Famiglia
Chiede spesso a William come fosse la vita dei suoi genitori, prima della sua nascita. Lei non ha alcun ricordo di suo padre. E le viene da sorridere quando suo fratello le racconta tutte le piccolezze della loro vita, perché la fama di Green Arrow è molto distante dal quadretto sentimentale che William è solito descriverle, quando parla di Oliver e Felicity.
È finita un’altra giornata, e la battaglia è sospesa. La squadra è rientrata nel bunker e gli altri hanno raggiunto le loro cabine personali.
L'idea sarebbe quella di riposare, ma stasera Mia non riesce proprio ad addormentarsi.
Nemmeno si ricorda quando ha dormito per l’ultima volta in un letto degno di questo nome. Probabilmente, lo ha fatto quando era ancora in fasce.
Quello che è successo a William negli ultimi giorni la rende nervosa. È dura crescere senza nessuno da amare, ma scoprire di avere una famiglia e rischiare di perderla, se possibile, è anche peggio.
Alla fine decide di arrendersi all'inquietudine che non la fa dormire, e si alza. Per un momento, pensa di raggiungere la postazione centrale, ma la luce accesa nella cabina di William attira la sua attenzione. Nemmeno lui riesce a dormire?
Si avvicina all’ingresso, silenziosa come un gatto. Non che debba fare un’irruzione, ma ormai quel modo di agire le entrato nel sangue. Anche perché quando prova a comportarsi diversamente, combina solo disastri.
Lui è seduto alla scrivania. Sta smanettando sul computer, come al suo solito.
«Non ti stanchi mai di fissare quello schermo?»
La sua voce è un sussurro, ma riesce comunque a spaventarlo. «Mia! Che ci fai qui?»
«Non riuscivo a dormire… e ho visto la luce accesa.»
«Cosa c’è che non va?»
Lei distoglie lo sguardo, incrociando le braccia: «Posso restare qui con te?»
William sorride: «Immagino che non si tratti di semplice paura del buio…» mormora. «E nemmeno di paura che qualche fantasma sbuchi da chissà dove… Tra l’altro oggi sarebbe anche Halloween.»
«La smetti di prendermi in giro?» sbotta la sorellastra.
«Non saprei. È tutto il giorno che sei nervosa. E immagino che la cosa sia dovuta alla nostra piccola discussione, ma credevo fosse tutto okay, adesso.»
Mia incrocia le braccia, affondando le unghie nella stoffa leggera del pigiama: «Hai mai avuto la sensazione che ogni volta che riconquisti qualcosa, hai ancora più paura di perderla?»
«È esattamente la sensazione che provavo ogni volta che restavo solo, perché nostro padre era in missione, Mia.»
«Non mi va di stare sola, Will.»
Suo fratello sorride: «Sei la benvenuta.»
Il letto di quella cabina è stretto e decisamente scomodo, ma loro non sono mai stati bene come adesso: si sono sdraiati vicini, l’uno accanto all’altra, e Mia è girata sul fianco, con la testa appoggiata al petto di William, che le circonda le spalle con un braccio. «Qual era la specialità di mamma ad Halloween?»
«Non ci crederai, ma lo chef di famiglia era papà.» mormorò il ragazzo. «Preparava sempre la torta di zucca.»
«Ma papà non era il figlio di una famiglia importante?»
«Sì, ma ha passato più tempo lontano da casa che in famiglia… voglio dire, io l’ho incontrato per la prima volta su un’isola deserta, mica ad un ricevimento.»
«Perché ripeti spesso che sono la sua copia vivente?»
«Perché è così. Sei battagliera e imbranata come lui. Da Felicity hai preso solo la bellezza.»
«Stai cercando di adularmi…»
«Affatto. Lo penso.»
«E tu invece? Cos’hai preso dai tuoi?»
«Ho ereditato da papà il coraggio, Mia, ma non ho impiegato molto a capire che non volevo essere sul campo di battaglia come combattente. Felicity, tua madre, è stata il mio esempio più importante. Ho smesso presto di frequentare lezioni in palestra, perché la prestanza fisica era l’ultimo dei miei interessi. Papà si allenava in continuazione.»
«Mi parli di zia Thea?»
«Era una ragazza dolcissima. Ti ricordi di Roy, vero? Era insieme a Dinah e René, l’anno scorso.»
«Sì… perché?»
«È il suo grande amore. Non credo che zia Thea abbia mai amato nessun altro dopo di lui. In verità sono più gli anni che hanno trascorso separati, che quelli in cui sono stati insieme ma si amano da anni. Sono costretti a separarsi di continuo eppure, ogni volta che si rivedono si riscoprono più innamorati di prima.»
«Ma come fanno a sopportarlo…?»
«Una volta l’ho domandato anch’io alla zia. Non riuscivo davvero a capire perché continuasse a vivere in questo modo. Mi ha risposto solo ‘quando l’amore è l’unica cosa che ti tiene in vita, perderla, è come perdere la vita stessa.’ E non è soltanto lei a pensarla così.»
«Anche per Roy è così?»
«Dal giorno in cui ha tentato di scippare a zia Thea la sua borsetta.»
Mia spalanca gli occhi, sorpresa: «È stato questo il loro primo incontro?»
«Sì. Immagino che non sia facile trovare un amore così…»
No, decisamente, non è facile…
William si gira verso il comodino, per guardare l’ora, sul suo orologio da polso. «Abbiamo appena sprecato le prime quattro ore di sonno, sorellina. Forse è il caso di mettersi a dormire. Purtroppo io non sono un esperto, in fatto di ninnenanne.»
Mia finalmente sorride: «Non ne ho bisogno. Basta che continui ad abbracciarmi…»
«Sai che Connor sarebbe stato più che felice di esaudire la tua richiesta? Immagino ti avrebbe tenuto compagnia più che volentieri…»
«Lui ha già abbastanza problemi con suo fratello. E poi non siamo mai davvero stati insieme.»
Messaggio ricevuto, sorellina. Adesso siamo in famiglia, e in famiglia dobbiamo rimanere. Non posso dire che la cosa mi dispiaccia.