Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Rebi_7_24    03/11/2019    0 recensioni
Se avesse saputo a cosa stava andando incontro, se qualcuno le avesse detto in anticipo cosa sarebbe venuto poi, se avesse potuto prevedere anche un singolo frammento di ciò che sarebbe diventata la sua vita....
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°°°°°°°°°Dal°°primo°°capitolo°°°°°°°°°°°°
「Quell'amore, si era promessa, avrebbe fatto in modo di guardarlo dritto in faccia almeno una volta. Voleva che lui sapesse. Doveva sapere che, tra l'infinità di gente che lo acclamava, che lo supportava e lo amava, c'era anche lei.」
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....avrebbe desiderato che accadesse molto prima.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Trascorsero due mesi dall’arrivo di Frisk nel Sottosuolo. Toriel ricopriva la ragazza di amore e di attenzioni ogni giorno, come una madre fa col proprio figlio. Ed era così che lei iniziava a sentirsi, tanto che una volta l’aveva chiamata ‘mamma’ per sbaglio.
Conosceva ormai a memoria le Rovine, ed era diventata amica di tutti i mostri che le abitavano. Il primo era stato Napstablook, un fantasma con la sua stessa passione per la musica.
Toriel aveva tenuto fede alle sue parole: oltre che da ‘madre’, le stava facendo anche da insegnante. E non era affatto male! Con lei studiare era quasi un gioco, e più andava avanti più aveva voglio di continuare ad imparare.
Nel tempo libero, se ne andava in giro a risolvere i vari puzzle delle Rovine, anche se ultimamente non la soddisfacevano più allo stesso modo, erano sempre gli stessi.
Era davvero un bel posto, il Sottosuolo. Ovunque ci si girasse si trovava  amore e gente pronta ad accogliere tutti con un sorriso.
Ciononostante, c’era qualcosa che non tornava. Possibile che il popolo dei mostri fosse tutto lì? E che il monte Ebott racchiudesse solo quei pochi corridoi? Aveva accennato la domanda a Toriel un paio di volte, ma lei aveva sempre sviato il discorso.
Che le nascondeva qualcosa lo sapeva. Ma cosa?
Non aveva dubbi che c’entrasse in primo luogo il seminterrato della casa, al quale si accedeva tramite delle scale all’ingresso, ma che per lei erano off limits. Fin dall’inizio le era stato proibito di addentrarsi lì sotto, ma mai aveva ricevuto una motivazione in merito.
La tentazione di disobbedire fu forte quando, un giorno, la ragazza si svegliò non trovando nessuno in cucina.
Era presto, forse Toriel stava ancora dormendo. Era la sua occasione, ma non voleva rischiare di essere scoperta. Si posizionò davanti alla stanza chiusa della donna, e aprì appena la porta: non c’era. Evidentemente era nel mezzo del suo solito giro: tutte le mattine si recava al luogo dove aveva trovato Frisk, per controllare se qualcun altro fosse caduto e per prendersi cura dei fiori dorati sui quali l’umana era atterrata.
Alzò le spalle e richiuse, tornando con la mente a quelle scale che continuavano a chiamarla. Si ritrovò a fissarle, immobile, valutando se scendere o meno. Aveva l’opportunità di togliersi finalmente tutti i suoi dubbi, e stava quasi per andare… Ma si fermò.
Pensò alla fiducia che Toriel riponeva in lei, a come si fidasse al punto da non prendere nemmeno delle precauzioni per accertarsi che la ragazza non le disobbedisse. No, non poteva farlo. L’ultima cosa che voleva era deludere quella donna tanto buona che l’aveva presa con sé come una figlia.
Andò in camera sua a raccogliere un foglio, una matita e dei colori, dopodiché si sistemò sul tavolo in sala da pranzo, prendendosi anche una fetta di torta avanzata dal giorno prima.
Un’altra abitudine che aveva sviluppato in quei due mesi era il disegno, e Toriel la incoraggiava malgrado la sua scarsissima bravura. Aveva tappezzato la casa con tutte le sue creazioni, come una mamma fa con gli scarabocchi del proprio bambino.
Stavolta, però, Frisk voleva stupirla. Voleva superarsi, benché non ci volesse poi tanto, e tirar fuori qualcosa di sorprendente persino per se stessa. Avrebbe dovuto risultare assurdo pensare che fosse opera sua.
Sì! Toriel sarebbe rimasta a bocca aperta!
Diede un morso alla torta e si mise al lavoro.
 
[***]
 
Aveva quasi finito, non stava venendo niente male. Forse, in fondo, non si era mai impegnata davvero nel disegno.
Comunque, aveva bisogno di una matita dal tratto differente per gli ultimi ritocchi alle sfumature, e magari un temperino per i colori da ripassare.
Andò a cercarli, ma scoprì di aver finito tutte le matite più leggere, oltre ad aver perso di nuovo il temperino.
Sbuffò. Com’era possibile? Non l’aveva neanche usato quei giorni.
Ad ogni modo, forse Toriel ne aveva uno in camera sua.
Entrò, diretta alla scrivania, e raccolse ciò che le serviva dalle pagine di un quaderno aperto. Il suo sguardo passò su una frase, l’ultima scritta: Io la proteggerò.”
Lesse la riga prima: “Non perderò anche lei.”
Si soffermò su quelle parole. A chi si riferiva?
   
 
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