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Autore: foschi    07/11/2019    4 recensioni
«Diciamo che la testardaggine è uno dei mie pregi» il cipiglio torvo lasciò spazio ad un sorriso che aveva tutta l’aria di un “che vuoi farci?”, seguito da una scrollata di spalle: avrebbe diradato, dissipato con le mani sporche e sanguinanti quella nebbia grigia e lo avrebbe raggiunto, anche se solo di poco. «Allora, Tsukasa, accetti la sfida?» sussurrò poggiando una gamba sul banco di fronte a lui per poter raggiungere la sua altezza – odiava la sua bassa statura tanto quanto perdere in una sfida: quello era l’unico neo che rovinava la sua bellezza!
Gli occhi di ghiaccio di Tsukasa – così dannatamente chiari da sembrare di ghiaccio eppure così dannatamente vivi quando lo si sfidava – si socchiusero, rimanendo però fissi in quelli dell’altro studente: «D’accordo, accetto.»
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kuga Terunori, Tsukasa Eishi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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~ Nebbia grigia che si disperde... o no?

 

 

Titolo: ~ Nebbia grigia che si disperde... o no?

Raiting: Arancione

Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale

Personaggi: Eishi Tsukasa, Kuga Terunori

Avvertimenti: OOC

 

 

 

 

 

...

E questo bisogno è una trappola
Che non so mai
Se il mio amore è più irragionevole
Di quel che dai
Tacere è un talento che non ho ma
Tu ce la fai
Ed io, io no

You are beautiful as I know you
You are beautiful as I know you

{Laura Pausini – Zona d’ombra}

 

 

 

    

 

 

   «Ancora non hai rinunciato, Kuga?» la voce pacata di Eishi urtò le orecchie del ragazzo seduto di fronte a lui che corrugò le sopracciglia sottili, conferendo un cipiglio irritato al volto dai lineamenti delicati.

Kuga odiava quel sorriso beffardo che illuminava il volto niveo del Primo Seggio; era palese che fosse una presa in giro, che la sua presenza lì fosse una presa in giro: Eishi non aveva nessun interesse a concedergli quella rivincita che lui tanto agognava, era così dannatamente sicuro di sé, della vittoria, che i suoi sentimenti di rivalsa gli arrivavano lontani, come un eco che distorceva le sue parole, prontamente ignorate mentre il suo cammino continuava a procedere, distanziandolo e lasciandolo alle sue spalle. Voleva colmare quella distanza, avvicinarsi e strattonarlo per un braccio, ordinargli di fermarsi e di lasciarlo camminare al suo fianco – o, perché no, di lasciare che lo superasse.

Ma Eishi Tsukasa non aveva nessuna intenzione di essere superato e questo frustrava l’esperto di cucina cinese: si sentiva come un viandante circondato da una nebbia fredda che, come aghi sottili, penetrava nella sua pelle, nelle sue ossa, nella sua anima.

A volte arrancava, inciampava, cadeva su un sentiero fatto di sassi appuntiti che lo ferivano, rallentando il suo cammino; altre volte in quella nebbia lattiginosa non distingueva più le spalle che gli facevano, a loro insaputa, da guida. Allora gridava per la frustrazione, la rabbia: perché non era abbastanza per stare al passo con lui? Alla fine desiderava solo essere riconosciuto come bravo chef e che lui non lo dimenticasse più!

«Diciamo che la testardaggine è uno dei mie pregi» il cipiglio torvo lasciò spazio ad un sorriso che aveva tutta l’aria di un “che vuoi farci?”, seguito da una scrollata di spalle: avrebbe diradato, dissipato con le mani sporche e sanguinanti quella nebbia grigia e lo avrebbe raggiunto, anche se solo di poco. «Allora, Tsukasa, accetti la sfida?» sussurrò poggiando una gamba sul banco di fronte a lui per poter raggiungere la sua altezza – odiava la sua bassa statura tanto quanto perdere in una sfida: quello era l’unico neo che rovinava la sua bellezza!

Gli occhi di ghiaccio di Tsukasa – così dannatamente chiari da sembrare di ghiaccio eppure così dannatamente vivi quando lo si sfidava – si socchiusero, rimanendo però fissi in quelli dell’altro studente: «D’accordo, accetto.»

