delle esibizioni è delimitato da altre transenne” ci aveva spiegato, tranquillizzandoci. Almeno sapevo di poter tornare a casa tutta intera e magari anche non dolorante.
Dopo altre svariate sgomitate, io e la bionda riuscimmo ad arrivare alle tanto agognate transenne. Eravamo abbastanza vicine al palco da poter distinguere bene i volti dei ballerini che avevano appena finito di esibirsi. Seventeen, mi pare si dovesse chiamare quella crew, anch’essa composta da coreani.
“Ah, sì” borbottò Giorgia, riconoscendoli “Quello che sta sempre al centro se la crede tantissimo, non lo sopporto”
Ridacchiai, non potendo però fare a meno di darle ragione.
Non appena i Seventeen ebbero lasciato il palco, l’ansia cominciò a pervadermi, come se sul palco ci fossi dovuta essere io. Forse l’idea di vedere Suga ballare su un palco mi emozionava; oppure, molto più probabile, cominciavo ad entrare in ansia ogni qualvolta dovevo semplicemente vederlo.
La musica partì e le luci nel locale calarono quasi del tutto, mentre quelle sul palco cominciarono a roteare in direzioni diverse, quasi senza sapere dove fermarsi.
E fu in quel momento che apparvero i primi quattro: Hoseok era al centro e alla sua sinistra si trovava Taehyung. Appena dietro di lui potei scorgere i capelli biondi e lisci di Jimin e, alla sua destra, riconobbi Jungkook.
Era un classico, da quello che avevo capito, che partissero con solo alcuni membri, per poi passare ad altri ed infine, nelle parti più clou, essere tutti insieme. Da quello che mi avevano spiegato, prediligevano posizionare al centro Hoseok, Jimin e Jungkook. Quelli più bravi insomma.
“Tae col giubbotto di pelle è proprio bello, comunque” commentò Giorgia, costringendosi ad alzare il tono di voce per sovrastare la musica e facendo un’espressione estasiata “Anche se mi chiedo come faccia a non morire di caldo”
Risi, senza però staccare gli occhi dai quattro ragazzi che stavano ballando: “Probabilmente sta morendo di caldo, ma non può di certo farlo vedere”
Fu un attimo, giusto il tempo di abbassare le luci per qualche istante, che Jimin e Jungkook sparirono, lasciando il posto a Jin e Namjoon.
“Peccato che Rafaelle non ci sia potuta essere” fece ancora Giorgia, non distogliendo l’attenzione neanche per un attimo da Taehyung.
Io sospirai.
“Conoscendo il suo ragazzo, è normale che Jin non l’abbia invitata…” borbottai io.
Rimasi ad osservare Jin per un po’. Mi avevano detto che era l’ultimo arrivato del gruppo, quindi il più novellino in fatto di danza e coreografia. Eppure, da quello che potevo constatare, mi sembrava decisamente bravo e all’altezza degli altri membri.
Le luci si abbassarono di nuovo; tutte tranne una, la quale rivolse l’attenzione esclusivamente ad Hoseok, che fece un brevissimo pezzo da solo, per poi fare un mezzo giro su stesso.
E fu da dietro di lui che, finalmente, apparve Yoongi.
Anche lui ebbe un breve assolo, per poi essere affiancato da Jimin e Jungkook, tornati in scena proprio in quel momento.
Ero incantata da lui e dai suoi movimenti. Fluidi, ma decisi. Scandiva perfettamente il ritmo e il tempo con le varie mosse ed espressioni facciali.
Mi concessi di deglutire quando lo vidi fermarsi, mettendosi laterale rispetto al pubblico, alzare un po’ lo sguardo e chiudere gli occhi. Era già piuttosto sudato e alcuni capelli più umidicci gli ricadevano sulla fronte; il respiro era affannato, anche se stava cercando di nasconderlo. Era decisamente sexy.
Gli occhi chiusi di Yoongi durarono per poco tempo: si rivolse piuttosto in fretta verso il pubblico per ghignare e fare il gesto di sparare con una pistola, perfettamente scandito dal ritmo della musica.
“Hai visto, Ambra?” esclamò ad un tratto Giorgia strattonandomi un braccio e facendomi ricordare improvvisamente di essere circondata da un sacco di gente “Ti ha guardato! Lo hai visto, vero?”
