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Autore: Evola Who    04/11/2019    1 recensioni
“E in che anno siamo?”
“Vediamo…” Iniziò ad annusare l’aria: “Siamo negli anni ’30. Più di preciso il 22 ottobre 1938.”
“1938?”
“Già! In pieno autunno. Te lo immagini, Denny? Oramai siamo alla fine di un grande decennio: nuove emozioni, la nascita e il successo del jazz e del blues, i primi film con audio, le grande invenzioni...”
“La segregazione razziale, il protezionismo, il voto alle donne concesso solo
dieci anni fa, la violenza, i poliziotti corrotti e l’inizio di un confitto mondiale”
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“Dottore…” iniziò a dire lei, intimorita e preoccupata: “Dove è andato a finire?”
“Rapito!” rispose lui con tono fermo. “Il TARDIS è stato rubato!”
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12
Welcom To Dupain
 
 
Quando, finalmente, il furgone si fermò, tutti e tre scesero dal cassone e poterono sgranchirsi un po' le gambe.

Denny posò i piedi a terra e guardò meglio i suoi nuovi vestiti: indossava dei pantaloni di cotone color marrone chiaro, lunghi stivali neri di cuoio, una giacca di pelle nera con un'imbottitura di pelliccia bianca, una sciarpa color perla avvolta attorno al collo e una camicia blu; su una spalla, potava una piccola tracolla con dentro tutto il necessario per la spedizione.

Avevano comprato tutto con quelle dieci sterline, cambiate in dollari in banca. E, grazie a quel denaro, erano anche riusciti a trovare una stanza in un piccolo hotel.

Quando si era vista cosi per la prima volta, con quegli abiti si era sentita un po’ più sicura di sé, sentendosi quasi come un'aviatrice coraggiosa, proprio come Amelia Heart, ed era partita per la loro missione.

Anche Jones si era cambiato per l’occasione: indossava dei pantaloni e camicia color beige, una giacca di pelle parecchio sgualcita, delle scarpe scure, una tracolla attorno al collo, una cintura con tanto di fondina con pistola ed una frusta e, sulla testa, indossava un capello marrone scuro con una fascia nera che gli girava attorno. Questa volta era senza occhiali – a differenza di Denny.

Sembrava molto diverso dal giorno prima, come se il professore ben vestito e curato non ci fosse più e al suo posto ci fosse un uomo duro e abituato all’azione. In quel momento, Denny capì perché molte delle sue studentesse si fossero prese una cotta per lui – sempre che lo avessero mai visto in quella tenuta: sembrava davvero un uomo affascinate e interessante, con un po’ di mistero.
Ma Denny – pur ammettendo tutto questo - trovava che non facesse per lei.

Certo, se avesse avuto una ventina d'anni di meno ci avrebbe fatto anche lei un pensierino, ma ora c'era una cosa molto più importante da fare e su cui concentrarsi.

Il Dottore, invece, aveva gli stessi abiti di sempre, anche se, ad un certo punto, dalla tasca interna della giacca prese il suo fez rosso acceso e se lo mise in testa, con grande disappunto della sua amica.

“Lo devi mettere per forza?” chiese lei, a braccia conserte.

“Certo. In fondo, questa sarà una grande avventura!" rispose lui. "E il mio fez è davvero adatto in questa occasione. Giusto, Indy?” e si girò verso di lui.

“Io non ne voglio sapere niente” tagliò corto lui, paziente.

Denny era rimasta perplessa per quel nome: trovava davvero strano che preferisse farsi chiamare Indiana  – o Indy - piuttosto che Henry o professor Jones, e si chiedeva il perché di quella scelta.

“Comunque,” continuò il Dottore, guardando l’amica, “i fez sono forti!” e si sistemò meglio l’adorato capello con un sorriso gioioso, mentre sia lei sia Indy alzarono gli occhi al cielo.

“Eccoci qua!” annunciò una voce maschile.

L'uomo che aveva parlato uscì dall'auto e si avvicinò a loro tre: era un uomo sui trent'anni, di altezza media, con una folta barba rossica e i capelli dello stesso colore tutti arruffati, in parte nascosti da un berretto da caccia. Indossava dei pantaloni scuri, lunghi stivali neri e un giubbotto verde scuro. Era Raymond Leroy, il ranger della città.

Li aveva presi con sé alla pista di atterraggio del Quebec, dopo il viaggio di quasi cinque ore a bordo dell'aereo dell'amico di Jones – durante il quale Denny e il Dottore avevano dormicchiato quasi sempre - e li aveva portati alla cittadina.

“Benvenuti a Dupain!” annunciò con un sorriso, indicando il villaggio: era un piccolo paese di case di legno, distanziate tra di loro e non troppo grandi, interamente circondato dai boschi.

Denny sorrise per quella scena, che le ricordò certi borghi di montagna dell'Italia, facendola sorridere per la nostalgia.

“Venite, vi porto al mio quartier generale" disse Raymond, iniziando a camminare.

I due viaggiatori lo seguirono subito, mentre Indy, prima di incamminarsi a sua volta lungo la salita, sbottò: “Non si può andare in macchina?”

“Lei non è un tipo da montagna, professor Jones?” domandò il ranger, divertito.

“Diciamo che preferisco altri ambienti” commentò l'archeologo, un po’ irritato.

“A me, invece, piace! Deve essere un piccolo angolo di paradiso” si aggiunse il Signore del Tempo, sincero.

“Sì, in estate è una delle cittadine più fresche del Quèbec. C’è gente che arriva da Toronto per passarci le vacanze.”

Denny e il Dottore furono contenti di apprendere questa notizia, mentre Indy rimase indifferente.

“Comunque, la ringrazio per averci portati fin qui” disse Denny

“Per me è stato un piacere" rispose il ranger. "Sapete, è davvero raro che degli studenti vengano fin qui. Di solito, vanno a Toronto o in altre città più grandi. Ma è un vero piacere che degli archeologi siano venuti fin qui per una spedizione.”
Dopo una breve pausa, riprese a dire: “E sono lieto di aiutarvi in qualche modo. Anche se, ad essere sincero, non so bene quanto potrei esservi d'aiuto, né che cosa speriate di trovare in questo luogo, in cui non sono mai vissute antiche civiltà, all'infuori di qualche tribù di indiani.”

“Me lo sto chiedendo anche io” pensò Indy, evitando di esprimere a voce il proprio sarcasmo.

Adesso, però, l'archeologo voleva seriamente cominciare a capire dove stessero andando e, soprattutto, che cosa stessero cercando di preciso.

“A noi servirebbe soltanto vedere la mappa di questo posto e poter raggiungere il punto più alto del circondario” rispose il Dottore.

Denny non aveva capito che cosa volesse fare, se stesse improvvisando o se avesse in mente un piano ben elaborato. Ma, in entrambi i casi, sperava di riuscire a trovare in fretta il Tardis e che Indy non iniziasse a perdere seriamente la pazienza con loro due.

Rimasero in silenzio durante tutto il tragitto, almeno finché la ragazza, che aveva continuato a guardarsi attorno ed aveva notato una cosa a dir poco bizzarra, domandò: “Ma dove sono gli abitanti?”
   
 
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