 

 

 

*****

 

   

   Quando aveva perso la sfida con Eishi, tempo addietro, Kuga si era sentito come se l’aria avesse smesso di arrivare ai suoi polmoni, bloccandosi e bruciandogli il petto, come se un serpente di fuoco avesse iniziato a strisciare sotto la sua pelle, sibilando nelle sue orecchie che no, lui non avrebbe mai sconfitto il Cavaliere Bianco della Tavola e gli ricordava che Eishi gli era di gran lunga superiore, mentre lui meritava di camminare a terra, come un insetto.

E quel serpente era rimasto lì  ad avvolgergli e fermargli il cuore quando, spinto dagli altri membri a chiedere una rivincita, aveva ascoltato quelle parole velenose: “Chi è Kuga?”.

Aveva sgranato gli occhi rossi circondati da lunghe ciglia ed aveva sentito chiaramente il mondo di cristalline illusioni infrangersi alle sue spalle. Crack, ecco i cristalli che si infrangevano e graffiavano la sua anima ed il suo ego; il sangue che scorreva invisibile era la nuova umiliazione ricevuta.

In quel momento, grazie a quella ingenua domanda, quello che per gli altri era un esasperato desiderio, per lui era diventata un’ossessione che aveva fatto della rivincita il suo centro, che lo aveva spinto a mettere tutto sé stesso nella cucina.

E la stessa energia, la stessa ossessione, era quella che ora spingeva le labbra di Kuga ad assaggiare quelle dell’altro, come se fossero l’ingrediente principale di un piatto.

Le labbra leggermente carnose si scontravano con quelle sottili di Eishi in un duello all’ultimo colpo: si cercavano, si inseguivano ed aggrovigliavano, il sapore di uno cercava di prevalere su quello dell’altro ed il vincitore avrebbe ottenuto il premio di continuare la sfida su un altro campo.

 Il morso che fece mugugnare Terunori –  così intento ad assaporare le labbra che secondo lui erano la cosa più buona che avesse mai assaggiato sulla terra ed accarezzare, a duellare con la lingua  dello studente della Tootsuki – arrivò inaspettato e sancì la vittoria di Tsukasa, che indugiò un momento a guardare le gote arrossate del compagno, innervosito dall’interruzione di quell’assaggio: Kuga sapeva di essere bello, la bellezza era il suo vanto, ma Eishi sapeva anche che lo studente voleva, bramava, che fosse lui ad ammettere che lo era. Voleva che ammettesse che era così bello da non dimenticarsi più di lui – e, leggermente soddisfatto, dovette constatare che effettivamente lo era, con quegli occhi lucidi, le labbra gonfie con un accenno di rossore ed il fiatone che faceva muovere il suo petto con un ritmo scomposto.

«Lascia che te lo dica, Kuga.» sussurrò Tsukasa prendendo fra le dita il suo mento ed accarezzando le labbra dischiuse «sei bellissimo.»

E gli occhi rossi si sgranarono di fronte a quelle parole che no, non avevano nessuna traccia di scherno, o forse sì... ma Kuga voleva credere che erano vere; il cuore sussultò, proprio come quando lo aveva baciato per la prima volta – non ricordava esattamente come fosse successo, né quando, sapeva solo che lo aveva attirato a sé ed aveva unito le loro labbra in un duello infuocato in cui ad uscirne vincitore era stato, come sempre, il Primo Seggio. Ricordava ancora che il cuore aveva continuato a battere a ritmo insolito anche quando si erano separati, un rivolo appena accennato di saliva lungo i loro menti; era stato così che le loro battaglie culinarie erano diventati accesi duelli fra i loro corpi che si sfidavano regalandosi piacere l’un l’altro.

La verità era - e lentamente e con fatica era riuscito ad accettarlo – che, da quando lui lo aveva guardato per la prima volta, ne era rimasto catturato: i suoi modi eleganti, delicati, eppure decisi, l’avevano rapito. I suoi occhi, così limpidi da sembrare lastre di ghiaccio, così chiari da sembrare provenienti da un altro mondo, lo avevano stregato: non era solo per il suo orgoglio di chef che voleva avvicinarsi al ragazzo, era il suo corpo a desiderarlo, il suo cuore. Ed era in quelle mani dalle dita lunghe ed affusolate che il suo corpo si abbandonava, diventando un ingrediente con cui il giovane poteva comporre qualsiasi piatto volesse.