Non seppi come rispondere. Non ero sicura avesse guardato me, alla fine aveva dato un’occhiata in generale al pubblico. A prescindere da questo, però, ero troppo incantata a guardarlo per riuscire a formulare una frase di senso compiuto; per cui mi limitai ad annuire vagamente.
L’esibizione proseguì per un’altra manciata di minuti, che a me parvero interminabili. Verso le note finali, come previsto, erano presenti tutti e sette sul palco e al centro c’era Jimin.
La coreografia terminò e scattarono subito gli applausi da parte del pubblico, comprese me e Giorgia.
Quest’ultima si lasciò sfuggire anche qualche urletto.
“Non dirmi che dobbiamo portare a casa Tae anche stasera” mormorai alla bionda, ridendo e continuando ad applaudire. I ragazzi, intanto, si erano avvicinati al bordo del palco e si stavano inchinando.
“Ah, stavolta vuoi avere te la camera libera con Yoongi?” mi domandò, ammiccando.
Io avvampai e smisi per qualche secondo di applaudire.
“Non l’ho detto per quello” mi affrettai a spiegare, in evidente imbarazzo, vedendo che la mia amica era sul punto di scoppiare a ridere “Era una battuta, non…”
“Ambra, lo so, tranquilla” disse, non riuscendo a trattenere una risata “Ma mi piace vedere come ti imbarazzi quando si parla di Yoongi”
Bofonchiai qualcosa tra me e me e ripresi ad applaudire.
Dopo quei lunghi minuti di applausi, i sette coreani scesero dal palco tramite degli scalini e ritornarono dietro le quinte, facendo un giro diverso rispetto all’entrata in scena.
Vidi che stavano raggiungendo i buttafuori del locale e, accanto a loro, vi erano anche due o tre ragazze, che sembravano in attesa proprio dei Bangtan. In particolare, una attirò la mia attenzione.
La vidi sorridere amabilmente a tutti e, ipotizzai visto che non riuscivo a sentire, fare loro i complimenti; poi si rivolse a Yoongi e gli disse qualcosa più a bassa voce, siccome si era avvicinata maggiormente. Lo vidi annuire e sorriderle, prima di prenderla per una mano, guardarsi in giro rapidamente, e poi sparire dietro le quinte, attraverso una porta scura. Poco dopo, anche il resto dei Bangtan uscì dalla mia visuale. Namjoon fu l’ultimo a sparire.
“Non mi svenire per favore” fece Giorgia, guardandomi preoccupata “Poi vado in ansia”
Mi girai con labbra strette e fronte corrugata verso di lei.
“Non sei proprio in vena di battute stasera, vedo…” commentò la bionda, poggiando gli avambracci sulla transenna “Stavi respirando troppo velocemente, sembravi in iperventilazione”
Mi misi una mano sul petto e mi resi conto che il cuore mi stava battendo a mille. Feci un profondo respiro e mi girai, nuovamente, verso il punto in cui avevo visto sparire Yoongi e la ragazza a me sconosciuta.
“Ambra, cosa c’è?” mi domandò ancora la mia amica, stavolta con un tono più preoccupato.
“Niente” risposi freddamente “Assolutamente niente”
“Ma…”
“Chi sono i prossimi ad esibirsi?” domandai, girandomi verso di lei e costringendomi di sorridere.
Era ovvio che la bionda si fosse accorta che c’era qualcosa che non andava, eppure non mi andava di spiegarle che, quasi sicuramente, Yoongi aveva chiesto a quella ragazza di concludere felicemente il post-esibizione.
E in quel momento mi sentii una cretina qualunque perché, proprio come una cretina qualunque, ero cascata nel suo gioco.











 
ANGOLO AUTRICE
Lo ammetto, penso che questo sia uno
dei miei capitoli preferiti.
Spero di aver reso bene l'idea del rapporto
che c'è tra Namjoon e Yoongi, visto
che secondo me anche nella realtà hanno un
rapporto molto stretto.
Per il resto, ringrazio nuovamente HeavenIsInYourEyes 
per avermi lasciato una recensione e un grazie 
anche a coloro che hanno inserito la storia tra quelle seguite!
  
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