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Autore: Pontomedusa    03/11/2019    1 recensioni
“Al chiar di luna
Tremo, la distruzione
È sì bellezza.”
“Il sole brucia
Gli occhi, come gli aghi che
Ora son in lei.”
“Non c'è più sangue
Guidami tu, io sono
Fuori controllo.”
“Succede adesso,
Ma fuori di qui; sono
Il Minotauro.”
Il detective Nathan Adler deve trovare il colpevole dell'omicidio della giovane Baby Grace Blue; ma forse, prima ancora, deve stabilire se sia crimine o arte.
(Liberamente ispirato al concept album 1.Outside di David Bowie)
Genere: Horror, Song-fic, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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1. Baby Grace (A horrid cassette)

 

Il torso di Baby Grace Blue sta ritto su un supporto di marmo, piazzato di fronte all'ingresso dell'Oxford Town Museum. Davanti ad esso, come a volerlo celare almeno parzialmente, è stata appesa una rete dall'aspetto disgustosamente organico che, ad un esame più attento, si rivela essere composta dagli intestini della vittima, sapientemente intrecciati.

Appesi alla rete, gli arti amputati della ragazzina sembrano emettere flebili suoni distorti, stranamente ritmati.

“Il bastardo ci ha infilato dentro dei mini-amplificatori connessi a dei chip di memoria,” dice Paddy O'Hara, comparendo improvvisamente alle sue spalle e facendolo sobbalzare.

“Già, ma cosa significano?” chiede Nathan Adler, più a sé stesso che al collega.

“Cosa vuoi che significhino? Che questo stronzo è un maledetto malato. Sai come ha sistemato il torso di quella poveretta sul piedistallo? Le ha infilato un perno su per il...”

“...basta così,” lo interrompe Nathan. “Ho capito. Non c'è poi tanto sangue in giro, per quanto uno si aspetterebbe da una scena del genere,” continua poi.

“Deve averlo pompato tutto via dopo averla uccisa, prima di...sezionarla. E, al suo posto, le ha iniettato delle sostanze conservanti. Ci sono i segni degli aghi, vedi, in vari punti...” fa Paddy, indicando le braccia e le gambe appese alla rete di intestini.

“Cioè, praticamente, l'ha imbalsamata?” chiede Nathan.

“Esattamente,” risponde Paddy.

“Ovvio,” dice Nathan a mezza voce.

“Ah sì? Ovvio?!”

“Ovvio che volesse si conservasse. Questa, per lui, è un'opera d'arte. Stai zitto due minuti adesso, per favore.”

Paddy scuote la testa, ma esegue. Nathan registra col cellulare i suoni emessi dagli arti amputati della povera Baby Grace, li carica su una certa app, e smanetta un po' per modificare la frequenza, finché non arriva ad ottenere, finalmente, qualcosa di intellegibile.

“Senti qua,” dice a Paddy, e lo smartphone gracchia fuori:

Al chiar di luna

Tremo, la distruzione

È sì bellezza.”

Il sole brucia

Gli occhi, come gli aghi che

Ora son in lei.”

Non c'è più sangue

Guidami tu, io sono

Fuori controllo.”

Succede adesso,

Ma fuori di qui; sono

Il Minotauro.”

“Il Minotauro? È così che vuole farsi chiamare?” sputa fuori Paddy, in tono disgustato. “Proprio quello di cui avevamo bisogno in questo schifo di città. Un altro figlio di puttana fuori di testa...”

Nathan gli fa un cenno con la mano, per interrompere quel fiume di invettive.

“Non è questo che importa,” dice, in tono quasi sognante. “Ad ogni arto, corrisponde una delle poesie.”

“Ah, perché questa merda sarebbero poesie?”

Nathan scuote la testa, deluso dalla mancanza di senso artistico del collega.

“Non hai fatto caso allo schema sillabico? Cinque-sette-cinque. Sono haiku.”

   
 
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