 

   A volte sentiva il bisogno di avere le sue labbra intorno ai suoi capezzoli, i denti che li stuzzicavano dolcemente, come se stesse verificando la qualità degli ingredienti  da sé  – come poteva essere così delicato anche in quelle occasioni? Le mani fredde sembravano una dolce carezza sul quel corpo bollente che gridava, implorava, di essere toccato! Ed Eishi acconsentiva senza batter ciglio, a quella richiesta accarezzandolo, pizzicandolo come le corde di uno strumento, risvegliando una melodia composta dai loro gemiti soffocati presto da un bacio.

E quel bisogno si era alla fine rivelato una trappola in cui lui era caduto da solo: non poteva farne a meno, quello che Eishi aveva esercitato su di lui era un incantesimo che lo avrebbe fatto perdere in quel gioco di baci infuocati, gemiti soffocati e corpi che sfregavano l’un l’altro.

E più lo sentiva entrare in sé, spingersi e fare spazio in lui, più la distanza lasciata da Tsukasa diminuiva e la nebbia si diradava; allora lui poteva correre, farglisi incontro e raggiungerlo, poteva camminare con lui!

Vedeva sé stesso correre allo stesso ritmo delle spinte di Tsukasa che aumentavano di intensità e velocità, strappandogli gemiti che riempivano l’aula accuratamente isolata. Vedeva sé stesso mentre lo afferrava per un braccio, strattonandolo e costringendolo a fermarsi: ce l’aveva fatta, aveva raggiunto il suo obiettivo! Allora perché quando Tsukasa si voltava verso di lui si ritrovava di nuovo circondato da quella nebbia grigia, che gli offuscava il cammino, facendogli ricominciare tutto daccapo? Perché lo lasciava lì, colmo di frustrazione quando usciva dal suo corpo che ancora lo reclamava?

Perché il bisogno di lui aumentava ogni volta che si separavano? Perché non riusciva mai a raggiungerlo? Perché, perché, perché... tanti perché e nessuna risposta. Eishi continuava a precederlo senza mai voltarsi, ignorandolo, come se non meritasse una spiegazione, un cenno, un segno!

Ma lo chef doveva aver visto il suo sguardo frustrato mentre si ricomponeva, abbottonando la camicia che fasciava il petto e la giacca che nascondeva bene ogni traccia del passaggio dei suoi denti, per questo si era chinato su di lui, un sorriso dolce sul volto: «Sei bellissimo, Kuga, sul serio.»

Un bacio ricambiato era stato il termine di quel duello di cui Tsukasa Eishi era stato, nuovamente, il vincitore che Kuga tanto odiava e tanto amava. Lo avrebbe raggiunto, un giorno, per ora, però, si sarebbe accontentato di quegli incontri, fari in una nebbia che non spariva mai del tutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


 

 

 

Angolo dell'autrice

 



 Salve! :D

È la prima volta che pubblico in questo fandom e spero di non aver fatto un ingresso disastroso! ^^”

Questa fiction nasce sia per la voglia di scrivere su questi personaggi (perfetti come ship per me), sia per augurare alla carissima Harriet Strimell un felice compleanno! Tanti auguri cara! **

Spero davvero che la fiction - ovviamente tutta dedicata a lei, anche per avermi incitata a seguire quest’opera con le sue fan fiction! - sia piaciuta e di non aver distrutto brutalmente i personaggi, Eishi in particolare, visto che ho problemi a gestirlo ^^”

Ho solo una piccola spiegazione da fare: non mi sono soffermata troppo sulla descrizione dell’atto in sé perché volevo cercare di esprimere i sentimenti di Kuga, che ammira Eishi ma allo stesso tempo vorrebbe la sua considerazione, vorrebbe che riconoscesse il suo valore; spero di essere riuscita nel mio intento.

Okay, questo è tutto. Tornerò presto in questi lidi!

Alla prossima,

foschi

 

   
 
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